Inquinamento elettromagnetico: diamo i numeri

Da un po’ volevo scrivere qualcosa sull’inquinamento elettromagnetico, su come la questione venga percepita dall’opinione pubblica e trattata dai mass media.
Inizierò da alcune considerazioni di base, in parte legate alla teoria e in parte frutto di osservazioni empiriche.
Mi scuso sin d’ora per i tecnicismi, che ho cercato di ridurre al minimo relegandoli in note a margine. Spero che il testo sia di buona comprensione, oltreché di qualche interesse per chi vuol capirci un po’ di più e non fermarsi all’opinione comune.



TELEFONARE SENZA ANTENNE?
Quando un Gestore si aggiudica una licenza per l’utilizzo di frequenze adibite al servizio di telefonia cellulare, s’impegna, entro un certo tempo, a fornire il servizio come concordato col Ministero delle Comunicazioni in fase di gara.
Con servizio si intendono sostanzialmente due cose:
copertura: presenza del segnale radio nelle zone previste dalla licenza, con un’intensità adeguata per consentire agli utenti l’accesso alla rete;
capacità: disponibilità della connessione per un certo numero di utenti simultanei, e soddisfacimento di requisiti minimi di qualità concordati in fase di rilascio della licenza.

Le due cose non è detto coincidano. Si può avere la copertura ma non la capacità sufficiente (ad es. il telefonino ha “campo” ma appare il messaggio di “rete occupata” se si tenta di chiamare). Questo perché il segnale c’è ma non le risorse sufficienti affinché un certo numero di utenti faccia traffico contemporaneamente.

Il Gestore deve soddisfare, nei tempi previsti, gli obiettivi di servizio cui è vincolato dalla licenza. L’assenza del servizio, per ritardi nello sviluppo della rete o anche solo per periodi limitati di tempo (ad es. a causa di guasti), è una iattura per il Gestore, che si trova a dover pagare penali al Ministero.
Per assicurare il servizio, il Gestore installa sul territorio le cosiddette Stazioni Radio Base (srb), comunemente ma anche erroneamente chiamate “ripetitori”(1), preposte alla diffusione del segnale. L’installazione delle srb segue precisi criteri di pianificazione, volti a:
– massimizzare l’area coperta;
– minimizzare il numero di srb (ognuna delle quali può costare parecchie decine di migliaia di euro);
– minimizzare la potenza trasmessa(2).

Finché la posizione delle srb viene decisa dal Gestore, non ci sono grossi problemi: è suo interesse che gli utenti abbiano servizio, facciano traffico e spendano, quindi pianificherà la sua rete nel migliore dei modi possibili e secondo criteri di economia.
È chiaro che non può essere il Gestore ad avere l’ultima parola su tutto: ci sono dei vincoli ambientali, architettonici, paesaggistici, sanitari, ecc. da rispettare. È ovvio che un’antenna sulla scalinata di Piazza di Spagna non va messa, e nemmeno davanti alle finestre d’un ospedale. Normalmente la localizzazione di una srb viene decisa di concerto tra il Gestore, l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) e le Amministrazioni locali.

Cose ben diverse sono, però, l’allarmismo generalizzato, la paura immotivata e il rifiuto istintivo che pervadono l’opinione pubblica al solo sentir parlare di “antenne per cellulari”. Tutti abbiamo un cellulare, non possiamo farne a meno e andiamo su tutte le furie quando “non c’è campo”, ma nessuno vuole avere una srb vicino casa, ossia un impianto che permette di “avere campo”.
In America la chiamano “sindrome nimby (Not In My Back Yard): fate quel che volete, ma fatelo lontano da casa mia, non venite a rompermi le balle in cortile.
La sindrome nimby, nella variante applicata alle antenne, nell’ultimo decennio ha polarizzato l’opinione pubblica verso atteggiamenti di rifiuto incondizionato, che sfocia in veri e propri eccessi di parossismo.

Cosa succede quando il Gestore, sommerso dai dinieghi delle Amministrazioni locali a loro volta incalzate da orde di cittadini infuriati e impauriti, ha poco o nessun potere decisionale sullo sviluppo della propria rete? Se la posizione delle srb non è ottimizzata, la copertura avrà dei “buchi”, delle zone d’ombra, senza servizio. Il Gestore, allora, per riempire i buchi di copertura e soddisfare il requisito di servizio (assicurare agli utenti il benedetto “campo”), dovrà aumentare il numero di srb (più tralicci, più antenne) e/o aumentare le potenze trasmesse. In entrambi i casi, la soluzione rattoppata sarà peggiore di quella iniziale, in termini di costi di esercizio (che saranno puntualmente ribaltati sugli utenti), qualità del servizio, inquinamento elettromagnetico ed impatto ambientale.

