Appuntamento col dialetto senigalliese, venerdì 5 marzo alle 21:15, al Palazzo del Duca di Senigallia.
Nella cornice della sala del trono verrà presentato “Dàm.c’ n’arcòlta”, il libro di poesie senigalliesi nato quasi per caso mettendo insieme quattro autori: Leonardo Barucca, Antonietta Calcina, Andrea Scaloni e Simone Tranquilli.
Quattro diverse biografie, quattro penne ed altrettanti stili di scrittura. Dalla ballata all’idillio, dalla satira all’introspezione, i temi sono diversi ma il denominatore è comune: il dialetto. Non retaggio arcaico o lingua in disuso, ma strumento vivo ed efficacissimo per raccontare e raccontarsi.
Grazie allo stimolo di Anna Maria Bernardini e col patrocinio della Provincia di Ancona, tutto questo ora è diventato un libro e viene proposto in una serata.
Insieme alle poesie lette dai “fini dicitori” Mauro Pierfederici e Peo Giambenedetti, ci sarà il tempo per parlare del dialetto e del suo valore linguistico, con i professori Camillo Nardini e Alfio Albani. Non mancherà la musica, con gli intermezzi della band “Spettacolo Acustico”.
Una serata aperta a tutti, insomma, per parlare in dialetto ma anche del dialetto.
Vi aspettiamo numerosi.
Mah, per quanto mi riguarda, il dialetto è proprio un retaggio arcaico fortunatamente in disuso.
A me piacerebbe che più gente sapesse parlare in italiano corretto piuttosto di avere una lingua ogni 10 Km.
Complimenti comunque per la bella iniziativa folkloristica.
Gaspa, tu credi che dialetto e italiano siano in conflitto, che uno escluda l’altro.
Io credo che possano coesistere benissimo.
La provocazione di Gaspa per me non lo è affatto. Pur essendo la materia mille miglia lontano dalla mia formazione dalla mia sensibilità posso solo dire che ho ascoltato dagli amici dell’Associazione Radicale Esperantista una preoccupata denuncia. Si stanno “dialettizzando le lingue” in quanto i bambini preferiscono abituarsi alle cose meno difficili. A sentir loro questo fenomeno dipende in gran parte dalla enorme diffusione dell’inglese. Anche questo contribuisce al declino di ben “il 60% delle lingue parlate in Europa” che sono nostro patrimonio.
A me fa un certo effetto sapere che, andando in certi paesi del profondo nord o del profondo sud avrei serie difficoltà a capirmi con quelle persone, di certo non per colpa mi che parlo in modo comprensibile, visto che evito il dialetto specie quando parlo con persone che non sono della mia zona.
Il problema che pone Gaspa è reale; molti dialetti mi piacciono e mi fanno sorridere quando li sento ma è anche vero che sono uno di quei tanti elementi che ci ha tenuti meno uniti di quanto potremmo essere.
@Andrea: si, io ritengo che italiano e dialetto siano in conflitto. Se tu e Quilly vi dilettate col dialetto, nonostante parliate un ottimo italiano, non significa che sia così per la stragrande maggioranza della popolazione.
In Italia il problema è sentito maggiormente proprio per motivi storici, dato che le diverse dominazioni straniere (francesi, spagnoli ed austriaci) hanno portato i loro influssi anche sulla lingua parlata.
Si può tranquillamente dire che solo la radio e la televisione hanno diffuso una vera e propria lingua italiana condivisa da Trento fino a Palermo, mentre prima comprendersi era assai arduo.
Tu e Quilly scrivete cose molto divertenti, ma se ti metti a fare l’apologia del dialetto non ti seguo proprio.
@Gianluigi: la mia non era una “provocazione”, ho solo espresso il mio pensiero che Andrea conosce benissimo.
@Gabriele, non serve andare al profondo Nord o Sud, sei mai stato a Civitanova?
Da viaggiatore aggiungo solo una considerazione paradossale: per me è più facile dialogare con un tedesco in inglese, piuttosto che con un italiano che parla napoletano.
