(segue) L’obesità, primo passo verso l’ipercolesterolemia, l’ipertensione, l’aterosclerosi, il diabete ecc., è divenuta un problema di salute pubblica a livello mondiale in quanto negli USA, dove si sono registrati i picchi massimi, arriva ad interessare il 40% degli adulti e il 32% dei soggetti in età evolutiva, percentuali che purtroppo sono di poco inferiori in molti altri paesi.
Considerata, fino a non molti anni fa, solo una condizione in cui vi è un accumulo di grasso negli adipociti, in seguito a recenti indagini è emerso che il grasso bianco, costituito per più della metà da adipociti maturi e per la restante parte da pre-adipociti, fibroblasti, cellule endoteliali e macrofagi, è un vero e proprio organo endocrino con un importante ruolo nei meccanismi infiammatori e metabolici.
Studi recenti hanno evidenziato che i composti minori del VOO quali fenoli, carotenoidi, tocoferoli ecc, inibiscono l’attivazione di una importante sostanza a livello cellulare, svolgono una azione protettiva sui mitocondri, concorrono ad una minor produzione di radicali liberi, e proteggono dall’ossidazione il DNA, mentre una dieta ricca in acido oleico (33% del totale delle calorie giornaliere) riduce, rispetto ad una dieta ricca in carboidrati, il fabbisogno di insulina migliorando il profilo lipidico e l’indice glicemico, senza alterare i livelli di emoglobina glicosilata. Inoltre riducendo l’assunzione di acidi grassi saturi e aumentando quella di acido oleico, quindi modificando le proporzioni di acidi grassi sulle membrane cellulari, si verifica una migliore sensibilità all’insulina senza aumentarne la secrezione con meccanismi però che devono essere ancora chiariti.
L’obeso trae pertanto vantaggio da importanti composti del VOO, compreso l’acido alfa linolenico dato che tali sostanze, con le risorse dell’organismo, possono contribuire a tenere sotto controllo il processo infiammatorio. (continua)
Un commento su “Olio d’oliva: dalla leggenda alla scienza /5 (Obesità e Diabete)”