Faccia a faccia sull’aborto: il podcast

Legge 194/78: i relatori al dibattito

Come promesso eravamo presenti al dibattito “Legge 194, norma di civiltà o diritti negati?“, tenutosi lo scorso 5 aprile a Senigallia.

All’incontro partecipavano, in qualità di relatori, l’Avv. Roberto Paradisi, Assistente di Filosofia del Diritto, l’Avv. Ennio Mencarelli, insieme a Paradisi aderente al Comitato liberale per la moratoria sull’aborto, il Prof. Avv. Gerardo Villanacci, Ordinario di Diritto Privato, e la Dott.ssa Tiziana Antonucci, Responsabile dell’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica.

Numerosi gli interventi dal pubblico, moderati da Maria Teresa Bianciardi, giornalista caporedattrice del Corriere Adriatico.

Qui riproponiamo la registrazione audio di gran parte dell’incontro, scaricabile al seguente indirizzo.
Ringraziamo gli organizzatori e l’Ufficio Cultura del Comune di Senigallia per la collaborazione.

35 pensieri riguardo “Faccia a faccia sull’aborto: il podcast”

  1. Mi spiace che l’audio non sia perfetto ma le parole si distinguono piuttosto bene.
    Qualcuno si meraviglierà ma io sono dalla parte di Paradisi, sia chiaro non ne condivido il pensiero (non almeno per quanto riguarda l’argomento) ma, se possibile, lo stimo anche più di prima perchè ha avuto il coraggio di “gridare” le sue idee pur sapendo che si sarebbe tirato dietro le ire di molte persone. Quanti a Senigallia per codardia non hanno avuto il coraggio di intervenire all’incontro? Roberto ha sempre il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, nel bene o nel male. Ha un’onestà intellettuale che mette paura. Per me è un ottimo amico, non siamo sempre d’accordo su tutto e questo argomento ne è un esempio ma per la stima che proviamo l’uno per l’altra riusciamo a dialogare senza mai alzare i toni della discussione.
    Un saluto a tutti.

    Anna

    P.S. Avrei voluto anch’io che la presenza femminile fosse più rappresentata ma tutte le donne contattate avevano “di meglio” da fare.

  2. Finalmente questa è la sede per il giusto approfondimento sull’incontro di sabato scorso. I molti commenti inevitabilmente confluiti sulla notizia pubblicata il 27 marzo scorso mi sembravano in una sede impropria.
    Qui comincerei col dire che è stata meritoria l’iniziativa di chi ha promosso, senza secondi fini, questa occasione di confronto pubblico. Deplorevoli e vigliacche le tante assenze che si notavano, da quelle delle varie associazioni pro-life, ai medici, ai cattolici impegnati, agli operatori dei consultori, alle associazioni rosa tipo consulta delle donne, etc.
    Entrando nel merito della serata m’è sembrato che le due questioni poste da Andrea Scaloni (liberali ed illiberali nonché moratoria!) fossero molto centrate. Le risposte non altrettanto. Per di più la foga del discorso e la capacità oratoria di chi sa prendere la palla al balzo, grazie anche a qualche interruzione dal pubblico,di fatto ha eluso la risposta. Qui, da questa sede, insisto nel chiedere se le patenti da “liberale” le possano dare solo Mencarelli e Paradisi. Per quel che so a me sembra che necessariamente una normativa sull’aborto ci sia anche negli ordinamenti di altri stati, di certo molto, ma molto più liberali del nostro. Con questo li degradiamo ad “illiberali”?

  3. Caro Gianluigi, rispondo a te perchè la tua educazione e, soprattutto, il fatto che ti firmi con nome e cognome rappresentano le due basilari condizioni per accettare un dialogo. Dispiace dover leggere che ritieni le risposte date a Scaloni non “centrate”. Forse le risposte possono non piacere (ed è legittimo) ma definirle fuori tema o addirittura elusive non mi sembra nè elegante nè corretto. Peraltro faccio presente che le domande poste da Andrea Scaloni non erano proprio domande ma aggressioni verbali portate con una foga ed un senso di disprezzo del tutto gratuiti. Per inciso: quella sorta di doppia domanda gridata in faccia agli interlocutori, anche con una dose di evidente nervosismo, non mi è sembrata nemmeno così particolarmente orgininale e tale da poter mettere in difficoltà nessuno. La risposta peraltro è stata chiarissima con tanto di dati documentali che dimostravano come non vi è nessuna certezza su quanti aborti si praticassero prima del 1978. Ho indicato persino le fonti di quei dati invitando la platea a consultarle. Ergo, non si può sostenere che dopo la legge sull’aborto gli aborti stessi siano diminuiti. Porre una domanda dando per scontata la verità della premessa (“come spiegate che dopo la legge gli aborti sono diminuiti?) è esercizio retorico antico quanto furbesco. Ti dispiace che il tentativo sia stato smascherato? Comprendo, ma è il sale della dialettica. Quanto alla pillola RU 486, nella foga dell’intervento urlato e maleducato di Scaloni non avevo nemmeno colto la domanda. Ha risposto perfettamente Fulvio Greganti presente in sala leggendo il programma della lista Ferrara. Ritengo comunque che la risposta era già insita in quello che sia io sia l’avv. Mencarelli avevamo già spiegato.
    Il fatto è che, quando si parla di aborto, in molte persone si accende una furia cieca e si spegne la lucidità. Fino a prova contraria (e mi fa piacere che avete messo on line le registrazioni ad onor di verità così chi ascolta si potrà rendere conto di come realmente sono andate le cose) io e Mencarelli siamo stati aggrediti verbalmente con una virulenza impressionante. Personalmente non ho mai alzato la voce nè insultato nessuno. Nè ho chiesto a qualcuno di vergognarsi per delle idee espresse, come ha fatto quella ragazza particolarmente aggressiva. Credo però che qualcuno si debba davvero vergognare per l’atteggiamento assunto in quella sala. Atteggiamenti che dimostrano come molta gente è ancora lontana dalla maturità dialettica e dal civile confronto (salvo curiosamente accusare me di “inciviltà”).
    Un’ultima notazione. Io, al contrario di altri, non mi sono mai permesso di dispensare patenti di “illiberalità” a qualcuno. Mi sono limitato a dire che una battaglia che non tiene conto della difesa del diritto alla vita di una creatura indifesa viola i principi del pensiero liberale. So, caro Gianluigi, quanto detesti i richiami filosofici. Ma se si pretende di spiegare agli altri cosa sia il liberalismo, occorre pur leggerli gli autori (filosofi)liberali. Io l’ho fatto. Qualcuno mi potrà dire che non li ho capiti. Perfetto, discutiamone. Ma prima abbiate l’umiltà di leggerli.

  4. Se si parla di furia cieca o di lucidità, bisogna dire che l’avv. Mencarelli ne ha dimostrata ben poca, visto che non è riuscito a rispondere a due domande senza urlare e senza alzare i pugni verso Scaloni, cosa di cui si è anche scusato nel finale.