Vedi che le Province servono a qualcosa!
@ Gaspa: avendo studiato a Macerata riesco più o meno a capire il dialetto della zona; quello che mi ha sempre infastidito, e nemmeno poco, è vedere come molti quando non sono nella loro città continuino a parlare come se tutti fossero in grado di capirli; questo vale specialmente, ma non solo, per le persone del sud.
Io non mi faccio problemi e glielo dico chiaramente: “amico non sei a Napoli, se vuoi farti capire parla in italiano”.
Per me comportarsi in quel modo è segno d’ignoranza e spesso di maleducazione.
A Gaspa: io non faccio l’apologia del dialetto, dico solo che i dialetti sono lingue con la stessa dignità delle altre. Pretendere che tutti parliamo la stessa lingua è come pretendere che tutti abbiano gli occhi azzurri o i capelli biondi: un’illusione. Meno male, aggiungo io.
A Daniel: il fatto che la Provincia abbia patrovcinato l’iniziativa (e ringrazio Patrizia Casagrande per essere stata presente ieri sera) non mi fa cambiare idea sull’abolizione delle Province.
Spostiamo il dibattito sul tema: è giusto che queste pubblicazioni siano sostenute da soldi pubblici? Io ho dei dubbi.
Aggiungo i miei dubbi a quelli di Marco
A me infastidisce il turista inglese o francese, che dalle parti nostre si esprime disinvolto nella propia lingua.. Trovo che nella propia città, non c’è nulla di male esprimersi col propio dialetto, purchè l’altra persona non si senta offesa. Se a senigallia venisse a mancare il dialetto senigalliese, sentirei come se un pezzo della nostra tradizione si fosse estinto. Per esempio, i napoletani fuori da napoli o fuori dall’italia, fin chè tra loro si esprimono in napoletano secondo me non è altro che un modo per sentirsi a casa loro, pur lontani dalla propia terra. Occorre solamente un minimo di educazione e buon senso per capire che fuori dalla propia città non è il caso di esprimersi in dialetto.
Per quanto riguarda il tema invece, magari mi sbaglio, tuttavia mi sembra che non sia il primo caso in cui soldi pubblici siano utilizzati per iniziative analoghe. Casomai ci sarebbe da chiedersi perchè qualche iniziativa viene appoggiata ed altre magari no?
Di certo Andrea non è molto coerente in quanto ai tempi del dibattito sulle Province criticava duramente Anna Maria per il fatto di essersi candidata. La stessa Anna Maria senza la quale oggi il finanziamento non sarebbe nemmeno stato richiesto.
Sentirlo poi così soddisfatto per la presenza della Presidente mi fa pensare che il “poeta Andrea” sia un altro dall’homo politicus!
Tanto per non lasciare spazio all’immaginazione intendo precisare che il famoso finanziamento pubblico ammonta ad Euro 1.000 (mille)!
Ieri sera la sala era gremita, qualcuno mi ha detto che eravamo circa 200 persone, è stata una serata piacevole, le persone presenti sono state soddisfatte, è andato tutto bene. Ci sono stati diversi spazi: dalla musica alla poesia recitata, dalla miniconferenza sul dialetto del Prof. Albani alla satira…………….1.000 euro!
La notte bianca della Rotonda è costata circa 150.000 Euro!
Non ho voglia di far polemica e rispetto il punto di vista degli altri ma perché giudicare senza aver visto?
@Gaspa: se il nostro cervello fosse in grado di conoscere e padroneggiare una sola lingua avresti ragione, ma per fortuna non è così e se conflitto tra lingua nazionale e dialetti c’è, e c’è in effetti, la parte del cattivo prepotente la fa la lingua nazionale, non certo il Senigalliese o il Corinaldese.
Il fatto è che le lingue e i dialetti non sono solo uno strumento per comunicare, sono anche gli strumenti con cui vediamo e capiamo le cose. Per comunicare potrebbe bastare una lingua sola universale (l’Esperanto? Magari!), per conoscere e capire il mondo invece più ne abbiamo meglio è.
