Decisioni di pochi per la vita di tutti

Quando si parla di ambiente (acqua, aria, gestione dei rifiuti, fauna, flora, salute, ecc.) ci si deve incontrare/scontrare, nel bene e nel male, con una serie infinita di leggi (più volte modificate o ritoccate), decreti attuativi, regolamenti applicativi e circolari esplicative … che non solo mettono in chiara difficoltà il cittadino qualunque (… visto che la legge non ammette ignoranza  …) ma anche la pubblica amministrazione ed i giudici, a tutto vantaggio per gli inquinatori, i bracconieri ed i furbacchioni di turno che tra un articolo e l’altro trovano sempre il modo di evitare guai giudiziari. Leggi tutto “Decisioni di pochi per la vita di tutti”

Dei 30 anni e dell’amicizia…

Stavo avviandomi a compiere i miei primi 30 anni in maniera un pò malinconica e triste, dopo un anno funesto e pieno di sfortuna e con quel pizzico di tristezza che accompagna l’addio alla giovinezza e l’ingresso nella età matura.
E’ bastato però un gesto dei miei amici più cari a farmi cambiare completamente umore a farmi ricordare questo compleanno come uno dei più belli di sempre.

Questa festa a sorpresa mi ha sorpreso in maniera inaspettata facendomi quasi commuovere (e chi mi conosce sa che non è facile) ricordandomi quanto sia importante l’amicizia e quanto sia bello avere degli amici soprattutto nei momenti difficili.
Ringrazio tutti quelli che sono venuti ed anche quelli che non sono potuti venire: grazie per il fantastico regalo e per la giornata felice!
Un grazie particolare a coloro che hanno investito il loro tempo per organizzare e allestire il tutto.

Una cosa è certa: è bello avere degli amici così!!!!

Principî etici e Stato laico

Nel mio ultimo articolo volevo marcare una differenza: da un lato la pari dignità di opinioni personali circoscritte all’etica individuale (pro o contro i Pacs, pro o contro l’aborto, pro o contro la fecondazione assistita, ecc.); dall’altro la non equivalenza di situazioni oggettive derivanti da leggi dello Stato (Pacs consentiti o proibiti, aborto consentito o proibito, fecondazione assistita consentita o proibita, ecc.).

Non ho la verità in tasca, ma non sono affatto convinto che una legge debba essere lo specchio di una visione etica, debba cioè tradurre in norma dei principî morali assoluti. Era così nella repubblica islamica dei talebani. In uno Stato laico una legge dovrebbe fissare regole che governino la convivenza civile e prevedere sanzioni per chi non le rispetta.

C’è chi dice: “ma come faccio a votare contro le mie opinioni personali, contro le mie convinzioni religiose, contro i miei principî etici?”
Potrei rispondere che in ogni momento di partecipazione alla vita civile – quindi anche in un referendum – ci viene chiesto di esprimerci non su principî assoluti ma su leggi dello Stato. Il quesito non riguarda i massimi sistemi etici o filosofici, ma recita più o meno così: “volete voi che sia abrogato l’articolo x della legge y…?”.
Se la distinzione non sembra così facile a noi mediterranei, è più familiare agli anglosassoni, i quali hanno un approccio meno filosofico e più empirico o pragmatico nelle questioni sociali. Hanno capito meglio di noi (forse anche grazie alla Riforma?) che la politica è soprattutto il terreno del possibile, del tentativo, delle verità conquistate senza imporre la Verità.

Prendiamo la legge sull’aborto, la famosa 194. Nel 1978 lo Stato italiano ha tentato di regolamentare un fenomeno sociale che fino ad allora era massiccio e clandestino: l’ha fatto con la prevenzione, l’informazione ed il riconoscimento del diritto di aborto sotto precise condizioni. Da allora ad oggi le interruzioni volontarie di gravidanza si sono ridotte di quasi il 70%.
Lasciando un momento da parte le convinzioni personali e i principî assoluti, le due situazioni di fatto da confrontare sono:
– Fenomeno sociale non regolamentato, prima del 1978, quando l’aborto era proibito e gli aborti clandestini venivano stimati in oltre 250000 all’anno (tasso del 2,5÷3%);
– Fenomeno sociale regolamentato, dopo il 1978, quando l’aborto è diventato legale e il tasso di aborti è sceso dal 3% a meno dell’1%.
A quale delle seguenti affermazioni vi sentite di aderire, come cittadini di uno Stato laico?
1) La legge è da sostenere (magari migliorandola) perché ha ridotto i danni derivanti da un fenomeno sociale;
2) Anche se rimanesse un solo aborto, la legge è moralmente inaccettabile perché ha sancito il diritto ad abortire. L’unica legge giusta sarebbe quella che annullasse il numero di aborti senza concedere il diritto ad abortire.