    Bisogna dire che la “maturità dialettica” di cui si parla, dovrebbe essere un requisito fondamentale non solo del pubblico, ma anche di chi viene chiamato a spiegare le sue ragioni davanti ad una platea ed a rispondere a domande scomode.

    In realtà non si è visto questo grande “atteggiamento aggressivo” che sembra più una iperbole con cui l’avv. Paradisi tende sempre ad ingigantire gli eventi in cui è coinvolto (il caso del volantino delle BR è emblematico).

    Certamente di fronte a provocazioni che insultano l’intelligenza di chi ascolta, come quando si vuole santificare l’operato di un operatore sanitario (come l’avv. Paradisi ha definito un centralinista dell’ospedale di Jesi), una reazione indignata è nell’ordine delle cose.

    Per quel che riguarda i fantomatici “dati documentali” citati dall’ avv. Paradisi, debbo ricordare che si sono citate solo delle stime fatte con metodi più o meno scientifici, dato che prima dell’introduzione della 194 non vi erano statistiche.
    Da queste stime si deduce che il fenomeno dell’aborto sia diminuito dopo l’entrata in vigore della legge, ma ciò non è dimostrabile.
    Come non è dimostrabile il contrario.
    E’ invece dimostrato che dall’introduzione della legge, il numero degli aborti si è praticamente dimezzato, e questo dato decreta il buon funzionamento anti-abortista della legge stessa.

    Una legge che funziona talmente bene che nessun partito politico attualmente e prossimamente in parlamento ha nel programma la sua abolizione.

    La illiberalità del Vostro Comitato è evidente se si pensa che Vi battete solamente con metodi non democratici:
    -proponete delle moratorie che non hanno alcun senso.
    -invitate i vostri sostenitori a violare le legge (come dimostra la suddetta santificazione del cantralinista).
    -sostenete che sia giusto rendere inapplicabile una legge dello Stato che va contro la Vostra moralità (come accade in alcune regioni dove sono assunti solo medici obiettori di coscienza).

    Se foste liberali ed, aggiungo io, democratici, ricorrereste ai metodi indicati nella Costituzione per combattere le vostre battaglie.
    Parlo di leggi di iniziativa popolare e di raccolta firme per un referendum.

    In fondo cosa ci sarebbe di meglio di chiedere agli italiani se, dopo 30 anni dall’emanazione della 194, essi siano soddisfatti o meno da questa legge?

  5. Andiamo per gradi e per farmi comprendere meglio frazionerò il commento in più risposte.
    Prima nota per Roberto: anche io preferisco sempre nome e cognome, però va detto che per alcuni lo pseudonimo, il nick-name, è palesemente chiaro. Qui sopra c’è “Gaspa” che con il nome di battesimo, Francesco, dice lui, lo chiamava soltanto la mamma! E’ Francesco Gasparetti; così come anche i più distratti frequentatori di Popinga sanno che “Mescalino” è Marco Scaloni. Ad esempio quando leggo su un quotidiano la firma di “Geronimo” non penso ad un capo indiano. O su Vivere Senigalia certi nomignoli noti a tutti, anche a te Roberto Paradisi. Mi assicurano qui in redazione che è allo studio l’ipotesi non solo di firmare in chiaro i commenti, ma anche di corredarli da una fotografia-francobollo. Più di cosi …
    Veniamo al dibattito dove il pur caloroso intervento di Andrea Scaloni non è sembrato affatto una “aggressione verbale”. Così come le brevi interruzioni della ragazza, che si chiama Valeria ed è persona da me conosciuta come serena e moderata. Mi permetto di interpretare qualche frase, senza aver chiesto la parola, come una modesta intemperanza che ha dato, anche ai relatori, il polso del poco pubblico presente. Per dirla con criteri chiesastici, caro Roberto, preferisco un peccatuccio veniale alle molte e gravi colpe omissive. Dove sono finiti i fanatici tipo ascoltatore medio di Radio Maria o i veramente aggressivi no-global, anche nostri concittadini, che hanno lanciato uova e pomodori a Giuliano Ferrara?
    Se posso spendere ancora una parola in questo commento vorrei sottolineare che un poco di “furia cieca” ha colpito anche l’avvocato Paradisi in quanto alla prima contestazione ha gridato dicendo che non temeva il lancio dei pomodori, come se ci fosse qualcuno in sala pronto a farlo. Beh! questo è un espediente retorico che al massimo può colpire chi ascolta la registrazione, ma per il quale i presenti in sala hanno soltanto sorriso o messo un meno, meno sulla scheda di valutazione del relatore. Anche l’avvocato Mencarelli si è lasciato trascinare dalla foga dei sentimenti o del discorso, ad esempio con l’esempio personale della gravidanza della figlia. Direi anche ostinandosi a non rispondere alla domanda di Andrea Scaloni. Se la risposta, un a qualsiasi, ci fosse stata Andrea avrebbe per forza di cose taciuto! Quindi a me sembra che come dato oggettivo, limitandomi per ora ai relatori, che i due individui più sereni e posati siano stati il prof. Villanacci ed anche Tiziana Antonucci. Quest’ultima avrebbe potuto si, contrariamente a tutti gli altri avendo vissuto trent’anni della 194 (e significative esperienze precedenti), non solo raccontare, ma anche gridare quelle vicende e quei ricordi che segnano indelebilmente una vita in prima linea.

  6. Mi sa che un mio commento qui è fuori luogo, dato che Roberto Paradisi ha scelto Gianluigi come interlocutore. Forse riconosce in Gianluigi l’interprete della “sana laicità”, mentre io, Francesco e Valeria saremmo dei laicisti indemoniati.
    Premesso questo, volevo (riba)dire due cose: una sul metodo e una nel merito di quel che s’è sentito al dibattito sabato scorso.
    Riguardo ai toni, ovviamente i miei erano toni polemici, né avrebbe potuto essere diversamente. Il contraddittorio delle opinioni passa anche per lo scontro. E non accetto lezioni di educazione, di maturità dialettica o di savoir-faire da chi, come Paradisi, quotidianamente cerca la polemica e il polverone a mezzo stampa, con una violenza retorica da guerra fredda.
    Entrando nel merito, io ho fatto alcune considerazioni (opinabili) su quello che per me significa stato liberale.
    Poi ho fatto due domande, su fatti non opinabili:
    1) Da cosa dipende, secondo il comitato (il)liberale per la moratoria, la drastica diminuzione del numero di aborti dal 1978 a oggi, documentata non nella mia fantasia ma da dati ISTAT.
    2) Che senso abbia proporre la moratoria dell’aborto e non battersi anche per prevenire gli aborti con la contraccezione (pillola, RU486, ecc.).

