Non tira una bella aria se, col pretesto di difendere la privacy, si limita la libertà di stampa, si fanno leggi che vietano la pubblicazione di atti pubblici e si mandano in galera i giornalisti che li pubblicano. Se, imbavagliando l’informazione, si mina uno dei pilastri d’una democrazia liberale, l’einaudiano “conoscere per deliberare”.
E soprattutto, non tira una bella aria se tutto questo cade nella (quasi) indifferenza generale, dove non si riescono più a distinguere gli ignoranti, i complici e i rassegnati. Se ciò che in altri Paesi richiederebbe i carri armati, da noi scivola via come acqua fresca.
Di quel che è successo ieri mattina al Caterraduno in piazza Roma, ci sarebbe tanto da dire.
Ho notato la totale assenza dei giornalisti, cioè la categoria direttamente coinvolta. È un po’ come se, per legge, si vietasse il bisturi ai chirurghi e nessuno di loro trovasse da ridire.
Ho visto gli occhi curiosi ma distaccati della gente in piazza, che ci guardava come si guardano i pesci in un acquario.
Ho sentito l’atteggiamento di sufficienza di qualche “contestatore di professione”. Non serve protestare per queste cose generiche, fumose, che non stanno né in cielo né in terra, dicono le anime belle che ne sanno sempre una più di te: bisogna farsi sentire per cose concrete, per le strade, le case, la roba che tocca direttamente le gente. E per farsi sentire tocca urlare più degli altri.
Ma non è questo che m’interessa.
Voglio parlare di noi, quattro gatti in silenzio, con un bavaglio e un cartello al collo, arrampicati sotto il sole tra il Monco e le impalcature del Caterraduno. Voglio parlare di Luciano, Serena, Laura, Roberto, Anna, Andrea, Simone, Elena, Lorenzo. Voglio parlare di Alberto che, a diciannove anni, la domenica mattina avrebbe avuto tante buone ragioni per dormire e invece era lì con noi; di Stefania incinta all’ottavo mese, che di buone ragioni per non stare ore in piedi sotto la canicola ne avrebbe avute anche di più.
Voglio parlare di loro, perché sono la prova vivente che, in questo incredibile Paese, su qualcuno ancora l’anestetico non ha avuto effetto.
Esimio dott. Scaloni, mi sembra che di puttanate a piene mani, basti lei a spargerne… io non saprei fare di meglio!
Visto che ti consideri un intellettuale – cosa che io non ho mai detto di essere – chiudo le trasmissioni anche io…
Kit Cazzon, tu non hai mai detto di essere un intellettuale.
Ma nessuno ha mai creduto che tu lo fossi.
Purtroppo mi sembra che Andrea, ritornato dal mare e trovandosi in difficoltà, l’abbia buttata sulla rissa. Non è facile sottrarsi al botta e risposta.
Invece io continua a chiedere, possibile che nessuno m’aiuti, una seria analisi comparando la legislazion del settore con quella analoga di democrazie che possano essere prese a modello. L’Iran no, per favore.
Gianluigi, non l’ho buttata in rissa. Semplicemente non ho più voglia di discutere con chi crede che 1 + 1 = 3.
Piantiamola di dire puttanate per favore, ma veramente pensate che verranno pubblicate intercettazioni di vostra madre che vi dice che spesa fare…??
Ma veramente pensate che verranno pubblicate intercettazioni di voi che parlate al telefono per cazzi vostri con i vostri amici…??
Insomma tanto ci vuole capire che le intercettazioni vengono usate per INDAGINI e non per farsi i cazzi del primo che capita??
Volete per favore dirmi quando cazzo mai una intercettazione e’ stata pubblicata per dare notizie private su un comune civile??
Ma volete dirmi, ma dove cazzo avete la testa??????
—-Volete per favore dirmi quando cazzo mai una intercettazione e’ stata pubblicata per dare notizie private su un comune civile?? Vincenzo Ferretti—–
Quando cazzo sono state pubblicate le intercettazioni alla puttanesca su un “comune civile” – a meno che lei, Egregio Ferretti non lo consideri Re d’Italia:-) – rispondente al nome di Vittorio Emanuele di Savoia.
P.S. Ecco, adesso spero che lei abbia capito dove cazzo abbia la sua testa.
—–Purtroppo mi sembra che Andrea, ritornato dal mare e trovandosi in difficoltà, l’abbia buttata sulla rissa. Gianluigi—–
Bisogna comprenderlo. Date le condizioni meteorologiche di questo finesettimana probabilmente avrà rischiato di essere sbattuto contro un palazzo da una tromba d’aria quando era a bordo del gommone che gli avevo prestato:-). A ‘sto punto l’incazzatura viene naturale…..
Ecco, a parte i post che linkavano siti dove potersi informare e accedere a dati, questo di Ferretti (nonostante il linguaggio aulico) mi sembra il commento più azzeccato.
Aggiungo che, caso mai nessuno se ne sia ancora reso conto, la privacy non esiste più da tempo e chi sostiene il contrario vive di illusioni. Banalmente, basta recarsi una singola volta all’estero per ricevere, immediatamente varcata la frontiera, un sms di benvenuto nella terra di heidi, con l’indicazione dei gestori telefonici cui appoggiarsi. per non parlare del fatto che l’uso di una qualunque carta di credito ci rende “tracciabili” ovunque siamo.
E mi dovrei preoccupare che mia moglie scopra che ho fatto un commento sconcio al telefono sulla Teresa e in quante posizioni mi piacerebbe scoparmela? Ma fatemi il piacere!
Premetto che è la prima volta che capito su popinga, e mi fa piacere vedere finalmente una discussione seria (o quasi :P) su un argomento così delicato.
Mi permetto pertanto di esporre anche il mio punto di vista.
Parto con quegli aspetti del dl che mi soddisfano.
La pubblicazione di atti o intercettazioni prima del processo, da che esiste il mondo, è una cosa orribile. Se determinate prove devono essere esibite in tribunale, e non alla gogna pubblica, è per consentire una disamina razionale, senza che le passioni del vulgo si intromettano.
Aumentare il periodo a sessanta giorni (o meglio trenta giorni rinnovabili per un’altra volta) è sicuramente meglio dei 20 che si avevano prima, anche se prima i rinnovi non erano limitati (e andavano bene per le indagini lunghe).
E fin qui il DL mi trova dalla sua parte.
D’altro canto, una riforma del sistema giudiziario italiano non è solo consigliabile ma NECESSARIA.
Dopodichè, penso che concorderete con me che autorizzare le intercettazioni di mafia ma negarle per reati cosiddetti minori è un pò un controsenso. Cioè, o qualcuno si presenta dalla polizia a denunciare tizio in quanto mafioso, o altrimenti, se si presenta perchè gli è stato chiesto il pizzo, sa che tizio non potrà essere intercettato perchè quel reato non prevede lo strumento “intercettazioni”.