La tendenza è tale che si rischia che i nostri nipoti che scriveranno poesie in Italiano, in Francese, in Spagnolo ecc. saranno considerati poeti dialettali, il che in fondo è anche storicamente una cosa vera, come ci ha ben spiegato Alfio Albani.
Giustamente manteniamo in vita, studiamo, apprezziamo, l’opera lirica e i canti gregoriani, i mosaici bizantini, le case coloniche, perché non riservare almeno la stessa attenzione e interesse alle lingue e ai dialetti che sono il frutto più collettivo importante e pervasivo dell’intelligenza umana.
@Marco:se la pubblicazione e la presentazione di questo libro sono un avvenimento culturale (io sono convinto di si, ma ovviamente sono di parte) allora è giusto che siano sostenute con soldi pubblici. La stragrande maggioranza della cultura sopravvive grazie al contributo dei soldi pubblici.
Sul chi come perché si potrebbe aprire un dibattito interessantissimo ma infinito, la questione l’aveva sollevata Baricco un annetto fa e aveva smosso parecchio le acque:
http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/spettacoli_e_cultura/spettacolo-baricco/spettacolo-baricco/spettacolo-baricco.html
@Gianluigi: penso anche io come Andrea e come tantissimi altri che le Province andrebbero abolite, però non vedo nessuna contraddizione, finché esistono la legge attribuisce loro competenze e fondi e svolgono una funzione, mica non iscrivo mio figlio alle superiori perché l’edilizia scolastica compete alla Provincia.
Sul “finanziamento” la mia curiosità non era quella di conoscere l’importo, piccolo o grande che sia, ma è e resta sui criteri che vengono adottati (se ci sono) per erogare questi soldi pubblici. Inoltre sarebbe indispensabile sapere, specie per chi è stato ed è tanto critico – giustamente – con questa istituzione quali sono gli altri soggetti e le altre manifestazioni che vi hanno attinto, per quali importi e…con quali ricadute.
Non so per la Provincia, ma per altri enti, in altre epoche, la “selva era fitta e buia”!
@Ad Anna e Leo: io mi pongo un domanda, non sono sicuro della risposta, ma una idea ce l’ho. Anna dice che 1000 euro non sono nulla per una manifestazione riuscitissima e ricca, come indubbiamente è stata quella di venerdì. Io rispondo che altrettanto riuscita e ricca sarebbe stata anche senza il contributo di chicchessia. I 1000 euro non spostano nulla se non chi viene solo per portarsi a casa un libro AGGRATIS. Ma costoro se lo meritano? Chi voleva venire, e aveva piacere di possedere e leggere il libro, sarebbe venuto e avrebbe pagato 3, 5 o 10 euro per averlo. Siamo nel campo delle ipotesi, ma io penso così.
@Gianluigi e Marco: sui criteri che vengono adottati per questo tipo di finanziamenti non sono bene informato, posso dire come lo abbiamo ottenuto noi: tramite Anna abbiamo fatto la richiesta spiegando quello che volevamo fare e perché e ce l’hanno dato. Sarebbe stato più giusto, visto che si tratta di dialetto senigalliese, chiedere al comune di Senigallia, abbiamo evitato perché la giunta è in scadenza e siamo in piena campagna elettorale, sia un si che un no si sarebbero prestati a infinite interpretazioni. L’entità del finanziamento non penso sia ininfluente, infatti per un progetto di più ampia portata con finanziamenti più cospicui e sempre sul “dialetto senigalliese” partecipiamo, tramite l’associazione “Sena Nova” di Camillo Nardini al bando Cohabitat, indetto sempre dalla Provincia di Ancona e le cui finalità, criteri e modalità di selezione sono ben esplicitate:
http://www.cohabitat.it/Engine/RAServePG.php/P/250410010403
insomma, nemmeno io ho le risposte, ma credo che almeno per impegni finanziari di livello modesto
chi ha incarichi, elettivi o no, debba prendersi anche la responsabilità di decidere e scegliere a ragion veduta ma a sua discrezione, ferma restando la trasparenza ovviamente.
