Il 20 settembre in via Pasubio

 

La finestra di Carlo Riginelli (20 settembre 2005)

Difficile, anzi impossibile, che non ci sia alla finestra il tricolore. Dove? A Senigallia, in via Pasubio, al civico 22, 3° piano. Un po’ spiegazzato, ma il tricolore c’è! Ad opera di chi e perché? Si, è sempre lui, questo cittadino senigalliese che il XX settembre (scriviamo cosi, come consuetudine con i numeri romani) non salta l’anniversario, mentre in Italia tutt’Italia viene un po’ trascurato, anzi spesso tenuto in sordina. Leggi tutto “Il 20 settembre in via Pasubio”

Energia del futuro o futuro dell’energia?

La questione energetica costituisce ormai da qualche anno una problematica di fondamentale importanza e gli eventi degli ultimi periodi hanno contribuito significativamente a porre ancora più in risalto questo cruciale argomento. “Perché acquistiamo dalla Francia e dalla Slovenia energia elettrica prodotta da centrali nucleari?” “Che cosa succederà se il prezzo del petrolio continuerà a crescere?” “Quando Paesi come la Cina e l’India incominceranno ad attestarsi sul livello di vita occidentale come sarà possibile garantirne il fabbisogno energetico?”

Questi interrogativi irrisolti sono ormai di pubblico dominio ed è proprio per fornire un’informazione il più possibile accessibile a tutti che venerdì 16 settembre, presso la Sala Convegni del Palazzo del Turismo di Senigallia, si è tenuto un incontro pubblico dal titolo “Ricerca scientifica ed energia del futuro”.

La conferenza è stata articolata in due momenti: nel primo sono stati presentati i filoni verso i quali si sta indirizzando la ricerca in ambito energetico, mentre nel secondo è stato fatto il punto della situazione presente e sono stati evidenziati quegli accorgimenti attualmente praticabili da tutti per un impiego razionale dell’energia.

Le prospettive future di sfruttamento dell’energia solare sono state introdotte dal Prof. Vincenzo Balzani, autore del libro “Energia oggi e domani”. Il suo intervento ha posto anche l’accento su come oggi si senta tanto parlare a sproposito di idrogeno, additato molto spesso come la soluzione universale di tutti i problemi energetici, ed ha contribuito a far luce sulle reali possibilità associate all’impiego di questo combustibile.

Molto significativo è stato il contributo offerto dal Prof. Maurizio Cumo, vicepresidente dell’Associazione Italiana Nucleare, il quale ha evidenziato come, a suo avviso, nell’immediato futuro sarà necessario intraprendere la scelta obbligata di produrre l’energia elettrica con centrali nucleari, essendo già adesso questa tecnologia quella economicamente più vantaggiosa.

Nell’ambito della presentazione delle tematiche di ricerca attualmente intraprese è poi intervenuta la Prof.ssa Rita Casadio, che ha introdotto il pubblico presente in sala nel mondo delle biotecnologie sulle quali i ricercatori stanno lavorando per mettere a punto un processo per la produzione dell’idrogeno su scala industriale. Infine, hanno concluso la prima parte dell’incontro due interventi sulle tecniche di confinamento magnetico ed inerziale per la realizzazione della fusione nucleare.

Il secondo momento della conferenza è stato aperto dal forte richiamo del Prof. Carlo Maria Bartolini sulla necessità di provvedere sin da adesso all’utilizzo tecnologicamente più efficiente delle risorse energetiche in attesa dei futuri sviluppi della ricerca, per i quali, allo stato attuale, è difficile ipotizzare un’applicazione concreta prima di qualche decennio. In particolare, Bartolini ha posto l’accento sulla dipendenza del sistema energetico italiano dalle fonti fossili ed in quest’ottica ha presentato quelle che attualmente rappresentano le soluzioni più efficienti per lo sfruttamento di queste risorse. In questo senso, il professore ha evidenziato come la tecnologia che al momento più si presta ad un utilizzo razionale dei combustibili, siano essi fossili od ottenuti da biomassa, è quella della cogenerazione distribuita. In questo modo, in un’unica centrale si ha la produzione contemporanea di elettricità e di calore direttamente sul luogo in cui queste due forme diverse di energia sono richieste. Questa tecnologia presenta pertanto il duplice vantaggio di sfruttare, innanzitutto, quel calore che nelle normali centrali elettriche viene disperso in ambiente e che costituisce quindi uno scarto, per produrre energia termica utilizzabile per comuni impieghi di riscaldamento o per processi industriali ed, in secondo luogo, di fornire l’energia nel posto in cui deve essere utilizzata, minimizzando le perdite legate al trasporto della stessa.