Qui si potrebbe iniziare anche a discutere sui cosiddetti reati minori, ma probabilmente si andrebbe OT.
Probabilmente avrò dimenticato qualcosa, e in tal caso me ne scuso.
Finisco dicendo una cosa alla quale tengo in maniera importante:
parlare di destroidi e sinistroidi regala quel tono di superiorità che in un discorso tra persone civili non dovrebbe esserci. E’ ovvio che se io dico qualcosa ritengo di essere nel giusto, ma sbaglio nel momento in cui questo mi autorizza a sentirmi superiore, e a giustificare così il non ascoltare gli altri. Se un discorso si avvicina a questi toni, è molto probabile che finisca per essere una discussione casinista e improducente.
E, last but not least, vorrei dare ragione a chi dice che la sinistra italiana è troppo occupata a contare le puttanelle di silvio.
Dal mio punto di vista, preferirei ragionare mille volte su lodo alfano, depenalizzazione del falso in bilancio, limitazione della libertà di stampa che sapere quante posizioni del kamasutra conosce il papi.
Saran pure cavoli suoi come tromba no??
Nel caso ci siano risposte per me, mi farebbe piacere discuterne con voi via mail (choko1979@yahoo.it), o cmq segnalatemi la pagina allo stesso indirizzo così torno a trovarvi.
Pasquale
Le intercettazioni sono troppo spesso state pubblicate e non contenevano mezzo reato ma del puro gossip, che tirava in mezzo persone assolutamente non indagate.
Concordo pienamente, come ho già detto, nel ritenere che tutti gli atti delle indagini debbano rimanere segreti.
Visto che siamo su questi termini: mi sapete dire come cazzo si fa a difendere un sistema in cui una persona solamente indagata può vedersi sbattuta sui giornali alla gogna mediatica, anche nel caso in cui si dovesse poi procedere all’archiviazione di quell’indagine?
Equivale a dire: Tizio non ha fatto assolutamente nulla, viene però indagato, tutti sanno che è stato indagato (quindi viene già criminalizzato dall’opinione pubblica)e il caso viene poi archiviato (perchè si scopre che non ha fatto nulla); allora come si fa a difendere un simile sistema?
Posso capire che se c’è un rinvio a giudizio si proceda a rendere pubblica quella decisione, perchè per rinviare a giudizio serve un provvedimento di un giudice miei cari, non l’indagine di qualche p.m., che non essendo un giudice non dà garanzie di imparzialità e terzietà.
Comincio a pensare che tu, caro Andrea, non abbia mezzo argomento dalla tua parte per sostenere quello che dici; ti piace solo fare casino visto che quando da più parti ti si chiede un confronto ti ritiri dicendo che tanto son gli altri a non capire; troppo comodo così amico mio!
Secondo te (sempre se hai voglia di rispondermi) al giornalista e al giornale che decide di pubblicare ciò che non può essere pubblicato, cosa si deve fare? Nulla come ora?
Non spacciamo per libertà di stampa ciò che tale non è.
Chiudo dicendo che sono anni che sento parlare di voler imbavagliare i giornalisti, i “liberi pensatori” e addirittura i blog; a me pare che anche questa discussione dimostri come si urli al vento.
Caro ritvan il tuo caso è un caso estremo, che credo che non sia mai avvenuto e che viene pretestuosamente portato avanti come se fosse un fatto abitudinario della realtà italiana. A mio parere il tuo esempio non regge perchè c’è un problema di fondo; il rapporto che c’è tra tizio e moglie non importa a nessuno. Nessuno giornalista lo pubblicherebbe. Se nella telefonata Tizio e Caio non parlano di questioni criminali (quelle relative alle indagini) perchè mai dovrebbero pubblicarle certe intercettazioni? Sarebbe illogico, improbabile, surreale. Il giornale parla di Caio noto spacciatore e si pubblica l’intercettazione in cui scherza e ride con Tizio (macellaio amico di infanzia) dei bei tempi passati alle elementari? Ti rendi benissimo conto che non gliene frega niente a nessuno di una tale conversazione e nessuno la pubblicherebbe. Se invece nell’intercettazione Tizio e Caio parlano di strani traffici tra la macelleria di Tizio e casa di Caio (e in quella sfortunata telefonata Tizio parla di cose non piacevoli per la moglie), beh, le cose cambiano e non credo che si possa parlare di privacy violata. Un altro caso dove credo che non si possa invocare il diritto alla privacy è il caso in cui dall’intercettazione si scopre che Tizio (stavolta noto parlamentare sostenitore della famiglia tradizionale) si fa qualche orgietta a suon di ventenni prese qua e là. Magari non sussiste nessuna ipotesi di reato e queste cose, in linea teorica, apparterrebbero alla sua sfera privata. Ma se venissero pubblicate ci sarebbe da indignarsi poi così tanto? L’elettorato di un cotal personaggio non avrebbe il diritto di venire a conoscenza delle abitudini del suo rappresentate in parlamento? Parliamoci chiaro, questa legge serve a difendere le nefandezze o le incoerenze o (peggio) i crimini della nostra classe dirigente, e a sotterrare i rapporti tra questa e altre aree di potere (economico, criminale, scegli tu). Altro che diritto alla privacy. Con questa porcheria si elimina (quasi del tutto) l’utilizzo delle intercettazioni (con una mole spropositata di ripercussioni sulla sicurezza di tutti noi) e si elimina il diritto all’informazione, basilare in uno Stato di diritto. Non voglio dilungarmi, quindi non potrò apportare le ipotesi che stanno alla base della mia affermazione, ma leggendo attentamente la legge questo salta chiaramente agli occhi. Ma la cosa paradossale lo sai qual’è? E’ che in Italia (al di là di quello che tu possa pensare) abbiamo il sistema più garantista d’Europa (del mondo?) per ciò che concerne le intercettazioni. Sì hai capito bene, il più garantista. Siamo forse gli unici in Europa dove le intercettazioni sono autorizzate da un giudice e gli unici dove pochissimi organi (mi sa solo la magistratura) ha la possibilità di richiederne l’utilizzo. Difatti le fughe di notizie in Italia sono molto più rare che in altri paesi ed anzi molte volte qui da noi vengono definite fughe di notizie quelle che non sono fughe di notizie.
Gabriele, per la trecentesima volta e a costo di sembrare noioso ti ripeto.
