Il Museo della Radio e delle Telecomunicazioni di Ancona

Le mie invenzioni sono per salvare l’umanità, non per distruggerla (Guglielmo Marconi)

37 strumenti di misura, 5 amplificatori, 11 accordatori, 25 generatori di segnali, 24 ricetrasmettitori, 33 ricetrasmettitori d’epoca più un numero impressionante di minuterie e continue nuove acquisizioni: questi i numeri di quello che doveva essere il Museo della Radio e delle Telecomunicazioni del Comune di Ancona. Leggi tutto “Il Museo della Radio e delle Telecomunicazioni di Ancona”

Parlano di noi…

Antonio Tombolini, da un pò, produce anche un suo podcast, con l’intendo di farlo evolvere in vera e propria radio online. L’indirizzo è http://radio.simplicissimus.it 

Si parte con Radio Simplicissimus. L’idea è quella di farne una radio online, in streaming. Per arrivarci cominciamo un passo alla volta, cercando di mettere su qualche appuntamento in Podcast. Si partirà con La Cantata del Caffè, rassegna quotidiana dei foodblog, e con gli editoriali di Sostiene Simplicissimus. Il feed podcast da copiare è questo. Enjoy!

Nell’ultimo podcast La Cantata del Caffè, Anno I, Numero 2 Antonio parla anche di Scripta Volant. Buon Ascolto!
[via Luca Conti]

Mai sputare in alto…

Lo scorso 30 giugno su La Voce Misena, settimanale della Curia senigalliese, è apparso un articolo firmato da Alberto Teloni.
Il pezzo, una vera e propria pinacoteca di castronerie e grossolanità (opinabili), conteneva almeno due falsità (non opinabili): che Radio Radicale, definita «radio libera bestemmia», «usufruisce di generoso finanziamento pubblico perché trasmette in modo integrale le sedute parlamentari».
Senza sentire il bisogno d’informarsi prima di scrivere fandonie, l’autore era andato oltre, producendosi nel seguente capolavoro: «ma a chi interessano le sedute parlamentari? Noia infinita e dibattito scontato».

Se le sedute del Parlamento non interessano a nessuno, ci viene il dubbio che sia così anche per le sedute del nostro Consiglio comunale. Ormai da anni le trasmette in diretta Radio Duomo, che La Voce Misena del 13 luglio definisce una radio «al servizio della conoscenza e quindi della democrazia, […] un modo agile ed efficace di prendere parte alla cosa pubblica».
Per questo servizio, Radio Duomo ha chiesto e ottenuto un finanziamento pubblico – questo sì! – da parte del Comune, il quale ha concesso:
• 1549.37 € per il 2001 (delibera nº 12 del 16/01/2002);
• 2100 € più i.v.a. per il 2002 (determina nº 721 del 24/05/2002);
• 2100 € più i.v.a. per il 2003 (determina nº 914 del 12/06/2003);
• 2400 € più i.v.a. per il 2004 (determina nº 1330 del 12/10/2004).

Personalmente crediamo che il servizio offerto a Senigallia da Radio Duomo non sia meno utile di quello offerto su scala nazionale da Radio Radicale. Ma, qualora l’affermazione fatta su La Voce Misena fosse vera, il Comune starebbe sprecando soldi per qualcosa che nessuno sfrutta, o che – peggio – ha effetti narcotici sulla popolazione. In tal caso, sarebbe opportuno rivedere la scelta.
Qualche domanda semplice semplice.

All’Amministrazione comunale:
1) Sul sito istituzionale del Comune sono documentate le sole erogazioni del 2001, 2002 e 2003, a cui va aggiunta quella del 2004. Esistono finanziamenti per il 2005 e prima del 2001? Se sì, a quanto ammontano?
2) Per quale motivo non è stata fatta una gara pubblica d’appalto per le radiocronache delle sedute consiliari, come avviene per i lavori parlamentari?
3) Radio Duomo non è l’unica emittente a coprire Senigallia: si prevede di passare alla gara d’appalto per gli anni a venire? Se sì, con quali regole?
4) Si prevede di rendere disponibili le sedute consiliari anche via internet in audio oppure in audio-video?

All’Amministrazione comunale e a Radio Duomo:
5) Esiste fra il Comune e Radio Duomo un accordo che disciplina la trasmissione delle sedute, fissando un impegno minimo (numero di sedute, minuti trasmessi, diretta o differita, trasmissione integrale o parziale)?
6) L’emittente è abilitata a seguire anche i lavori delle commissioni?
7) Sono state fatte delle stime sull’audience di Radio Duomo durante la trasmissione dei lavori consiliari?

A La Voce Misena:
8) A quando, sul vostro settimanale, una bella reprimenda contro i palinsesti di Radio Duomo?

Blasfemo chi?

Quando, prima dei referendum sulla fecondazione assistita, vedemmo su un altare (laterale o meno, poco importa) della Chiesa delle Grazie di Senigallia un manifesto di propaganda per l’astensione, il parroco ci disse indispettito che era tutto regolare. Di che s’impicciano, ‘sti mangiapreti?
L’altra settimana abbiamo letto su La Voce Misena, settimanale della Curia senigalliese, una reprimenda dello stesso Padre Alberto contro i blasfemi. Lungi dall’imbarcarsi in concetti etici e in massimi ragionamenti, il Nostro non fa che indulgere in minimi slogan per tutto l’articolo, prendendosela addirittura con i bestemmiatori annidati a Radio Radicale.