La sezione dell’incontro dedicata agli scenari attuali è stata conclusa dal Prof. Fabio Polonara che ha esposto le linee guida del Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR). Il professore ha posto in evidenza l’importanza del risparmio energetico e dello sfruttamento delle fonti rinnovabili in ogni settore ed in particolare a partire dagli edifici ad uso residenziale. In questo ambito è stato sottolineato come l’impiego dell’energia solare, sia per la generazione di elettricità mediante pannelli fotovoltaici sia per la produzione di acqua calda, possa fornire un significativo contributo al bilancio energetico delle famiglie, in primo luogo, e della collettività in generale. Inoltre, molto interessante è stato lo spunto lanciato da Polonara sull’opportunità di valutare l’incentivazione delle colture per la produzione di biocombustibili come possibile strumento per rilanciare l’agricoltura nazionale.

Di fronte ad un problema così importante estremamente significativo è stato l’atteggiamento dei relatori intervenuti alla conferenza. Nessuno di essi, infatti, si è fatto promotore “della soluzione energetica”, ma tutti hanno manifestato apertura verso tutti i campi di ricerca intrapresi. Se, da un lato, questa posizione mette in risalto come sia importante tentare di sfruttare ogni strada che sembra aprirsi davanti a noi, dall’altro canto sottolinea come al momento presente non si conosca ancora quella che sarà l’energia del futuro e, in un periodo di transizione come quello che stiamo vivendo, questa incertezza finisce inevitabilmente nello spostare l’attenzione su quale sarà il futuro dell’energia.

Principî etici e Stato laico

Nel mio ultimo articolo volevo marcare una differenza: da un lato la pari dignità di opinioni personali circoscritte all’etica individuale (pro o contro i Pacs, pro o contro l’aborto, pro o contro la fecondazione assistita, ecc.); dall’altro la non equivalenza di situazioni oggettive derivanti da leggi dello Stato (Pacs consentiti o proibiti, aborto consentito o proibito, fecondazione assistita consentita o proibita, ecc.).

Non ho la verità in tasca, ma non sono affatto convinto che una legge debba essere lo specchio di una visione etica, debba cioè tradurre in norma dei principî morali assoluti. Era così nella repubblica islamica dei talebani. In uno Stato laico una legge dovrebbe fissare regole che governino la convivenza civile e prevedere sanzioni per chi non le rispetta.

C’è chi dice: “ma come faccio a votare contro le mie opinioni personali, contro le mie convinzioni religiose, contro i miei principî etici?”
Potrei rispondere che in ogni momento di partecipazione alla vita civile – quindi anche in un referendum – ci viene chiesto di esprimerci non su principî assoluti ma su leggi dello Stato. Il quesito non riguarda i massimi sistemi etici o filosofici, ma recita più o meno così: “volete voi che sia abrogato l’articolo x della legge y…?”.
Se la distinzione non sembra così facile a noi mediterranei, è più familiare agli anglosassoni, i quali hanno un approccio meno filosofico e più empirico o pragmatico nelle questioni sociali. Hanno capito meglio di noi (forse anche grazie alla Riforma?) che la politica è soprattutto il terreno del possibile, del tentativo, delle verità conquistate senza imporre la Verità.