Il giornalista e il giornale che decidono di pubblicare ciò che non può essere pubblicato, ne devono rispondere penalmente per violazione del segreto istruttorio. Perché, secondo il diritto, secondo la logica e secondo il pricipio di non contraddizione, se qualcosa non può essere pubblicato vuol dire che non è pubblico, cioè è segreto.
Si dà il caso, però, che quando le intercettazioni sono state rese note alle parti, il segreto istruttorio decade, gli atti non sono più segreti, quindi sono pubblici, quindi pubblicabili, quindi su di essi può essere esercitata la libertà di stampa.
Il DDL non modifica alcunché del segreto istruttorio, dice che ci sono atti non segreti (quindi pubblici) ma non pubblicabili.
Ma mettiamo che tu abbia ragione, cioè che bisogna difendere la privacy ed evitare la gogna mediatica (a proposito: mi definisci la “gogna mediatica”?) e a tal fine vada proibita la pubblicazione di atti pubblici: le intercettazioni rimangono non pubblicate, nessuno le conosce e siamo tutti contenti, così possiamo dire le parolacce al telefono.
Mi spieghi, allora, perché si fissa un limite di 40 giorni (prorogabili per altri 20) alla durata delle intercettazioni? Se io e te sequestriamo un tizio, ci intercettano per 60 giorni poi staccano tutto, così dal 61° giorno in poi possiamo parlare in tranquillità. Ti sembra una cosa sensata?
Mi spieghi perché l’autorizzazione a intercettare dovrà essere concessa da un collegio di 3 GIP? Non ne bastava uno? Secondo te nei tribunali più piccoli come si troveranno 3 GIP compatibili col procedimento in questione?
Per quanto riguarda il discorso relativo alla pubblicazioni di atti relativi agli indagati, io non ci vedo nulla di male in un sistema funzionante. Qualcuno, non mi ricordo chi, ha parlato di questioni relative alla vicenda “voli di Stato-Berlusconi” (anche se non capisco cosa c’entri con il discorso sulle intercettazioni,ma va beh) e si affermava come il pover MrB, indagato, sia stato vittima della gogna mediatica (lui..) anche se poi alla fine non è stato rinviato a giudizio. A parte il fatto che la procura di Roma in questi ultimi anni ne ha fatte di cotte e di crude (pensiamo allo stupro alla Caffarella, le indagini costruite ad arte contro De Magistris e Genchi, e via discorrendo) qui a mio parere stiamo parlando di cose senza capo né coda. Cioé prima di tutto non vedo cosa ci sia del male nel pubblicare atti (divenuti accessibili) relativi a delle persone indagate. Sono fatti che vengono presentati ai cittadini, interpretati (com’è normale che sia) di cui i lettori poi si faranno una propria opinione. Ma anche si venisse a verificare il “non-luogo a procedere” non è detto che tali atti (anche se non penalmente rilevanti) non abbiamo valenza pubblica. Mi spiego. Può darsi che S.B. questa volta (ogni tanto qualcosa di legale gli scappa anche a lui) non abbia violato alcuna legge. Ma il fatto che abbia utilizzato voli di stato per trasportare chi e dove ha comunque una valenza importante per gli elettori, o comunque sono fatti di pubblico interesse.
Purtroppo, a mio parere, ci si dimentica spesso una cosa; e cioè che se si vuole usufruire di pienamente una libertà, come può essere la libertà di informazione, bisogna anche postulare l’eventualità di un abuso. Cioè se si vuole godere di una libertà si devono a quel punto accettare anche i risvolti negativi. Con la libertà di stampa, se si vuole un informazione libera ed indipendente (cosa che in Italia purtroppo non abbiamo) si devono anche accettare eventuali abusi (non tutti chiaramente) e lasciare che sia il potere stesso ad autoregolamentarsi (chiaramente nel rispetto delle leggi vigenti etc…).
Ecco Andrea, se tu fossi informato sapresti che oggi, di fatto, al giornalista che pubblica ciò che non dovrebbe, non succede praticamente nulla; quindi è necessario punire davvero, non per finta come avviene ora.
Ripeto, che secondo me fino a quando c’è un’indagine tutto deve rimanere segreto, punto.
I limiti alle intercettazioni (che c’erano anche prima ed è logico ci siano) a me sembrano sensati; se io e te sequestriamo un tizio e dopo 60 giorni di intercettazioni ancora non viene fuori nulla o sono riconglioniti gli inquirenti, oppure io e te forse non abbiamo sequestrato quel tizio.
Qui si dimentica poi una cosa fondamentale; le intercettazioni non sono le indagini, sono uno strumento d’indagine, non l’unico.
Quando si aumentano i giudici chiamati a decidere, di solito lo si fa per questioni di garanzia, perchè la logica prima ancora che il diritto dice che una decisione ponderata da 3 persone è migliore di quella che esce dalla testa di 1 sola.
P.s. la gogna mediatica scatta ogni volta in cui una persona si vede pubblicata su in giornale un’inchiesta che la riguarda; quella persona potrà essere prosciolta da tutto ma rimarrà nella mente di chi ha letto quella notizia, il ricordo di quella persona come quella ” che era stata indagata”; chi gli sta intorno rimarrà sempre col dubbio che in realtà possa aver fatto qualcosa di male.
Questa si chiama “criminalizzazione secondaria” e un paese garantista deve stare molto attento ad evitarla.
Qui non è in gioco solo la privacy dei privati cittadini, è in gioco un principio superiore di ogni civiltà giuridica evoluta, ovvero la presunzione di innocenza, che deve esistere non solo nei tribunali, ma anche nella collettività.
Rispondo al p.s. di gabriele.
Se una persona viene “indagata” è un dato di fatto. Vogliamo eliminare i dati di fatto? Io questi discorsi non li capisco. Abbiamo un numero eccezionale di giornali (non liberi, ma va beh facciamo finta di sì). Conseguentemente una quantità eccezionale di posizioni, punti di vista. Il fatto che una persona sia indagata non rappresenta di per sé un fatto negativo. E’, ripeto, un dato di fatto. Com’è normale che sia vi saranno svariati punti di vista su una vicenda del genere. E’ normalissimo. Ciò che non è da “civiltà giuridica evoluta” è che le persone non abbiamo il diritto di sapere perché e per cosa una persona è sotto indagine da parte della magistratura. Perchè anche nel caso in cui vi sia un “non luogo a procedere” nei confronti dell’indagato questo fatto non elimina l’eventualità che comunque dalle indagini escano fuori questioni politiche/morali importanti. Per non parlare del fatto che può darsi benissimo che le indagini siano fatte male, in modo pretestuoso. Cioè l’informazione funge anche da controllore e per svolgere questo compito deve basarsi su fatti che devono essere resi noti ai fruitori dell’informazione. Cioè noi tutti. In fondo è anche una garanzia anche per lo stesso indagato (se innnocente) avere un sistema che sì, lo mette sotto torchio, ma allo stesso tempo controlla e sorveglia l’operato della magistratura (usufruendo di atti legalmente accessibili).