    Alla prima domanda, ancora aspetto risposta.
    Mencarelli s’è subito incendiato e per poco non gli viene un coccolone.
    Paradisi, a sua volta, ha risposto con una domanda: quanti erano gli aborti prima del 1978?
    Bella risposta. Con l’aborto illegale si potevano avere solo stime, che per forza di cose erano imprecise e discordanti. Quelli che lui chiama numeri al lotto erano in realtà stime fatte coi metodi matematici dell’inferenza statistica.
    Tra parentesi: Paradisi sicuramente conosce Locke meglio di me, io forse conosco la statistica meglio di lui; con una differenza: Locke lo si può tirare per la giacchetta, coi numeri è un po’ più difficile.
    Ma, quale che fosse il numero di aborti prima del ’78 (e sappiamo che, nella clandestinità, era elevatissimo), questo non c’entra nulla con la mia domanda. È come metter insieme le mele con le pere: si confrontano stime con dati ufficiali.
    Seguendo il metodo Paradisi, io potrei anche arrivare a conclusioni più drastiche: visto che il numero degli aborti (legali) prima del 1978 era ZERO, la legge 194 ha fatto aumentare gli aborti. Chapeau!
    Alla seconda mia domanda Mencarelli e Paradisi hanno fatto finta di non aver sentito. Poi, sollecitato da un analogo intervento di Paola Martinelli (tra il pubblico), Paradisi l’ha buttata in commedia: secondo lui i giovani sanno già tutto e non c’è bisogno di fare propaganda dei metodi contraccettivi, cioè srotolare il preservativo sulla cattedra (e magari, aggiungo io, farci i gavettoni e tirarli nel bagno delle ragazze).
    Ecco: la caricatura della contraccezione. Come se il vero problema fosse quello.
    Per finire, vorrei ringraziare la claque per la moratoria, in particolare quel rompicoglioni seduto dietro di me.
    Caro mio, non ti stava bene la lunghezza del mio intervento; non ti stava bene quel che dicevo; quando chiedevo che i relatori rispondessero alle domande, mi consigliavi di mandar loro le domande via mail. Che simpaticone! Poi hai sibilato qualcosa anche contro la Antonucci.
    La prossima volta prendi il microfono e di’ la tua davanti a tutti. Nel frattempo, senza offesa, chiedo la moratoria di quelli come te.

  7. Caro Gianluigi, ci tengo troppo al “tema” aborto per lasciare cadere così il discorso senza una dovuta e puntuale risposta alle tue osservazioni.
    Intanto, la questione dell’anonimato. Per me, come per qualsiasi altro “internauta”, Gaspa è Gaspa. E sarebbe bene che si firmasse con nome e cognome quando intende attaccare chicchessia. Non mi interessa che i frequentatori assidui del blog lo conoscono già. A meno che non vogliate essere del tutto auto-referenziali. Ma, allora, sarebbe meglio evitare gli attacchi scomposti al prossimo. Come quello (reiterato oggi in modo soft) del tuo amico Gaspa che mi accusa in assoluta malafede di aver ingigantito il fatto del volantino firmato con la stella brigatista. Come se io impaginassi i giornali e scrivessi i titoli. Riferisci al tuo amico Gaspa che la mia prima e ultima dichiarazione alla stampa – a precisa domanda del giornalista dell’Ansa – è stata di questo tono: “Non credo affatto ad una minaccia seria, nè ad un interessamento dei brigatisti veri. E’ soltanto una infelice ragazzata che però nasconde una mostruosa simpatia da parte degli estremisti di sinistra di questa città verso i terroristi”. Punto. Il resto lo hanno fatto i giornali. Ricordo anche al tuo amico Gaspa (e agli altri rabbiosi suoi amici)che, personalmente, sono stato oggetto di diverse minacce, via internet e non solo. Di morte, di sciagure, di lesioni… . La maggior parte delle volte, tutto ciò non è nemmeno apparso sui giornali (un procedimento penale si è appena concluso con la condanna di un senigalliese che mi aveva minacciato anonimamente attraverso internet e altri processi sono in piedi in attesa delle indagini di polizia e carabinieri… senza clamore). E tutto ciò, posso assicurare ai tuoi rabbiosi amici, non è cosa piacevole nè per me nè per i miei familiari. Ma questo, forse, il tuo amico Gaspa non è in grado di comprenderlo.
    Sei molto bravo a sminuire gli attacchi nervosi e violenti di Andrea Scaloni e della ragazza mora durante il dibattito (una tecnica un pò democristiana), ma quello che hanno detto e il modo in cui lo hanno fatto, non è nè rimovibile nè sminuibile con i tuoi artizi retorici. Non capisco poi perchè rinfacci a me l’assenza degli ascoltatori di Radio Maria. Come se fossi un dj vaticano o non so chi. Rispondo di quello che faccio io e mi basta. E non capisco nemmeno la delusione per l’assenza dei no-global. Per caso avresti gradito un lancio di ortaggi? A proposito di questo, mi attribuisci un poco di “furia cieca”. Certo… Non c’è miglior arma per difendere le intemperanze gratuite di un tuo amico che rinfacciarle anche al suo interlocutore… Mal comune… . Peccato che io mi sia limitato semplicemente ad usare, pacatamente, l’ironia e a dire a Scaloni, che continuava a urlare e riproporre con nervosa violenza la domanda senza lasciare a nessuno il tempo di rispondere, che avrebbe sempre potuto lanciare delle uova. Di battuta si è trattato. Per inciso: è scorretto caro Gianluigi continuare a ripetere che l’Avv. Mencarelli si è ostinato a non rispondere. Scaloni lo ha aggredito verbalmente e, ogni volta che Mencarelli tentava di riprendere la parola, Scaloni lo copriva (“democraticamente”) con la sua voce. Figurati che difficoltà a rispondere a quelle due domande…
    Sostieni che i più posati e sereni sono stati i due relatori abortisti. Per carità, ognuno la pensa come vuole. Ma questa storiella di far passare l’avversario, anche quando si limita a esporre con onestà intellettuale e pacatezza le sue idee, per un incivile è esercizio che non ti fa onore.
    Rispondo infine anche ad Andrea Scaloni che non ho mai definito un laicista indemoniato. Caro Scaloni, ti ritengo solo un laicista maleducato. E anche intellettualmente scorretto. Come quando (adesso) cambi la domanda fatta nel corso del dibattito. Una furbata con le gambe corte. Ti vorrei ricordare che non avevi chiesto “da cosa dipende la drastica diminuzione del numero di aborti dal 1978 ad oggi” (questa sì documentata da dati precisi che non ho mai contestato). Avevi invece chiesto (basta ascoltare le registrazioni che sono tecnicamente “più furbe” dei furbi) da cosa dipendeva la diminuzione drastica degli aborti dopo l’entrata in vigore della legge. Dando per scontato che, prima del 1978, gli aborti erano in gran numero superiori a quelli praticati dopo. La tua “furbata” (dare per scontata la verità della premessa) è stata smascherata e tu che fai? Cambi le carte in tavola. Su, non offendere l’intelligenza di chi ti legge. La verità è che non possiamo sapere se, rispetto al 1977, nel 1978 (e successivi anni) gli aborti siano aumentati o diminuiti. Punto (peraltro tutto ciò non sposta nulla rispetto al dibattito sulla liceità in sè dell’aborto). Sulla seconda domanda, riformulata anche questa, la risposta è semplice: la RU 486 non è una forma di contraccezione. E’ una forma di aborto. Ergo, non giocare ancora sulle parole dando per scontata ancora la verità della premessa. Corollario: sono contrario alla sua introduzione. Per quanto riguarda la pillola, non mi entusiasma la battaglia morale per l’utilizzo dei contraccettivi. Naturalmente non sono contrario ad essi. Anzi. Lascio a te però la battaglia per la promozione dei preservativi. Il poco tempo che ho preferisco dedicarlo alla difesa della vita innocente.
    PS Quando si gioca il ruolo del rompicoglioni al microfono, è facile che ci sia anche un rompicoglioni fuori microfono infastidito. E’ la legge dell’azione e della reazione. Tu che sei esperto di cose matematiche e fisiche, dovresti saperlo.
    PS2. L’unico che aspetta una risposta ad una domanda sono io. Avevo chiesto proprio a te Scaloni: quanti erano di media gli aborti all’anno prima del 1978? Rispondi oggi con una battuta e con un paradosso. Un pò poco per chi afferma di conoscere bene numeri e statistiche.

