Prèsidi con effetto di deterrenza

Non capisco l’utilità dei presìdi con effetto di deterrenza.
Vedo invece utilissimi i prèsidi con effetto di deterrenza.

Deterrenza contro il diplomato alla Scuola Radio Elettra che non si ricorda il titolo dell’ultimo libro letto. E in effetti son passati troppi anni da quando la madre gli leggeva Pinocchio per farlo addormentare.
Deterrenza contro i figli d’arte pagati a peso d’oro nei consigli regionali.
Deterrenza contro i patrioti che si puliscono il culo col tricolore.
Deterrenza contro chi gioca a fare il ministeriale distaccato a Monza, con le bollette pagate da Roma Ladrona.
Deterrenza contro gli “onesti” che appena avvicinatisi alla greppia diventarono tangentari.
Deterrenza contro gli intellettuali che fanno i tornei di rutti in Val Brembana.
Deterrenza contro chi versa nell’ampolla l’acqua del Po dopo essersi versato un fiasco di grappa.
Deterrenza contro chi crede nella Padania perché c’è il Grana Padano.

Quanti casi umani in meno, quante disgrazie evitate, quanti soldi risparmiati se solo qualche prèside li avesse bocciati in prima media?

PdL: anche a Senigallia volano gli stracci

Sicché, anche a da noi qualcuno s’è accorto che nel PdL esiste un minuscolo, lievissimo, impercettibile problema di legalità.
In realtà, accorgersi non è il termine più appropriato. Nessuno aveva notato niente, finché da Roma non è arrivato il dispaccio con la defenestrazione di Fini. Lo stesso Fini ha avvertito i seguaci che la rottura era avvenuta sui temi della legalità, della giustizia, dell’etica e di svariati altri punti chiave dell’azione di governo.
Tutti temi – è bene ricordarlo – su cui fino all’altro ieri nessuno dei finiani aveva eccepito alcunché: le 39 leggi vergogna in quindici anni anni sono state votate senza fiatare, la legge elettorale pure, gli inquisiti in Parlamento andavano bene, sulle autorizzazioni all’arresto si votava seguendo gli ordini di scuderia, allineati e coperti pure sul conflitto d’interessi. Leggi tutto “PdL: anche a Senigallia volano gli stracci”

La sicurezza di chi?

VISTO CHE

oggi, ad ispirare il pacchetto sicurezza e la guerra all’immigrazione clandestina è l’assoluta, sacrosanta e imprescindibile esigenza di sicurezza dei cittadini, soprattutto verso i reati comuni, perché così non si può più andar avanti signora mia, bisogna mandarli tutti a casa tranne le badanti, l’Italia agli italiani, multietnico vallo a dire a tua sorella, ci fregano il lavoro e violentano le nostre donne, finalmente la legge vale per tutti,

QUALCUNO SAREBBE COSÌ GENTILE DA SPIEGARMI PERCHÉ

non più tardi d’un anno fa, lo stesso Governo presentò il decreto sicurezza che bloccava i processi “non prioritari”, ossia per reati come aborto clandestino, abuso d’ufficio, associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, calunnia, circonvenzione di incapace, corruzione, corruzione giudiziaria, estorsione, frodi fiscali, furto in appartamento, immigrazione clandestina, maltrattamenti in famiglia, molestie, omicidio colposo per colpa medica, omicidio colposo per norme sulla circolazione stradale vietata, peculato, porto abusivo di armi, rapina, ricettazione, sequestro di persona, sfruttamento della prostituzione, stupro e violenza sessuale, usura, violenza privata?

La legge è uguale per tutti

A questo schifo immondo,
a questi delinquenti in doppiopetto che pretendono impunità per sé e tolleranza zero per tutti gli altri,
a un potere letteralmente fuori-legge,
ad un Parlamento ridotto a ristorante del presidente del consiglio,
a quelli che usano la Costituzione al posto della carta igienica,
ai capaci di tutto della maggioranza e ai buoni a nulla dell’opposizione,
a una cricca di complici e ad un popolo di rassegnati (o viceversa),

l’unica risposta è non restare indifferenti.

IO FIRMO

Senigallia, Corso 2 Giugno
Sabato 11 ottobre 2008, dalle 10:00 alle 20:00

Un timbro per la legalità

Timbro della richiesta atti pubblici selezione Chirurgia Senigallia

Metteremo online gli atti del concorso per un dovere di trasparenza e di rispetto della legalità. Questa è la nostra opinione e quindi anche la linea che intendiamo portare avanti. La nostra voce conta poco, però è sempre una voce sul web, una voce che può essere anche smentita, ma solo con altri atti e sempre con documenti ufficiali. Lo vedremo prossimamente e sempre con la linearità che le “carte” hanno, quando sono disponibili per tutti. Leggi tutto “Un timbro per la legalità”

La legalità ferita

M’è tornato tra le mani il testo di un intervento del professore e giurista Michele Ainis all’indomani dei referendum sulla fecondazione assistita, nel giugno scorso. È un’analisi “a caldo”, ma di grande lucidità.
Non fatevi spaventare dalla lunghezza del testo: buona lettura.

