PdL: anche a Senigallia volano gli stracci

Sicché, anche a da noi qualcuno s’è accorto che nel PdL esiste un minuscolo, lievissimo, impercettibile problema di legalità.
In realtà, accorgersi non è il termine più appropriato. Nessuno aveva notato niente, finché da Roma non è arrivato il dispaccio con la defenestrazione di Fini. Lo stesso Fini ha avvertito i seguaci che la rottura era avvenuta sui temi della legalità, della giustizia, dell’etica e di svariati altri punti chiave dell’azione di governo.
Tutti temi – è bene ricordarlo – su cui fino all’altro ieri nessuno dei finiani aveva eccepito alcunché: le 39 leggi vergogna in quindici anni anni sono state votate senza fiatare, la legge elettorale pure, gli inquisiti in Parlamento andavano bene, sulle autorizzazioni all’arresto si votava seguendo gli ordini di scuderia, allineati e coperti pure sul conflitto d’interessi.

Qui nasce il primo mistero glorioso: cos’ha fatto sì che nel giro d’un mese quel che andava bene prima non andasse più bene?

Per il secondo mistero – non saprei dire se gaudioso, doloroso o più semplicemente vergognoso – bisogna dare un’occhiata agli house organs berlusconiani (Il Giornale, Libero, ecc.) e a come trattano Fini da quando ha fatto lo strappo.
A lamentarsi adesso per il “trattamento Boffo” sono gli stessi che l’hanno sempre sostenuto ed applicato agli altri. Lo squadrismo mediatico andava bene su Boffo, un po’ meno sugli amici.
A ben guardare, non di mistero si tratta ma della prova sperimentale di una legge della fisica: l’olio di ricino è più lassativo quando te lo fanno bere, piuttosto che quando lo fai bere agli altri. O, più in generale: le bastonate fanno più male nel riceverle piuttosto che nel darle.

Il terzo mistero – non gaudioso né doloroso, ma solo penoso – è il clima da resa dei conti tra PdL e finiani. La comica finale, quando volano gli stracci, i complici si rinfacciano le colpe, la polizia è alle calcagna e il bottino rischia di sfuggire. Una scena alla Toto & Peppino.
Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.
Questi adesso battibeccano su trecentomila o un milione di € pagati da Fini a Montecarlo, si scannano per sapere chi ha comprato i mobili per la casa. Tra qualche giorno, come con Boffo, tireranno fuori le “prove” che Fini ha pagato questo o quell’altro, sniffa la coca, va a trans o si scopa le minorenni.
Come se a loro interessassero le prove, i fatti, i documenti, gli avvenimenti. A questi non gliene fotte nulla delle prove, altrimenti avrebbero letto – esempio tra i mille che si potrebbero fare – le motivazioni della sentenza sul processo Mills.

Loro sono storicamente, antropologicamente, direi quasi geneticamente allergici ai fatti. Loro misurano il mondo con la logica del “clan”: o sei con loro e tutto va bene, oppure sei contro di loro e devi essere distrutto, negato, cancellato, sbianchettato come Trotsky in fotografia.
Lo stesso identico fatto viene distorto con lo scappellamento a destra se fa comodo abbia lo scappellamento a destra; con lo scappellamento a sinistra se fa comodo abbia lo scappellamento a sinistra. Dove stia in realtà lo scappellamento, è del tutto secondario.
E’ ovvio che Fini deve chiarire, così come devono chiarire tanti altri.
Ma non dobbiamo farci ingannare dagli argomenti di merito che questi adesso invocano. A loro del merito non può fregar di meno.
Loro sono maestri nel metodo: goebbelsiano, stalinista o nazista, l’unica differenza è che settant’anni fa il metodo si accompagnava ad una pallottola in mezzo agli occhi, oggi (ancora) no.
Ma l’assassinio di legalità, di verità, di giustizia, d’intelligenza è identico, oggi come allora.

54 pensieri riguardo “PdL: anche a Senigallia volano gli stracci”

  1. @Anna: a saperlo… 🙂 Vi terrò informati.
    @Gaspa: mi dispiace che tu non ci sia, ma continua ad autoestorcerti commenti, mi raccomando.