  8. La reazione scomposta dell’avv. Paradisi dimostra chiaramente che quel giorno di rabbioso c’era solo lui, insieme all’avv. Mencarelli…

    Magari sperava che al dibattito ci fossero veramente delle persone scalmanate che gli lanciassero delle uova, in modo tale da poter fare la vittima sui giornali locali.

    Invece quel giorno non c’è stato nessun indemoniato e nessun rabbioso tra il pubblico, mentre ce n’era qualcuno tra i relatori!

    Questo è talmente vero che neanche le provocazioni dell’avv. Paradisi hanno innescato reazioni fuori dalle righe o esagitate (chiunque può sentire la registrazione e farsi la sua idea).

    La vicenda delle BR, come l’ho letta io sui giornali, è ridicola se basata solo su quel volantino appeso alla porta della palestra e dava veramente l’idea di una strumentalizzazione politica, che andasse nettamente oltre la gravità del gesto.
    Insomma dalle minacce di qualche teen-ager disadattato ad essere vittima delle BR, ce ne passa.

    E comunque se l’avv. Paradisi cerca gente violenta od esagitata non la troverà certo qui su Popinga, anche se forse il suo auspicio sarebbe proprio questo!

    P.S. Chiedo alla redazione di Popinga di rimettere il mio nome completo nella firma (come avveniva prima del restyling grafico), in modo da evitare queste sterili polemiche.

  9. Caro Paradisi, come si dice a Roma, nun ce prova’…!
    Avevo chiesto da cosa, secondo il comitato (il)liberale per la moratoria, dipendesse la diminuzione drastica degli aborti dopo l’entrata in vigore della legge. Questo è un fatto. Non ho dato per scontato nulla. C’è la registrazione.
    Quanto ai numeri, dopo il ’78 ci sono i dati ISTAT. Prima ci sono le stime, che Paradisi stesso ha menzionato e che parlano di numeri di gran lunga superiori.
    In ogni caso, non possiamo dimostrare matematicamente che gli aborti nel ’78 furono più di quelli del ’77. Ma qualcuno mi si può spiegare perché gli aborti del 2007 sono stati la metà di quelli del ’78?

    Quanto ai rompicoglioni, quelli col microfono manifestano il proprio pensiero (opinione? critica? dissenso?) e ci mettono la faccia. Invece quelli che sospirano alle spalle degli altri, oltre ad essere dei rompicoglioni sono pure dei coglioni perché non hanno manco il coraggio delle proprie idee.
    Tra parentesi: non sapevo che fare domande agli oratori fosse considerato essere dei rompicoglioni col microfono… Forse sarà la nuova dottrina liberale…

  10. Bhe, a tutto c’è un limite. Se uno, caro Scaloni, come hai giustamente ricordato, chiede da che cosa sia dipesa la diminuzione degli aborti “dopo” l’entrata in vigore della legge, se l’italiano per te ha ancora senso, significa che hai considerato un prima (della legge). Diversamente la domanda corretta sarebbe stata: “Per quale motivo secondo voi, rispetto al 1978, gli aborti sono diminuiti negli anni successivi?”. Non tentare adesso di rimescolare le carte in tavola per il fatto che ti sei accorto che hai preso una enorme cantonata. E’ più giusto e onorevole riconoscere l’errore. Invece, tu, come si conviene ai provocatori ideologici, continui a parlare di stime (prima del 1978) ed eviti di ricordare che tali stime (pubblicate da radicali, socialisti, movimenti femministi…) sono grottesce ed inverosimili. Addirittura parlano di un numero di morti annuali di donne costrette all’aborto clandestino in numero superiore rispetto alle donne davvero morte (dati ufficiali ISTAT) in età feconda.
    Non solo. Secondo Marco Pannella, prima del 1978, gli aborti clandestini erano un milione e mezzo all’anno. Il PSI, in una proposta di legge del 1971, sosteneva che, ogni anno, gli aborti oscillavano tra i due e i tre milioni. Il quotidiano “Il Giorno”, nel 1972, sparava numeri da genocidio: 4 milioni di aborti clandestini all’anno. Panzane! Basti dire che, ipotizzando 3 o 4 milioni di aborto all’anno, ne derivava la conseguenza che tutte le donne italiane avrebbero, nella loro vita, praticato una media di 8 aborti. Follie ideologiche, numeri al lotto. Però questi numeri da genocidio crearono la falsa sensazione dell’emergenza. Che produsse la 194. Nel 1978, gli aborti “regolari” furono 240 mila. Una cifra da capogiro ma che permise agli abortisti di dire: “avete visto abbiamo drasticamnete diminuito gli aborti”. Esattamente quello che hai detto tu. Nel corso degli anni poi gli aborti sono effettivamente diminuiti (dato che non ho mai contestato).
    Sulla nuova domanda che ora poni (calo di aborti nel corso degli anni dal 1978 ad oggi), la risposta, a mio avviso, è molto semplice. Se me l’avessi fatta durante il dibattito, ti avrei risposto. Perchè il dato del 1978, lungi dal confermare le tue tesi, conferma le mie. Una volta introdotta la legge, ci fu un boom degli aborti. A meno che uno non voglia fare il discorsetto che fanno gli antiproibizionisti sulla droga, e cioè la barzelletta che il “proibito” attira. Difficile però sostenere che l’aborto attirava perchè vietato. Più facile pensare che, una volta legalizzato, è davvero aumentato avvertendo le donne non solo la liceità di quell’atto ma addirittura, per come era stata presentata la campagna per l’aborto, una scelta di civiltà.
    Le cose, nel corso degli anni, sono cambiate. La presenza della Chiesa e dei robusti movimenti per la vita, nonchè la forte presenza di cattolici nella società civile italiana, ha orientato molte scelte rappresentando una prevenzione culturale e mentale all’aborto. In paesi, come Francia e Inghilterra, in cui non c’è la Chiesa e non vi sono movimenti convintamente contrari all’aborto legale, gli aborti stessi lungi dal diminuire (dal momento della legalizzazione) sono in aumento costante. Oggi, in Italia, rispetto a qualche anno fa, finalmente quasi tutti (anche gli abortisti più accaniti) riconoscono che l’aborto è comunque un dramma (e non venirmi a raccontare che dieci anni fa dicevano le stesse cose!). Tutto ciò, e non la legge 194 (peraltro mai applicata nella parte preventiva), ha consentito la diminuzione degli aborti. Personalmente resto convintissimo che comunque gli aborti anche nel 2007 siano stati di gran lunga superiori a quelli del 1977.
    Ad ogni buon conto, ribadisco: tutto ciò conta zero. Il mio discorso non è basato sulla “riduzione del danno”. Ma sulla difesa della vita. Anche di una sola vita. Ritengo che sopprimere una vita umana sia sbagliato e illecito. E ritengo che uno Stato lo debba impedire. Lo affermo nella piena consapevolezza, non della sacralità della vita, ma di una visione basata sui principi che regolano lo Stato liberale di diritto. Principi che si radicano nel giusnaturalismo e attraversano tutto il pensiero liberale. Smentitemi, se ci riuscite.
    PS Fare domande è legittimo. Urlare, ripeterle ossessivamente sei o sette volte, gridare nervosamente in faccia agli avversari politici impedendogli di rispondere è da rompicoglioni. Col microfono. Quando poi si torna seduti e si continua a gridare dal posto, si diventa rompicoglioni senza microfono. Esattamente come quello seduto dietro di te. E non si tratta di una nuova dottrina liberale. Si tratta di un eterno codice di elementare educazione.
    PS 2. Il giochino di chiamarci Comitato (il)liberale può essere una battuta apprezzata una volta, poi diventa stucchevole. Ribadisco il consiglio: leggili gli autori liberali classici. E leggi anche i nuovi pensatori libertari americani (libertari, non liberali). Scoprirai che i libertari USA non sono proprio uguali ai nostri. E sull’aborto avrai qualche sorpresa inaspettata.