LA NORMATIVA IN VIGORE
I campi elettromagnetici interagiscono sempre con l’ambiente, e quindi anche coi tessuti biologici che incontrano. In generale, i fenomeni fisici indotti da un campo esterno nei tessuti di un organismo esposto provocano una deviazione dalle condizioni di equilibrio elettrico a livello molecolare. Ciò si traduce, talvolta, in una variazione della differenza di potenziale elettrico tra la parete interna e quella esterna della membrana cellulare.
Questa interazione di tipo elettrico ha un effetto biologico? Per poter parlare propriamente di effetto biologico, si deve verificare una variazione morfologica o funzionale in strutture di livello superiore (tessuti, organi, sistemi). Ci sono effetti termici (legati alla dissipazione dei campi elettromagnetici di grande intensità sui tessuti organici) ed effetti non termici. Nel caso dei sistemi di telefonia cellulare, le potenze impiegate e le distanze comunemente in gioco rispetto alle sorgenti non sono tali da provocare effetti termici apprezzabili, ma effetti non termici associati a presunti disturbi soggettivi riconducibili ad alterazioni del sistema nervoso.
Questo presunto effetto biologico costituisce un danno? Non necessariamente: affinché si verifichi un danno, occorre che l’effetto superi la capacità di compensazione di cui dispone l’organismo, che dipende anche dalle condizioni ambientali.
Gli effetti biologici acuti sono stati dimostrati sperimentalmente e sulla base di essi sono state concepite le normative internazionali. Gli effetti di basso livello non sono stati dimostrati, e per essi si applica il principio di precauzione.
Per quanto detto, la presenza di campi elettromagnetici nell’ambiente dev’essere tenuta sotto controllo per tre ordini di motivi:

  1. L’esposizione di organismi biologici, anche per brevi periodi, a campi molto intensi può provocare conseguenze sanitarie negative. In questi casi l’effetto è quasi sempre di tipo termico, cioè legato alla dissipazione dell’onda elettromagnetica nei tessuti organici. Un po’ quel che succede quando cuociamo gli alimenti nel forno a microonde. Oltre agli effetti termici, ci sono anche effetti acuti non termici, documentati da studi epidemiologici e in genere legati a campi a bassa frequenza. Nella regione delle frequenze industriali (50-60 Hz), un gran numero di studi epidemiologici (in parte controversi) sembra evidenziare l’esistenza di una debole associazione tra l’esposizione a forti campi magnetici (oltre 0.4 μT) e l’insorgenza di leucemie infantili.
  2. Esiste il sospetto (tuttora non dimostrato) che esposizioni prolungate anche a livelli inferiori a quelli massimi ammessi dalle normative possano costituire un fattore di rischio per alcune gravi patologie. Lo strumento di tutela nei confronti di questo rischio ipotetico consiste nelle cosiddette politiche cautelative, incorporate nelle normative stesse.
  3. Esiste la possibilità che campi elettromagnetici anche di modesta intensità possano disturbare il funzionamento di apparecchiature elettroniche, il cui disservizio può causare un danno, un rischio o un disagio. Pensiamo alla strumentazione di bordo di un aereo, che non deve essere disturbata da interferenze esterne.

Seguendo i principi di tutela (dagli effetti acuti) e di cautela (da possibili e non provati effetti di lungo periodo dei campi di debole intensità), il legislatore ha posto dei limiti all’esposizione della popolazione alle radiazioni elettromagnetiche. Si tratta di limiti sulla durata dell’esposizione e sull’intensità del campo elettromagnetico, sotto precise condizioni.
In Italia l’attuale normativa fa riferimento al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 luglio 2003: “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz”.
I vincoli della normativa, per la parte che qui interessa, sono riportati nella tabella seguente.

 

  Frequenza Intensità di campo elettrico E
[V/m]
Limiti di esposizione. Valori di campo e.m. che non devono essere superati in alcuna condizione di esposizione, ai fini della tutela dagli effetti acuti. 0.1 … 3 MHz 60
3 … 3000 MHz 20
3 … 300 GHz 40
Valori di attenzione. Valori di campo e.m. che non devono essere superati all’interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortilie sclusi i lastrici solari. Essi costituiscono la misura di cautela ai fini della protezione da possibili effetti di lungo periodo. 0.1 MHz … 300 GHz 6
Obiettivi di qualità. I valori di immissione (ossia come somma di tutti i contributi valutati o misurati sul ricettore) dei campi e.m. calcolati o misurati all’aperto nelle aree intensamente frequentate (intese anche come superfici edificate ovvero attrezzate permanentemente per il soddisfacimento di bisogni sociali, sanitari e ricreativi) non devono superare i valori indicati. 0.1 MHz … 300 GHz 6

 

 

MISURA DEL CAMPO ELETTROMAGNETICO: UN CASO REALE
Dunque, allo stato attuale, la normativa fissa limiti sull’intensità del campo elettromagnetico e sulla durata dell’esposizione.
Il campo elettromagnetico ricevuto da una sorgente come un’antenna per telefonia cellulare mal si presta ad essere descritto analiticamente, a causa della variabilità delle condizioni di propagazione: la mobilità del terminale, la presenza di ostacoli (e, quindi, di fenomeni di riflessione, rifrazione e diffrazione), le mutevoli condizioni meteorologiche influenzano pesantemente la propagazione, che quindi è meglio descrivibile in maniera statistica (ad es. come probabilità che il campo ricevuto da una certa sorgente, in un dato luogo, sia compreso in un certo intervallo di valori).
Sostanzialmente, il campo ricevuto dipende da tre fattori:
– la potenza in antenna, cioè la potenza che arriva all’antenna dai trasmettitori della srb;
– l’antenna(3);
– l’attenuazione di tratta subita dall’onda nel propagarsi dall’antenna trasmittente alla ricevente. Questo è il termine aleatorio: a causa degli ostacoli e delle riflessioni, la propagazione non avviene (solo) in linea d’aria ma attraverso molteplici cammini, ed il campo subisce un’attenuazione variabile nel tempo e nello spazio, anche in modo repentino.

