Chi ha rubato Dio ai giovani?

Ieri sera, al teatro del Portone di Senigallia, si è tenuta una bella conferenza sul tema “Chi ha rubato Dio ai giovani”. Sul manifesto che pubblicizzava l’evento, i tre maggiori indiziati di questo “furto” erano tre grandi filosofi ateisti come Marx, Freud e Nietzsche.
Il primo a prendere la parola è stato il professor Mancini, docente dell’università di Macerata, che ha elencato le tre principali forme di negazione di Dio.

La prima è appunto la Negazione Teorica della sua esistenza, portata avanti dai suddetti pensatori, che partono da una ricerca razionale e giungono alla conclusione della non-esistenza di Dio. Questa teoria è stata però scagionata dall’accusa del “furto” perchè, arrivati all’assunto che Dio non esiste, pone l’Uomo al centro dell’attenzione, con un esito comunque positivo.

La seconda è la Negazione Descrittiva, che ci porta a negare l’esistenza di un Dio buono a causa del Male che infesta il mondo odierno e  viene ormai accettato come una cosa normale.

La terza è l’Appopriazione Religiosa, cioè il passaggio dei religiosi da “figli di Dio” a membri del “Club di Dio”. In quest’ottica perde senso il valore di fratellanza che i vangeli ci insegnano e viene sostituito dalla meritocrazia. In questo modo “l’altro” non è visto più come un fratello (figlio di Dio al nostro pari), ma come un competitore di una gara verso la santità.

I tre professori che sono intervenuti in seguito hanno posto quesiti più o meno interessanti, ma quello che è andato più vicino al bersaglio è stato il professor Moraca, il quale, partendo da un discorso sulla filosofia ateistica di Feurbach, si è chiesto se il profondo distacco dei giovani dalla figura di Dio sia dovuto ad una ricerca razionale ovvero ad una vera e propria indifferenza.
In effetti, il titolo dell’incontro e soprattutto le figure presenti nel manifesto, hanno veramente poco a che fare con la mancanza di religiosità delle nuove generazioni.

Non è un processo razionale, come nel caso di Marx, Freud, Nietzsche e degli altri pensatori ateisti, che porta i giovani ad abbandonare la strada di Dio, ma solamente una forma di indifferenza verso quest’ultimo.
Indifferenza causata da un mondo che li pone davanti ad altri valori sempre più materiali che lasciano poco spazio alla ricerca spirituale.

Anche la Chiesa in questo processo ha le sue colpe.
In primo luogo perchè tende sempre più a occuparsi della vita materiale dei suoi fedeli, imponendo loro una serie di regole che vanno dalla sessualità alle indicazioni di voto, invece che parlare alle loro anime soddisfacendo il bisogno di spiritualità.
Sembra che sia il mondo materialista di oggi ad aver cambiato la Chiesa, la quale è più preoccupata a racimolare denaro (vedi le recenti polemche sull’ICI) che non ad indicare ai giovani la vera via della salvezza che non passa attraverso la ricchezza o la fama (i veri idoli dei giovani moderni).

In conclusione, non sono certo i teorici dell’ateismo che hanno rubato Dio ai giovani, ma una società che dà loro mete ed idoli fasulli, ed una Chiesa che non riesce a tenere il passo del cambiamento ed ha perso il suo ruolo di guida spirituale.

4 pensieri riguardo “Chi ha rubato Dio ai giovani?”