  11. Come promesso ritorno a commentare ed anche stavolta cercando, non senza fatica, di limitare gli argomenti visto che di “provocazioni” ce ne sono state molte e le affronterò.
    Non hai di fatto accettato le spiegazioni sull’anonimato, che pur t’avevo dato secondo le “regole” che sono comuni sul WEB. Per me non ci sono problemi, ma proprio tu dovresti sapere che in questo mondo è meglio un nick-name certo che un nome e cognome dubbio! Spero d’essere stato chiaro e continuo assicurando che sono io che scrivo, G.M. nato a Senigallia il 27 aprile 1945!
    Mi sia consentito un esempio di metodo. Tu scrivi “Riferisci al tuo amico Gaspa “ come se scrivendo tu su una pagina del sito “Popinga” dovessi poi essere io ad andare a riferire ad altri quel che hai detto. Qui vale la regola che ognuno fa per conto suo, però talvolta la grande rete affratella molti navigatori.
    Ancora per dirti che non mi piacciono certi termini come quando scrivi “altri rabbiosi suoi amici “, riferendoti a Gaspa. Di questo passo dovrei dar ragione ad Andrea che ho rimproverato insistentemente per aver dato del “coglione”, in un dibattito su un blog a chi sai tu, però rigorosamente anonimo quando frequenta Internet!
    Posso accettare che sia portatore di una “tecnica un po’ democristiana” (a proposito dei miei sforzi per fare restare civile e produttivo il dibattito), ma allora a te, molto abile nello scrivere come nel parlare, dovrei dirti, per rendere pan per focaccia, che sfiori una tecnica non certo francescana, ma un po’ squadrista!
    Lasciamo perdere queste schermaglie e tutte le premesse, ma pur sempre teniamo conto del clima del dibattito. Quella sera i meno pacati, parlo tra i quattro relatori, eravate proprio tu e il tuo collega, avvocato Mencarelli. Si, forse eravate impegnati sul fronte più difficile, lo riconosco, ma la tua abilità nei ragionamenti filosofici e magari anche nella semplice enunciazione degli estremi numerici (che traevi da proposte di legge dell’epoca) avrebbero messo in imbarazzo gente ben più qualificata dei tuoi interlocutori.
    Una osservazione di fondo che volevo farti è questa: la tua posizione teorica potrebbe anche essere ineccepibile se avesse tenuto conto, almeno un poco, di quella che è la realtà, la vera e durissima realtà di ogni giorno, della società umana, in ogni parte del mondo. Come accennava la signora dell’AIED, anche io posso testimoniare, per una serie di riscontri della vita dato che ho i capelli bianchi, com’era la situazione degli aborti clandestini prima della 194. Oggi basterebbe parlare con medici ed infermieri anche loro dai capelli bianchi per farsi dire, non quanti fossero gli aborti, ma quali fossero i danni e le nefaste conseguenze di tante pratiche coltivate nell’ombra e con la peggior approssimazione possibile. Racconti raccapriccianti, che nessuno però vuol fare. Racconti che sono purtroppo storie di vita comuni e ripetute nei tempi passati; oggi sembrerebbe tutto impossibile.
    Termino qui; però a risentirci presto.

  12. Non volendo che si spenga l’interesse su questo dibattito da poco avviato qui su Popinga approfitto della relazione del Ministro Livia Turco, relazione annuale sull’attuazione della legge 194/1978, che contiene i dati preliminari per l’anno 2007 e i dati definitivi per l’anno 2006, per riportare tal quali alcune considerazioni di Mirella Parachini, oggi apparse su “Notizie Radicali“.
    Eccole le prime tre:
    1) La discrepanza tra i dati riguardanti le donne italiane e quelle straniere (riduzione del 3,7 per cento rispetto al 2005 per le prime e incremento del 4,5 per cento rispetto al 2005) conferma la necessità di attivare le misure di accesso alla contraccezione, sia da un punto di vista organizzativo che di “promozione” della contraccezione. L’Italia è il paese dove si paga per la contraccezione (sia che si consideri quella ormonale -pillola, cerotto o anello vaginale – che quella meccanica – spirale e preservativo) ma dove l’interruzione volontaria della gravidanza è totalmente gratuita. Per la contraccezione d’emergenza (la cosiddetta pillola del giorno dopo) una donna che si rivolge al Pronto Soccorso pagherà 25 Euro di prestazione quale “codice bianco” e 11 Euro per la confezione della pillola.