Prendiamo la legge sull’aborto, la famosa 194. Nel 1978 lo Stato italiano ha tentato di regolamentare un fenomeno sociale che fino ad allora era massiccio e clandestino: l’ha fatto con la prevenzione, l’informazione ed il riconoscimento del diritto di aborto sotto precise condizioni. Da allora ad oggi le interruzioni volontarie di gravidanza si sono ridotte di quasi il 70%.
Lasciando un momento da parte le convinzioni personali e i principî assoluti, le due situazioni di fatto da confrontare sono:
– Fenomeno sociale non regolamentato, prima del 1978, quando l’aborto era proibito e gli aborti clandestini venivano stimati in oltre 250000 all’anno (tasso del 2,5÷3%);
– Fenomeno sociale regolamentato, dopo il 1978, quando l’aborto è diventato legale e il tasso di aborti è sceso dal 3% a meno dell’1%.
A quale delle seguenti affermazioni vi sentite di aderire, come cittadini di uno Stato laico?
1) La legge è da sostenere (magari migliorandola) perché ha ridotto i danni derivanti da un fenomeno sociale;
2) Anche se rimanesse un solo aborto, la legge è moralmente inaccettabile perché ha sancito il diritto ad abortire. L’unica legge giusta sarebbe quella che annullasse il numero di aborti senza concedere il diritto ad abortire.

Un altro esempio, sul filo della provocazione, è quello degli incidenti stradali. In Italia muoiono decine di migliaia di persone all’anno: è un fenomeno sociale che comporta danni enormi. Una buona legge in materia è quella che governa il fenomeno e riduce il numero di incidenti stradali (con informazione, prevenzione, repressione, ecc.) oppure quella che li abolisce in nome del diritto alla Vita, magari prevedendo la galera per chi li provoca?

La mia critica all’“io non lo farei dunque nessuno lo deve fare” aveva proprio questo senso: mettere in guardia dall’imporre agli altri quella che per noi è la verità, tanto più se questo comporta precludere agli altri strade che noi non vogliamo percorrere.
Due versetti del Vangelo di Luca sono più chiari di tante argomentazioni:
«Guai a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!» (Lc 11, 46).
«Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito» (Lc 11, 52).

Un Mattinale con Ferruccio Ferroni

Ferruccio Ferroni al “Mattinali al Caffè Centrale” (14 settembre 2005)

Lodevole iniziativa quella del Circolo d’Iniziativa Culturale che ha proposto una serie di appuntamenti denominati, “Mattinali al Caffè Centrale”. Il Mattinale non è nient’altro che un “incontro mattutino organizzato per proporre ai senigalliesi ed ai turisti la riscoperta dei protagonisti della cultura e dell’arte della provincia marchigiana”.

Mercoledì 14 settembre un piccolo ma interessato gruppo di appassionati ha incontrato, l’avvocato Ferruccio Ferroni, allievo di Giuseppe Cavalli, uno dei “padri” della fotografia italiana. Ferroni nel 1996 è stato insignito del titolo di M.F.I., “Maestro Fotografo Italiano”, dalla F.I.A.F. Leggi tutto “Un Mattinale con Ferruccio Ferroni”

Ancora sulle dighe di New Orleans

Ho concluso il mio precedente articolo sul crollo delle dighe di New Orleans lasciando aperto un dubbio: e’ stata colpa degli ingegneri o dei governanti?

Gaspa mi aveva fatto propendere per la seconda ipotesi. Nella sua replica aveva infatti affermato: “… sembra che alcuni centri scientifici, tra cui una vicina base della NASA (inondata anch’essa), avessero predetto tale catastrofe e richiesto già da anni degli stanziamenti per piani di messa in sicurezza degli argini.”

Tuttavia avevo ancora dei dubbi. Tali dubbi sono stati amplificati dalla lettura di un interessantissimo articolo di Leonardo Coen comparso su Repubblica il 7 settembre scorso e intitolato “Sfida alla violenza delle acque, gli Usa a lezione dall’Olanda”.

L’articolo inizia cosi’:
Con molta umilta’ e con altrettanto imbarazzo gli ingegneri americani ammettono che sono indietro tecnologicamente sul fronte della prevenzione idraulica ed hanno ancora molto da imparare, a cominciare dalla vecchia bistrattata Europa. Parole inconsuete da queste parti. “Bisogna capitalizzare le esperienze dei paesi che sono stati capaci di contrastare efficacemente la violenza delle acque” ha dichiarato per esempio il professor George Z. Voyidis, capo della facolta’ di ingegneria civile della Louisiana State University.”

Un altro dato interessante che ho trovato nell’articolo e’ il paragone tra le altezze dei sistemi di protezione che io stesso avevo citato:

  • Barriere mobili all’estuario del Tamigi: 20m sul livello del mare (quando sollevate al livello massimo)
  • Argini olandesi del Piano Delta: 12m sul livello del mare
  • Dighe di New Orleans: 6m sul livello del mare

Un dato che, senza essere esperti del settore, la dice lunga sull’inadeguatezza delle dighe di New Orleans.

