(segue…) Atterriamo a Tangeri e ci viene comunicato che non hanno Avgas ormai da parecchio tempo. Non resistiamo a un po’ di turismo marocchino: con un taxi giriamo la città e compriamo due belle taniche da tenere in aereo; in caso di ulteriore penuria di carburante dovremo comprare benzina automobilistica per il nostro Cessna.
Tetouan non è lontana, ci viene detto che dovrebbero disporre di carburante. Quindi assetati di benzina voliamo a Tetouan nel tardo pomeriggio e qui ci fermeremo per la notte.
Tutto si paga in valuta locale, taxi, albergo, ristorante, tasse ed anche il carburante, ci dicono.
Fiduciosi nella carta di credito preleviamo l’ammontare necessario ad uno sportello bancomat.
Al momento di pagare le tasse e la benzina in aeroporto, quando mostriamo i nostri contati prelevati la sera prima ci chiedono una cosa davvero inaspettata. La ricevuta del cambio (o dell’ATM).
Cerchiamo di spiegare che in genere non teniamo le ricevute, e che i soldi contanti sono comunque soldi. Non c’è niente da fare… vogliono la ricevuta! Torniamo quindi in città con un taxi, facciamo il giro di tutti gli sportelli ATM e preleviamo gli scontrini abbandonati a terra e tra la spazzatura! Ne scegliamo un paio da mostrare in aeroporto per pagare la benzina: finalmente sono soddisfatti ed accettano il contante.
Al momento di decollare la visibilità riportata nel METAR è di soli 1,5 km, e il controllore non vuole lasciarci andare, nemmeno in VFR speciale (a loro comunque sconosciuto). Attendiamo che il tempo migliori, ed intanto facciamo amicizia con il controllore regalandogli anche un adesivo con il nostro logo.
Un’ora dopo il nuovo METAR riporta 2km di visibilità; quindi non è ancora sufficiente autorizzarci a partire.
Carlo e Guido vanno all’ufficio meteo, tornano dopo pochi minuti tutti soddisfatti, e con un nuovo METAR che indica con 3km di visibilità. Dicono di aver fatto notare al meteorologo che osservando i punti di riferimento dal balcone, e non attraverso la finestra, il meteo risultava decisamente migliore, in quanto il vetro non era affatto pulito e trasparente. Di conseguenza aveva accettato di cambiare i dati.
Siamo lungo costa, verso est. A Nador, l’aeroporto internazionale, potremmo far rifornimento e dogana per poi passare in Algeria.
Nador è un mega aeroporto, pista enorme, parcheggi estesi, terminal immenso, ma è deserto. Il controllore è l’unica voce, l’unica cosa che non sia immobile come la pietra. Non ci sono aerei, non ci sono auto, neanche persone, tutto è immobile.
Entriamo nell’immenso terminal che potrebbe contenere centinaia di passeggeri, ma siamo solo noi tre. Al controllo passaporti un guardiano assonnato ci blocca. “Chi siete, dove andate, come mai siete qui?“
Spieghiamo che siamo diretti in Algeria ci serve la benzina e di far dogana.
Dopo ore di attesa a mo’ di sequestrati al varco doganale scopriamo che non hanno benzina ed anche che non ci sono i doganieri. Riusciamo a ripartire promettendo che non torneremo mai più a disturbare la loro quiete!
Oujda è un altro aeroporto di confine, ma più lontano dalla costa; lo raggiungiamo dopo 40 minuti di volo.
Dobbiamo fermarci per la notte e riusciamo a rifornire l’aereo. Un gentilissimo poliziotto, capo della polizia aeroportuale, ci accompagna in città con la sua auto. Ci consiglia un hotel, e promette di venire a prenderci l’indomani mattina, cosa che farà puntualmente.
Da quando abbiamo raggiunto il nord Africa ad ogni aeroporto abbiamo la sensazione che potremmo rimanere impantanati con la burocrazia locale. Le tasse, la benzina, i visti, le ricevute di cambio, tutto sembra estremamente complicato, e richiede parecchie ore del nostro prezioso tempo!
Abbiamo perso i contatti con le “truppe di terra”, a questo punto dovrebbero essere tra Spagna e Francia. L’indomani il nostro amico poliziotto è puntualissimo, ci accompagna in aeroporto è ci facilita tutte le operazioni per volo! (continua…)
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