Appuntamento a Gerusalemme /1

Karnyt, moglie di Udi (Ehud) Goldwasser

L’altro ieri a Gerusalemme abbiamo avuto uno stimolante incontro con il vice premier israeliano, Shimon Peres. All’uscita dalla saletta abbiamo percorso di nuovo quell’impegnativo corridoio che ci consente di “calpestare” le firme di tanti uomini illustri.

Siamo al King David Hotel: come non uscire un attimo sulla famosissima terrazza, per dare uno sguardo su Gerusalemme?
Fa freddo e siamo pochi; praticamente solo noi, i partecipanti all’incontro “Appuntamento a Gerusalemme”. Leggi tutto “Appuntamento a Gerusalemme /1”

Tra vacanza e avventura: alla scoperta della Tanzania

Ecco un itinerario un po’ strano, fuori dai circuiti turistici commerciali e più frequentati. Fiumi, montagne, spiagge e parchi, conosciuti di persona dall’Autore.
Marco Mazzufferi, dopo un lungo periodo nei cieli del Texas, ha lavorato e volato dapprima quale “bush pilot” e poi come pilota di linea trasportando turisti, lavoratori e merci, a sud dell’equatore. Una esperienza difficile, ma affascinate in una delle regioni naturalisticamente più interessanti dell’Africa, uno scrigno di tesori ambientali, con un eccellente grado di conservazione.
La proposta qui pubblicata è un itinerario nient’affatto teorico, perché già vissuto molte volte di persona, a portata di mano per il turista intelligente che voglia sottrarsi all’ozio delle spiagge o alla semplice escursione di due giorni con i soliti animali, nei soliti parchi.

Mnemba IslandRed Colobus, molto socievoli con i turistici trovano in comunità abbastanza numerose a Jozani forest

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La via baltica

Ho coinvolto altri due amici in una vacanza low-cost, dopo una proposta lanciata per scherzo in pizzeria; un amico comune, per lavoro, avrebbe trascorso la fine di agosto in Lituania, nella capitale Vilnius, e quindi ci invitava a raggiungerlo là. In realtà abbiamo poi deciso di visitare gli altri due paesi Baltici, e in particolare Lettonia ed Estonia, per motivi essenzialmente logistici, dal 27 agosto al 4 settembre. Il periodo complessivo di soggiorno è stato di nove giorni, dei quali due di trasferimento andata da e ritorno a Bologna, uno di trasferimento interno tra i due paesi e gli altri tre per una visita completa. Leggi tutto “La via baltica”

Ad un passo da Gerusalemme

Sono ancora vivi nella memoria gli avvenimenti che ci hanno tenuto col fiato sospeso nell’agosto scorso, mentre si consumava una feroce azione di guerra tra Israele e Libano. Qui si combatte da sempre per interessi che nascono da lontano, da una parte il blocco degli stati arabi, dall’altra il leone israeliano, appoggiato dagli alleati occidentali. Spesso ci scordiamo di questa fetta di mondo, così vicina ma tanto lontana, perché troppo spesso appaiono in televisione ai nostri occhi scene di paesaggi quasi lunari, nella loro devastazione; e immagini di mura diroccate, persone disperate in pianto, fucili levati al cielo, carri armati e soldati creano di giorno in giorno nella nostra mente un’idea distorta e imprecisa di questa terra. Leggi tutto “Ad un passo da Gerusalemme”

Momenti di gloria

Pointe Noire (Congo) – L’africa nera di notte vista dall’alto è veramente nera, le luci a terra si confondono con le stelle, sembra quasi di stare su un astronave immersa nello spazio. Invece non si tratta di un astronave ma di un volo Air France che mi riporta a casa dopo 25 giorni trascorsi a Pointe Noire (Repubblica del Congo) per motivi di lavoro.

