Mezza Canaja: sede nuova, mobili vecchi

Leggo su diversi quotidiani cittadini di episodi intimidatori da parte della polizia ai danni dei no-global del C.S.A. “Mezza Canaja”, nella loro nuova sede sul lungomare Da Vinci.
A voi, ragazzi del “Mezza Canaja”, a voi intimiditi, repressi e manganellati, ha già risposto 36 anni fa Pier Paolo Pasolini il quale, all’indomani degli scontri di Valle Giulia a Roma, tra l’euforia della maggioranza degli intellettuali, andò controcorrente: «siete pavidi, incerti, disperati (benissimo!), ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati: prerogative piccolo-borghesi, cari».

Chi si azzarderebbe, oggi, a dare a qualcuno del piccolo-borghese? Dopo quasi 40 anni, non riusciamo neanche più a capire se è un’offesa o un complimento.
Eppure, ragazzi del “Mezza Canaja”, quell’armamentario sessantottino (si badi: non la cultura di cui si nutrì il ‘68), coi suoi atteggiamenti, col suo linguaggio, le sue categorie e le sue icone, l’avete ereditato tutto. Siete sicuri che vi serva per sostanziare i vostri argomenti, 40 anni dopo?
Intendiamoci: tornare a discutere e confrontarsi su temi fondamentali della nostra epoca, quando la maggioranza dei vostri coetanei arriva sì e no all’approfondimento culturale del “Grande Fratello”, non può che farvi onore. Ma, nella sostanza, quel vecchio “mobilio” ideologico rafforza la vostra analisi o serve solo a mistificarla, quando non addirittura a screditarla?
Qual è il significato oggi di quella bandiera del “Che”, accostata a quella cubana, che sventola nella vostra sede? Libertà? Se fosse ancora vivo, Guevara prenderebbe le armi contro il suo compagno d’allora, a capo di una dittatura in cui la libera manifestazione del pensiero è proibita, dove gli omosessuali vanno in galera, dove l’anno scorso è stata fucilata gente per aver tentato di raggiungere la Florida in traghetto. Non risulta che Luca Casarini o Vittorio Agnoletto, Giulietto Chiesa o Gianni Minà, fossero a Roma a protestare davanti all’ambasciata.
Indicate come il demonio Berlusconi: incarna il peggio della cultura a cui vi dichiarate antagonisti, strilla tutti i giorni contro i comunisti e tace sulle stragi del suo amico comunista Putin in Cecenia. Avete ragione, ma allora perché non notate anche che Casarini protesta contro gli Americani in Iraq e non dice una parola sulla pulizia etnica dei Cinesi in Tibet o sulle repressioni di Fidel? Il primo, che non ha convinzioni ma solo convenienze, lo fa per calcoli politici; il secondo lo fa per ragioni ideologiche ma è comunque intellettualmente disonesto, opponendo ad esempi antidemocratici, antiliberali e antilibertari una tradizione ugualmente negatrice del diritto e dei diritti.

Veniamo a quello che è successo questa settimana, almeno per ciò che s’è letto sui giornali. La scena ha un che di già visto: le forze dell’ordine (in questo caso la polizia, ma immaginiamo sarebbe stato anche peggio coi carabinieri, che sui muri di via Dogana Vecchia avete equiparato alle SS) provocano per tutto il giorno i pacifisti non violenti, fino a fermare due persone che si vogliono fare una canna in spiaggia, in santa pace. Cosa dovevano fare i poliziotti, se non applicare la legge? Qualche estate fa furono denunciati a Senigallia dei ragazzi che, dopo l’una di notte, stavano dormendo sui lettini: perché voi, con l’”aggravante” dello spinello, avreste dovuto essere trattati diversamente?
Nel merito, sono convinto che la legislazione italiana sulle droghe è (e sarà ancor di più con la “legge Fini”) non solo inutile ma dannosa e criminogena, perché con la proibizione e l’equiparazione tra droghe leggere e droghe pesanti incentiva di fatto un fenomeno che pretende di combattere; con ciò, la polizia deve applicare la legge.
Di fronte ad una situazione del genere, due comportamenti sono possibili. Se foste non violenti – diciamo gandhiani – fareste disobbedienza civile contro una legge che ritenete ingiusta, auto denunciandovi: vi accendereste uno spinello a testa e poi chiamereste voi i poliziotti, denunciandoli per omissione d’atti d’ufficio qualora non intervenissero. In Italia, dagli anni settanta, i radicali ed altri l’hanno praticata decine di volte, ottenendo ad esempio nel ’93 un ridimensionamento della legge Craxi-Jervolino. Voi, invece, violate la legge (mi pare giustifichiate anche gli “espropri proletari”, altro pezzo del vostro armamentario) e poi pretendete l’impunità: senza offesa, mi sembra lo stesso atteggiamento dei teppisti da stadio.
La non violenza è un’altra cosa, e la differenza va sottolineata per rispetto vostro e dei non violenti.
Ricordo un episodio emblematico che coinvolse il vostro movimento, sperando di non essere frainteso. Carlo Giuliani, ucciso da un carabiniere durante gli scontri del G8 a Genova nel luglio 2001, fu da più parti accostato – come simbolo delle vittime della violenza del potere – a Giorgiana Masi, la studentessa uccisa a Roma nel maggio ’77 in circostanze mai chiarite. Entrambi vittime, e per ciò stesso degne di uguale pietà; ma mentre la seconda era militante non violenta di un collettivo femminista e quel giorno stava festeggiando l’anniversario del referendum sul divorzio, il primo aveva in mano un estintore. Vale la pena dirlo, per onorare la memoria dell’uno e dell’altra.

2 pensieri riguardo “Mezza Canaja: sede nuova, mobili vecchi”

  1. I comunistelli del mezza I comunistelli del mezza calzetta dovrebbero bruciare nel loro misero centro sociale con il loro alcool e la loro droga solo questo sanno fare rompere i coglioni e oltretutto non capiscono nulla di politica come chi ci sta governando ora , la sinistra

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