Abbiamo letto da poco la notizia che il nono Presidente di Israele sarà Shimon Peres, Nobel per la Pace, eletto al secondo scrutinio. L’anziano statista assumerà le funzioni dal prossimo mese di luglio.
Shimon Peres ha compiuto 83 anni ed ha trascorso gran parte della sua lunga carriera politica nel partito laburista; lo ha lasciato 2005 per aderire a Kadima, partito fondato da Ariel Sharon, poco prima della gravissima ed improvvisa malattia che lo ha tolto per sempre dallo scenario politico. Peres, entrato nella Knesset nel lontano 1959, ha avuto un ruolo importantissimo nel trattato di pace di Oslo del 1993 vedendosi cosi assegnare il Premio Nobel.
Da sempre considerato uomo di grande equilibrio, ha goduto di saldi rapporti di stima anche all’estero, tanto che, in occasione della visita di una delegazione italiana nello scorso mese marzo, ha accettato di incontrare i partecipanti, un pomeriggio, durante un piacevole incontro al King David Hotel. Dagli appunti di quel giorno recupero qualche riga e ricostruisco quanto ebbe dire; volendo potrei farlo anche per le molte domande che gli sono state poste.
E’ stata affrontata dapprima la questione iraniana, in particolare la corsa al nucleare, che a dire di Peres, pur essendo molto preoccupante, vedrebbe di fatto esclusa una qualsiasi opzione militare. Poi abbiamo ascoltato un lungo ed articolato ragionamento sugli aspetti demografici del paese che vedono albergare negli israeliani la cultura e le idee dell’Europa. In particolare nelle donne, per quanto attiene la cura nell’educazione dei figli, cura che si protrae ben oltre i 14 anni. A questa età invece molto spesso, in ambiente di cultura e tradizione islamica, le ragazze già convolano a nozze. I bambini quindi sono le prime vittime di questa condizione, e Sharon ha sottolineato come i musulmani pagheranno molto cara questa loro antica e persistente tradizione.
Così anche spaziando su altri temi lo statista ci ha ricordato che è stata sempre la “locomotiva economica”, quindi la scienza e la tecnologia a spazzar via, a cancellare le frontiere.
Con questa nota di sostanziale ottimismo, in un paese che vive una situazione di oggettiva tensione e di costante pericolo, l’incontro con l’anziano leader è si è poi incentrato sulle risposte ai molti quesiti che i presenti, tutti davvero “scalpitanti”, volevano sottoporgli.
Questa sottolineatura ripetuta dell’intelligenza e non della forza m’è sembrata la chiave distintiva del pensiero di Shimon Peres. Un aspetto che conservo con piacere tra i miei ricordi.