La serata l’avremmo fatta lo stesso e sicuramente sarebbe riuscita anche senza i 1000 euro della provincia, è vero, però avremmo distribuito meno libri e forse sarebbe finita li, così invece avremo la possibilità di ristampare e probabilmente di ripetere la serata in altri luoghi.
@Leo scrive che la sua opinione è questa:” chi ha incarichi, elettivi o no, debba prendersi anche la responsabilità di decidere e scegliere a ragion veduta ma a sua discrezione, ferma restando la trasparenza ovviamente “.
Benissimo soprattutto se, come poi conclude, vale la regola cardine:” ferma restando la trasparenza ovviamente “.
Allora Leo, aiutami tu a trovare, sul sito della Provincia, l’analitico di questi dati. Forse sono un po’ “imbranato”; non m’è riuscito.
Per la medesima questione volendo capire come vanno “i flussi” dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale delle Marche ho verificato che le cifre non ci sono.
Quindi, da qualche tempo, ho formalmente chiesto al Difensore Civico Regionale d’intervenire per la efettiva trasparenza. L’avvocato Animali mi ha già risposto assicurando che provvederà. Siamo ottimisticamente in attesa di qualche risultato pratico e ne farò di certo un cenno qui su Popinga.
Gianluigi, se non li trovi tu significa che non ci sono, io manco mi ci metto a cercarli. Posso provare a girare la richiesta alla diretta interessata.
@Leo Barucca: tu hai una visione molto romantica, mentre io sono più pragmatico. Per me la funzione primaria della lingua è quella comunicativa. Se non riusciamo a comunicare compiutamente con le altre persone, la funzione primaria viene meno e non mi sembra qualcosa di positivo.
Purtroppo, anche dopo 150 anni di unità, l’Italia è rimasta una accozzaglia di campanili messi insieme con la forza e mai realmente amalgamati.
I dialetti sono un retaggio del passato che rende ancora più difficile il processo di unificazione della nostra nazione.
E onestamente a me interessa più comunicare con un napoletano che non sapere dopo due parole che viene da Napoli (dico Napoli, ma solo per esempio).
Se nel futuro meno gente parlasse in dialetto e più gente si esprimesse correttamente in italiano, io non sarei affatto dispiaciuto e mi sembrerebbe un arricchimento e non una perdita di qualcosa di cui non ho affatto bisogno.
A Torino tutti parlano un perfetto italiano. Ma mi mento più a mio agio nelle mie (linguisticamente parlando) Marche.
Gaspa, scusa se insisto, ma il punto è proprio questo, sennò non ci capiremo mai: la lingua è il principale modo che abbiamo di conoscere e capire oltre che di comunicare, comunicazione e conoscenza sono intrinsecamente legate e inscindibili. Non è romanticismo questo ma scienza, o quantomeno filosofia. Oserei dire che è un concetto universalmente riconosciuto dalle varie discipline e dalle varie correnti delle discipline che studiano il linguaggio:
http://it.wikipedia.org/wiki/Filosofia_del_linguaggio
Ammetto il romanticismo per quanto riguarda l’attaccamento al dialetto, ma sta di fatto che, almeno da un punto di vista storico e documentale, ogni lingua è preziosa.
Che sempre più gente si esprima correttamente in italiano lo auspichiamo tutti, conoscere e praticare i dialetti non impedisce affatto di parlare e scrivere bene in italiano, anzi, tra le nuove generazioni la mia impressione è che spesso chi si esprime male in italiano si esprime altrettanto male in dialetto, non viceversa ovviamente e per fortuna.
Allo stesso modo non darei la colpa dei mali dell’Italia ai dialetti, in Svizzera ci sono tre (quasi quattro) lingue ufficiali.
@Marco: de gustibus, ma pensa che 40 anni fa, quando un terrone andava a lavorare a Torino, i torinesi lo individuavano dopo due parole ed il dialetto contribuiva a creare un vero e proprio razzismo, oltre alle incomprensioni linguistiche.