P.s. inoltre la “gogna mediatica” all’estero viene definita come uno strumento utile in primis per i cittadini. Il fatto che una persona venga messa sotto torchio da parte del sistema dell’informazione all’estero non viene solo considerato normale, ma doveroso.
Giuseppe quello che dici è assolutamente sbagliato, perchè cerchi di rigirare la questione ma commetti un grave errore: non sono certo io ad essermi inventato concetti come quello della criminalizzazione secondaria di cui parlavo, ma è la sociologia che spiega ciò.
Quindi il mio discorso ha un fondamento che possiamo definire scientifico (seppur si tratta di scienze sociali), il tuo no, è assolutamente personale.
Un altro errore che viene commesso riguarda il momento in cui si sceglie di rendere pubblici gli atti di un processo; purtroppo (anzi perfortuna, perchè è sinonimo di garanzia) il processo penale è un sistema complesso, tutti ne parlano ma in pochi sanno come funziona veramente; tutti pronti a riempirsi la bocca con parolone come indagini, gip, gup, udienza preliminare, dibattimento ecc; vorrei sapere quanti di coloro che parlano conoscono veramente la materia (penso pochi).
Un conto è rendere accessibile al pubblico un provvedimento certo, altro è rendere accessibile qualcosa di molto incerto.
Dire che siccome il fatto di essere indagati è un “dato di fatto”, allora è normale farlo sapere a tutti, a me fa una certa impressione; immagina se dovessi essere indagato per un reato particolarmente pesante (che so sfruttamento della prostituzione, pedofilia o roba simile) pur non avendo fatto nulla e ti vedessi sbattuto sui giornali; tu credi veramente che sarebbe un elemento di garanzia il fatto che tutti sappiano che sei indagato per un simile reato?
A me sembra che, dopo aver chiuso le indagini, rimarrebbe solo una grande macchia indelebile su quella persona, pur assolutamente innocente.
Capiamo allora di cosa stiamo parlando?
Inoltre vedo un atteggiamento che non mi piace affatto: c’è questo strano concetto di garantismo per cui se si parla di Berlusconi, forse non c’è bisogno di essere troppo garantisti (come leggo dal commento numero 63 Giuseppe) e magari si mette in discussione l’operato di alcuni magistrati; insomma si fa quello che si accusa di fare a Berlusconi, ma al contrario.
Questo è uno strano concetto di intendere la legalità ed il garantismo.
Ti pregherei poi di fare degli esempi di come all’estero il fatto di essere messi sotto torchio dall’informazione sia considerato “doveroso”, ovviamente in relazione ad un procedimento penale pendenete, non a questioni politiche ma penalmente irrilevanti.
Chiudo parafrasando una riflessione illuministica proprio sul processo penale dell’epoca, adattata alla nostra discussione: “meglio che resti segreta la notizia di un colpevole piuttosto che rendere pubblica la notizia di un colpevole in realtà innocente”.
La frase originaria era, più o meno: “meglio un colpevole in più libero che un innocente in carcere”.
—–Caro ritvan il tuo caso è un caso estremo, che credo che non sia mai avvenuto e che viene pretestuosamente portato avanti come se fosse un fatto abitudinario della realtà italiana…Giuseppe Carteny—–
Ti riferisci al caso di Vittorio Emanuele?? Che non sarebbe mai avvenuto??!! Vabbe’ che dire che mangiate i bambini è un po’ esagerato, ma “mangiarsi” così tali notizie di pubblico dominio mi sembra addirittura peggio:-).
Rispondo a ritvan.
Prima di tutto darmi del “mangia bambini” e quindi del comunista mi pare abbastanza eccessivo dato che sono un liberale quindi hai sbagliato proprio prospettiva. Inoltre fondare la tua riflessione su un caso isolato (cmq relativo ad un VIP in questo caso e materia di carattere scandalistico non di certo dei casi di cui sta discutendo qui) per giustificare il totale annichilimento di uno strumento di indagine fondamentale (se non il più utile ed importante che la magistratura ha a disposizione) e dell’informazione giudiziaria questo sì che mi pare eccessivo.
Caro Giuseppe, un po’ più di senso dell’umorismo da parte tua non guasterebbe…..E un liberale, di quelli veraci, credo non scriverebbe mai a proposito del suddetto ddl che questi causerebbe “il totale annichilimento di uno strumento di indagine fondamentale (se non il più utile ed importante che la magistratura ha a disposizione)”. Primo perché non c’è alcun “annichilimento” (annichilire=annientare, distruggere), bensì solo un RIDIMENSIONAMENTO. Secondo, perché lo strumento d’indagine fondamentale, il più utile ed importante dovrebbe essere…il cervello degli investigatori. Pertanto, caro Giuseppe, l’eccesso in questo caso è tutto tuo.
Caro Gabriele, le scienze sociali sono “scienza” e ciò non vuol dire che siano infallibili, anzi sono scienze proprio perchè falsificabili. Popper docet. Anche se comunque non ho messo in discussione il processo di “criminalizzazione secondaria”; probabile che esista, ma ciò non vuol dire che fare informazione su indagini in corso porti necessariamente ad una criminalizzazione dell’indagato. Può avvenire, come tutte le degenerazioni del sistema informativo. Ma non è una conseguenza logica. E’ una degenerazione.
Secondo. Sì penso che sarebbe un elemento più che normale che le persone vengano a sapere che sono indagato per un reato così grave. Anche nel caso estremo in cui si prospetti il non luogo a procedere nei confronti della mia persona (anche se dipende su quali basi ciò avvenga, cioè la totale estraneità ai fatti o l’insufficienza di elementi che comunque rimangono molto dubbi). Perchè, ribadisco, la macchia indelebile viene creata nel momento in cui (ad esempio) si dà notizia della mia posizione di indagato, ma successivamente non si dà notizia della totale insussistenza dei sospetti a mio carico esplicitati nelle motivazioni del “non luogo a procedere”. Ma qui si tratta di cattiva informazione, si tratta di persone in malafede, non del fatto che possano essere resi pubblici atti relativi alle indagini. Io son molto più spaventato dal fatto che una persona (questa volta colpevole) per un reato gravissimo e che il vicino di casa, ad esempio, non possa venire a conoscenza del fatto che quella persona è indagata. Qui sta la follia. Ed è questo che avverrà di prassi. Silenzio totale. Un’informazione equilibrata (e che giustamente sulla base dei dati a disposizione si interroga sulla natura delle indagini e sulla posizione dell’indagato) è una garanzia per tutti. Indagato, magistratura e cittadini.