Nel caso (più teorico che pratico) in cui non ci siano ostacoli frapposti lungo la tratta radio, possiamo considerare che la propagazione avvenga in modo rettilineo dall’antenna al ricevitore, nello spazio libero.
In tali condizioni, il campo elettromagnetico può essere descritto in maniera abbastanza semplice purché la distanza dall’antenna sia sufficientemente grande(4). Sotto questa condizione, non essendoci ostacoli frapposti, l’attenuazione di tratta dipende solo dalla distanza in linea d’aria dall’antenna, ed aumenta con la distanza.

Ebbene, esistono casi reali che si avvicinano discretamente a questa situazione ideale. Un esempio è il sito TIM (Telecom Italia Mobile) davanti al casello autostradale di Senigallia (Borgo Molino).
Il settore est dell’impianto(5), che irradia verso il centro di Senigallia, è privo di ostacoli nelle immediate vicinanze: i primi ostacoli sono l’albergo e gli edifici prospicienti il centro commerciale.

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Sito TIM AN06 “Senigallia”: il traliccio con le antenne dei tre settori (a sx), le antenne del settore est (a dx). Cliccare per ingrandire

La misura(6) del campo irradiato è stata fatta alle 12:40 del 1 agosto 2007, nel parcheggio del vicino centro commerciale, alla distanza approssimativa di 150 m dalle antenne, nella direzione di massima irradiazione.
Di seguito sono riportati i valori del campo misurato, confrontati con le stime teoriche.

  Stima (spazio libero)
[V/m]
Stima (modello di Okumura-Hata)
[V/m]
Misura
[V/m]
GSM 900 MHz 0.06 0.086 0.06 ÷ 0.09
UMTS 2100 MHz 0.05 0.048 0.03 ÷ 0.05

I campi misurati, in buon accordo con le stime teoriche, sono di gran lunga sotto i limiti della normativa (6 V/m).
Va ribadito che tali livelli sono stati calcolati in una situazione pessimistica: ossia davanti all’antenna, senza ostacoli frapposti. Nella stragrande maggioranza dei casi, per effetto di ostacoli (case, muri, alberi, ecc.) e di una maggior distanza dall’antenna, i livelli di campo sono anche inferiori.

E I CELLULARI?
Appurato che in condizioni normali, ossia a distanze di qualche decina di metri dall’antenna della srb, i livelli di campo sono già abbondantemente sotto i limiti della normativa, ci si può chiedere cosa succede per i cellulari, che usiamo quotidianamente.
La potenza emessa da srb è molto più alta di quella emessa da un cellulare, e così pure l’efficienza dell’antenna trasmittente. Ma la distanza di un ipotetico osservatore dall’antenna di una srb è tipicamente molto maggiore della distanza da un cellulare, che viene appoggiato all’orecchio.
Si può stimare che, con valori tipici dei parametri in gioco, i campi cui siamo sottoposti usando un cellulare all’orecchio sono centinaia di volte più intensi di quelli generati dall’antenna di una srb(7).
Vero è, comunque, che il telefonino non è usato 24 ore su 24, mentre la srb è accesa in continuazione (anche se la potenza irradiata dipende anche dal traffico).

CONCLUSIONI
Quanto scritto finora può essere riassunto in 3 punti:

  1. Tenere poco o nessun conto delle esigenze radioelettriche nell’installazione delle Stazioni Radio Base produce una brutta pianificazione di rete. Ciò si traduce in uno spreco di risorse (numero di srb, potenza trasmessa, ecc.), diminuisce l’efficienza (più interferenza, meno capacità) e aumenta l’inquinamento elettromagnetico.
  2. In condizioni normali di esposizione, le distanze dalle antenne delle srb sono tali che i campi risultano abbondantemente sotto la soglia cautelativa imposta dalla normativa (6 V/m).
    Di cosa si sta discutendo, allora? Spesso si ha la sensazione che la normativa, invocata per (sperare di) dimostrare che i campi sono oltre i limiti, venga poi rimessa nel cassetto una volta constatato che non è così, per continuare a fare le barricate ideologiche contro le antenne.
  3. Un’analisi delle distanze e delle potenze trasmesse mostra che il campo di gran lunga più intenso è quello prodotto dal cellulare vicino alla testa. Come mai l’istintiva e per molti versi irrazionale paura delle antenne non nasce anche verso il nostro caro e inseparabile telefonino? Eppure, quando lo usiamo, il cellulare ci regala onde elettromagnetiche di intensità enormemente più alta di quelle del traliccio vicino casa, contro cui abbiamo scatenato l’avvocato.

Piaccia o no, insomma, l’inquinamento elettromagnetico è un prodotto della civiltà. Possiamo eliminarlo, a patto di rinunciare a tutte le nostre comodità (o capricci, a seconda dei punti di vista).
La soluzione, un po’ drastica ma pur sempre praticabile, c’è: tolleranza zero verso le antenne, e quindi tolleranza zero anche verso i cellulari. Abbattiamo tutti i tralicci e gettiamo il nostro telefonino nell’immondizia.
Ovviamente è più popolare la tolleranza zero solo verso le antenne. I politici cavalcano l’onda e dicono alla gente quel che la gente vuole sentirsi dire, senza troppi distinguo e soprattutto non sapendo loro stessi di cosa stanno parlando.
Certo: innescare un dibattito serio su dati di fatto, col rischio di mettere in discussione i preconcetti, è più difficile ed impopolare. Ma siamo sicuri che la scelta più popolare sia anche la più ragionevole?

