Ricordando Renzo

Nel contesto della rassegna “Uomini e paesaggi”, al museo di Storia della Mezzadria “Sergio Anselmi” si aprirà domani 17 agosto, alle ore 18.30, la mostra sulle “Case coloniche marchigiane“, con fotografie da me riprese e testi di Renzo Paci, donate al Museo nel 1994.

La serata si aprirà con la conversazione di Augusta Palombarini dal titolo “La casa colonica marchigiana“.

Mostra fotografica in ricordo di Renzo Paci - locandina

Frequentavo ancora la scuola media ed ero allievo di sua moglie quando conobbi Renzo. Sorridente, attento, ironico e curioso, leggeva seduto in poltrona, nel giardino della sua villetta. Il “professore” m’interrogò subito sulla “lasca”, un piccolo pesce d’acqua dolce, molto frequente nel fiume Misa, dove ai tempi davo sfogo alla mia passione per la pesca. A lui questo nome evocava un letterato del Cinquecento che non avevo mai sentito nominare. Collegare questo nome all’oggetto della mia passione fu un modo per renderlo indelebile così come questo primo colloquio.

Le fotografie esposte in questa mostra risalgono all’inizio degli anni Ottanta, appartengono alla campagna fotografica che feci assieme a Renzo per realizzare, su richiesta di Sergio Anselmi, l’apparato fotografico per il volume sulle case coloniche marchigiane (Insediamenti rurali, case coloniche, economia del podere nella storia dell’agricoltura marchigiana, a cura di Sergio Anselmi, Cassa di Risparmio di Jesi, 1986). Per questo lavoro si doveva svolgere una indagine a tappeto su tutto il territorio regionale.

Dal luglio 1983 al giugno 1984, secondo un reticolo tracciato in precedenza e con estrema pignoleria, risalendo tutte le valli della regione, percorremmo diverse migliaia di chilometri, con una Fiat 127 diesel familiare che “distrusse” cinque volte la marmitta in 12 mesi. Partivamo la mattina presto per rientrare solo in tarda serata. Di solito la sera precedente si decideva l’uscita in base alle condizioni meteo più opportune, e così mi consumai tutte le ferie per portare a termine quell’impresa, visto che il mio lavoro ufficiale di ricercatore biomedico non mi dava spazi per questa indagine.

Renzo redigeva puntuali e meticolose schede, una per ogni soggetto visitato e fotografato. Io riprendevo le immagini sempre con due corpi macchina, uno caricato con le diapositive necessarie per la realizzazione delle stampe a colori e l’altro con il bianco e nero, che non era un doppione del precedente, ma che mi serviva per riprendere soprattutto i particolari architettonici o la miriade di attrezzature mezzadrili, spesso residuati dimenticati e molto malandati.

Fu per me una formidabile occasione culturale, che mi regalò un patrimonio di conoscenze e una possibilità di analisi dei quali sarò sempre grato al professor Paci. Non mancava mai nel suo brogliaccio la nota di colore se non sul contadino incontrato e intervistato, magari sul lavoro dei familiari o talvolta su noi stessi, come quella volta che inciampai e, per salvare le delicate e preziose attrezzature fotografiche caddi a terra in malo modo. Renzo annotò: «Memorabile caduta di Gianluigi».

Renzo Paci ha tenuto la sua ultima conferenza proprio al Museo delle Grazie il 25 agosto dello scorso anno, Di questa abbiamo scritto qui.

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