@Leo: IMO parlare dialetto significa non parlare e/o scrivere bene in italiano.
Mi ripeto, ma se Leo, Andrea o Quilly sanno fare bene entrambe le cose, per il restante 99% della popolazione non è così.
So che per molti italiani il senso di appartenenza al proprio campanile è molto importante, ma il campanilismo, anche linguistico, ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un ostacolo ad una vera unificazione nazionale.
Inoltre io mi sento prima europeo, poi italiano ed infine senigalliese, quindi il dialetto del campanile ha poca importanza.
Per quello che riguarda la Svizzera, gli elvetici hanno tre lingue perché lo stato federale ha unito, in maniera volontaria e non tramite conquiste militari, genti con lingue diverse.
Il risultato è che oggi la stragrande maggioranza degli svizzeri parla correttamente almeno due lingue e ne conosce una terza scolasticamente.
In Italia esistono 8000 lingue, alcune incomprensibili negli altri 7999 comuni e con la stragrande maggioranza della popolazione che parla e scrive in dialetto non conoscendo neanche la lingua nazionale.
Se vi piace questa situazione, contenti voi, in fondo a qualcuno piacciono anche i pesci ratto…
Torno all’argomento del “finanziamento pubblico” essendo sostanzialmente d’accordo con Gaspa per la questione linguistica.
Per Leo preciso che non ho nessun elemento sostanziale per affermare che non sia esemplare la gestione di questi fondi qui ad Ancona. Però ho sott’occhio un recentissimo articolo di Carmelo Lopapa (La Repubblica, di venerdì 5 scorso)dove leggo che a Napoli:” L’ammistrazione Cesaro (centrodestra ndr)ha promesso agli elettori sobrietà nelle spese, ma ha portato l’inporto per contributi ad associazioni amiche fino a 3 milioni e 144.414 euro. Tra le iniziative fondamentali, “Cogli l’attimo”, euro 9.800, ” C’è di più per te” o “Sognando di diventare campioni del mondo del tiro della fune” euro 5.000. E S. Antimo, città d’origine del presidente Cesaro, batte tutti con aiuti per euro 125.832.>”
Con questo esempio d’altri lidi, ma per il medesimo ente, a me piacerebbe che uno come Andrea Scaloni, che ci sa fare, ci offrisse una piccola indagine in materia sulla nostra Provincia.
Non ho la forza di rispondere a qualcuno di questi farneticanti commenti
Almeno dicci quali sono i commenti farneticanti…
Secono il mio modesto parere i TUOI sono commenti farneticanti…
Come si fa a dire che “I dialetti sono un retaggio del passato che rende ancora più difficile il processo di unificazione della nostra nazione.”?
Sono totalmente daccordo con Leo ed è assolutamente possibile la convivenza di una “lingua” regionale e locale, con una lingua nazionale ed unificante come l’italiano.
Io stesso sono cresciuto in una famiglia dove si parla solo il dialetto, mio nonno parlava solo il dialetto mio padre e mia madre alternavano dialetto e italiano ma dentro casa mia l’italiano non è mai esisttio.
Eppure io a sei anni parlavo perfettamente italiano, senza sfrondoni, e a 42 anni seppur parlo dialetto per venti ore al giorno, scrivo in un discreto italiano e mi faccio capire da tutti.
Mia nonna materna aveva la prima elementare e non aveva la più pallida idea di cosa fosse l’italiano, ma se incontrava un turista di Milano o di Bergamo si capivano tranquillamente.
Il dialetto è la tradizione, la storia, della lingua e della gente.
L’altra sera la professoressa Sellani non una cretina, ha detto che puoi scrivere mille poesie o racconti in italiano, ma niente li renderà veri, autentici, profondi come quando li scrivi in dialetto.
Il dialetto è semplicemente insostituibile, perchè sono lingue antichissime tramandate per secoli con termini e sfumature e colori che nessuna lingua nazionale può sostituire..
Se si pensa di ricondurre tutto ad un mero ragionamento pragmatico significa che si possiede l’elasticità mentale del Monco in Piazza.
