«Lo vedi quant’è larga la spiaggia?» mi fa Larry mentre trasporta una catasta di sdraio che peserà un quintale. «È da lunedì che stiamo togliendo ombrelloni e tutta l’attrezzatura, forse finiamo domani sera, se non inizia a piovere.»
Un lavoraccio. Siamo in California, ma anche qui la stagione estiva si è conclusa.
Appena agli inizi, invece, è la mobilitazione dei bagnini contro le politiche del governo, a loro dire sempre più insostenibili.
Larry, il decano dei bagnini di Santa Monica, si sfoga con me davanti a due birre ghiacciate.
«Adesso il governatore vuole farci pagare il canone demaniale anche d’inverno. Non sanno più dove prendere i soldi, tutti uguali sono quand’è ora di alzare le tasse! È come se tu in Italia affittassi una pizzeria per 12 mesi, poi dovessi chiudere e restituire le chiavi a fine estate continuando a pagare l’affitto per tutto il resto dell’anno. Ti pare giusto?»
«Beh, da quel che vedo voi bagnini di Santa Monica lasciate parecchia roba in spiaggia d’inverno: gazebi, passerelle, reti da beach volley, tavole da surf. Non è proprio così vero che non la occupiate…»
«E che c’entra? Le reti da beach volley sono parte integrante del panorama. Ha mai visto una cartolina di Santa Monica senza palme, surfisti e giocatori di beach volley? Anzi, diamo un tocco “artistico” alla spiaggia, ci dovrebbero ringraziare.»
«C’entra, nel senso che se non volete pagare tutto l’anno, allora d’inverno dovreste sgomberare e ripulire tutto, mi pare.»
Mi guarda, cercando di trattenersi:
«Scusa, tu che mestiere fai?»
«Ero impiegato a stipendio fisso, fino all’anno scorso. Poi è arrivata la crisi e in sei mesi mi son trovato in mezzo alla strada.»
«Ecco, stipendio fisso, problemi zero. Ogni mese la tua bella busta paga. E invece qui, caro il mio italiano, la gente deve campare tutto l’anno lavorando cinque o sei mesi. Ti pare uguale?
Tra tasse statali, federali, VAT, stipendio al bagnino di salvataggio e alle due messicane che lavorano al bar, assicurazione sanitaria, contributi alla guardia costiera, qui non si campa più. Resta sì e no quel poco per mangiare…»
«…E per comprarsi la macchina… quella BMW X5 qui fuori non è la tua, Larry?
«Lascia stare la X5, che mi serve anche per trasportare ombrelloni e sdraio… è un bene strumentale… Senti, io al fisco dichiaro 14000 dollari l’anno…»
«Che poi è quello che incassi, immagino…»
«Ovvio.»
Un colpo di tosse come se la birra gli stia per andar di traverso, poi aggiunge:
«E meno male che in USA le tasse sono al 25%, fossi da voi in Italia mi sarei già sparato. Tolte le tasse mi restano sì e no 800 dollari al mese… e ho una moglie, due figli che studiano a Stanford e una casa d’inverno a Beverly Hills.»
«Ma come fai?»
«Certe volte me lo chiedo anch’io. Primo: io e mia moglie tiriamo la cinghia, non buttiamo via niente. A colazione un caffè in due e il muffin lo prendiamo a metà prezzo tra quelli invenduti il giorno prima allo Starbucks sulla Main Street. A pranzo e cena ci si arrangia in spiaggia: ricci di mare, gamberoni pescati qui di fronte.»
«Ma scusa, Larry… ma chi te lo fa fare a lavorare per la gloria? Ti fai il mazzo dalla mattina alla sera per due soldi e una vita grama… non potresti guadagnare di più e faticar di meno con un altro lavoro? Il vigilante, il portiere di notte, lo spazzino, il muratore… Hai mai pensato di vendere tutto e cercare di meglio?»
«Ci ho pensato a vendere, ma che vuoi… questo lavoro è un po’ una droga… l’oceano, il sole, le palme… qui prima c’era mio padre e prima di lui mio nonno. Guardati intorno, i soldi non sono tutto. Però potrei sempre farci un pensierino, se….»
«Sai che ti dico, Larry… mi guardo intorno e ti dico che sarei pure disposto a fare il tuo lavoro… Mi trasferisco dall’Italia e prendo il tuo posto… Tanto ho poco da perdere: il lavoro è precario e probabilmente non mi rinnovano il contratto, mia moglie se n’è andata l’anno scorso. Due soldi da parte ce li ho… perché non provare? Se va male, un posto da cameriere a Los Angeles lo trovo sempre.»
«Bravo, mi piace lo spirito. Guarda tutti quei latinos che passeggiano sul pier, lassù dove finisce la 66: hanno passato la frontiera a San Diego senza arte né parte. Poi pian piano tutto s’aggiusta… se ce l’hanno fatta loro, vuoi che non ce la faccia un italiano? Coraggio, siamo in America.»
«Senti, quanto vuoi per tutto lo stabilimento? Te lo compro, ho deciso.»
«500 mila dollari ed è tutto tuo, giovanotto.»
«Cinquecentomila dollari?!?! Dici sul serio? Ma se guadagno come te 10 mila dollari all’anno, quanto mi ci vuole per rientrare dall’investimento? 50 anni?»
«Considerando che avrai bisogno di 10 dollari al giorno per dormire alla stazione degli autobus e di altri 5 dollari per mangiare al McDonald’s, tra una settantina d’anni recuperi l’investimento e da allora in poi sarà tutto guadagno, tutti dollaroni sonanti! Che ne dici? Affare fatto?»
«Affare fatto. Tanto sono giovane, tutto sommato.»
«Bravo, qua la mano. Ah, le 2 birre sarebbero 6 dollari…»
…questo lavoro è un pò una droga…,
me pare de sentì il nostro sciupatissimo Monachesi.
Mi sembra che il Bucaniere abbia ragione. Appena ho iniziato a leggere anch’io pensavo che il parere del Presidente (credo presidente dei bagnini e del Consiglio Comunale) sia davvero indispensabile. Se per domani sul blog non ci sarà niente, caro Andrea prova tu ad intervistarlo.
Però mi raccomando la foto, si la foto dell’incontro farai. Che sia un po’ più decente di quella che hai scattato laggiù in California!
Bell’articolo ! Ma 14000 $ all’anno e il figlio studia a Stanford ? 50-60mila $ all’anno per studente, qualcosa non mi torna…14000 $ all’anno in California penso che sei ai limiti della soglia poverta’…Mi sono forse perso qualcosa ?