Squadra di rugby a Pointe Noire

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Per un tuffo a Marathon

Marco Mazzufferi è un giovane pilota d’aereo con una già lunga esperienza internazionale.
Pubblichiamo l’avvincente reportage del viaggio “cross-country” che ha compiuto qualche anno fa dal Texas alla Florida (e ritorno), attraverso l’Arkansas, la Louisiana, il Mississippi e l’Alabama. Due i protagonisti: oltre a Marco, il suo Cessna C152. Insieme, artefici di un’attraversata di quattro giorni nei cieli d’America.

L’articolo e’ apparso per la prima volta su Aviazione Sportiva nel luglio 2000. Buona lettura. Leggi tutto “Per un tuffo a Marathon”

Scozia 2005 /2

6 – E’ il giorno dell’isola di Skye. Le previsioni della BBC sono state chiare: pioggia, pioggia, pioggia fino a meta’ pomeriggio. In caso di pioggia torrenziale la grafica della BBC indica un’area verde e oggi Skye e’ costellata di aree verdi. Non a caso una delle aree piu’ piovose di tutta la Gran Bretagna. Nonostante l’evidenza scientifica il gestore del nostro B&B (lo spione) ci assicura che troveremo tempo bello perche’ quelli del meteo non ci hanno mai capito niente… Partiamo. Cielo nerissimo. Prima pioggia gia’ sul ponte che conduce all’isola. La parte sud dell’isola e’ un susseguirsi di montagne, vallate, fiordi, torrenti. Scarsissima presenza umana. Il paesaggio e’ davvero fantastico. Le nuvole che nascondono le cime delle montagne aggiungono un tocco di mistero.
Raggiungiamo il nord dell’isola (lunga circa 80km), segnalato dalle guide per le sue “stranezze geologiche”, schivando le pecore se ne stanno beatamente in mezzo alla strada, padrone incontrastate della loro isola.

Prima sosta: Old Man of Storr, un pinnacolo roccioso alto 50m (come un palazzo di 15 piani) che mi ricorda il menhir di Obelix. E che Marco1 ribattezza simpaticamente “la tega”. Per raggiungerlo dobbiamo inerpicarci per circa un’ora lungo un sentiero scosceso in mezzo alle nuvole, finche’ non ci appare in tutta la sua maestosita’. Ma arrivati in cima le nuvole si diradano e inizia a piovere: ci aspetta un’ora di discesa sotto pioggia battente, arriviamo alla macchina fradici. Ma le viste sul mare e le isolette vicine sono indimenticabili.
Seconda sosta: dopo esserci asciugati e cambiati i vestiti zuppi d’acqua ci dirigiamo alla Kilt Rock, uno strapiombo di roccia a picco sul mare cosi’ ribattezzato per la somiglianza con le pieghe del tipico gonnellino scozzese. Piove. Cielo sempre piu’ nero.
La terza sosta prevista sarebbe un’altra delle “stranezze”, ma non ci arriviamo perche’ lungo la strada ci coglie uno scroscio cosi’ violento che il tergicristallo non basta piu’ a garantire la visibilita’. Vatti a fidare dello spione… La strada in alcuni punti e’ diventata un fiume. Preferisco accostare e aspettare che passi la buriana.
Terza sosta: Portree, capoluogo dell’isola. Piove. Dopo esserci rifocillati, visitiamo il porticciolo dominato da una fila di casette variopinte. Un tocco di colore nel grigio dell’estremo nord.
Quarta sosta: Distillerie Talisker. Sono circa le 16 e come da previsioni BBC ha smesso di piovere e sta rischiarando. E’ troppo tardi per il tour guidato della distilleria, non per un assaggino. Ci incuriosisce il torrentello di scarico verso mare che emana odore di whisky…
Raggiunta Armadale nell’estremo sud dell’isola torniamo sulla terraferma con il traghetto. Passiamo la sera risolvendo un qui pro quo con un titolare di B&B che millantava una nostra prenotazione, spacciandoci un suo errore per “Highland’s ospitality”…