* * *

 

NOTE
(1) In realtà non c’è nulla da ripetere, salvo in casi molto particolari. Ad esempio, quando il mobile viene rintracciato dalla rete perché è in arrivo una chiamata o un sms a lui destinato. La rete non sa a priori dov’è il mobile, ne conosce l’ultima posizione con un grado di approssimazione di parecchi chilometri. Manda allora la segnalazione a tutte le srb comprese in quell’area, le quali ripetono i messaggi di rintracciamento (paging) verso il mobile.

(2) Minimizzare la potenza trasmessa è tra le principali preoccupazioni del Gestore, non solo per ridurre l’assorbimento di energia degli apparati, ma soprattutto per salvaguardare la qualità della rete. Se ciò è importante in sistemi come il GSM in cui l’accesso alla rete è a divisione di tempo tra diversi utenti (non ci sono due utenti che trasmettono contemporaneamente sulla stessa frequenza sotto la stessa srb), è addirittura vitale per sistemi come l’UMTS in cui i diversi utenti trasmettono contemporaneamente sulla stessa frequenza: se per un utente il sistema usa una potenza superiore a quella necessaria, si corre il rischio di “accecare” gli altri utenti e quindi impedir loro di far traffico. È un po’ quel che succede in una stanza dove tutti parlano insieme: è indispensabile che ognuno moderi il tono di voce, altrimenti costringe gli altri ad alzare progressivamente il volume col risultato che tutti urlano e nessuno capisce più nulla.

(3) Funzione dell’antenna è irradiare la potenza che le arriva dai trasmettitori, preferibilmente in certe direzioni piuttosto che in altre, secondo le esigenze di copertura. A tale proposito, si definisce guadagno di un’antenna il rapporto tra la potenza ricevuta da un ipotetico osservatore che si trovi nella direzione di massima irradiazione e la potenza che sarebbe ricevuta dallo stesso osservatore da un’antenna che irradi uniformemente in tutte le direzioni (antenna isotropica), a parità di distanza e di potenza trasmessa.
Un esempio. Visto che l’antenna isotropica, per definizione, irradia uniformemente su tutto lo spazio, supponiamo che una certa antenna sia capace di irradiare uniformemente solo su un emisfero: a parità di potenza trasmessa, un osservatore posto sulla superficie dell’emisfero sarà investito da una potenza doppia. Pertanto l’antenna in questione avrà guadagno pari a 2, ossia 3 dBi (3 dB sull’isotropica).
La diversa capacità di irraggiamento in direzioni spaziali diverse (descrivibile attraverso il diagramma di irradiazione) dipende dalla struttura dell’antenna. Secondo una proprietà fondamentale dell’elettromagnetismo, quanto più un’antenna è estesa su un certo piano dello spazio, tanto più stretto sarà il fascio irradiato su quel piano. Nel caso delle antenne per telefonia cellulare, si vuole un ampio irraggiamento sul piano orizzontale (dare copertura alla popolazione) e stretto su quello verticale (dare copertura ad aerei o ad uccelli non serve): dunque, le antenne saranno pannelli alti e stretti.
Esigenza opposta devono soddisfare le antenne dei radar per l’assistenza al volo. Dovendo rivelare oggetti in volo e darne la posizione precisa in termini di coordinate, devono illuminare porzioni di cielo strette sul piano orizzontale (tanto poi l’antenna ruota a 360°) ed ampie sul piano verticale (per rivelare aerei a diverse altezze sull’orizzonte). Le antenne, quindi, saranno basse e larghe.

(4) Il campo elettromagnetico può essere descritto in modo semplice purché la distanza dall’antenna sia sufficiente da trascurare gli effetti prodotti dalla sorgente. A tale proposito si parla di “zona di campo lontano” o “zona di Fraunhofer”, per indicare la distanza oltre la quale gli effetti della sorgente sono trascurabili e l’onda elettromagnetica si sostiene indipendentemente dalla sorgente (antenna). In tale zona l’onda si propaga come un’onda piana, ovvero il fronte d’onda è piano.
A ben vedere, ciò vale per tutti i fenomeni di propagazione ondosa: il sasso lanciato in uno stagno si trasforma in una sorgente di moto ondoso i cui fronti d’onda sono circonferenze concentriche. Man mano che ci si allontana dalla sorgente, le circonferenze si allargano e il moto ondoso assume sempre più un andamento piano, che “perde memoria” della sorgente.
Le assunzioni di cui sopra valgono nella zona di campo lontano, ovvero zona di Fraunhofer, cioè per distanze dall’antenna superiori a 2d2/λ, dove d è la dimensione maggiore dell’antenna e λ è la lunghezza d’onda del segnale radio. Per il GSM 900 MHz, assumendo d = 2.5 m e λ ≈ 30 cm, la regione di campo lontano è oltre i 50 metri. Per il GSM 1800 MHz e UMTS 2100 MHz, assumendo grossolanamente d = 1.5 m e λ ≈ 15 cm, la regione di campo lontano è oltre i 30 m. Per il campo emesso dai cellulari, assumendo d = 3 cm e valori di λ nelle diverse bande, la distanza di 1 cm assicura di essere in campo lontano per tutte le bande.
In tali condizioni, supponendo una propagazione in spazio libero (cosa che peraltro non è praticamente mai verificata a causa degli ostacoli e quindi costituisce uno scenario pessimistico sull’intensità del campo ricevuto), l’intensità del campo elettrico si può scrivere come E = [ηPtGt/(4πr2)]1/2 = (30PtGt)1/2/r, dove Pt è la potenza in antenna, Gt è il guadagno dell’antenna, r è la distanza dall’antenna e η = 120π ≈ 377 Ω è l’impedenza caratteristica del vuoto. In zona di Fraunhofer il campo magnetico H è legato al campo elettrico E attraverso la relazione E/H = η.

