Roberto Ceresoni e Simone Paradisi

Siamo la patria del diritto… e del rovescio. Non c’è regola senza eccezione, non c’è piano regolatore senza variante.
Siccome la legge regionale 25/2001 vieta l’installazione di impianti per telefonia mobile anche su parchi gioco, aree verdi attrezzate, parchi pubblici, impianti sportivi, cosa s’è inventato l’assessore Ceresoni?
Ha cambiato destinazione d’uso alla terra attorno a un palo d’illuminazione della pista d’atletica, su cui andrebbero montate le antenne.

È un trucchetto? Una presa per il culo? Un atto legittimo? Una violazione della legge?
Non lo so. Mi limito a far notare a Ceresoni che la demagogia è un’arma a doppio taglio.
Dal traliccio Omnitel del Cavallo fino ad oggi, invece di raccontare alla gente i fatti per farla ragionare, tutti (Ceresoni compreso) hanno preferito scatenare orde di cittadini disinformati, impauriti e imbufaliti.
Finché, passati dall’altra parte, non gli è servita la vaselina per difendere scelte di amministrazione pubblica che cinque anni prima avrebbero visto come il fumo negli occhi.
Come se le antenne facciano più o meno male a seconda che si stia al governo o all’opposizione.
È vero: la cosa più facile è raccontare alla gente ciò che vuol sentirsi dire, ma è anche la cosa più seria?

Questo, invece, è ciò che la gente non vuol sentirsi dire.
È necessario dare copertura ai quartieri sud di Senigallia, e in particolare alla zona delle Saline, che si sta espandendo. Il servizio va assicurato, altrimenti la gente – cioè gli stessi signori che venerdì al Centro Sociale Saline urleranno imbestialiti contro Ceresoni – s’incazza se non trova campo sul cellulare, perché non può chiamare la moglie per dirle di buttar giù la pasta oppure mandare i messaggini alla fidanzata.
E come si fa per avere campo sul cellulare? Bisogna piazzare un’antenna vicino alla zona da coprire: sì, proprio lì e non in cima al Monte Catria, sennò non serve a una cippa.
Ceresoni, quindi, ha dovuto ritagliare un fazzoletto di terra adatto all’uso, su un terreno pubblico, in modo che il futuro impianto assicuri un’esposizione ai campi elettromagnetici inferiore ai limiti della normativa.

Forse gli andrà male: c’è la legge regionale. Ma non ci fosse stata la legge regionale, ci sarebbe stato qualche altro cavillo; se non un cavillo, ci sarebbe stato un vincolo paesaggistico; se non fosse bastato il vincolo paesaggistico, qualcuno si sarebbe inventato una qualche scusa pur di scongiurare l’antenna. Insomma, costi quel che costi, quell’antenna non s’ha da fare.

Il consigliere Paradisi, dal canto suo, fa il suo mestiere di opposizione.
Ma leggete questo, togliete la firma di Paradisi e metteteci quella di Ceresoni: notate la differenza rispetto a un comunicato dei Verdi di cinque anni fa?

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