7 – E’ il penultimo giorno del nostro viaggio e, finalmente, c’e’ il sole! Una intera giornata di sole, dopo lo sprazzo di 3-4 ore di Edimburgo. Ci aspetta la cosiddetta “Strade per le Isole”, una cavalcata di 80km, lungo la costa da Mallaig a Fort William, famosa per ospitare alcuni degli scorci piu’ fotografati di Scozia.
Prima sosta: Mallaig, ameno porticciolo animato solo dall’arrivo di un nuovo traghetto. Sul tetto di ognuna delle belle casette a ridosso del porto c’e’ un gabbiano appollaiato.
Seconda sosta: Loch Morar, dimora del secondo mostro piu’ famoso di Scozia dopo Nessie, ma anche qui niente bestione. Che il whisky dia allucinazioni?
Terza sosta: Silver Sands of Morar, stupende spiagge di sabbia bianca che nemmeno ai Caraibi… L’acqua in compenso e’ gelida, ma c’e’ un pazzo che sta pescando immerso fino alla cintola. Potere riscaldante del whisky?
Quarta sosta: Arisaig, sonnolento (forse perche’ e’ domenica mattina?) porticciolo. L’unico segno di vita e’ un piccolo spaccio di generi alimentari. Livia si presenta alla cassa per pagare una bottiglia di whisky, ma e’ gentilmente invitata a riporla sugli scaffali: e’ domenica, niente alcolici in questa parte del mondo…
Quinta sosta: Glenfinnan, luogo caro al popolo scozzese poiche’ qui Bonnie Prince Charlie inizio’ il suo tentativo, fallito, di riconquistare la corona britannica. Il monumento commemorativo dice poco al turista italiano, ma lo scenario e’ spettacolare col fiordo da un lato e il viadotto ferroviario (altro set di un Harry Potter) dall’altro.
Sesta sosta: Neptune’s Staircase. Si tratta del sistema di chiuse che collegano il canale di Caledonia all’Atlantico. Molto interessante, ma non so se tutti hanno apprezzato.
Settima sosta: Fort William. Lo scenario, con lo sfondo del Ben Nevis, il monte piu’ alto di Gran Bretagna, e’ suggestivo, ma del forte nessuna traccia. Marco2 paga a Marco1 un pacchetto di patatine causa scnfitta a briscola a 59… Tanti negozi per turisti. E noi ci adeguiamo…
In serata ci dirigiamo verso sud, attraversando paesaggi dapprima brulli e maestosi come la Glen Coe e poi piu’ boschivi e dolci nelle Lowlands.

8 – Dopo la notte passata nello sperduto villaggio di Aberfoyle, ma con una bellissima locanda, ci apprestiamo al lungo viaggio verso l’Inghilterra con destinazione finale aeroporto di Durham Teesside.
Colazione leggera con haggis, piatto nazionale scozzese a base di interiora di agnello… A dir la verita’ Livia e’ stata l’unica coraggiosa…
Facciamo due brevi soste lungo il tragitto, nel segno del moderno e dell’antico.
A Falkirk, ancora in Scozia, visitiamo un avveniristico sistema che consente il passaggio di imbarcazioni tra canali situati a diversi livelli (diciamo che si tratta delle “chiuse del Duemila”). Ci si puo’ chiedere a cosa serva visto che i canali britannici sono in disuso, ma in compenso i turisti sono tanti.
La seconda sosta e’ in Inghilterra a visitare le rovine del Vallo di Adriano nel loro scorcio piu’ suggestivo. Ma comincia presto a piovere ed e’ ora di ripartire e non c’e’ cosi’ tempo di vedere il sicomoro immortalato nella scena iniziale del Robin Hood di Kevin Costner.