(5) L’impianto AN06 (TIM) serve buona parte del centro di Senigallia, delle zone di Capanna e Saline e dei quartieri lungo la valle del Misa. Il settore est, oggetto delle misure, copre il centro città ed ha i sistemi d’antenna a circa 20 m di altezza.

(6) La misura non è stata fatta come specificato dalla normativa, non essendo disponibile la strumentazione adeguata. Si è usato un comune cellulare Nokia 6680 equipaggiato con software per la visualizzazione delle misure eseguite dal terminale.
I risultati di misura sono:
– GSM 900 MHz: RxLev = -39 ÷ -42 dBm (approx) misurato dal terminale in stato idle, corrispondente a un campo elettrico di circa 95.8 ÷ 98.8 dBμV/m, cioè 0.06 ÷ 0.09 V/m.
– UMTS: RSSI = -50 ÷ -54 dBm (approx) misurato dal terminale in stato idle, corrispondente a un campo elettrico di circa 90.6 ÷ 94.6 dBμV/m, cioè 0.03 ÷ 0.05 V/m.

(7) In zona di Fraunhofer, il rapporto tra il campo elettrico generato dall’antenna di un cellulare e quello generato dall’antenna di una srb è (ds/du)[PuGu/(PsGs)]1/2, dove ds è la distanza dall’antenna della srb, du è la distanza dall’antenna del cellulare, Ps, Pu, Gs e Gu sono rispettivamente potenze e guadagni delle antenne della srb e del cellulare.
Con valori tipici dei parametri in gioco, questa espressione si può approssimare al 2-3% del rapporto ds/du. Poiché solitamente ds è dell’ordine delle decine o centinaia di metri e du è dell’ordine dei centimetri, il rapporto si approssima a qualche centinaio (200-300). Ne segue che il livello di campo di un cellulare in trasmissione è centinaia di volte maggiore di quello di una srb.

23 pensieri riguardo “Inquinamento elettromagnetico: diamo i numeri”

  1. Come sempre la gente vuole i vantaggi della tecnologia senza sopportare gli svantaggi…
    Tutti vogliono il condizionatore, ma nessuno vuole il rigassificatore o la centrale atomica…
    Tutti vogliono il cellulare (io ne farei pure a meno), ma nessuno vuole le antenne…
    Vogliamo sistemi di trasporto più puliti, ma non se si tratta di fare delle gallerie in qualche montagna (vedi TAV)…
    Vogliamo vivere in sicurezza, ma non vogliamo le caserme della polizia (vedi recente polemica del MC su Vivere Senigallia)…

    Fortunatamente c’è ancora qualcuno che riesce a ragionare con la propria testa e a sfatare i luoghi comuni.
    Credo però che, nonostante la tua esauriente spiegazione, non riusciresti a convincere molta gente la quale, leggendo solo “la gazzetta dello sport” o “donna moderna”, ti direbbe: ma daiiii lo sanno tutti che le antenne dei cellulari fanno male!
    Lo so perché l’ho provato di persona. Combattere contro l’ignoranza è come sbattere la testa su un muro, per quanto ci provi sarai sempre tu a doverti arrendere!

  2. L’articolo è molto interessante; alcune cose già le sapevo perchè mi ero informato in materia, ma molte altre no e mi è stato di chiarimento.
    Ha ragione Francesco quando dice che combattere contro l’ignoranza della gente è inutile! A me fa incazzare chi sfrutta questa ignoranza per qualche convenienza (personale o politica) e ci sono interi movimenti e partiti che lo fanno (sulla tav poi di speculazioni politiche c’è ne sono state e ancora c’è ne sono).
    Una cosa non ritengo giusta: a chi accetta di far mettere un’antenna (mi scuso se il termine tecnico fosse errato) sopra la propria struttura (albergo o altro) vengono elargite cifre a volte anche consistenti, già sapendo (me l’ha spiegato un mio amico ingegnere delle telecomunicazioni) che la stua struttura non verrà interessata dalle onde; saranno però le strutture vicine e di conseguenza i vicini ad essere “irradiati”; allora mi domando: perchè non offrire comunque un contributo economico anche alle strutture che si trovano in prossimità? Ovviamente sulla base di criteri certi e scientificamente valutabili (per evitare che esca il solito furbo che non entrandoci nulla chiede comunque soldi).
    So che ragionare in questi termini non è particolarmente rispettoso della natura di noi uomini (è come dire: beccati questo che ti fa male e in cambio ti diamo un po’ di soldi) ma, se vogliamo i nostri vantaggi, come ricordava Francesco, un compromesso di questo tipo mi sembra doveroso.
    Intanto spero proprio che la tav o i rigassificatori o le opere che servono veramente a questo paese si facciano.
    Per me l’ambiente si rispetta in altro modo (non gettando cartacce a terra, differenziando veramente i rifiuti senza che te lo dica il cir33, usando il fotovoltaico in tutte le nuove costruzioni, la bioedilizia ecc).