Leggi tutto “La legalità ferita”

Il Papa e le Canaglie

Non s’era mai sentita una parola, dal Sindaco in giù, quando quelli del “Mezza Canaja”
– occupavano illegalmente il cantiere di via Dogana Vecchia (è un reato),
– attaccavano manifesti senza autorizzazione (è un reato),
– imbrattavano i muri (è un reato),
– paragonavano i carabinieri alle SS (è un reato),
– proiettavano film violando la legge sui diritti d’autore (è un reato),
– vendevano alcolici senza licenza (è un reato),
– pretendevano l’impunità per girare con un po’ di marijuana (è un reato).

È bastato attaccare qualche manifestino con la foto del Papa con un preservativo, perché si scatenasse il putiferio. E insieme al putiferio, la sagra dell’ipocrisia: giù tutti a stracciarsi le vesti per l’inaudito accostamento, e dalli ai giovinastri imbrattatori che non hanno rispetto per nessuno. Leggi tutto “Il Papa e le Canaglie”

Lacrime e sangue

«Lo spettacolo dunque continua», scrive Vittorio Feltri su “Libero” dell’8 luglio, il giorno dopo gli attentati a Londra. «E continuerà chissà fin quando. Forse finché da vili quali siamo, o illusi o semplicemente incoscienti, rifiuteremo di affrontare il nemico come va affrontato ogni nemico: con forza. Il che significa adottare misure eccezionali e riconoscere che siamo in emergenza; anzi, in guerra. Il regime di guerra richiede sacrifici speciali, anche la rinuncia a certe libertà. La sicurezza ha un prezzo. Più sicurezza equivale a meno libertà».

Abbiamo già sentito queste parole. Si espresse così anche Ugo La Malfa alla Camera il 16 marzo 1978, giorno del rapimento di Aldo Moro. Giorgio Almirante fu anche più esplicito: chiese leggi speciali, il ripristino della pena di morte e la sostituzione del ministro dell’Interno con un militare. 
Oggi come ieri, ci viene detto che, quando Annibale è alle porte, la legge che valeva fino a ieri non deve valere più. Lo Stato di diritto non basta: ci vogliono leggi speciali, misure eccezionali. È un’emergenza, la gente deve capire.
Scusate, se di fronte al pericolo si eliminano diritti che valevano fino a ieri, si sospende la legalità costituzionale, si intaccano le conquiste che la nostra civiltà ha raggiunto in secoli di evoluzione, la lotta non è forse persa in partenza? Il nemico forse non ha raggiunto il suo scopo, mettendoci in condizione di dover rinunciare alle nostre libertà?
Di fronte ai barbari si dovrebbe invece alzare più in alto la bandiera dello Stato di diritto, il vessillo della democrazia e della legalità, applicando le leggi che esistono invece di invocarne di nuove. E se democrazia vuol dire anche scontro, battaglia di opinioni e culture, sarebbe bene diffidare di chi, gridando all’emergenza, invoca unità nazionali e unanimismi. La democrazia deve funzionare con le sue regole, il suo pragmatismo, finanche le sue contraddizioni. È questo il suo limite, ma anche la sua forza.
In tutto ciò, proprio dall’Inghilterra abbiamo molto da imparare.
«Non ho nulla da offrire», disse Winston Churchill il 13 maggio 1940 davanti alla Camera dei Comuni, «se non sangue, fatica, lacrime e sudore. Abbiamo di fronte a noi la più terribile delle ordalìe. Abbiamo davanti a noi molti, molti mesi di lotta e sofferenza». C’era la guerra e Annibale era veramente alle porte. Eppure di lì a pochi mesi, in una Londra sotto le bombe naziste e con centinaia di vittime civili al giorno, lo stesso Parlamento avrebbe riconosciuto il diritto all’obiezione di coscienza.
We shall never surrender significava (e deve significare) anche questo.

Mezza Canaja: sede nuova, mobili vecchi

Leggo su diversi quotidiani cittadini di episodi intimidatori da parte della polizia ai danni dei no-global del C.S.A. “Mezza Canaja”, nella loro nuova sede sul lungomare Da Vinci.
A voi, ragazzi del “Mezza Canaja”, a voi intimiditi, repressi e manganellati, ha già risposto 36 anni fa Pier Paolo Pasolini il quale, all’indomani degli scontri di Valle Giulia a Roma, tra l’euforia della maggioranza degli intellettuali, andò controcorrente: «siete pavidi, incerti, disperati (benissimo!), ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati: prerogative piccolo-borghesi, cari». Leggi tutto “Mezza Canaja: sede nuova, mobili vecchi”