E siamo cosi’ alla conclusione del nostro viaggio. Che dire?
Bei posti (soprattutto la costa atlantica), bella compagnia, cibo cosi’ cosi’.
E portate il k-way…

Scozia 2005 /1

Protagonisti: Daniele, Livia, Marco 1, Marco 2, Michela
Periodo: 8-15 Agosto 2005
Mezzo: Aereo + Auto

1 – Viaggiamo separatamente. Io arrivo in tarda serata ad Humberside (Inghilterra) con voli KLM da Bologna. I nostri eroi atterrano invece a Durham Teesside (Inghilterra) con volo RyanAir da Roma Ciampino. Io dormo a casa a Beverley, mentre i nostri eroi raggiungono Durham coi mezzi pubblici. Non hanno pero’ tempo di vedere la bellissima cattedrale, usata da sfondo anche per un film di Harry Potter, in quanto rapiti da un ristoratore indiano.

2 – Mentre i nostri eroi visitano finalmente il bellissimo centro storico di Durham, patrimonio dell’Unesco, io li raggiungo in macchina. Sistemiamo con qualche difficolta’ valigie e zaini nel pur capiente bagagliaio della mia Chevrolet perche’ Marco1 ha portato un valigione con ricambi per 30 giorni. Ci mettiamo in viaggio verso la Scozia. Non c’e’ autostrada e Marco1 mi esorta spesso a premere sull’acceleratore. Una volta lo fa proprio mentre siamo nel mirino di uno degli innumerevoli autovelox fissi… Fortunatamente non lo ascolto. Immancabile sosta al confine con zampognaro e giapponesi che gli fanno la foto. Breve sosta a Jedburgh ad ammirare le rovine di una imponente abbazia. Raggiunta la capitale Edimburgo subito ci perdiamo, ma grazie alle indicazioni di una passante e a un po’ di fortuna finalmente troviamo il nostro B&B. Giretto pomeridiano e notturno in centro, per il famoso Royal Mile. Prima impressione: troppi italiani in giro… Siamo colpiti dalla audace architettura della nuova sede del parlamento scozzese. Prime gocce di pioggia e ci rifugiamo nel Museo di Scozia: 7 piani ricchissimi di reperti e testimonianze sulla storia della Scozia ma troppo dispersivo. Dopo un’ora e mezzo usciamo avendone visto solo una piccola parte e con la sensazione che il ricordo che ci rimarra’ piu’ impresso e’ la vista della citta’ dal terrazzo posto all’ultimo piano. E anche il ricordo di Marco2 fenomeno nella gara dei riflessi… Serata in pub a base di Guinness, steaks e jacket potatoes.

3 – Giornata interamente dedicata alla visita di Edimburgo. Raggiunto il centro con autobus a due piani in perfetto stile britannico siamo i primi a varcare la soglia della National Gallery: non sara’ quella di Londra, ma ci sono davvero tanti bei quadri. Ovviamente la sala che preferisco e’ quella degli impressionisti. Percorrendo i verdi giardini che con la ferrovia dividono in due la citta’ ci dirigiamo verso la New Town, magnifico esempio di un oculato e rigoroso sviluppo urbanistico. Insieme alla Old Town, al contrario irregolare e caotica, e’ stata designata patrimonio dell’Unesco. Torniamo quindi verso la Old Town e ci dirigiamo verso il castello. Mentre siamo in fila per l’ingresso ci informiamo sui biglietti per lo spettacolo serale (Military Tattoo) che si tiene sulla spianata. Niente da fare…i biglietti sono finiti a gennaio! E pensare che viene replicato tutte le sere di agosto e le tribune hanno una capienza di circa 10000 spettatori… Incredibile! La visita del castello e le vedute del Firth of Forth ripagano ampiamente della delusione per il mancato spettacolo. Marco1 si invaghisce del gendarme dell’One o’Clock Gun e gli da’ un bacio in bocca. Nel pomeriggio spunta finalmente il sole e ne approfittiamo per sederci su un prato e intavolare un bella partita a queen. Cena in ristorante messicano dove Michela diventa lo zimbello del cameriere.