In definitiva la dichiarazione del professor George Z. Voyidis mi fa pensare che, se anche ci fossero stati gli stanziamenti richiesti per la messa in sicurezza citati da Gaspa, questi non sarebbero probabilmente bastati a garantire una soulzione ingegneristicamente affidabile o per lo meno comparabile al livello di quelle europee.

Colpa degli ingegneri o dei governanti? Forse di entrambi.

Pacs vobiscum

Sui Pacs, le unioni di fatto, il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha invitato il centrosinistra a «non scomunicare chi la pensa diversamente: lasciamo la libertà di dire ai cattolici che non sono d’accordo». «Oggi c’è il diritto […] di essere d’accordo con i Pacs come c’è il nostro di non esserlo. Deve prevalere la logica della libertà di coscienza, come avvenuto per il referendum per la procreazione assistita».

A chi dice che il ragionamento di Casini non fa una piega, consiglio di leggere la favola di Fedro del lupo e dell’agnello.
A parte il fatto che nessuno vuole scomunicare nessun altro e già il lessico è inappropriato, Casini confonde l’equivalenza tra due diritti d’opinione con la reciprocità tra due situazioni di fatto.
La dignità delle due opinioni personali – pro o contro i Pacs, pro o contro la fecondazione assistita – è ovvia e nessuno (tranne Giovanardi e pochi altri) l’ha mai messa in discussione. È la reciprocità delle due situazioni di fatto che contesto.

Il punto non è essere personalmente d’accordo o meno sui Pacs (così come ieri sulla fecondazione assistita); il punto è consentire o meno di avvalersene ad altri che la pensano diversamente da noi. È una questione di facoltà.
Tradotta in norma civile, la posizione “no Pacs” vieta a chiunque di avvalersene; la posizione “sì Pacs” consente a qualcuno di avvalersene e lascia liberi di non avvalersene tutti gli altri.
Lo stesso è accaduto con la fecondazione assistita: con la legge 40 abbiamo oggi un divieto per tutti di fare qualcosa che è peccato per qualcuno: io non lo farei, dunque nessuno lo deve fare.
Nella situazione opposta avremmo avuto la facoltà per tutti di fare qualcosa che qualcuno, per sua convinzione, non farà mai: io non lo farei, ma chi vuole può farlo.
Sono situazioni reciproche? A me pare ci sia una bella differenza!
E la logica della libertà di coscienza, invocata da Casini, a quale delle due appartiene?
Voi che ne pensate?

La medium

C’è un’auto con un cadavere in fondo al lago di Como, presso Dervio (Lecco). Pare si tratti di una ragazza del posto, Chiara Bariffi, scomparsa nel nulla quasi tre anni fa. Pare, soprattutto, che l’indicazione sia venuta da una sensitiva, tale Maria Rosa Busi, alla quale i genitori della scomparsa si erano rivolti nei mesi scorsi. L’auto si trova proprio nel punto segnalato.
“Medium trova nel lago ragazza scomparsa” è il titolo emblematico del Corriere della Sera. La vera notizia, infatti, è questa: nessuno mette in dubbio che la scoperta sia davvero il prodotto di capacità paranormali. Che sia stata la medium, è già dato per acquisito.
Si accettano scommesse su ciò che accadrà da domani: giù tutti a intervistare la signora, a cercare di capire come ha fatto, che palla di vetro usa, se riceve per appuntamento. Le faranno ogni domanda, tranne una: scusi signora, chi le ha detto dell’auto in fondo al lago (spiriti a parte, s’intende)? Non sia mai che a qualcuno salti in mente di fare il giornalista…
Appresa la notizia, il leader dell’Unione Romano Prodi ha subito telefonato alla signora Busi. S’è complimentato e le ha detto di star tranquilla: se fior di Commissioni parlamentari hanno creduto a lui e al suo piattino semovente, perché i carabinieri di Lecco non dovrebbero credere alla veggente?

