I conti (truccati) del Premier

Per dimostrare la falsità innata di Silvio Pinocchioni e del suo staff propagandistico basta prendere il suo libro elettorale “La Vera Storia Italiana” a pag 154, dove, con una eloquente tabella, il Premier uscente (e speriamo non rientrante), dimostra come negli ultimi 5 anni il reddito medio degli italiani sia cresciuto dai 24.670 dollari del 2001 ai 27.119 dollari del 2006.

Insomma secondo il Cavaliere gli italiani hanno guadagnato mediamente ben 2449 dollari in 5 anni (un aumento di ben il 10%)!

A qualcuno è però venuto un dubbio: perchè i conti sono stati fatti in dollari e non in Euro?

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Blasfemo chi?

Quando, prima dei referendum sulla fecondazione assistita, vedemmo su un altare (laterale o meno, poco importa) della Chiesa delle Grazie di Senigallia un manifesto di propaganda per l’astensione, il parroco ci disse indispettito che era tutto regolare. Di che s’impicciano, ‘sti mangiapreti?
L’altra settimana abbiamo letto su La Voce Misena, settimanale della Curia senigalliese, una reprimenda dello stesso Padre Alberto contro i blasfemi. Lungi dall’imbarcarsi in concetti etici e in massimi ragionamenti, il Nostro non fa che indulgere in minimi slogan per tutto l’articolo, prendendosela addirittura con i bestemmiatori annidati a Radio Radicale.

Il ragionamento (si fa per dire) è questo:

1) Anche se in Italia (purtroppo) la bestemmia non è più reato, andrebbe ugualmente punita;
2) A Radio Radicale (gli hanno riferito) si bestemmia;
3) Togliamo i soldi a Radio Radicale e facciamo tacere una volta per tutte Pannella, Bonino e Capezzone!     

1) «È vero che una serie di sentenze della Cassazione e pronunciamenti della Corte costituzionale hanno svuotato di certe difese il nostro codice penale».
Siamo in attesa che la Chiesa si faccia, in quanto tale, promotrice di proposte di legge verso lo Stato italiano: non manca molto, basta dare un’occhiata al documento della Conferenza Episcopale delle Marche sul lavoro domenicale. Nel frattempo, una curiosità: qual è il codice penale di cui Padre Alberto ha nostalgia? Forse il codice Rocco?
«Bestemmiare non è lecito sia che si offenda il nome di Dio in chiave biblica o cristiana sia che si offendano altre espressioni della divinità, sia pure di modesta invenzione umana».
Condanno anch’io la bestemmia, ma lo Stato italiano l’ha depenalizzata. È un bene o un male? Siamo sempre lì, alla distinzione tra peccato e reato. In attesa che la CEI faccia reintrodurre il reato penale, un’altra curiosità: quali sarebbero le altre espressioni della divinità, sia pure di modesta invenzione umana? Forse i simboli delle altre religioni? Padre Alberto, glielo va a spiegare Lei agli ebrei e ai musulmani che il loro Dio è una modesta invenzione umana? E come la mettiamo con quegli inventori giocherelloni buddisti o induisti?   

2) Che a me risulti, a Radio Radicale non si bestemmia né più né meno di quanto si bestemmi al “Grande Fratello”. Ci sono momenti di apertura agli interventi telefonici del pubblico, senza filtri, e dunque è qui che si possono sentire volgarità.

3) Radio Radicale «usufruisce di generoso finanziamento pubblico perché trasmette in modo integrale le sedute parlamentari. OK; ma a chi interessano le sedute parlamentari? Noia infinita e dibattito scontato».
Padre Alberto, tra uno sbadiglio e l’altro, perché la CEI non propone di abolire, se non ancora le sedute parlamentari, almeno la trasmissione dei dibattiti? Le sembrerà impossibile, eppure quelle sedute noiose, quei dibattiti scontati sono l’esercizio della rappresentanza popolare, incarnano l’essenza stessa dello Stato democratico. Pensi che orrore: c’è addirittura una maggioranza e un’opposizione…!!!
Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Chi un mese fa invitava all’astensione ai referendum facendo appello alla maturità del popolo italiano, adesso con aria di sufficienza snobba l’interesse di quanti vorrebbero seguire le loro istituzioni. Di grazia, Padre Alberto, quali sarebbero i canali “leciti” e non noiosi dell’informazione politica e parlamentare?