Io non sono “meno garantista” con Berlusconi. Ho sospetti derivanti da vicende note molto dubbie. I miei sospetti non sono fondati su castelli in aria, ma su chiare stranezze che si evincono dai documenti relativi (guarda un pò) alle indagini svolte da alcuni magistrati della procura di Roma. Inoltre le inefficienze, probabilmente derivanti dalla stretta sulle intercettazioni del governo, dei magistrati nel caso dello stupro alla Caffarella sono note a tutti. Il fatto che ogni giorno, pur di non confessare che le indagini (svolte con un uso minimo delle intercettazioni) avevano fatto un buco nell’acqua, si son tenuti in carcere per (mi pare) tipo 3 settimane due innocenti i cui capi di imputazione cambiavano da un giorno all’altro. Le accuse (anzi gli insulti) che Berlusconi lancia quotidianamente contro la magistratura non sono mai state provate, sono fondate su opinioni, non su fatti e sono povere di contenuti (cioè non hanno né capo né coda a livello proprio concettuale). Quindi i miei sospetti sono fondati su atti e su azioni. Quelli di Berlusconi sono insulti. Io vorrei chiedere ai magistrati di rendere note le loro azioni e instaurare un dibattito su ciò che è avvenuto. Berlusconi i magistrati vorrebbe semplicemente silenziarli.
Per “il torchio” (ad esempio) potresti vedere la puntata del David Lettermann show in cui McCain, dopo essersi rifiutato di andare una prima volta, viene bersagliato da domande relative a finanziatori della sua campagna elettorale messi sotto indagine. E il David Lettermann show è un programma di intrattenimento più che di informazione.
Per la frase finale chiaramente non la condivido, dato che purtroppo questa filosofia ai giorni nostri pare sia stata presa molto a cuore dalla nostra classe dirigente che dal 1988 ad oggi ha praticamente dato vita ad una strategia di demolizione del processo penale.
Confermo l’annichilimento (“gravi indizi di colpevolezza”; trovami un folle che vada ad intercettare una persona già avendo ormai accertato che questa è colpevole) e confermo che il cervello degli investigatori per quanto sviluppato non è in grado di captare informazioni spesso determinanti in un’indagine e spesso difficili da acquisire dato che la distanza fisica e la materialità della persona dell’investigatore possono risultare ingombranti durante un’indagine. Il valore delle intercettazioni è eccezionale sotto molteplici punti di vista. Ribadisco, forse lo strumento più incisivo e meno fallibile di cui dispone la magistratura.
Non capisco poi perché mai un liberale non dovrebbe scrivere cose del genere. Come se essere lliberale implichi l’impossibilità di assumere posizioni radicali. Scherziamo?
Per l’humour mi dispiace, ma dato che sono un individualista metodologico, e quindi anti-comunista convinto, sentirmi etichettare come figlio di quell’ideologia mi dà alquanto fastidio.
p.s. per il commento 70 scusatemi ma l’ho scritto di getto ed è veramente scritto da cani. Spero che si capisca.
Concordo con Giuseppe praticamente in tutto (ideologia compresa :))
Giuseppe puoi rigirare la questione quanto ti pare, ma continui a bastarti su tue convinzioni personali e che spaventano in un sistma garantista.
Da un punto di vista tecnico, quando dici che è maggiore sinonimo di garanzia per le persone che tutti vengano a conoscenza di un’indagine nei loro confronti piuttosto che questa resti necessariamente segreta fino a quando non si raggiunga un livello di certezza sufficiente, dici un’emerita cazzata (scusa il termine ma è così).
Sono tue opinioni personali che valgono in quanto tali; altro conto sono le contestazioni che io faccio, basate su riflessioni giuridiche e di civiltà giuridica che dovrebbero essere ormai acquisite.
L’esempio che hai fatto è politicamente ma penalmente irrilevante; io ti avevo chiesto un esempio di gogna mediatica ritenuta sacrosanta (all’estero, come tu affermi) di una persona indagata direttamente e mi hai parlato di altro (evidentemente non hai esempi da portare).
Se non condividi poi la mia ultima frase, vuol dire che forse tanto liberale e garantista non lo sei.
Ti piaccia o no, un sistema garantista antepone la tutela delle persone indagate fino a quando non sia confermata la loro colpevolezza; bilanciare i principi nel modo che tu proponi significa fare un salto indietro di qualche secolo.
A questo proposito ti consiglio di andare a rileggere le già grandi intuizioni illuministiche in materia penale; sono un ottimo punto di partenza.
—–Confermo l’annichilimento… Giuseppe Carteny—-
Beh, si vede che per i liberali come te anche il vocabolario d’italiano si può interpretare in modo assai libero:-).
—–(”gravi indizi di colpevolezza”; trovami un folle che vada ad intercettare una persona già avendo ormai accertato che questa è colpevole)——
Primo, le intercettazioni si fanno – o meglio, si dovrebbero fare – per trovare delle PROVE di colpevolezza che reggano IN TRIBUNALE: sulla differenza leguleia fra “prova” e “indizio” sei pregato di interpellare Gabriele, liberale pure isso come nosotros, ma con una solida cultura giuridica a mio immodesto:-) avviso. Secondo, quello che decide se i sullodati indizi siano più o meno “gravi” sarà sempre e IN MODO INSINDACABILE il giudice che prende ogni mattina il caffè/cappuccino insieme al PM che gli sottopone gli indizi. Se tu non vivi su Marte, spero tu capisca cosa voglio dire:-).
—–e confermo che il cervello degli investigatori per quanto sviluppato non è in grado di captare informazioni spesso determinanti in un’indagine e spesso difficili da acquisire dato che la distanza fisica e la materialità della persona dell’investigatore possono risultare ingombranti durante un’indagine.—–
Eh, fratello, vedo che anche qui conservi intatte le tue granitiche certezze, quando si sa che un buon liberale coltiva sempre un minimo di dubbio. Ecco forse perché ho sbagliato scambiandoti per comunista:-)
—–Il valore delle intercettazioni è eccezionale sotto molteplici punti di vista. Ribadisco, forse lo strumento più incisivo e meno fallibile di cui dispone la magistratura.—–
Beh, allora, nel caso della mafia che usa i pizzini al posto dei cellulari che si fa, si alza bandiera bianca?:-)
—–Non capisco poi perché mai un liberale non dovrebbe scrivere cose del genere. Come se essere lliberale implichi l’impossibilità di assumere posizioni radicali. Scherziamo?—-
Per quel che so le uniche posizioni “radicali” accettate in ambito liberale sono quelle in difesa anche estrema della libertà personale. Altrimenti il radicalismo è del genere “forcaiolo” e allora appartiene a un’altra cultura, che magari non sarà comunista – aggettivo a te sgradito:-) – ma dipietrista magari sì….