A me invece sembra che io possa esprimere una idea completamente diversa dalla tua ed anche da quella della prof. Sellani (non so se sia cretina perché non la conosco).
Ho chiarito le mie motivazioni, condivisibili o meno, in diversi post e, visto il tuo tono, ti chiedo umilmente scusa se ho urtato la tua suscettibilità con le mie farneticazioni.
@Gianluigi: quanto prima pubblicherò i documenti richiesti da te richiesti, il tempo necessario per reperirli. Sarà molto presto. Ciao. Anna
@Quilly: ecco altri che la pensano come te:
http://www.leganord.org/elezioni/2008/lega/scuola/cultura_locale.pdf
@Gaspa: io la penso esattamente come Quilly e come Leonardo! Ho letto il pezzo che hai segnalato e ti dirò che lo trovo davvero interessante………..ruberò sicuramente qualche idea!
@Anna: sono contento di aver fatto qualcosa di utile oltre che disturbare Quilly con la mia elasticità mentale da “Monco in Piazza”!
Le iniziative della Lega Nord in questione sono completamente condivisibili…
Ecco le nuove leve della Lega Nord senigalliese!
Perchè dare il propio voto alla lega nord dovrebbe essere motivo di vergogna? Per una civile convivenza si rispetta ogni appartenenza politica, e in maniera altrettanto civile ci si confronta. Anche questo è democrazia e rispetto. Valori che non si acquisiscono con una laurea, e sono anche più importanti del parlare correttamente l’ italiano..
@Gaspa: Se la Lega Nord dice che bisogna valorizzare i prodotti del territorio e le tradizioni locali bisogna dire a tutti i costi che sbaglia?
Perchè un partito come la Lega Nord che io aborro non può dire una cosa giusta?
Dimmi tu come si può avere il paraocchi in questo modo.
Se la Lega Nord dicesse che l’evasione fiscale va combattuta tu diresti di no perchè l’ha detto la Lega Nord?
@Quilly: Vossignoria ha perfettamente ragione! Scusassemi ancora per le farneticazioni, per la mia scarsa elasticità mentale e pure per i paraocchi che indosso!
Riverisco la Vostra superiore intelligenza e la sublime profondità nell’analisi politica.
Un partito che detiene almeno il 6% dei consensi a Senigallia si meritava certamente di essere rappresentato dalla Vostra eccellenza!
@Gaspa: scusa ma trovo di pessimo gusto i tuoi ultimi commenti!
@Gabriele2: in italiano si scrive PROPRIO e non PROPIO, che è dialetto senigalliese…
Per quel che riguarda il voto, ognuno può darlo a chi vuole, ci mancherebbe altro!
Anzi, penso propRio di frequentare un corso avanzato di dialetto, per potermi inserire nelle liste leghiste alle prossime elezioni, in compagnia dei sommi poeti dialettali!
@Anna: certo, sono di cattivo gusto solo perché affronto con ironia chi mi offende dandomi dello scemo farneticante col paraocchi.
LOL
Gaspa è a PH basso, questo si sa
@Marco: Gaspa? No scusa, ma li leggete i post o parlate a vanvera?
La discussione mi sembrava civile fino a quando qualcuno è intervenuto dicendomi, dall’alto del suo pulpito, prima che farnetico, poi che ho l’elasticità mentale del monco in piazza ed infine che ho il paraocchi.
Se non fosse stato Quilly, l’avrei mandato a quel paese da un pezzo.
Certo che se questi son gli amici…
Io ho commentato ironicamente e prima Anna dice che i MIEI commenti sono di cattivo gusto e poi tu che sono acido.
Le cose sono due: o non leggete per nulla i post e parlate per pregiudizi, oppure il mondo da un po’ di tempo gira alla rovescia!