Per inciso, il generoso finanziamento pubblico a Radio Radicale per la trasmissione delle sedute parlamentari sta solo nell’immaginazione di Padre Alberto. Radio Radicale è vincitrice di un concorso pubblico (aperto a chiunque) per la fornitura delle radiocronache dei lavori parlamentari: per tale servizio le viene corrisposto il prezzo stabilito in fase di appalto.
È piuttosto la Chiesa ad usufruire di un generosissimo finanziamento pubblico da parte dello Stato, tramite l’8 per mille. E Padre Alberto non ci venga a raccontare che quello è denaro donato volontariamente da ogni contribuente con la dichiarazione dei redditi, non ci parli come il card. Ruini di democrazia fiscale. Perché lui dovrebbe sapere che la Chiesa si becca non solo quasi tutti i soldi di coloro (i due terzi dei contribuenti) che non esprimono alcuna preferenza, ma anche la metà dei soldi che vanno espressamente allo Stato. E non ci dica nemmeno che quei soldi vanno per le “opere di carità”, perché l’80% prende altre strade.
Come punizione per i blasfemi, tra il serio e il faceto Padre Alberto propone di «togliere a Radio Radicale mille euro per ogni bestemmia trasmessa. Vediamo se riescono a farsela finita», o in alternativa «di abrogare con referendum i signori Pannella, Bonino e Capezzone» (sempre che arrivi al quorum, aggiungo io…).

Sono d’accordo: togliamo a quegli sporcaccioni dei radicali il diritto di trasmettere le sedute parlamentari. Chi le vuole ascoltare vada a Roma. Le scelte – Padre Alberto concorderà – devono essere consapevoli e volontarie. Allora aboliamo anche l’8 per mille, giacché a me dà fastidio che chi non esprime preferenza sia d’ufficio buttato nel calderone di coloro che finanziano la Chiesa cattolica. E mi disturba soprattutto un sospetto, che ancora non riesco a confermare ma neppure a diradare: che il mio 8 per mille sia stato usato direttamente o indirettamente per la campagna astensionista agli scorsi referendum. 
È proprio il caso di dirlo: mai flatus vocis fu migliore investimento. Forse Padre Alberto si riferiva a se stesso.

“1984” di George Orwell

Winston è un ingranaggio nella grande macchina di un sistema politico che governa l’Inghilterra secondo i principi del Socing (abbreviazione di socialismo-inglese).

Questo sistema è guidato dal “Grande Fratello”, una sorta di dittatore onnipotente che controlla tutto tramite i “teleschermi” ( dei televisori bidirezionali che ricevono e trasmettono allo stesso tempo), che spiano ogni casa, e tramite la “psicopolizia” che punisce ogni persona che contravvenga le sue leggi.
Il principio fondamentale è l’ortodossia del pensiero: tutti devono pensare allo stesso modo del Grande Fratello; non è ammesso avere opinioni diverse ed anzi lo scopo del regime è proprio di eliminare il “pensiero” per eliminare “l’individuo”.

Ad un certo punto Winston si rende però conto che il mondo in cui è immerso lo opprime e cerca la sua liberazione disobbedendo alle leggi ed alle costrizioni impostegli dal sistema.
Questo percorso lo porta a cercare altre persone che la pensino come lui e così conosce Julia, un’ altra “dissidente”, che per la prima volta gli fa conoscere il vero amore spingendolo ancora più alla ribellione.
Questa impari lotta tra il sistema e l’individuo è però persa da Winston che sarà costretto a ritornare entro gli argini in cui tutti sono relegati.

Libro di straordinaria preveggenza ed attualità, centra dei temi che vengono ancora oggi dibattuti:
-La tecnologia come mezzo di controllo della popolazione.
-La guerra come entità che nutre sé stessa e che serve a sviare l’attenzione della popolazione dai reali problemi della società.
-La propaganda martellante che fa passare per vere le menzogne più grandi e palesi.

Tutto questo in un romanzo, che travalica i confini della fiction rendendo esplicito il messaggio politico di Orwell: la sua avversione ai regimi totalitari in cui l’individuo è annullato e che sono sorretti, più che dalle armi o dalla polizia, da un male endemico in ogni gruppo sociale: l’indifferenza.

Uno dei capolavori della letteratura del ‘900.