Quel 5 agosto del 1985 a Parigi

5 agosto 1985 a Parigi: il titolo del volantino

E’ una data che ricordiamo tutti qui in casa. La ricordiamo bene quella mattina del 5 agosto quando da Ankara a Washington, da Atene a Berlino Est e Ovest, da Mosca a Madrid, da Praga a Roma, da Belgrado a Budapest avevamo deciso, come Partito Radicale, di manifestare nelle piazze di dodici capitali, allo stesso momento.

Il giorno successivo, 6 agosto, sarebbe stato il 40° anniversario dell’esplosione della prima bomba atomica, quella lanciata su Hiroshima. Una manifestazione in grande stile per le nostre piccole forze, una presenza simbolica per far riflettere come, dopo quasi mezzo secolo dalla fine della II guerra mondiale, anche soltanto “gli strumenti di guerra costituiscono essi stessi delle minacce per la pace”.

5 agosto 1985 a Parigi: il cellulare della Polizia con il quale siamo stati portati via5 agosto 1985 a Parigi: davanti all’Eliseo

Con questa iniziativa si voleva denunciare al contempo il fatto non ci può essere “pace e sicurezza quando milioni di persone non hanno il diritto di conoscere, di parlare, di determinare le loro scelte”, laddove ci sono delle dittature. Evidenziavamo anche come, laddove ci sono governi a regime parlamentare, molto spesso i cittadini sono condizionati, più o meno consapevolmente, da grandi interessi dei complessi militari ed industriali.

Allora, cioè poco più di vent’anni fa, era vergognoso come paesi moderni quali la Grecia, la Francia o la Turchia reprimessero l’obiezione di coscienza. Un diritto rivendicato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948), dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (1950) e dall’Atto finale di Helsinki, del 1975.

Così quel giorno tentammo di manifestare, per pochissimi minuti, anche di fronte all’Eliseo, la residenza del Presidente delle Repubblica francese. Avevamo un paio di striscioni ed un piccolo volantino fotocopiato, in bianco e nero; questo ricordava che le guerre sono purtroppo sempre in corso in tantissime parti del mondo. Allo stesso tempo eravamo lì per portare avanti una battaglia per la lotta contro la fame nel mondo che vedeva allora impegnati, ostinatamente, soltanto i radicali. Un solo dato: ogni anno trenta milioni di bambini, di donne e di uomini sono condannati allo sterminio per fame, per sete e per malattie. Così all’incirca, anche oggi.

Quel giorno a Parigi la manifestazione su bloccata quasi all’istante; per noi si concluse tra le braccia della Gendarmerie, con il trasferimento presso il Commissariato de La Madeleine per una serie di accertamenti ed interrogatori.
Gli amici in Italia, informati dal tam-tam immediato di Radio Radicale, subito si interessarono a diversi livelli per facilitare il nostro rilascio.

 

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