Scontri di civiltà : Iran vs USA

Sfogliando l’ultimo numero della rivista Newsweek mi sono imbattuto in un articolo firmato da tale Amir Taheri dal titolo: A Clash of Civilisations.

Il titolo mi ha subito incuriosito e leggendo l’articolo ho notato che Taheri ha menzionato proprio il libro di Samuel Huntington, “The Clash of Civilisations and the Remaking of a New World Order” che io avevo a mia volta citato nella discussione con ellie

La tesi principale dell’opera di Huntington è che, dopo la caduta del comunismo, i principali motivi dei conflitti nel mondo non saranno più ideologici o economici, ma, in presenza di profonde divisioni dell’umanità, di “natura culturale”, tra appartenenti a diverse civiltà. Secondo il politologo, il prossimo grande conflitto sarà quello tra le civiltà cristiana e islamica.

Huntington divide infatti il mondo odierno in otto grandi civiltà differenti: occidentale, ortodossa, islamica, africana, cinese, indù, giapponese e latino-americana. Queste civiltà sono in competizione tra loro anche se alcune riescono ad integrarsi maggiormente, mentre altre sono inconciliabilmente divise.

Il testo è stato pubblicato nel gennaio del 1998, quindi ben prima dell’undici settembre 2001 e, seppur criticato da molti, risulta essere abbastanza profetico riguardo alla realtà odierna.

Taheri, analizzando i dati di vendita dell’opera, ha notato che essa ha avuto molto successo proprio in Iran dove ben 1000 copie sono state acquistate e ritirate da un camion dell’esercito appartenente allo “Islamic Revolutionary Guard Corps”, gruppo di cui fa parte anche il neo-eletto presidente Ahmadinejad.

Da queste premesse, l’articolista trae le conclusione che nel futuro sarà inevitabile uno sconto tra Iran e Stati Uniti per le seguenti ragioni:

1) L’Iran è determinato a rimodellare il medio-oriente a sua immagine in uno scontro deliberato con l’immagine americana. Il potere reale in Iran è infatti nelle mani delle “Guardie della Rivoluzione”, che, mentre noi occidentali ammiravamo la “moderazione” dell’ex presidente Kathami, erano già all’opera da tempo per ramificare la loro rete politico-affaristico-militare. In Iran non c’è stata dunque una vera lotta tra moderati e integralisti, ma nelle ultime elezioni è solamente venuto alla ribalta il vero potere con il volto di Ahmadinejad, già sindaco di Teheran.

2) L’Iran ha l’obiettivo di creare un mondo multipolare in cui esso detenga la leadership del mondo islamico.

3) La guerra di George Bush al terrorismo islamico non ha fatto altro che avvantaggiare i mullah, perchè ha di fatto messo fuori gioco tutti i loro peggiori avversari: i Talebani afghani e Saddam Hussein. Inoltre la politica statunitense ha minato la fedeltà dei suoi storici alleti nel mondo islamico, l’Arabia Saudita e l’Egitto.

4) L’Iran può fare la voce grossa perchè le difficoltà incontrate dagli americani in Iraq e Afghanistan fanno ritenere che questi dovranno presto abbandonare la regione.

5) La crescita enorme del prezzo del petrolio ha garantito al nuovo governo iraniano la possibilità di finanziare sia le ricerche belliche, in particolare nel campo del nucleare, sia importanti riforme economoche e sociali.

Questo articolo rappresenta, a mio modesto parere, un classico del giornalismo partigiano. Non conosco la biografia di Amid Taheri, ma dal nome si potrebbe ritenere di origine iraniana. Potrebbe dunque essere uno dei tanti rifugiati politici che lavorano in America per rovesciare i governi dei loro paesi. In particolare le sue tesi non mi convincono per i seguenti motivi:

1) Demonizzare l’avversario sembra strumentale alle proprie esigenze: gli americani, e tutti gli europei, hanno fatto apertamente il tifo per il moderato Kathani prima delle scorse elezioni e ora si vuole insinuare che anch’egli sia intimamente legato con l’integralismo? Un pò di coerenza non farebbe male in certi casi.

2) L’Iran, dal mio punto di vista, non ha alcuna possibilità di divenire la guida del mondo islamico perchè rappresenta solamente gli Sciiti che sono una fetta largamente minoritaria dei musulmani (circa il 10% del totale). Inoltre i rapporti tra Sciiti e Sunniti sono tutt’altro che idilliaci come dimostrato ampiamente dalla situazione irachena.