Un altro esempio, sul filo della provocazione, è quello degli incidenti stradali. In Italia muoiono decine di migliaia di persone all’anno: è un fenomeno sociale che comporta danni enormi. Una buona legge in materia è quella che governa il fenomeno e riduce il numero di incidenti stradali (con informazione, prevenzione, repressione, ecc.) oppure quella che li abolisce in nome del diritto alla Vita, magari prevedendo la galera per chi li provoca?

La mia critica all’“io non lo farei dunque nessuno lo deve fare” aveva proprio questo senso: mettere in guardia dall’imporre agli altri quella che per noi è la verità, tanto più se questo comporta precludere agli altri strade che noi non vogliamo percorrere.
Due versetti del Vangelo di Luca sono più chiari di tante argomentazioni:
«Guai a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!» (Lc 11, 46).
«Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito» (Lc 11, 52).

Pacs vobiscum

Sui Pacs, le unioni di fatto, il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha invitato il centrosinistra a «non scomunicare chi la pensa diversamente: lasciamo la libertà di dire ai cattolici che non sono d’accordo». «Oggi c’è il diritto […] di essere d’accordo con i Pacs come c’è il nostro di non esserlo. Deve prevalere la logica della libertà di coscienza, come avvenuto per il referendum per la procreazione assistita».

A chi dice che il ragionamento di Casini non fa una piega, consiglio di leggere la favola di Fedro del lupo e dell’agnello.
A parte il fatto che nessuno vuole scomunicare nessun altro e già il lessico è inappropriato, Casini confonde l’equivalenza tra due diritti d’opinione con la reciprocità tra due situazioni di fatto.
La dignità delle due opinioni personali – pro o contro i Pacs, pro o contro la fecondazione assistita – è ovvia e nessuno (tranne Giovanardi e pochi altri) l’ha mai messa in discussione. È la reciprocità delle due situazioni di fatto che contesto.

Il punto non è essere personalmente d’accordo o meno sui Pacs (così come ieri sulla fecondazione assistita); il punto è consentire o meno di avvalersene ad altri che la pensano diversamente da noi. È una questione di facoltà.
Tradotta in norma civile, la posizione “no Pacs” vieta a chiunque di avvalersene; la posizione “sì Pacs” consente a qualcuno di avvalersene e lascia liberi di non avvalersene tutti gli altri.
Lo stesso è accaduto con la fecondazione assistita: con la legge 40 abbiamo oggi un divieto per tutti di fare qualcosa che è peccato per qualcuno: io non lo farei, dunque nessuno lo deve fare.
Nella situazione opposta avremmo avuto la facoltà per tutti di fare qualcosa che qualcuno, per sua convinzione, non farà mai: io non lo farei, ma chi vuole può farlo.
Sono situazioni reciproche? A me pare ci sia una bella differenza!
E la logica della libertà di coscienza, invocata da Casini, a quale delle due appartiene?
Voi che ne pensate?

Il vescovo e la minigonna

Vi ricordate quell’insegnante di religione di Fano, Caterina Bonci, che qualche giorno fa il vescovo ha allontanato dall’insegnamento?
Non adatta all’insegnamento in quanto divorziata, sostiene il vescovo; discriminata per la propria avvenenza e per la minigonna, ribatte la diretta interessata.

Sulla vicenda, qualche osservazione intelligente e non convenzionale troviamo sul blog dell’ottimo Antonio Tombolini. Dell’articolo di Antonio due cose voglio riportare. Già conoscevo la prima, mi è nuova la seconda.

      • L’insegnamento della religione cattolica è pagato dallo Stato italiano coi soldi dei contribuenti, ma il Concordato prevede che assunzioni e licenziamenti siano decisi dai vescovi.
      • Una legge d’un paio d’anni fa permette agli insegnanti di religione di partecipare ai concorsi pubblici per la cattedra di ruolo. Per farlo, però, devono essere muniti di un certificato d’idoneità rilasciato discrezionalmente dal vescovo. Una volta assunti (a tempo indeterminato, s’intende), in caso di esuberi o di revoca dell’idoneità, possono passare a insegnare anche altre materie.