  2. Purtroppo, caro Gaspa, mi sono sbagliato. Credevo bastassero i chiarimenti già scritti. Dico “purtroppo” in quanto oggi volevo dedicarmi alla serie dei post sugli RSU che abbiamo cominciato a pubblicare (mi piacerebbe se tu li seguissi). Mi appunto gli argomenti per non dimenticare: il solito (Innominabile per te), cioè l’avvocato Roberto Paradisi e poi il fatto se io sia o meno “radicale”.
    Le mie divergenze di opinioni con Roberto, su alcuni argomenti, sono cosi note e consolidate che forse solo tu desideri che ne faccia ancora oggetto di uno scontro all’arma bianca. Sulla materia degli aborti ante legge 190 ci sono i dati nero su bianco da fonti ufficiali, mai smentiti. Dovrei forse avvertire Mons. Sgreccia o la Binetti che c’è un giovane senigalliese che li sorpassa? A me dispiace l’insistenza di Roberto (come forse la tua su qualche altro argomento) perché questo fatto incrina in qualche modo la credibilità che ha su altre materie. Debbo essere forse io a preoccuparmene?
    Non è la stessa questione per il traliccio di “devastante potenza” (Gaspa sii più preciso l’aggettivo usato non era “trabordante”, vedi che anche tu puoi avere delle sviste!).
    Lo affermo perché trovo qui nel mio archivio alcune mie critiche esplicite e severe su questo aggettivo. Ripescando nel mare magnum trovo anche una sua giustificazione e va detto che ha una certa logica. Non la condivido, ma ne devo prendere atto. Infatti l’avvocato ai tempi (ottobre 2008) mi diede questa spiegazione e così testualmente la riporto: “Tecnicamente, hai ragione, non ha pregio quella espressione. Ho deciso però deliberatamente di farla per un semplice motivo: credo che la comunicazione pubblica e politica non possa rispondere alle logiche “tecniche” . Come far capire alla città che lì, in quel traliccio, non ci sarà UN SOLO ripetitore (come fino ad ora è sempre successo) ma ci saranno almeno 4 o 5 ripetitori tutti concentrati (Tim. Vodafone, Wind ….)? E converrai con me che l’inquinamento elettromagnetico che potranno fare 4 ripetitori anzichè uno sarà estremamente più preoccupante. “
    Infine una nota: se dovessi sempre intervenire e sempre pubblicare tutto quanto si verifica a margine di un qualsiasi post, specie se di altro autore, annoierei tutti e farei davvero schifo!
    Ancora, caro Gaspa, sii preciso: non ho mai affermato e tanto meno scritto quello che riporti tu, cioe che” che nella vita non c’è nulla di meglio di una riunione di fascisti ”. Ti ho risposto dicendo questo “ sono andato ad ascoltare e registrare per Popinga Marcello Veneziani ne sono lieto anche perché lo scrittore è di una bravura eccezionale, molto piacevole ad ascoltarsi. “ e lo ribadisco.
    Infine chiudo su argomento già trattato, in quanto ci ritorni tu, cioè sulla questione dell’essere o meno “radicale”. In via di Torre Argentina basta prendere la tessera, che poi vale un solo anno, in quanto i congressi si fanno tutti gli anni, a novembre. La possono prendere tutti (un tempo anche Piromalli fu iscritto). Non abbiamo bisogno di “commissari politici” che stabiliscano o meno se siamo radicali con al “r” maiuscola o minuscola. Da noi non esistono nemmeno i probi viri e tanto meno le espulsioni. Per questo io mi ci trovo bene e forse, in quarant’anni, radicale lo sono stato, almeno qualche volta. Se vuoi ho qui per te un ricordino: la copia della lettera del settembre 1987 scritta da Marco Pannella (che parla molto e scrive pochissimo). Ciao, stai bene.

  3. Non metto il dito tra Gaspa e Gianluigi, che stimo entrambi, ma sul famoso aggettivo credo che Paradisi abbia sbagliato. Se decidi di usare una parola ad effetto al posto di una spiegazione tecnica, lo devi fare nel rivolgerti alle “masse”, dove, a fronte di un 10% che capisce e ti ride dietro, l’altro novanta se la fa sotto neanche gli avessero costruito in giardino una centrale nuc… (ops, quelle no, quelle sono sicure…), insomma qualcosa di pericoloso.
    Invece io ho letto questa affermazione su Viveresenigallia, dove, chi legge, generalmente e schieramenti a parte, è sufficientemente acculturato da trovarla una forzatura.

  4. @ Lorenzo, che sia un aggettivo assolutamente sbagliato io ne sono convinto e l’ho detto all’epoca. Come hai visto anche a lui, che con la dialettica che gli è propria ha cercato comunque una giustificazione. Aggiungo di più (e non faccio qui gli esempi), aggiungo che errori di questo tipo, una svista o una trascuratezza, possono gravemente ipotecare anche una buona battaglia. Forse però gli avvocati in certe situazioni ci “sguazzano”. Hai mai letto una qualche sentenza che abbia a che fare con questioni tecniche?

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