    2) La nuova stima degli aborti clandestini è aggiornata al 2005 con un’ipotesi massima di 15 mila aborti effettuati al di fuori della legge 194, correggendo al ribasso le precedenti stime che indicavano tale soglia attorno ai 20 mila aborti clandestini. Avremmo voluto avere un dato più aggiornato e un’analisi accurata sulla persistenza del fenomeno.

    3) L’obiezione di coscienza dei medici e’ in aumento. Finalmente una fotografia aggiornata della situazione! Fra i ginecologi e’ passata dal 58,7 per cento al 69,2 per cento; fra gli anestesisti dal 45,7 per cento al 50,4 per cento; fra il personale non medico dal 38,6 per cento al 42,6 per cento. Questi dati, aggiornati dalle Regioni (i dati precedenti risalivano al 2003 e in alcuni casi al 1999) evidenziano la situazione che gli operatori della 194 denunciano da anni ormai. In alcune situazioni quali la Campania, l’obiezione di coscienza per i ginecologi passa dal 44,1 per cento all’83 per cento; per gli anestesisti dal 40,4 per cento al 73,7 per cento; per il personale non medico dal 50 per cento al 74 per cento. In Sicilia, si va dal 44,1 per cento all’84,2 per cento dei ginecologi; dal 43,2 per cento al 76,4 per cento degli anestesisti; dal 41,1 per cento al 84,3 per cento del personale non medico. “Questi livelli sono tali – afferma il ministro – da prefigurare un’oggettiva condizione di grave difficoltà per le donne nell’accesso ai servizi. In questo senso si ribadisce che sono le Regioni, in applicazione del medesimo articolo 9 della normativa, che devono controllare e garantire l’attuazione della legge, anche attraverso la mobilità del personale”. Evviva, se ne è accorta anche lei.!!!

  13. Grazie Gianluigi per i numeri che ci fornisci.
    Ho paura, però, che gli argomenti “pragmatici” di solito usati nel dibattito sull’aborto siano completamente fuori luogo quando dall’altra parte si ha un approccio etico fondamentalista.
    La domanda da farsi rimane una sola: l’aborto è omicidio?
    Secondo me no, secondo Paradisi sì. Punto. Tutto il resto – e qui Paradisi ha ragione – conta zero.

    Chiarito questo, mi aspetto però che quelli del comitato (il)liberale per la moratoria si mettano d’accordo tra di loro, giacché a me risulta che la “linea Ferrara” sia quella della battaglia culturale senza chiedere l’abrogazione della 194. Allora, delle due l’una: o la posizione di Paradisi è eterodossa rispetto al Comitato a cui ha aderito, oppure Ferrara non ce l’ha raccontata tutta. In entrambi i casi, credo che i comitati (il)liberali per la moratoria si scioglieranno come neve ai primi caldi. I risultati elettorali parlano da soli.
    A proposito di risultati elettorali, non posso fare a meno di notare due cose:
    – Come mai tre anni fa, ai tempi del referendum sulla legge 40, “sulla vita non si poteva votare” e invece stavolta sulla vita ci hanno costruito addirittura le candidature al Parlamento? Insomma, Paradisi, su ‘sta benedetta vita s’ha da votare o no?
    – Sempre tre anni fa, l’astensione al referendum fu salutata come un atteggiamento di grande responsabilità degli italiani sui temi etici. Oggi Ferrara dice che il suo 0.4% è perché gli italiani non hanno capito il suo messaggio e gli hanno fatto una pernacchia.
    Ecco: quando non danno i voti a lui è perché non capiscono il messaggio. La prossima volta sia più chiaro: proponga sic et simpliciter l’abrogazione della 194, così vediamo come va a finire.

    P.S. Se Paradisi non gradisce la mia definizione di “Comitato (il)liberale per la moratoria”, posso usarne altre, tipo “Comitato clerico-fascista per la moratoria” oppure “Comitato squadrista per la moratoria”

  14. Roberto ed Andrea, forse il secondo copiando dal primo, usano l’artifizio di rivolgersi a me con i loro commenti. Ho l’impressione che lo facciano, ma potrei prendere un abbaglio, perché vorrebbero confrontarsi tra loro, ma la differenza di potenziale è tanta che occorre un buon dielettrico. In fondo Roberto m’ha dato del “democristiano” ed io senza offendermi accetto. Accetto perché trovo sempre più interessante e positivo che anche in questa landa di periferia qual’è la nostra città si possa discutere e ci si voglia confrontare su un tema lacerante qual’è questo dell’aborto e della tanto osannata o vituperata “legge 194”.
    Nel suo ultimo commento Andrea sottolinea di avere le idee chiare e le contrappone nettamente a quelle di Roberto. Mi dispiace per loro, ma per me non è altrettanto facile. Con questo non mi sento più di tanto in crisi. Forse posso anche essere in buona compagnia se è vero che tra i “dottori della Chiesa”, San Tommaso d’Aquino o non ricordo chi, indicasse la regola che un feto non poteva essere battezzato se non avesse ben chiare le sembianze umane. Con questo non voglio dire che le indicazioni della Chiesa Cattolica siamo sempre state ben centrate, però faccio riferimento a gente che ha avuto una certa dimestichezza con la materia.

  15. Cari Roberto ed Andrea, vi chiamo in causa senza far torto a Gaspa, a Valeria o ad altri (lo faccio per celiare sull’abitudine, in alcuni commenti, di rivolgersi specificamente ad una persona) in quanto stasera il mio commento di fatto l’ha scritto una penna assai più tagliente: quella di Malvino. Lo trovate nella colonna delle news collocata sulla destra con il titolo: “Mi pare che la politica italiana sia costretta a decidere”. Ho riportato il feed di quanto scritto quest’oggi a proposito della richiesta dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. La risoluzione n° 1607 invita infatti gli stati membri a garantire effettivamente alle donne “il diritto di accesso all’aborto sicuro e legale”. Come scrive Malvino adesso occorre decidere; si sta “o con l’Europa o con le gerarchie ecclesiastiche”.