  3. La sola lettura dei due commenti “postati” stimola in me, e spero negli altri lettori, diverse riflessioni e possibili discussioni. Perché non organizziamo nel prossimo autunno degli incontri a tema, sul tipo di quello messo in piedi lo scorso giugno per Province e Comunità Montane?
    E’ quanto scritto da Andrea che merita apprezzamento, cosicché la produzione non si fermi qui!
    Inizio con una provocazione: non è po’ troppo indicare il gestore delle rete sempre con la maiuscola? A parte l’ironia, andiamo alla sostanza, con qualche osservazione. Non ti risulta che almeno in passato ci sia stato qualcuno che, in attesa di avere un maggior numero di SRB abbia spedito un po’ di “birra” in più alle antenne?
    Perché un’antenna non potrebbe essere messa “ davanti alle finestre d’un ospedale “, ma invece si davanti alla casa di un vecchietto! Tra l’altro in ospedale tutti telefonano, mentre il vecchietto forse no.
    Concordo pienamente che la copertura delle SRB “deve essere ottimizzata”, ma questo non sempre significa, come intende qui da noi un certo famoso assessore verde che tutte le antenne debbano sorgere su suolo comunale…per riscuotere le prebende. Potrebbero avere siti idonei anche i privati. Allora perché escluderli?
    Mi piacerebbe ora discutere degli “effetti biologici”, per quel che ho letto e ricordo io. Rischierei però, anzi sono certo, di scrivere un testo lungo quasi quanto il tuo post.
    Rinvio alla prossima occasione, magari in attesa che altri commentino.

  4. Per Andrea:
    Grazie davvero per l’ottimo pezzo, un po’ tecnico ma non poteva essere altrimenti, sarà sicuramente utile a tante persone che vorrebbero sapere di più sull’argomento. Sono d’accordo con Gianluigi sulla storia degli incontri a tema.
    Per Francesco Gasparetti e Gabriele:
    Ragazzi credo, anzi sono convinta, che stiate esagerando. Scrivete “combattere contro l’ignoranza della gente è inutile” ma voi chi siete per dare questi giudizi?! Francesco, poi, parla addirittura con disprezzo di chi legge la Gazzetta dello Sport o Donna Moderna… perchè? Pensa forse che un ingegnere elettronico non possa avere anche la passione dello sport? Una ricercatrice medica non potrebbe avere la passione dell’uncinetto e quindi acquistare Donna Moderna? Il significato della parola umiltà lo conoscete?
    Io parto dal presupposto che posso imparare da chiunque, un ingegnere, uno spazzino, un dottore piuttosto che un operaio possono avere molto da insegnare.

    Ero la portavoce del Comitato “Per San Silvestro”, non sapevo niente o quasi sull’elettromagnetismo ma una persona che non finirò mai di ringraziare ha avuto la pazienza di spiegarmi tutto quello che oggi so sull’argomento, una persona che non siede mai in cattedra che non ti fa mai sentire a disagio, forse anche voi potreste imparare molto da lui in fondo è un vostro amico (Gianluigi)!

    Ho esagerato? Scusatemi ma certe affermazioni mi danno fastidio.

    Un caro saluto
    Anna

  5. Cara Anna,
    per quello che mi riguarda concordo con Francesco nel dire che combattere contro l’ignoranza della gente sia inutile, ma la mia critica non è rivolta all’ignoranza intesa come scarsa cultura oppure a coloro i quali leggono la gazzetta dello sport o donna moderna e poi…io leggo giornali di auto, non son messo tanto meglio 🙂
    La mia critica è rivolta a coloro i quali, avendone la possibilità, non si informano perchè questo è più conveniente e verso quelle tante persone che al giorno d’oggi preferiscono spesso spegnere il cervello e limitarsi alla lettura di novella 2000 o della gazzetta dello sport o magari rincretinirsi davanti al grande fratello.
    Per me tra un ingegnere elettronico, un operaio, un netturbino o un magistrato non c’è alcuna differenza, anzi: purtroppo l’ignoranza circola troppo spesso in alcuni ambienti peculiari, prendo ad esempio le università.
    L’ignoranza (per tornare al tema) di cui parlavo è quella della ormai famosa sindrome nimby per la quale tutti parliamo al telefonino e non possiamo farne a meno ma guai ad avere un antenna vicino a casa (però ci arrabbiamo se non prende…); tra l’altro ci preoccupiamo senza sapere se c’è motivo di preoccupazione.
    Ignoranza per me significa, come scritto nel bell’articolo di Andrea, protestare per l’antenna e poi parlare al telefonino per ore, cosa ben più rischiosa per la salute, oppure fumare (quello si che fa male di sicuro) e poi lamentarsi sempre per le radiazioni che quasi per certo non producono gli stessi danni del fumo (tanto per fare un esempio).
    Chiudo perchè di esempi e di cose da dire ne avrei molte, specie per queste contraddizioni, queste aporie della società di oggi.
    Spero di aver spiegato meglio quello che intendevo dire.
    Ciao

  6. Bene, grazie della spiegazione, avevo letto nel tuo commento e in quello di Francesco troppa “saccenza”!

    A presto.