4 – Ci lasciamo alle spalle Edimburgo attraversando il Firth of Forth in direzione nord e ci godiamo la vista del famoso Forth Bridge, ponte ferroviario in acciaio.
St.Andrews, patria del golf, mi emoziona subito. La citta’ vive per lo sport a cui ha dato i natali. Tantissima gente cammina per strada con la sacca piena di mazze, i negozi vendono abbigliamento per il golf e c’e’ anche un museo del golf. Ma e’ quel grande prato verde della buca 18 (Roberto rassegnati, non e’ la 17!) circondato dalle case e a un tiro di schioppo dalla spiaggia che ti colpisce piu’ di tutto. Provo un po’ d’invidia per quei fortunati che, avendo prenotato con un anno d’anticipo, ora possono roteare le loro mazze. Marco1 suscita l’ilarita’ di uno spettatore quando ad alta voce esprime il proprio disappunto per un “putt” sbilenco: “Nooo!!!”. Anche Livia, che non mi era sembrata felicissima dell’inserimento di St.Andrews nell’itinerario, ne rimane colpita.
Visitiamo anche le rovine del castello e della cattedrale. Nel camposanto della cattedrale attira la nostra attenzione la tomba di “Tommy”, morto il giorno di Natale del 1875 a soli 24 anni, ma gia’ tre volte vincitore del famosissimo torneo.
Lasciamo St.Andrews col rammarico di non aver imbucato nemmeno una pallina (e anche di non averla comprata… son dovuto correre perche’ scadeva il parcheggio e nel frattempo i bast…se la son comprata solo per loro…) alla volta di Inverness. Dopo cena abbiamo tempo per una passeggiata notturna lungo il fiume, dominato dal castello illuminato.

5 – E’ il giorno della traversata est-ovest che ci portera’ dal mare del Nord all’Atlantico. Piu’ ci muoviamo verso est e piu’ il paesaggio diventa selvaggio e affascinante. Inizia la Scozia che ci aspettavamo.
Prima sosta: Loch Ness alla ricerca del mostro, ma lo troviamo solo nei negozi di souvenir. In compenso la vista del lago dalle rovine dell’Urquhart Castle e’ molto suggestiva, cosi’ come la ricostruzione cinematografica della storia del maniero con tanto di sipario che si apre alla vista delle attuali rovine.
Seconda sosta: Eilean Donan Castle, un castello appollaiato su un isolotto roccioso nel bel mezzo di un fiordo e raggiungibile con un ponte in pietra. Riflessi indimenticabili. Non a caso scenario di diverse pellicole di successo.
Terza sosta: abbiamo raggiunto l’Atlantico, a Plockton, villaggio simil-caraibico con tanto di barche a vela, isoletta e palme (grazie alla corrente del Golfo). Davvero strano trovare un posto del genere in Scozia. Manca solo il sole. Hai detto niente… Abbiamo la geniale idea di avventurarci a piedi in una penisoletta raggiungibile attraversando la zona di bassa marea. Nessuno si fida di Marco1 che ha scelto la via piu’ lunga e tutti seguono me per la strada piu’ breve. Finiamo immaltati fino alle caviglie…
Quarta sosta: Kyle of Lochalsh, villaggio di pescatori dominato dalla sagoma a dorso d’asino del ponte che porta sull’isola di Skye. Ceniamo, davvero bene, nel ristorante gestito da una simpatica signora olandese. In serata raggiungiamo, poco fuori Kyle, un B&B con vista. Con con vista su un’isoletta popolata di foche, con vista sull’isola di Skye sormontata da nubi nere e con vista… del gestore su di noi (nel senso che tramite uno spioncino ci sbircia mentre giochiamo a queen in salotto… no comment). (… continua)

Viaggio a Corfù

Questo viaggio non doveva essere fatto a Corfù bensì a Copenhagen. Per cause tecniche non ho potuto fare i 4040 Km andata e ritorno in macchina per la capitale danese. Comunque per una coincidenza fortuita ho colto l’occasione di un viaggio via mare per Corfù.