3) La guerra di Bush in Iraq ed in Afghanistan ha certamente indebolito i rivali storici dei Mullah iraniani, ma ha, allo stesso tempo, mostrato che gli Stati Uniti non stanno certo con le mani in mano e sono pronti ad intervenire dovunque vengano minacciati i loro interessi e la loro sicurezza.

4) Le difficoltà incontrate dagli americani soprattutto in Iraq, sono state superate in maniera soddisfacente e, se veramente si dovesse avviare il processo democratico, si dovrebbe parlare solamente di una loro grande vittoria.

5) Certamente l’Iran vive una fase di grande progresso economico, ma, in caso di conflitto con l’Occidente, l’economia avrebbe molto più da perdere che non da guadagnare.

In definitiva questo articolo mi sembra molto propagandistico e con la volontà di creare un nuovo mostro da combattere. Chissà che l’amministrazione americana non voglia ancora ripetere l’eperienza fatta con l’Iraq quando, per alimentare la fobia del “mostro”, ci rifilò le più grosse panzane, tra cui quella delle armi di distruzione di massa, facendole passare a ripetizione sui mass-media per ottenere il consenso popolare?

Vedremo.

Il vescovo e la minigonna

Vi ricordate quell’insegnante di religione di Fano, Caterina Bonci, che qualche giorno fa il vescovo ha allontanato dall’insegnamento?
Non adatta all’insegnamento in quanto divorziata, sostiene il vescovo; discriminata per la propria avvenenza e per la minigonna, ribatte la diretta interessata.

Sulla vicenda, qualche osservazione intelligente e non convenzionale troviamo sul blog dell’ottimo Antonio Tombolini. Dell’articolo di Antonio due cose voglio riportare. Già conoscevo la prima, mi è nuova la seconda.

      • L’insegnamento della religione cattolica è pagato dallo Stato italiano coi soldi dei contribuenti, ma il Concordato prevede che assunzioni e licenziamenti siano decisi dai vescovi.
      • Una legge d’un paio d’anni fa permette agli insegnanti di religione di partecipare ai concorsi pubblici per la cattedra di ruolo. Per farlo, però, devono essere muniti di un certificato d’idoneità rilasciato discrezionalmente dal vescovo. Una volta assunti (a tempo indeterminato, s’intende), in caso di esuberi o di revoca dell’idoneità, possono passare a insegnare anche altre materie.

A parte il divorzio, la minigonna e le scollature, il succo è questo: lo Stato italiano paga gli insegnanti di religione come suoi dipendenti pubblici e poi consente che questi sottostiano alle regole di un potere altro, cioè l’autorità ecclesiastica.
Stando così le cose, ci piaccia o no, il vescovo ha ragione da vendere: lui ha semplicemente seguito la legge. Quelli che si stracciano le vesti per la poveretta ora disoccupata dovrebbero prima informarsi.

A margine, mi piacerebbe sapere – così, per curiosità – quale sia stato il comportamento della Bonci agli scorsi referendum.
Non voglio fare dietrologia di bassa lega e so bene che questo non sposta d’un millimetro i termini della questione. Dico solo che una delle conseguenze di simili leggi, in determinate situazioni, è annullare la segretezza del voto quando non addirittura limitarne la libertà.
I cattolici sanno ragionare con la propria testa, direte voi. Avete ragione, ma vi faccio una domanda: quale sarà stata, a giugno, la libertà di voto degli insegnanti di religione, ben consci di poter pagare col posto di lavoro la loro “disobbedienza” alla linea astensionista della CEI?

Online la presentazione di Luisa

È da oggi disponibile interamente la registrazione audio della presentazione che Luisa Gasbarri ha fatto del suo romanzo “L’istinto innaturale“, venerdi 26 agosto. L’evento, organizzato dal Club Popinga, ha avuto un ottimo riscontro del pubblico.

Qui di seguito trovate i 17 brani, in formato mp3, ciascuno contenente una domanda e la relativa risposta dell’autrice. Inoltre Luca ha scritto un articolo sull’incontro, pubblicato oggi su Vivere Senigallia.

Link diretti ai brani: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17