  7. Mah, io sarò pure “saccente”, ma di gente che è convinta di sapere tutto solo per sentito dire, magari alla TV dove opinionisti del calibro di Costantino o Flavia Vento vengono intervistati su tutto, dal gossip alla fisica nucleare.
    A me è successo più volte di essermi documentato a fondo su determinati argomenti e di sentirmi ribattere: ma dai, lo sanno tutti…
    Sanno tutti cosa?
    E’ chiaro che l’articolo di Andrea, ben scritto e documentato, viene letto solo da 100 persone, mentre se Costantino dicesse che le antenne dei cellulari fanno male, sarebbero milioni di persone ad esserne convinte.
    E tutto questo senza che il minimo dubbio gli si insinui nel cervello e si vadano a cercare qualche conferma tra i miliardi di informazioni che si possono trovare senza tanta fatica.
    Questa è l’ignoranza contro cui è impossibile fare breccia.
    La conoscenza per sentito dire fa più danni dell’ignoranza totale.
    Leggere “la Gazzetta” o “Donna Moderna” non fa male di per sé (anche io leggevo il foglio rosa un tempo), fa male leggere SOLO QUELLI!
    Sarà la mia saccenza, ma io cerco di approfondire ogni notizia interessante cercando di documentarmi decentemente e di vedere diversi punti di vista prima di formarmi una opinione.
    Nonostante questo mi tocca dare sempre ragione a quelli che dicono: ma daiiiiiii, lo sanno tutti che….
    Bravi, continuate a lamentarvi delle antenne e a stare mezz’ora col cellulare all’orecchio!

  8. Il dibattito potrebbe e dovrebbe crescere di più. Lo spero e per questo torno a scrivere.
    Il post di Andrea è organico, ma non può condensare tutto il sapere in materia in qualche paginetta. Se ne fossi capace svilupperei il confronto sugli aspetti biologici dei campi elettromagnetici, che non si possono liquidare in fretta, dato che gli studi sono agli albori. Ad esempio io non ho saputo più nulla di una ricerca policentrica che si sarebbe dovuta svolgere, nell’arco di cinque anni, coordinata dall’OMS. La fondazione tedesca VERUM aveva alcuni studi in corso (il progetto REFLEX), tanto per citare quel che rammento. Qualche italiano, dal CNR all’università, con lavoretti in materia ci campa!
    Poi ha scritto bene Andrea: sarebbe sciocco preoccuparsi solo dei “ripetitori” quando c’è gente che vive con il telefonino incollato al corpo. Però ammetterai che una cosa è scegliere di telefonare notte e dì un’altra quella di trovarsi un grappolo d’antenne di fronte alla finestra di casa. Peggio ancora quando le mascherano come sull’Hotel Palace (occhio non vede, cuore non duole)o fanno finta di mettere una croce su un campanile che non ce l’ha (S. Martino). Lasciamo perdere il vero e proprio “imbroglio” degli impianti disseminati nelle stazioni ferroviarie: con questi hanno fregato anche i nostri ultras.
    Infine le informazioni ed i ragionamenti andrebbero estesi a tutto lo spettro delle frequenze e non solo riproponendo il discorso vecchio e superficiale degli “effetti termici” con il quale si comincia sempre il discorso. Questa è materia da elettrodomestici, mentre invece mi interesserebbe d sapere come si comportano le membrane biologiche sottoposte a campo elettrico, visto che la natura conosce ed usa da sempre i “dipoli” per organizzare le barriere con l’ambiente esterno.

  9. Mi inserisco dopo l’intervento di Gianluigi per chiedergli una cosa:
    Come sono stati selezionati i limiti di legge, a caso?
    Qualche studio dovrà pure essere stato fatto per determinare i valori che dovrebbero essere dannosi per l’uomo e, tramite il “criterio di prudenza”, i valori legali dovrebbero essere molto al di sotto della soglia di tolleranza umana. O no?
    Ci potete spiegare come è nata la tabella che ha riportato Andrea nel suo post? L’hanno fatta a caso o ha qualche significato?
    Ammetto la mia ignoranza nel campo, ma da quel che ha scritto Andrea, ho capito che le emissioni delle antenne sono molto al di sotto dei limiti di legge e quindi non dovrebbero essere dannose se questi limiti hanno un senso!
    Ho capito pure che è meglio mettere più antenne in posti “giusti” che metterne poche che irradiano maggior potenza e magari in posti scelti solo perché il proprietario di casa ha bisogno di soldi!
    E’ chiaro che sarebbe meglio non avere antenne, ma in questo caso dovremmo rinunciare ai cellulari, come ho già detto nella mia prima replica!
    Seguendo questo ragionamento dovremmo rinunciare anche alle automobili visto che monossido di carbonio, anidride carbonica e le polveri prodotte dalla combustione dei motori a scoppio sono molto più dannosi delle onde elettromagnetiche!
    Ben vengano dunque gli studi per cercare di limitare i danni prodotti dalle nuove tecnologie, ma non si possono sempre creare degli allarmismi ingiustificati e non si può sempre tollerare la sindrome di NIMBY.
    I governi, a qualsiasi livello, servono proprio a prendere queste decisioni, tutelando sia la salute dei cittadini interessati, sia l’interesse collettivo.

  10. Pronto a rispondere, almeno per quello che so! Però dopo tutti questi commenti credo che l’Autore debba “uscire dalla grotta” ed illuminarci a dovere.
    In fondo il post lo ha scritto lui e si da il caso che sia del mestiere.

  11. Si, Gaspa, ma che faccio, scrivo un commento lungo ed organico quanto il post di Andrea? Mentre lui sta nell’Olimpo (o nella grotta) e non si degna nemmeno di darci un riscontro pubblico adducendo che il suo scritto “non è la posta del cuore“. In fondo l’argomento lo ha tirato fuori lui e sempre per lui è anche materia professionale (mentre io ho frequentato solo la “Scuola Radio Elettra” all’inizio degli anni ’60)!
    Voi che siete esperti del WEB e della netiquette illuminatemi. Grazie.