  16. Una precisazione per l’illiberale Andrea Scaloni il quale, finalmente, ha gettato la maschera e ha detto che (illiberalmente) si può uccidere un bambino in grembo alla madre in quanto non è omicidio (le argomentazioni sono optional per lo Scaloni). Personalmente ho aderito all’idea dei Comitati per la moratoria ma non ho aderito in toto alle idee di Giuliano Ferrara. Capisco che, per chi, come Scaloni, non ha mai letto un autore liberale in vita sua, sia difficile pensare che si possa condividere solo in parte la linea di un leader politico quale è diventato Ferrara. Ma deve faresene una ragione. Ho detto e ribadisco (l’ho fatto anche durante il convegno ma lo Scaloni era impegnato a urlare sopra la propria voce per ascoltare) che io sono per l’abolizione della legge 194 e per punire l’omicidio-aborto. Come si punisce un qualsiasi altro omicidio (certamente con pene adeguate e gradate, ma questo è un altro discorso). Non vedo dunque su che cosa dovrei fare chiarezza.
    Sulla domanda relativa al voto sulla vita, personalmente non ho mai detto frasi come quella riportata da Scaloni. Ancora una volta Scaloni fa di tutta l’erba un fascio e mi mette sullo stesso piano dei vescovi, di “Scienza e Vita”, della Cei ecc… . La solita miscela radical-pannelliana. Certo, in una civiltà normale e in ordine, non si dovrebbe essere chiamati a votare sul diritto alla vita di un essere innocente. Sarebbe come chiedere ai senigalliesi di votare sul diritto di parola dello Scaloni stesso… (che dice Scaloni: accetterebbe un referendum civico sul suo diritto di parola?). Ma siccome ho la consapevolezza che siamo in una civiltà “disordinata”, non mi spaventa votare sulla vita (e non spaventa boicottare il voto, se questo serve a salvare vite umane!).
    Circa le definizioni che lo Scaloni vuole dare del nostro Comitato, si accomodi pure se lo diverte. Però ho la sensazione che il Nostro non solo non abbia mai letto gli autori liberali, ma non abbia neppure letto nulla nemmeno sulla dottrina del Fascismo e sui movimenti culturali che lo precedettero (sai Scaloni, parlo di attualismo, di Gentile, di Tradizionalismo, di Evola, dell’elitismo di Mosca e Pareto…). Se avesse letto qualche libro di questa sterminata cultura, non paragonerebbe il clericalismo al Fascismo. Ma si sà… meglio dare patenti di “liberalismo” e di “fascismo” piuttosto che mettersi a studiare.
    Roberto Paradisi

  17. Grazie del consiglio, Paradisi!
    Vado a studiare, così recupero un po’ le lacune del liceo e dell’università.
    Come ho fatto a non pensarci prima? Studiare, ecco cosa mi mancava…

  18. Se i commenti li buttiamo sul taglio culturale, lo ammetto, mi trovo in difficoltà! Qui scriviamo per approfondire quanto già discusso in un dibattito sull’aborto, quindi a proposito di un tema che purtroppo può toccare l’esperienza di tutti. Anzi che è in agguato soprattutto per chi non ha molte occasioni culturali nella sua vita.
    Leggendo gli ultimi commenti debbo dire che per fortuna un ragazzo intelligente come Andrea Scaloni, per quel che so un tempo studente di livello eccellente allo scientifico, ci assicura che sta studiando. Studia per recuperare il gap che l’atro sottolinea. Infatti Roberto Paradisi, lui si è formato al classico, rimprovera l’avversario di non aver letto libri ed autori che io ammetto subito, da rozzo geometra, si e no di aver sentito nominare! Tanto per farmi coraggio mi consolo pensando però che magari ricordo abbastanza bene le nozioni relative al momento centrale d’inerzia o quanto ha che fare con la triangolazione geodetica! A parte l’ironia, ritornando sul terreno dei filosofi, ambito sul quale questi amici amano discettare, mi permetto di ricordare che un certo Tommaso d’Aquino, divenuto non a caso “dottore della Chiesa”, sull’argomento qui dibattuto sembra fosse molto in difficoltà. Lo deduco dal fatto che aveva qualche dubbio sull’opportunità di battezzare un embrione abortito, almeno quando non avesse almeno un po’ delle sembianze umane.
    Però va detto che da allora molto tempo è passato e si sa che così anche le idee cambiano. I nostri duellanti sembrano assolutamente certi delle loro convinzioni; il sottoscritto – terra terra – si limita ad osservare che dell’aborto non si parlerebbe se esistesse, e non venisse ostacolato, l’unico vero strumento di prevenzione, cioè la contraccezione.

  19. Ma scusate, Paradisi da dell’illiberale a Scaloni, forse sto sbagliando persona, ma non era lui che i 25 Aprile si presentava davanti al Liceo pretendendo, per protesta, di entrare?

  20. OK Valeria scusa la mia ignoranza, ma allora se vogliamo fare i fiscali dopo i due punti non si usa la lettera maiuscola a meno che non venga introdotto un discorso diretto! Cerchiamo di non esagerare, penso che chiunque abbia capito benissimo la domanda posta e quello che avrei voluto sapere era se il Paradisi in questione fosse lui o meno, niente di più!

  21. Mirko, mi sa che Valeria non si riferiva a te, ma al liberalissimo Paradisi che magari preferirebbe sostituire il 25 aprile, festa della liberazione dal nazi-fascismo, con il 28 ottobre, giorno della marcia su Roma delle liberalissime camicie nere.

    P.S. per quanti danni abbia fatto e stia facendo il clericalismo, il fascismo è stato molto peggio ed onestamente non invidiamo affatto la sterminata (c’è voluta una guerra mondiale per sterminarla) cultura di Paradisi.

  22. Chiedo scusa non mi ero accorto dell’errore grammaticale fatto al contrario da Paradisi, mi conforta essere in così buona compagnia!

  23. ..infatti non era per Mirko… 😉
    che non mi pare abbia fatto alcun errore grammaticale.

    Sì, Mirko hai ragione sull’uso dei due punti, ma in quel caso “uso dell’accento” era il titolo del paragrafo…. quindi credo ci stia la maiuscola…
    Ciao!

  24. Sì, Gianluigi,
    sto studiando per recuperare le gravissime lacune. Però, prima di cimentarmi con Evola e Pareto, devo leggere Pinocchio e i Promessi Sposi.
    Ne devo masticare di libri, io che son capace sì e no di far le radici quadrate, prima di poter essere qualificato a parlare di vita, aborto, fascismo e clericalismo.
    Tanto per dire: mia nonna, che all’epoca aveva quarant’anni, non avrebbe mai capito il fascismo se non avesse letto Gentile.
    Anche a nome suo, grazie Paradisi!

  25. Non ho capito cosa centra il fascismo con la cultura liberale……..O sei fascista o sei liberale e credo che il personaggio di cui stiamo parlando sia tutto fuorchè liberale…….

  26. Seguivo con interesse il dibattito pur non intervenendo; mi spiace che ora si sia ridotto ad attacchi diretti e che esulano dal tema.
    Dal mio punto di vista, in materia di aborto, si dovrebbe partire da un concetto basilare: quello della prevenzione-contraccezione; una maggior attenzione alla contraccezione è il vero punto di partenza di ogni dibattito serio in materia di aborto, perchè al di là delle varie posizioni un aborto evitato è un guadagno per tutti.
    Ma non potendo (parere mio) cancellare la possibilità, giusta, di lasciar libere le donne di abortire, cerchiamo di prevenire le situazioni che possono portare a scelte di questo tipo.

