Il bisogno primario

bossi

Gli esperti lo chiamano “bisogno primario”. Per molti è uno dei piaceri della vita.
È un rito che si perde nella notte dei tempi, da quando Adamo mangiò la mela e la digerì. Un rito solitario che vuole i suoi ritmi, richiede tranquillità, è nemico della fretta.
Ci si prende licenza dal mondo e, seduti, si aspetta. Soli, come forse mai si è soli nella vita.
L’attesa può essere lunga e travagliata, richiedere sforzo e concentrazione. Oppure precipitare senza controllo, come in un orgasmo, verso la liberazione finale.
Superata la prova, nulla è più come prima. Non è solo questione di leggerezza: è anche l’intima, istintiva soddisfazione d’aver fatto il proprio dovere.

Ma il piacere può anche sfociare in incubo.
A chi non è capitato d’allungar la mano, accarezzare dolcemente il rotolo della carta igienica e scoprirlo vuoto? Non ne è rimasto nulla, nemmeno un lembo da avvolgere attorno al dito.
È il panico. In una frazione di secondo malediciamo quel che abbiamo appena fatto.
Lo sguardo disperato corre in ogni angolo, alla vana ricerca di un giornale. Niente da fare. Non c’è nemmeno il bidet, l’ultima ancora di salvezza.
Il panico sfocia in disperazione. Il bagno è una cella da cui non potremo più uscire.
Arrangiarsi colla mano a mo’ di paletta? Roba per stomaci forti. E assolutamente non consigliabile alle signore con lo smalto alle unghie. Chissà che faccia farebbe il collega a cui dobbiamo stringere la mano di lì a poco, se lo sapesse.
Improvvisare un bidet, facendo i contorsionisti sul lavandino? Troppo difficile e dall’esito incerto.
Oppure far finta di nulla, lasciare tutto com’è e confidare nella tenuta delle mutande? E chi ha il perizoma?

Da oggi questi dilemmi saranno solo un brutto ricordo.
La sezione della Lega Nord a Senigallia potrebbe portare una ventata di idee nuove. Una ventata al profumo di lavanda.

A lanciare l’iniziativa fu lo stesso Umberto Bossi, onorevole ministro della Repubblica, che una decina d’anni fa durante un comizio confessò: «Il tricolore lo uso per pulirmi il culo». Grande gioia tra i militanti in piazza, che fino ad allora s’erano arrangiati col fieno della Val Brembana.
Dalle Alpi al Rubicone, fu subito un successo. «Il tricolore lo metta al cesso», consigliò amorevolmente il Senatùr a una casalinga di Venezia che soffriva di colite. La signora ubbidì, rubò nottetempo la bandiera dalla scuola elementare e da quel giorno non spese più un centesimo in carta igienica.

Quel sogno potrebbe diventare realtà anche dalle nostre parti.
Perché lasciare il prezioso vessillo a sventolare sui tetti? Perché sprecare soldi per carta usa e getta di pessima qualità?
Cari connazionali, le nostre natiche meritano qualcosa di meglio.
Tutti conserviamo un tricolore, ricordo degli ultimi campionati del mondo. Perché lasciarlo nel cassetto, quando potrebbe ancora essere utile? Spesso è morbido, di stoffa pregiata, fatto apposta per evitare abrasioni e arrossamenti.
A proposito di pelli delicate, avete idea di quanto si spende in pannolini per un neonato? Se avvolgessimo i bebè nella bandiera potremmo anche sperare che crescano nei sani valori della Patria.

Facciamoci furbi. Se lo fa Bossi, perché non possiamo farlo noi?
Grazie, amici della Lega, per dare sempre il buon esempio. Benvenuti a Senigallia.

9 pensieri riguardo “Il bisogno primario”

  1. Se la Lega voleva fare il pieno di voti a Senigallia, doveva solamente mantenere l’attuale organigramma cittadino ovvero:
    Presidente: nessuno
    Segretario: nessuno
    Tesoriere: nessuno
    Erano loro i migliori per divulgare il programma leghista.
    Chiunque verrà dopo di loro sicuramente li farà perdere voti…

  2. I primi atteggiamenti leghisti (ma sono poi così cambiati?) mi sono subito sembrati offensivi ed infantili allo stesso tempo.
    L’offendere il tricolore, l’inno Nazionale il “chi non salta italiano è…” del Castelli Ministro delle Giustizia mi ricordano me, da piccolo, che quando il Milan perdeva dicevo di aver cambiato squadra giusto il giorno prima.
    Niente di più semplice che dire:”l’Italia va male? Chi se ne frega, io sono Padano e mi voglio separare!”
    Curiosa la situazione evidenziata da Quilly, di un partito che, da noi, prima ha preso i voti e poi si è strutturato. Poi vedremo se saprà riprenderseli, quei voti.

  3. Le offese alla bandiera sono vergognose, come certi esponenti leghisti; peccato che rovinano anche quella parte buona che rimane in minoranza.

  4. L’idea mi piace. Tricolori nei cessi e nei fasciatoi dei bambini… e mentre si espleta il bisogno primario ci si può esercitare pronunciando frasi in dialetto locale,  in modo da essere pronti per i prossimi colloqui di assunzione. Poi una volta tirata l’acqua si imbraccia il fucile e si esce alla ricerca di qualche “straniero”.
    La Senigallia che verrà non sembra male…

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