  12. Carissimi, vorrei essere così ottimista come voi ………in nome del progresso qualcosa si deve pur sopportare…..Quando io stavo per nascere mio padre iniziava a morire d’amianto….cercatevi quanto dice il Prof Chiappino ….e quanto ha detto la sentenza d’assoluzione verso i datori di lavoro……se sei fortunato dopo due anni d’esposizione muori al 40 anno…..io ci sono vicino…

    Purtroppo ho capito che in questo mondo prima si espone la popolazione in nome del progresso e poi si vedono i danni. Cambiamo il mondo…….facciamo le scoperte utili come il telefonino ….le testiamo e poi le diamo a tutti.

    Qualche paragone….per tanti anni tutti hanno fumato non sapendo o sospettando che il fumo uccide, il monomero cloruro di vinile ci ha dato il PVC ma tanti morti, i ritardanti di fiamma presenti nei nostri CD forse hanno qualche problema, in Toscana c’è chi ha un bimbo anormale perchè il mercurio versato in mare da una nota ditta non si sapeva che faceva male….W il cellurare che ci salva la vita….ma non a questo prezzo……..esposizione per tutta la popolazione…..alternative…..nanoantenne collegate all’ADSL??? Costa forse troppo

    buona serata

    Roberto

  13. Risposta a Roberto.

    Il problema è questo:
    vogliamo o no il progresso?

    Tu hai un cellulare? Sai come funziona? Puoi rinunciarci?
    Se puoi farne a meno, allora inizia una battaglia per l’eliminazione delle antenne, altrimenti bisogna fare delle leggi che cerchino di tutelare la salute ed al contempo fornire il servizio che richiediamo.
    Non si può sempre avere la botte piena e la moglie ubriaca. 200 anni fa si viveva senza elettricità, senza macchine, senza aerei, senza internet, senza petrolio ed il mondo andava avanti lo stesso.
    Oggi la vera sfida sta nel cercare quello che tanti definiscono uno “sviluppo sostenibile”, nel senso che se non si può tornare all’era pre-industriale e non si può fare la guerra alle macchine, bisogna trovare il modo di usare le nuove tecnologie senza distruggere il mondo ed i suoi abitanti.
    Dovrebbe essere compito dei governi quello di tutelare la salute dei loro cittadini con leggi appropriate.
    Certo che se poi uno versa rifiuti inquinanti nei fiumi senza che nessuno controlli o se i controllori sono corrotti, il problema è diverso.
    Anche le varie storie sul fatto che non si sapeva che il fumo fosse nocivo mi sembrano delle barzellette.
    Mio padre già 20 anni fa aveva fatto delle radiografie ai polmoni che gli avevano chiarito i danni fatti dal fumo e nonostante questo ha continuato bellamente a fumare sino alla fine dei suoi giorni.
    Oggi, sui pacchetti di sigarette, ci sono delle scritte evidenti che spiegano i danni del fumo, ma la gente continua comunque ad assumere questa droga legalizzata.

    Allora? Qual’è la soluzione?

  14. Scusate fin quando non si inzierà a fare causa alle ditte di telefonini o ai gestori degli impianti di SRB, ai sciacalli privati che fittano l’area per l’installazione delle SRB ,per gravi danni alla salute (patologie oncologiche) e richiedere ingenti indennizzi in termini economici non cambierà nulla.Al momento in Italia non esistono gravi sanzioni penali e amministrative nei confronti dei gestori che fanno funzionare le SRB molto al di sopra della legalità ,difatti i gestori dichiarano la potenza senza che nessuno delle istituzioni (speriamo non corrotti)accerti la veridicità.Sappiamo come funzionano certe cose in questo grande paese .Io per questo mi preoccupo il bisiniss è incalcolabile,qualche incidente di percorso di qualche bambino che si ammali di leucemia e muoia,non può frenare il progresso.Sappiate che i finanziamenti per la ricerca della nocività delle onde ad alta frequenza sono sponsorizzati dai gestori di telefonia ,ed i veri risultati sono sapientemente fatti scomparire.é la stessa cosa come chiedere all’oste se il suo prodotto fa bene o è di qualità .Facciamo causa a questi assassini autorizzati ne va di mezzo la vita,del resto l’hanno fatto con i colossi del tabacco .
    La soluzione ?
    togliere di mezzo ripetirori ad alta potenza (altro che 6Vm) ,ne pali ne torri.Siete mai stati a Londra ?

  15. Sottoscrivo lo spirito dell’articolo, segnalo che sono proprio certe parole e questo tipo di frasi il problema:

    …si traduce, _talvolta_, in una variazione…

    …(in parte controversi) _sembra_ evidenziare…

    …Esiste il _sospetto_ (tuttora _non dimostrato_)…

    …Esiste la _possibilità_ …

    si dice e non si dice, si scrive “sembra” e chi legge pensa “è”, si scrive “sospetto” e alcuni leggono “certezza”.

    E’ ovvio che la gente abbia paura: la maggior parte delle persone (diciamo 99%) non sa cosa siano queste “onde elettromagnetiche”, e non conoscendo ha paura. Siamo immersi nella tecnologia ma abbiamo poca “scienza”, quindi complimenti all’articolo e a chi l’ha scritto, perché ci permette una riflessione seria sull’argomento.

  16. Pingback: Popinga
  17. tutto bene quello che leggo,ma alzarsi alla mattina e vedersi una bella antenna a 30 m.non è certamente bello.Aver costruito una casa e vedersi poi installare delle antenne vis a vis lascio immaginare la gioia ai vari fautori della tecnica

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