Di cosa parliamo quando parliamo di PACS?

Cari popinghi, rispondo al vostro appello al dibattito con una cautela pregiudiziale: il dibattito spesso è rumore. Chi parla sembra solo preoccupato di farsi sentire. In questi casi (ossia in quasi tutti i casi) la cosa migliore che mi riesce di fare è chiedere: di cosa stiamo parlando?

Ve ne offro un esempio. Sui giornali e alla televisione sento che tutti urlano di PACS.
Ho incontrato giorni fa davanti al bar, seduta, una ragazza che di solito saluto.
La saluto, le offro un caffè e le chiedo come va. Leggi tutto “Di cosa parliamo quando parliamo di PACS?”

Pacs vobiscum

Sui Pacs, le unioni di fatto, il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha invitato il centrosinistra a «non scomunicare chi la pensa diversamente: lasciamo la libertà di dire ai cattolici che non sono d’accordo». «Oggi c’è il diritto […] di essere d’accordo con i Pacs come c’è il nostro di non esserlo. Deve prevalere la logica della libertà di coscienza, come avvenuto per il referendum per la procreazione assistita».

A chi dice che il ragionamento di Casini non fa una piega, consiglio di leggere la favola di Fedro del lupo e dell’agnello.
A parte il fatto che nessuno vuole scomunicare nessun altro e già il lessico è inappropriato, Casini confonde l’equivalenza tra due diritti d’opinione con la reciprocità tra due situazioni di fatto.
La dignità delle due opinioni personali – pro o contro i Pacs, pro o contro la fecondazione assistita – è ovvia e nessuno (tranne Giovanardi e pochi altri) l’ha mai messa in discussione. È la reciprocità delle due situazioni di fatto che contesto.

Il punto non è essere personalmente d’accordo o meno sui Pacs (così come ieri sulla fecondazione assistita); il punto è consentire o meno di avvalersene ad altri che la pensano diversamente da noi. È una questione di facoltà.
Tradotta in norma civile, la posizione “no Pacs” vieta a chiunque di avvalersene; la posizione “sì Pacs” consente a qualcuno di avvalersene e lascia liberi di non avvalersene tutti gli altri.
Lo stesso è accaduto con la fecondazione assistita: con la legge 40 abbiamo oggi un divieto per tutti di fare qualcosa che è peccato per qualcuno: io non lo farei, dunque nessuno lo deve fare.
Nella situazione opposta avremmo avuto la facoltà per tutti di fare qualcosa che qualcuno, per sua convinzione, non farà mai: io non lo farei, ma chi vuole può farlo.
Sono situazioni reciproche? A me pare ci sia una bella differenza!
E la logica della libertà di coscienza, invocata da Casini, a quale delle due appartiene?
Voi che ne pensate?