Fortuna vuole infatti che Luca, un mio amico in partenza per Corfù, fosse in cerca di una quarta persona per riempire un appartamento e condividere le spese di alloggio per dormire in un appartamentino in quel di Barbati, circa 20 Km a nord di Corfù.

Insieme a Luca sono partito con Andrea e Paolo il 13 pomeriggio e il viaggio, con passaggio-ponte su traghetti della Minoan lines, è stato bello, anche se all’andata, causa caldo ed eccitazione da partenza, ho dormito poco, mentre al ritorno, causa stanchezza, sono sprofondato in un sonno ristoratore.

Appena arrivati a Corfù, dopo aver fatto un cambio di nave a Igoumenitsa, mi sono accorto che c’erano molti italiani in vacanza e che i corfioti erano una esigua minoranza. Nella settimana seguente ho avuto conferma di tutto ciò: l’isola pullulava di italiani, le insegne dei negozi sono in italiano e tutti parlano la nostra lingua.

La casetta a Barbati era veramente comoda e carina sia come arredamento che come posizione. Avevamo anche un tavolo all’aperto dove fare colazione la mattina, api permettendo, e cenare a lume di candela la sera.
Per gli spostamenti abbiamo utilizzato un suzuki samurai: si tratta di un piccolo fuoristrada.

Mare limpido e pulito ovunque, le spiagge passano da quella sabbiosa, simile a quella vellutata di Senigallia, per arrivare a quelle sassose. A nord l’isola si presenta prevalentemente montuosa ed è dominata da un monte di circa 900 m di altezza; andando verso sud l’isola si restringe e diventa più pianeggiante.

Consiglio di visitare la spiaggia di Sidari al nord e la baia di Glifada, al centro sul lato occidentale. Ovviamente anche il centro storico di Corfù merita di essere visitato sia di giorno, con il caos legato ai turisti e vita normale di una grande città, sia di notte quando complice la notte il dedalo di vicoli stretti e tortuosi diventano un labirinto dove è facile perdersi. Il centro ricorda Corinaldo con i sali e scendi dei vicoli, solo che è 10 e passa volte più grande ed è in condizioni peggiori poiché molti palazzi sono fatiscenti.

Aspetto gustoso è il mangiare, i piatti che ho provato sono una decina, ottima è la gyros pitta, simile alla nostra piadina come forma e paragonabile alla nostra pizza come snack da fare ad ogni ora del giorno. Si tratta di una simil-piadina arrotolata con dentro patatine fritte, pomodori, yoghurt, cipolle e gyros (questa è carne di maiale cotta alla brace)… in effetti è una piccola bomba calorica.
Ovviamente l’insalata greca è ottima.

I corfioti (abitanti di Corfù) sono disponibili e gentili, grazie alla loro ospitalità il viaggio è stato ancora più bello.

Un ristorante carino dove mangiare bene a due passi dal mare, immersi in un atmosfera rilassata, è la taverna di Nikolas presso il paesino di Agni, a nord.

Le strade sono pericolose e mai come in questa vacanza ho pregato così tanto on the road!

La sera si è usciti sempre e abbiamo avuto modo si vedere la vita notturna, anche se la maggior parte dei posti sono ad uso e consumo dei soli turisti. Molte sere le ho passate presso un pub irlandese (tenuto da irlandesi) chiamato “dirty Nellies” lungo la spiaggia di Ipsos, altrimenti nota come Little Italy, data l’enorme presenza di connazionali partenopei.

Nel complesso è stata una bella vacanza e tenendo conto di tutto si è arrivati a spendere sui 500 € a testa, viaggio+vitto+alloggio+macchina+spese extra.