—–Per l’humour mi dispiace, ma dato che sono un individualista metodologico, e quindi anti-comunista convinto, sentirmi etichettare come figlio di quell’ideologia mi dà alquanto fastidio.—–
Gradisci allora “dipietrista”?:-) Sai, quel personaggio che un tempo veniva annunciato con tanto di “tintinnar di manette” e diceva – intercettato:-) – a proposito di un tizio:-) “io a quello lo sfascio”. E che recentemente si è fatto fotografare a torso nudo su un trattore a Montenero di Bisaccia durante la “battaglia del grano”:-)….
Va a finire che uno che è favorevole alle intercettazione HA UNA POSIZIONE RADICALE e tutti gli altri sono liberali.
Va a finire che il malvagio è Di Pietro…
Va a finire che questo governo è LIBERALE….
Va a finire che non sapete più su quali specchi arrampicarvi per difendere una classe politica e una casta indifendibile….
La vostra è prostituzione intellettuale….
Questo governo e questo premier di LIBERALE non hanno nemmeno la suola delle scarpe….
Non nascondo la mia meraviglia per la reazione istintiva di Quilly. Così potrei commentare quanto scrive qui sopra il mio amico. Essendo un uomo intelligente e giovane credo che abbia prevalso la nota caratteriale un impulso immediato, cioè una istintiva.
Qui caro Quilly si sarebbe dovuto discutere di una misura legislativa che, non solo ad avviso di chi scrive, avrebbe dovuto contemperare tre principi fondamentali: le necessità investigative, l’informazione e la cosiddetta privacy.
Sul risultato legislativo ottenuto si può esprimere ogni tipo di valutazione, dalla critica più severa all’entusiasmo partigiano. Forse però sarebbe meglio ragionare e, nel nostro piccolo, capire, informarsi, approfondire e non fare soltanto tifo da stadio.
Purtroppo io resto con una curiosità insoddisfatta che l’Autore sembra ignorare: cioè conoscere per bene com’è trattata la materia in altri stati democratici!
—La vostra è prostituzione intellettuale….quilly—-
E la tua, qui sopra, è un’emerita cazzata, nonché un’accusa falsa come una moneta da 3 euro. Perché per accusare qualcuno in questo caso di “prostituzione intellettuale” dovresti dimostrare che sia PAGATO da Berlusconi (o chi per lui). E ti sfido a provare che sia così nel mio caso, altrimenti sei solo un miserabile bugiardo/diffamatore.
Infatti Quilly, ogni volta che leggo commenti come il tuo mi vien da sorridere e sono sempre più convinto delle mie idee; l’inconsistenza dei tuoi commenti e la loro superficilità sono assai simili a quelle che Andrea mette nello scrivere questi post; vi piace solo sputare su tutto e non siete minimamente disposti ad approfondire ciò di cui parlate (anzi che urlate a vanvera), forse perchè non avete argomenti sufficienti.
Adesso capisco perchè parli di Andrea come di un tuo amico “fraterno”.
Siccome siete senza dubbio due persone intelligenti e a me piace parlare con persone come voi, cerchiamo di attenerci ai fatti, non alle chiecchere da bar; altrimenti diventate solo patetici.
P.s. ricorda che della casta indifendibile fa anche parte il tuo caro Di Pietro e ora l’amico De Magistris, di cui citi le parole come fossero sacre scritture; ti invito, se ne hai voglia e se non lo hai già fatto, ad informarti sulle furbate fatte da quelli di “noi di Italia dei valori”, sgrammaticato in primis.
—-Purtroppo io resto con una curiosità insoddisfatta che l’Autore sembra ignorare: cioè conoscere per bene com’è trattata la materia in altri stati democratici! Gianluigi—-
Il tuo amico della Sigurimi:-) è ai tuoi ordini!
http://documenti.camera.it/leg16/dossier/testi/MLC16002.htm
Buona lettura!
Lasciamo perdere il discorso risibile su chi sia o meno disposto ad approfondire vista la tecnica di Spiderman Gabriele di prendere a priori come verità tutto ciò che Silvio dice e fa anche se gli dicesse che 2+2=5! Gli basti però sapere che quei comunisti superficiali appartenenti all’ associazioni magistrati hanno protestato anche loro, perciò le cose sono due: o il superficiale si chiama Gabriele o lo sono i magistrati che non hanno letto la legge e dissentono senza motivo!
Mirko, se l’unico criterio per giudicare la bontà o meno del ddl fosse l’atteggiamento dell’ANM nei confronti di esso, staremmo freschi. Infatti, i magistrati in questione – o meglio, buona parte di essi, i PM – probabilmente vorrebbero che fosse loro permesso di spiare chiunque, per un tempo indefinito e senza dover render conto ad alcuno. E probabilmente anch’io, se fossi al loro posto, m’incazzerei come una biscia se qualcuno provasse a mettermi dei limiti….
Caro Ritvan, potrebbe anche non essere l’unico criterio, ma da come lo dici sembrerebbe che i magistrati siano dei ficcanaso che usino le intercettazioni per puro godimento personale, in realtà le intercettazioni sono uno strumento di lavoro!!! E’ come chiedere ad un impiegato di svolgere il proprio mestiere con zelo e passione e poi gli si toglie il computer….Chi sbaglia?
Scusate….non avete colto la battuta….
Quella era stata una famosa frase di Mourinho allenatore dell’Inter durante una conferenza stampa…dimenticavo che non siete calciofili….
Riguardo a Dipietro lungi dall’essere mio amico….
Comunque… MALEDETTO Scaloni!!! Sempre a sollevare questi polveroni!!!! Ma non puoi fare come il 75% degli italiani che sta con Silvio??
x quilly
Ah, beh, dopo aver fatto una rapida ricerca su Google ho capito e ritiro quanto detto prima al tuo indirizzo. Certo, però che per evitare fraintendimenti potevi aggiungere “come disse Mourinho”: il calcio mi piace e lo seguo come posso, ma questo non vuol dire che mi registri le esternazioni di Mourinho (anche perché non sono interista).