@Gaspa: Caro Gaspa, ho scritto che i tuoi commenti sono di pessimo gusto perchè tu in senso dispregiativo hai fatto delle allusioni riguardo al fatto che io e Quilly saremmo le nuove leve della Lega. Non ho pregiudizi verso alcun partito politico quindi non ne ho verso la Lega (che tra l’altro è nella mia stessa coalizione) quello che mi da fastidio è questo fatto di voler etichettare a tutti i costi! Se un partito piuttosto che un altro scrive qualcosa che mi trova d’accordo non ho difficoltà a condividerlo se poi è rosso, verde o azzurro per me non fa differenza resta il fatto che l’idea è buona. Io non credo di averti mai offeso e pur non essendo d’accordo con quello che scrivi rispetto la tua idea. Torniamo ad usare (tutti) toni pacati ne guadagnerà la discussione!
A presto. Anna
Ok, chiedo scusa per la parola “farneticanti” che è senza dubbio esagerata e scritta sull’onda dei nervi che mi hanno provocato le tue considerazioni che io ritengo assolutamente non condivisibili.
Ma non ho mai usato la parola “scemo” anche perchè non penso che tu sia scemo, ma penso invece che tu abbia abbastanza il paraocchi e che non abbia elasticità mentale. Questo lo penso. Per te una cosa è sempre o bianca o nera e non prevedi il grigio chiaro o il grigio scuro e dal MIO MIO MIO punto di vista questo è un limite.
Se per te invece vuol dire essere pragmatici e ritieni che sia un pregio, beh contento tu contenti tutti.
Quanto alla battuta sul monco in piazza era una battuta e come tale speravo venisse colta.
Gaspa, io ho appena la quinta elementare, gli errori ortografici sono sicuro che fioccano..
Marco intendeva affrontare il tema in discussione, cioè se fosse giusto o no la suddetta pubblicazione con i finanziamenti pubblici. Direi di rimetterci in careggiata e lasciare alle spalle le controversie personali che non hanno nulla a che fare con il tema in questione.
Quilly: verba volant scipta manent, se parlando viso a viso, soprattutto tra amici, ci si può tranquillamente prendere anche a pesci in faccia, perché magari contemporaneamente il tono di voce o un sorriso mitigano il senso letterale delle parole, quando si scrive, in un “luogo pubblico” per giunta, sarebbe meglio essere un pochino più diplomatici.
Gaspa: siccome conosci bene anche tu Quilly sai bene che alle sue critiche, per quanto veementi e colorite dettate dalla sua sincera passionalità, non corrispondono mai cattiveria o risentimento personale: è un pezzo di pane.
Quindi proporrei a chi ne ha voglia ed è interessato di tornare a discutere pacatamente di dialetto, lingua, linguaggio, comunicazione, storia ecc. senza buttarla in cagnara.
A questo proposito, per approfondire, sarebbe interessante se Popinga (compatibilmente coi tanti impegni di Marco in questo periodo) riuscisse a pubblicare il podcast della conferenza di Alfio Albani sul dialetto tenuta la settimana scorsa a S.Rocco.
@Quilly: bene, io apprezzo la sincerità e chi parla chiaro anche a scapito del bon ton. Di certo non ho bisogno di lezioni chi pensa di detenere il verbo e non tollera alcuna visione eterodossa non perfettamente coincidente con la sua.
Io esprimo le mie idee senza nessuna remora e, siccome ho la buona usanza di documentarmi prima farmi una idea e di non avere preconcetti, spesso mi trovo in disaccordo con quelli che ragionano seguendo una linea di riferimento che li rende, troppo spesso, prevedibili.
Poi posso dire cavolate galattiche, ma di certo ho più elasticità mentale di chi ha schemi mentali fissi ed immutabili.
@Gaspa: Sarei veramente curioso di sapere dove ti sei così ben documentato da poter dire che il dialetto è una zavorra e non un arricchimento.
Tutte le persone di una certa cultura, professori, linguisti, etnologi e studiosi che ho sentito parlare io li ho sempre sentito dire l’esatto contrario.
L’unico documento che hai sbandierato finora è stato solo un post della Lega Nord che descrive un iniziativa per altro a mio avviso condivisibile.
Se poi quando la Lega Nord dice una cosa è necessario dargli contro a prescindere allora è un altro discorso, questo sì assai prevedibile…