Il ragionamento (si fa per dire) è questo:

1) Anche se in Italia (purtroppo) la bestemmia non è più reato, andrebbe ugualmente punita;
2) A Radio Radicale (gli hanno riferito) si bestemmia;
3) Togliamo i soldi a Radio Radicale e facciamo tacere una volta per tutte Pannella, Bonino e Capezzone!     

1) «È vero che una serie di sentenze della Cassazione e pronunciamenti della Corte costituzionale hanno svuotato di certe difese il nostro codice penale».
Siamo in attesa che la Chiesa si faccia, in quanto tale, promotrice di proposte di legge verso lo Stato italiano: non manca molto, basta dare un’occhiata al documento della Conferenza Episcopale delle Marche sul lavoro domenicale. Nel frattempo, una curiosità: qual è il codice penale di cui Padre Alberto ha nostalgia? Forse il codice Rocco?
«Bestemmiare non è lecito sia che si offenda il nome di Dio in chiave biblica o cristiana sia che si offendano altre espressioni della divinità, sia pure di modesta invenzione umana».
Condanno anch’io la bestemmia, ma lo Stato italiano l’ha depenalizzata. È un bene o un male? Siamo sempre lì, alla distinzione tra peccato e reato. In attesa che la CEI faccia reintrodurre il reato penale, un’altra curiosità: quali sarebbero le altre espressioni della divinità, sia pure di modesta invenzione umana? Forse i simboli delle altre religioni? Padre Alberto, glielo va a spiegare Lei agli ebrei e ai musulmani che il loro Dio è una modesta invenzione umana? E come la mettiamo con quegli inventori giocherelloni buddisti o induisti?   

2) Che a me risulti, a Radio Radicale non si bestemmia né più né meno di quanto si bestemmi al “Grande Fratello”. Ci sono momenti di apertura agli interventi telefonici del pubblico, senza filtri, e dunque è qui che si possono sentire volgarità.

3) Radio Radicale «usufruisce di generoso finanziamento pubblico perché trasmette in modo integrale le sedute parlamentari. OK; ma a chi interessano le sedute parlamentari? Noia infinita e dibattito scontato».
Padre Alberto, tra uno sbadiglio e l’altro, perché la CEI non propone di abolire, se non ancora le sedute parlamentari, almeno la trasmissione dei dibattiti? Le sembrerà impossibile, eppure quelle sedute noiose, quei dibattiti scontati sono l’esercizio della rappresentanza popolare, incarnano l’essenza stessa dello Stato democratico. Pensi che orrore: c’è addirittura una maggioranza e un’opposizione…!!!
Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Chi un mese fa invitava all’astensione ai referendum facendo appello alla maturità del popolo italiano, adesso con aria di sufficienza snobba l’interesse di quanti vorrebbero seguire le loro istituzioni. Di grazia, Padre Alberto, quali sarebbero i canali “leciti” e non noiosi dell’informazione politica e parlamentare?

Per inciso, il generoso finanziamento pubblico a Radio Radicale per la trasmissione delle sedute parlamentari sta solo nell’immaginazione di Padre Alberto. Radio Radicale è vincitrice di un concorso pubblico (aperto a chiunque) per la fornitura delle radiocronache dei lavori parlamentari: per tale servizio le viene corrisposto il prezzo stabilito in fase di appalto.
È piuttosto la Chiesa ad usufruire di un generosissimo finanziamento pubblico da parte dello Stato, tramite l’8 per mille. E Padre Alberto non ci venga a raccontare che quello è denaro donato volontariamente da ogni contribuente con la dichiarazione dei redditi, non ci parli come il card. Ruini di democrazia fiscale. Perché lui dovrebbe sapere che la Chiesa si becca non solo quasi tutti i soldi di coloro (i due terzi dei contribuenti) che non esprimono alcuna preferenza, ma anche la metà dei soldi che vanno espressamente allo Stato. E non ci dica nemmeno che quei soldi vanno per le “opere di carità”, perché l’80% prende altre strade.
Come punizione per i blasfemi, tra il serio e il faceto Padre Alberto propone di «togliere a Radio Radicale mille euro per ogni bestemmia trasmessa. Vediamo se riescono a farsela finita», o in alternativa «di abrogare con referendum i signori Pannella, Bonino e Capezzone» (sempre che arrivi al quorum, aggiungo io…).

Sono d’accordo: togliamo a quegli sporcaccioni dei radicali il diritto di trasmettere le sedute parlamentari. Chi le vuole ascoltare vada a Roma. Le scelte – Padre Alberto concorderà – devono essere consapevoli e volontarie. Allora aboliamo anche l’8 per mille, giacché a me dà fastidio che chi non esprime preferenza sia d’ufficio buttato nel calderone di coloro che finanziano la Chiesa cattolica. E mi disturba soprattutto un sospetto, che ancora non riesco a confermare ma neppure a diradare: che il mio 8 per mille sia stato usato direttamente o indirettamente per la campagna astensionista agli scorsi referendum. 
È proprio il caso di dirlo: mai flatus vocis fu migliore investimento. Forse Padre Alberto si riferiva a se stesso.