  1. Un equivoco di fondo Corposo e interessante l’intervento del prof. Mancini, soprattutto nella prima parte. Modesti e a tratti imbarazzanti quelli degli altri relatori.
    Credo però che la domanda (“chi ha rubato Dio ai giovani?”) e il conseguente dibattito si fondassero su un sostanziale equivoco, che solo il prof. Mancini qua e là ha provato a dipanare, e forse non sempre con la dovuta chiarezza ed esemplificazione.
    L’unica risposta sensata alla domanda tema dell’incontro è: nessuno. Nessuno ha rubato Dio ai giovani, nessuno lo sta facendo e mai lo farà. Si parlava di Dio, avendo in testa qualcos’altro. La domanda vera, risolutiva, che gli organizzatori dell’incontro avrebbero dovuto porre è: “chi sta rubando la fede cattolica ai giovani?”. Sì, perché, tanto per cominciare, non credo che nessuno abbia la presunzione di parlare a nome degli appartenenti alle altre religioni.
    Allora si sarebbe colto appieno il senso di quell’”appropriazione religiosa”, come concausa della negazione di Dio e della fede, di cui parlava il prof. Mancini. Si dimentica di essere figli di Dio per diventare discepoli di Dio. È la religione dei farisei: alla fede si sostituisce un’etica in cui la gerarchia si arroga il compito di stabilire cos’è Bene e cos’è Male, e i fedeli sono semplici osservanti tenuti ad uniformarsi a quei precetti, pena non solo essere peccatori ma anche non potersi dire cristiani. In tali condizioni, ci si può meravigliare se sempre più gente volge lo sguardo altrove?
    Per essere anche più chiari, scendiamo nel concreto, senza scomodare Feuerbach.
    Cosa deve pensare un giovane che crede nel Dio della speranza e della carità, quando tutti i giorni, a reti ed edicole unificate, viene a sapere che la sua Chiesa, che dovrebbe rappresentare il suo Dio in Terra, è stata ridotta ad un’azienda del parastato (finanziamento dell’8 per mille, esenzione dell’ICI per gli immobili di proprietà ecclesiastica con funzioni commerciali, insegnanti di religione pagati dallo Stato ma scelti dal vescovo)? Cosa deve pensare quel giovane, quando i rappresentanti della sua Chiesa entrano a gamba tesa nel dibattito politico dello Stato italiano e, come dei capifazione, invece di parlare alle coscienze parlano agli elettori e ai contribuenti? Cosa deve pensare quel giovane, quando gli viene detto che bisogna prevenire gli aborti, ma non gli viene detta nemmeno una parola sulla contraccezione e il preservativo?
    Forse quel giovane potrebbe pensare che il Gesù dei Vangeli, per molto meno, cacciò i mercanti dal Tempio.
    E che chi organizza convegni su presunti “ladri di Dio” farebbe bene, ogni tanto, a darsi un’occhiatina in casa.

    1. Dal Vangelo secondo Luca

      Leggendo il suddetto vangelo ho trovato una parabola particolarmente interessante ed adatta al nostro caso:

      Luca 18,10: Parabola del fariseo e del pubblicano.

      Gesù disse: "una volta c’erano due uomini:  uno era un fariseo e l’altro era un agente delle tasse. Un giorno salirono al Tempio per pregare.

      "Il fariseo se ne stava in piedi e pregava così tra sè: "O Dio, ti ringrazio perchè io non sono come gli altri uomini: ladri, imbroglioni, adulteri. Io sono diverso anche da quell’agente delle tasse. Io digiuno due volte alla settimana e offro al Tempio la decima parte di quello che guadagno".

      "L’agente delle tasse invece invece si fermò indietro e non voleva neppure alzare lo sguardo al cielo. Anzi si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me che sono un povero peccatore!".

      "Vi assicuro che l’agente delle tasse tornò a casa perdonato; l’altro invece no. Perchè, chi si esalta sarà abbassato; chi invece si abbassa sarà innalzato".

      Parola di Dio.

      Speriamo che qualcuno rifletta.

  2. commento

    l’emotività, più che giustificata, che ha caratterizzato l’umana condizione nel corso dei secoli, deve necessariamente nei momenti e nei modi opportuni trovare dei raffreddamenti emotivi di laico buonsenso che faccia il punto della realta, senza banalizzare o disconoscere gli strumenti della cultura che ci hanno accompagnato fino alle nanotecnologie o quant’altro…le guance dell’umanità sono fresche e sode …. Dio le benedica!

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