A parte il divorzio, la minigonna e le scollature, il succo è questo: lo Stato italiano paga gli insegnanti di religione come suoi dipendenti pubblici e poi consente che questi sottostiano alle regole di un potere altro, cioè l’autorità ecclesiastica.
Stando così le cose, ci piaccia o no, il vescovo ha ragione da vendere: lui ha semplicemente seguito la legge. Quelli che si stracciano le vesti per la poveretta ora disoccupata dovrebbero prima informarsi.

A margine, mi piacerebbe sapere – così, per curiosità – quale sia stato il comportamento della Bonci agli scorsi referendum.
Non voglio fare dietrologia di bassa lega e so bene che questo non sposta d’un millimetro i termini della questione. Dico solo che una delle conseguenze di simili leggi, in determinate situazioni, è annullare la segretezza del voto quando non addirittura limitarne la libertà.
I cattolici sanno ragionare con la propria testa, direte voi. Avete ragione, ma vi faccio una domanda: quale sarà stata, a giugno, la libertà di voto degli insegnanti di religione, ben consci di poter pagare col posto di lavoro la loro “disobbedienza” alla linea astensionista della CEI?

New Orleans: the day after tomorrow!

Non so se avete visto il film citato nel titolo, ma quello che sta succedendo a New Orleans mi ricorda molto quelle scene catastrofiche e spettacolari girate grazie agli effetti speciali di Hollywood.

Peccato che quello che sta succedendo alla "Big Easy" sia drammaticamente vero.

L’uragano Katerine ha infatti travolto la città con venti a oltre 200 Km/h, travolgendo le deboli difese di una metropoli costruita 2 metri sotto il livello del mare e protetta solamente da una diga naturale alta 4 m e da una zona paludosa nella quale sfocia il fiume Mississippi.

Avrebbe potuto anche andare molto peggio (sembra impossibile vedendo le immagini), perchè Katerine, prima di giungere nella città, ha perso ben due gradi di potenza (dal 5° al 3°), altrimenti sarebbe rimasto veramente ben poco da salvare.

Il presidente Bush e il sindaco della città avevano ordinato agli abitanti, circa 1,3 milioni, di evacuare le loro case e di portarsi al sicuro nell’entroterra. Sembra che in città siano rimaste solamente 100-200 mila persone, di cui almeno 10 mila dentro al bellissimo Superdome (uno stadio avveniristoco dove giocano i New Orleans Saints di football), e tutte si trovano ora senza acqua, gas ed elettricità.

L’acqua in alcuni punti supera i 2 metri di altezza e si teme pure un "back flood" (una inondazione in senso contrario) proveniente dal fiume Mississippi enormemente gonfiato dalle piogge. Si calcola che il riflusso delle acque potrebbe durare per settimane con effetti catastrofici sulle fondamenta delle case e dei grattacieli.

Il conto delle vittime si è fermato a 68, ma il governatore della Louisiana afferma che con ogni probabilità il numero è destinato a crescere esponenzialmente.

Ora Katerina sembra puntare verso la costa dell’Alabama; i porti di Biloxi e Mobile sono in stato di allerta e negli stati di Alabama, Mississippi e Tennessee è molto alto il rischio di forti trombe d’aria.

Per ulteriori informazioni visitate i seguenti links:
• http://www.cnn.com
http://www.lsp.org/emergency.html
http://www.nytimes.com
http://www.washingtonpost.com
http://www.corriere.it

A proposito del signor B.

“Cosa Nostra intrecciò con Berlusconi e Dell’Utri un rapporto fruttuoso quantomeno sotto il profilo economico.” […] “Per anni il Gruppo Berlusconi versò alla Mafia regalie sotto forma di consistenti forme di denaro”.

[Giugno 2001: Sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta, Capitolo dedicato ai Contatti tra Salvatore Riina e gli onorevoli Dell’Utri e Berlusconi]. Leggi tutto “A proposito del signor B.”