  27. Grazie all’ultimo commento di Gabriele si torna alla sostanza del dibattito.
    Non me ne vogliano i grandi filosofi o i lor fans, ma siccome l’immenso ed eterno problema dell’aborto va affrontato e gestito da un qualsiasi individuo (anche dalla nonna di Andrea!), in ogni angolo del globo terracqueo vorrei riportare la discussione al mio livello, ad una accessibilità che credo più generale. Magari cosi rendiamo il nostro argomentare un po’ più grezzo ed impreciso, però con concrete speranze che sia comprensibile ai più.
    Da sempre ho sentito parlare di “paternità e maternità responsabile”. Cosa voglia dire penso sia chiaro: i figli si cercano e si mettono al mondo con un atto preciso, determinato e volontario. Non mi pare che si possa parlare di tutto ciò in altri casi (vi faccio la grazia di omettere un sommario analitico delle possibili situazioni!). Preciso che con questo accenno non vorrei dare l’impressione di aver risolto uno dei più gravi problemi dell’umanità con quattro righe, ma al contempo mi sento di affermare che c’è qualche differenza tra la procreazione dei conigli, quella degli scimpanzé e quella di un certo primate che da se stesso si è chiamato Homo sapiens.
    Quindi la contraccezione è a mio avviso il sistema in assoluto più efficace ed adatto per prevenire l’aborto. Non credo affatto, come taluni esperti di bioetica hanno di recente affermato che “ confini tra la contraccezione e l’aborto siano sempre più labili”. Non lo credo e sono anche disposto a discuterne.

  28. Questa notizia di ieri ci può servire (fonte ADNKRONOS):
    ABORTO: ‘FAMIGLIA CRISTIANA’, ORA SGRETOLARE IL MITO DELLA LEGGE 194
    OGGI IN PARLAMENTO CI SONO I NUMERI PER FARLO
    Roma, 19 mag. (Adnkronos) – “La 194 ha sicuramente contribuito, lo dicono i numeri, all’inverno demografico, eppure, non si riesce a trovare una strada per rivedere questa legge: un tabu’ intoccabile, in un Paese dove si cambia perfino la Costituzione. La legge che intendeva far ”emergere” l’aborto, in pratica l’ha legalizzato”. E’ quanto si legge nell’editoriale del prossimo numero di ‘Famiglia Cristiana’, che fa notare anche come ”i politici piu’ avveduti, gia’ allora, si posero il problema. Giovanni Berlinguer, senatore del Pci, disse: «Dopo un congruo periodo di applicazione, dovremmo riesaminare le esperienze pratiche, le acquisizioni scientifiche e giuridiche e assicurare da parte di tutti i gruppi parlamentari l’impegno a introdurre nella legge le modifiche necessarie ».

  29. Mi unisco al bravo di Gaspa a Gabriele!
    Infatti il punto è proprio questo. Bravissimo.
    Sono assolutamente d’accordo: un aborto evitato è un guadagno per tutti!
    Non basta però la contraccezione, serve anche un’educazione, che non si limita ad una mera educazione alla contraccezione… una vera educazione sesuale parte dalla conoscenza e dal rispetto di sé, del proprio corpo e di quello altrui…. perché solo attraverso la conoscenza, la consapevolezza e il rispetto si può vivere una sessualità veramente libera e responsabile.
    Tuttavia nel corso del dibattito l’innominbaile con una notevole dose di volgarità e disprezzo definì inutile! Definì l’educazione sessuale “sventolìo di preservativi in classe”….
    Chi rilascia dichiarazioni di tale (infimo) livello dimostra sicuramente che persona è….

  30. Non è farina del mio sacco! Riporto, come se fosse una lunga citazione, il testo a firma di Alessandro Litta Modigliani apparso su L’Opinione di oggi. Calza a pennello per il dibattito in corso.

    Aborto, l’equivoco dell’articolo 4

    “La 194 non si tocca” è il ritornello che si sente ripetere, da sempre e a macchinetta, quando si parla di aborto. Più spesso in questi giorni, dopo il recente, ennesimo attacco del Papa. Pochi hanno però notato che la stessa frase viene ripetuta non solo dalle femministe o dagli esponenti del fronte laico, che difendono la situazione attuale. Curiosamente – ma non troppo, adesso vedremo perché – le stesse parole vengono usate dai massimi rappresentanti del campo politico cattolico.

    “La 194 non si tocca – dice Eugenia Roccella, già portavoce del Famly Day e ora sottosegretario alla Maternità – Lo hanno detto tutti i leader del PdL in campagna elettorale”. Per Carolina Lussana (Lega) “la 194 non si modifica”. La legge “ha una sua storia importante” ripete Iole Santelli, già sottosegretario alla giustizia. Il ministro Mara Carfagna arriva a dire che “il problema non è discutere la 194, ma applicare la cultura della vita”, al punto che persino Alessandra Mussolini è costretta a farle notare che “non si possono eliminare argomenti scomodi o eludere i contenuti essenziali del dibattito”.

    Ma se tutti a parole sono favorevoli alla 194, come si spiega lo scontro politico in corso ?

    Per chiarire l’equivoco, bisogna tornare al contesto storico che portò all’approvazione della legge, nel 1978, e alla natura profondamente ideologica di quel testo. In particolare, è bene rileggere l’articolo 4, forse il più significativo (insieme al primo) dell’intero dispositivo. Esso parla di “serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna, in relazione o al suo stato di salute o alle condizioni economiche, sociali e familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento” eccetera. Solo a queste condizioni è lecito, per la legge 194, fare ricorso all’interruzione della gravidanza. Il principio di libera scelta dell’individuo, in questo caso della donna, non è assolutamente previsto. In questo senso, la legge 194 non è affatto figlia del permissivismo libertario, come si vorrebbe far credere; semmai, al contrario, essa è permeata da una forte impronta statalista e paternalista, tipica della mentalità comunista egemone nella sinistra degli anni ’70.

    Di fatto, nel corso degli anni, questa impostazione illiberale è stata sostanzialmente disapplicata. Le maglie dell’articolo 4 sono state lasciate volutamente larghe, al punto che oggi, in Italia, abortisce chi ne fa richiesta (Esistono in verità molte difficoltà legate alla gestione degli ospedali, ma questo è un altro discorso, che merita di essere affrontato a parte).

    Alla luce di queste considerazioni, è chiaro che i cattolici integralisti si guarderanno bene dal tentare la strada assai impervia di una modifica legislativa. Dovrebbero venire allo scoperto, ma non ne sentono affatto il bisogno. Tenteranno piuttosto la strada di un’applicazione restrittiva per via amministrativa, confidando nel dilagare dell’obiezione di coscienza (o di convenienza ?), nell’occupazione politica dei consultori, nell’ostruzionismo strisciante delle strutture ospedaliere, nella propaganda colpevolizzante e ossessiva del cosiddetto Movimento per la Vita.

    “La legge non cambia, però servono nuove linee guida” spiega Eugenia Roccella. L’equivoco è chiarito.

  31. Sempre per Gianluigi: grazie per avermi definito persona serena e moderata. Ho letto solo ora….
    ….perchè non mi andava di leggere certi interventi obnubilati da furia ideologica….

  32. Pingback: Popinga

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