Ciao
Eccellente davvero, grazie quindi all’amico (commento 80) che mi offre questo link sulla legislazione comparata. Una fonte attendibile a cui non avevo affatto pensato. Grazie davvero e quindi ora posso dire ad Andrea Scaloni, che tanto avevo sollecitato in questo senso, che Ritvan Shehi lo ha davvero stracciato!
x Mirko
Mai detto – e né pensato – che “i magistrati siano dei ficcanaso che usino le intercettazioni per puro godimento personale”. Anche dal basso del mio gommone:-) riesco a capire che le intercettazioni sono per loro uno strumento di lavoro. Però – tanto per andare sull’iperbole – anche le tenaglie arroventate erano solo “strumenti di lavoro” degli inquisitori medievali, mica le usavano per sadica perversione, ma questo non vuol dire che le dobbiamo usare anche oggi sugli indagati…non so se cogli il paragone, per quanto esagerato ti possa apparire.
P.S. Dal basso del mio gommone:-) vorrei ricordarti poco umilmente:-) quello che prescrive in materia l’articolo 15 della Costituzione Italiana Democratica, Antifascista, Nata Dalla Resistenza, ecc., ecc. :
Art. 15.
La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.
La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.
Nemmeno io avevo colto la battuta Quilly, quindi… come non detto!
Caro Mirko, ti do 2 consigli: il primo è quello di rileggere tutti i miei commenti, dall’inizio, in questa discussione: troverai che non c’è mezza parola di quello che dice “Silvio”.
Il secondo è quello di non giudicare chi non conosci, dando per scontato che se si contesta la solita tesi contro un provvedimento del governo si è il solito imbecille credulone.
A parte il fatto che si può anche essere d’accordo, una volta ogni tanto, col governo, vorrei sapere una cosa: tu hai una laurea in giurisprudenza? Hai una preparazione in materia?
Ebbene io sì; non sarò un giurista di spicco, ma qualcosina capisco di questi discorsi, a differenza di molti che parlano, parlano, parlano (prendendo per buono quello che dice qualcuno che non è “Silvio”)
x Gianluigi (n.87)
Non c’è di che, amico. Mi considero sempre al servizio della verità, qualunque essa sia.
Ho letto, velocemente in verità, il link di Ritvan Shehi e devo dire che da quello che ho capito alla luce di quello che c’è scritto nel documento è che la legislazione italiana (se dovesse passare il DDL) diventerà MOLTO più restrittiva in materia di intercettazioni….
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/1976199.html
Armando Spadaro è un giudice…
http://www.beppegrillo.it/2009/06/caselli_le_intercettazioni_e_la_tela_di_penelope.html
Giancarlo Caselli….un’altro che non conosce la materia…
1. (Con “Quello che dice Silvio” volevo solo affermare che ti ho sempre sentito recitare la solita poesia: che tu sei imparziale, che non ti fai abbindolare, che ragioni con la tua testa, ecc ecc., il problema non è se si possa essere d’accordo ogni tanto ma se sia possibile esserlo sempre come nel tuo caso!!! Non ho letto mai un tuo post di dissenso; vorrei solo che tu ammettessi: “SI SONO DI PARTE” e tutto sarebbe più semplice e chiaro).
2. Io non ho una laurea in giurisprudenza come te, ma se sono ignorante io in materia (come probabilmente lo sono), lo dovrebbero essere la maggior parte dei giuristi italiani giornalisti che attaccano la legge bavaglio: E’ COSI’???
—- http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/1976199.html
Armando Spadaro è un giudice…quilly—–
Beh, rubando – da buon albanese:-) – il mestiere a Gabriele, cominciamo col precisare che Spataro NON è un GIUDICE, bensì un PM, categorie professionali entrambe comunemente definite con il termine MAGISTRATI.
Ciò detto, ho trovato l’analisi di Spataro assai equilibrata, nonché abbastanza convincente. Egli non risparmia le critiche al ddl, ma ne riconosce anche lati positivi. Che cito:
“…Ben vengano, dunque, alcune scelte presenti nel disegno di legge quali la previsione che le sale ascolto siano localizzate presso le Procure distrettuali con possibilità di ascolto “remotizzato” presso altre Procure e gli Uffici di P.G., la creazione di un archivio riservato dove custodire le intercettazioni ancora segrete, il divieto assoluto di pubblicazione delle conversazioni di cui il giudice abbia ordinato la distruzione perché irrilevanti, e persino l’aggravio delle pene previste per i reati commessi dai pubblici ufficiali e per il citato reato contravvenzionale di cui all’art. 684 cp (Pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale), con relativa sanzione pecuniaria per l’editore..”
Purtroppo:-) non ho trovato accenni a possibili interessi privati di “Silvio” nella faccenda:-): si vede che Spataro non è uno che parla a vanvera….
Per gabriele al commento 74: Riguardo la tua frase finale la mia era solo una facile ironia (probabilmente scritta ed espressa male) sul fatto che troppo spesso la filosofia del colpevole impunito sovrasta quella del colpevole punito. Comunque va beh mi son spiegato molto male e me ne scuso.
“Da un punto di vista tecnico, quando dici che è maggiore sinonimo di garanzia per le persone che tutti vengano a conoscenza di un’indagine nei loro confronti piuttosto che questa resti necessariamente segreta fino a quando non si raggiunga un livello di certezza sufficiente, dici
un’emerita cazzata (scusa il termine ma è così).” Su questo non concordo ovviamente. Tu parti da un presupposto molto, ma molto pericoloso. Che informare sia un male. Quindi rivaluterei la tua ipotesi di base. L’informazione fa il suo corso insieme al processo a partire dall’indagine fino alla fine del processo . Non vedo cosa ci sia di male.
“L’esempio che hai fatto è politicamente ma penalmente irrilevante; io ti avevo chiesto un esempio di gogna mediatica ritenuta sacrosanta (all’estero, come tu affermi) di una persona indagata direttamente e mi hai parlato di altro (evidentemente non hai esempi da portare).” Guarda l’esempio era per dimostrarti come una persona, McCain, abbia subito la “gogna-mediatica” (come Obama del resto per altri casi) a partire da notizie riguardanti indagini in corso su persone a lui vicine. Questo presuppone che su queste persone qualcuno abbia scritto. O pensi che prima di quell’intervista notizie/articoli relativi agli indagati non siano usciti? Suvvia! Si chiama deduzione logica. Vogliamo parlare di Blagojevich? Sbaglio o era indagato? Mi pare che siano due esempi diversi ma comunque esaustivi.
Per quanto riguarda il commento di ritvan (75):
Non mi pare di aver interpretato in modo libero proprio un bel niente perché l’attuale legge, ribadisco, non ridimensiona semplicemente, ma porta al quasi annullamento l’utilizzo delle intercettazioni. Sbaglierò? Forse (anche se non credo), ma comunque partendo dai miei assunti l’utilizzo del verbo “annichilire” è più che appropriato. Quindi basta giochini stupidi sul significato dei termini. Per non parlare del fatto che l’area semantica di un termine è comunque labile (ovviamente non troppo). Poi per quanto riguarda il valore delle intercettazioni: te, come Gabriele, partite da ipotesi di base negative. Lui riguardo l’informazione. Te riguardo le intercettazioni. Te parti dal presupposto che le intercettazioni siano “il male” o giù di lì. Io penso che siano uno strumento con enormi potenzialità e che come tutti gli strumenti hanno i loro risvolti positivi e negativi. Penso che la legge che sta per essere approvata non migliori assolutamente niente e che l’attuale legislazione in materia (migliorabile, si intende) sia decisamente garantista.