InCiampi

È qualche giorno che mi mordo le mani.
Perché polemizzare per l’articolo di Alberto Teloni su La Voce Misena del 30 giugno? Perché discutere sulla blasfemia e rispondere alle falsità sulle bestemmie e i finanziamenti di Radio Radicale, invece di farsi quattro risate leggendo La Voce Misena della settimana precedente?
Credevamo ci fosse un limite alla quantità di balle da sparare in un mese. Ci sbagliavamo.

Il 23 giugno il corsivista de La Voce Misena ci ha fatto sapere che Carlo Azeglio Ciampi non gli piace. Non va bene, il Presidente della Repubblica, per tre motivi:

1) Costa troppo.

«Qualunque cittadino di questa nostra Italia vivrebbe da signore con meno della metà di quello che prendono di stipendio ministri e sottosegretari, parlamentari di ambo le camere e, naturalmente, presidenza della repubblica».
E poi, quello sprecone di Ciampi, ha il maledetto vizio delle parate militari. Passi per quella del 2 giugno, «purtroppo [sic] tradizionale e non del tutto imputabile a lui», ma quella della marina militare «è tutta una sua invenzione»: tra dragamine, portaerei e motoscafo presidenziale, nel golfo di Napoli si bruciano vari milioni di euro in nafta, allestimenti e impegni. Dovrebbe, il presidente dalle mani bucate, prendere esempio dal Papa: niente trasferte, niente aerei (al più un piroscafo in terza classe), pochi allestimenti e impegni. D’altra parte, sembra chiedersi il commentatore, qual è l’utilità dell’istituto presidenziale? Eh già, qual è l’utilità delle cariche rappresentative? L’aporìa è evidente a tutti, tranne che a Padre Teloni.
Ma non importa, veniamoci incontro. Per limitare le spese, si potrebbero accorpare le cariche: allontaniamo Ciampi e nominiamo Benedetto XVI presidente della Repubblica italiana.

2) Non se la smette di fare proclami risorgimentali.

Ha proprio ragione, Teloni: non piace neppure a noi, quello scalmanato di Ciampi, a cavallo con la camicia rossa e il fazzoletto al collo. Come si permette, il capo dello Stato nato dal Risorgimento, invece di girare col santino di Pio IX e il Sillabo, di ricordare quellospregiudicato massone anticlericale di Cavour, che un giorno, dopo aver alzato il gomito, si mise in testa di fare l’Italia unita? Che ci troverà, poi, in quell’avventuriero giramondo di Garibaldi e in quell’altro nullafacente – come cavolo si chiamava… ah sì Mazzini – un gagà di quelli alla armiamoci e partite?

3) È andato a votare per i referendum sulla procreazione assistita.

«Già i referendum sono stati da soli una spesa enorme, ma se avessero ottenuto validità per un solo voto, e non importa la vittoria dei sì o dei no, la colpa del milione di euro rimborsata ad ogni comitato promotore, sarebbe stata proprio di Ciampi».

Non della legge elettorale o della gente che è andata a votare: no, di Ciampi. Come si permette il presidente della Repubblica, garante supremo della Costituzione, di tacere per tutta la campagna referendaria, di non profferire parola né per il voto né per l’astensione, né per il Sì né per il No, di non entrare nel dibattito politico? Avrebbe dovuto fare come Pera e Casini: dichiarare che non sarebbe andato a votare, difendendo e valorizzando la scelta astensionista. E chissà, magari anche iscriversi a “Scienza & Vita” e partecipare ad una puntata di “Porta a Porta”, seduto al fianco di Giuliano Ferrara.
E mica «importa la vittoria dei Sì o dei No». Quell’ingenuo di Ruini non aveva capito niente, si era sbagliato a dire che l’astensione era il modo più efficace di opporsi alla modifica della legge. Non avevano capito niente nemmeno quelli che predicavano l’astensione mirata, responsabile e ragionata. No no: non bisognava andare a votare a prescindere. Il 12 giugno fa troppo caldo, meglio andare al mare.
Diciamo la verità, la democrazia costa. «Sappiamo a chi costa. Ma chi intasca?» si chiede l’anima candida. In caso di raggiungimento del quorum, un milione di euro se lo sarebbero intascato di sicuro, come rimborso, quelle sanguisughe dei comitati promotori.
Un milione, mica un miliardo di euro che s’è beccata nel 2004 la Chiesa cattolica dallo Stato con l’otto per mille…