Riguardo poi all’ideologia liberale, chiamami come ti pare, facciamo così. Se ti diverti son contento per te. Non mi interessa neanche la tua opinione su Di Pietro e sul suo operato. Non mi piace chi lo osanna (ha fatto errori nella sua carriera), ma neanche chi insinua, come te, loschi atteggiamenti (o piani eversivi!) nel suo operato. Mi pare però che quella persona intercettata è stata sempre assolta da tutte le fandonie che gli son state lanciate contro e che i disperati tentativi di dimostrare piani non meglio identificati siano abbastanza falliti. Piccoli, insignificanti particolari. Anche se di certo Di Pietro non è né il mio idolo né il mio politico ideale di riferimento. Se per “di pietrista” però intendi una persona che: non accetta che sia fatta deroga al principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, non accetta di essere rappresentato da criminali di varia natura, che non accetta che in base a false forme di garantismo sia messa a repentaglio la solidità dello stato di diritto e non sia garantito il diritto all’informazione, etc etc BEH, mi sa tanto che ti stai confondendo. Poi, se proprio vuoi contestare qualcuno, a questo punto contestami Von Mises, Hayek o Popper. Inoltre ti confido una cosa: essere “radicali” non vuol dire essere dogmaticamente schierati a favore di una posizione basata su asserti metafisici. Vuol dire semplicemente difendere una posizione di cui si è convinti (o assumerla) sulla base di elementi abbastanza solidi e falsificabili. Assumere posizioni radicali se si è convinti che stanno per essere minati aspetti basilari dello Stato liberale, non è incoerente con i principi liberali, ma doveroso.
Nella tua visione il liberale non è persona che coltiva il dubbio. E’ estremamente ondivago.
Non credo poi ci sia molto da dire ancora, perchè le posizioni sono distanti, si parte da assunti di base lontani e non credo che questa discussione abbia smosso nessuno di un millimetro. Quindi spero (spero vivamente) che voi abbiate ragione sulla bontà di tal provvedimento. Ma attenti; vi sono molte voci fuori dal coro, fondate, che prevedono tempi non duri, ma durissimi. Siamo sicuri, cari i miei liberali, che questo provvedimento vada realmente a tutelare l’individuo e le sue libertà? Io ho proprio paura di no. Anzi.
Ah, un’altra cosa. In merito alla comparazione tra le legislazioni quel documento linkato precedentemente da ritvan ha portato ad un nulla di fatto. Cioè: si è arrivati alla conclusione che tentare un paragone tra i sistemi è abbastanza folle. Sto parlando di uno studio effettuato durante lo scorso governo Berlusconi (c’era di mezzo la moglie di Bruno Vespa, ora a memoria non ricordo comunque bene chi e quando). Anzi ad una conclusione si era arrivati. Il nostro sistema è il più garantista.
P.s. Gabriele, visto che insomma tu ne capisci, a proposito di atti segreti e diritto di cronaca vogliamo parlare delle sentenze della Corte di Giustizia europea di questi ultimi anni? Non credo coincidano molto con le tue opinioni sul diritto di cronaca.
“—–e confermo che il cervello degli investigatori per quanto sviluppato non è in grado di captare informazioni spesso determinanti in un’indagine e spesso difficili da acquisire dato che la distanza fisica e la materialità della persona dell’investigatore possono risultare ingombranti durante un’indagine.—–Eh, fratello, vedo che anche qui conservi intatte le tue granitiche certezze, quando si sa che un buon liberale coltiva sempre un minimo di dubbio. Ecco forse perché ho sbagliato scambiandoti per comunista:-)” Se era una battuta io non l’ho capita. Poi se per essere liberali bisgna porre in dubbio il fatto che il cervello umano non è una sfera di cristallo e che l’investigatore non è fatto di ectoplasma sinceramente la vedo un pò dura. Però son contento che tu metta in dubbio anche questi aspetti relativamente certi del mondo che ci circonda. Ti vedo un po’ meno dubbioso riguardo questo ddl.
“Infatti Quilly, ogni volta che leggo commenti come il tuo mi vien da sorridere e sono sempre più convinto delle mie idee; l’inconsistenza dei tuoi commenti e la loro superficilità sono assai simili a quelle che Andrea mette nello scrivere questi post; vi piace solo sputare su tutto e non siete minimamente disposti ad approfondire ciò di cui parlate (anzi che urlate a vanvera), forse perchè non avete argomenti sufficienti.Adesso capisco perchè parli di Andrea come di un tuo amico “fraterno”.Siccome siete senza dubbio due persone intelligenti e a me piace parlare con persone come voi, cerchiamo di attenerci ai fatti, non alle chiecchere da bar; altrimenti diventate solo patetici.P.s. ricorda che della casta indifendibile fa anche parte il tuo caro Di Pietro e ora l’amico De Magistris, di cui citi le parole come fossero sacre scritture; ti invito, se ne hai voglia e se non lo hai già fatto, ad informarti sulle furbate fatte da quelli di “noi di Italia dei valori”, sgrammaticato in primis.” ti riferisci a queste? http://ferrandelli.it/?p=451. Per dovere di cronaca, solitamente esistono anche le smentite e le risposte alle accuse. Se non sbaglio L’Idv ha querelato “Il Giornale” svariate volte per queste notizie. Vedremo (dove non si sa, ma facciamo finta che lo sapremo) come andranno a finire queste azioni legali.
“Infatti, i magistrati in questione – o meglio, buona parte di essi, i PM – probabilmente vorrebbero che fosse loro permesso di spiare chiunque, per un tempo indefinito e senza dover render conto ad alcuno.” Come se in Italia non esistessero regole ben precise sulle modalità di esecuzione delle intercettazioni che sono ben più restrittive che in altri paesi (esempio U.K.: patria della privacy le agenzie in grado di intercettare sono svariate centinaia…). Poi, per piacere, basta con queste opinioni veramente ridicole sui magistrati e il loro modo di operare. Tu potresti beccarti una querela, altro che quilly. visto che sei tanto sensibile quando l’offesa ti colpisce personalmente. Io non difendo un’intera categoria di persone (ci mancherebbe), ma neanche la denigro subdolamente in questo modo. E che diamine fratello liberale! 😉