Un pensionato è un bello “scomodo” per molte istituzioni, in primis per gli enti previdenziali, che debbono erogargli il fisso mensile (e in tempi di mancata svalutazione dell’euro…), e poi per la Sanità. Con l’avanzare degli anni aumentano gli acciacchi ed il ricorso a prestazioni mediche e a farmaci che costano un bel po’ è un incomodo per le casse dello stato; per l’assistenza, per fortuna ci sono le badanti. Quelle ognuno se le paga da se e lo stato ci guadagna.
Terzo “scomodo”, il fatto che i pensionati non sempre passano il tempo al gioco delle bocce ma girano, osservano e “s’impicciano” degli affari altrui (vedi il personaggio dei comici Aldo Giovanni e Giacomo); nella fattispecie i pensionati s’impicciano di cosa fanno, bene o male, le amministrazioni comunali.
Questo spirito critico e osservativo nasce a mio avviso da che i pensionati preferiscono camminare a piedi… niente auto, niente la bicicletta, niente piste ciclabili. Loro vogliono solo buoni marciapiedi, che quando esistono permettono ai pensionati – un po’ più degli altri – di osservare e riflettere sulle cose del mondo.
Per esempio fino a pochi anni fa i marciapiedi erano larghi non più di 50 cm. Inutilizzabili anche da chi è costretto sulla carrozzina, come sul ponte di via Mercantini. Però ultimamente a Senigallia i marciapiedi li hanno fatti larghi e comodi. Non quelli sulla nazionale, nelle recenti palazzine di fronte al sottopasso nuovo in costruzione.
All’inizio di via delle Saline di continuo vengono messe a dimora cinque belle querce giovani che da tre anni regolarmente d’estate si seccano, e regolarmente vengono ripiantate ad ottobre. Poveri soldi nostri.
Forse la colpa è del vivaio che fornisce alberi non sani o troppo alti e sottili? O forse l’acqua non viene a sufficienza irrogata dagli addetti del Comune? Oppure un terreno acido inospitale impedisce l’attecchimento? Cosa ne pensano gli esperti botanici?
Più avanti, sempre in via Saline oggetto della mia ricognizione, dove rapidamente avanza la città, nuove rotatorie sono abbellite da moderne sculture di cui ciascuno può immaginare un significato.
Qualche tempo ci fu una discussione con amici e si fece tardi per capire se certe grosse pietre messe davanti al fabbricato del lungomare alla ex villa Pieralisi fossero sculture oppure blocchi dimenticati dai muratori. Non trovando la targa si opinò per la seconda ipotesi. Che le sculture della rotatoria siano lamiere lasciate per errore?
Di fronte a tante importanti sculture però, a Senigallia il nostro gruppo di amici nella sopracitata discussione si sorprese alquanto che nessuno avesse pensato ad un monumento al più famoso dei nostri concittadini: Brenno, re dei galli senoni, che osò conquistare Roma umiliandone il senato.
Il monumento a Brenno, che getta la spada sulla bilancia dell’oro, avrebbe un certo fascino ma anche una certa valenza turistica per francesi e tedeschi. I media d’oltralpe ne parlerebbero, e magari qualche turista in più sarebbe interessato a venire da noi. In tempi di magra tutto fa brodo. E poi anche Jesi si premurò di far fondere il profilo (sconosciuto) dell’imperatore Federico II, cui per certo dette i natali il giorno dopo Natale dell’anno vattelapesca.
Qualcuno per caso ha visto il plastico dell’area ex Sacelit dell’arch. Portoghesi?
Quanti i commenti sui blog locali! Mancava Popinga.
Una impressione istantanea l’ho avuta: un complesso tosto, pieno, massiccio, che ricorda certi film di fantascienza come Dune o Mandrake. Nessuno ha pensato ad una piattaforma con piloni in acciaio antisismici che sorreggono l’albergo a 5 stelle, per dare così più aria e miglior vista alla piazza ovale. Sarebbe un’idea.
Del camino “del cemento” ? Ovviamente è un simbolo importante del passato che deve restare. Io mi ricordo la puzza di acido solforico. Qualcuno ha malignato per un nostalgico significato freudiano.
Una mente catastrofica ha immaginato che in zona sismica non sarebbe improbabile il crollo del camino. Magari sull’albergo a 5 stelle? Oddio, quali i danni, di chi le responsabilità? Chi pagherebbe?
Per i parcheggi li avrei fatti a due piani, di cui uno sottoterra, così da averne il doppio, e li avrei ricoperti di un tappeto di celle foto-voltaiche. Macchine all’ombra e corrente elettrica da fonti alternative, bello eh!
Le piante sul lungomare invece preoccupano, perché con la bora che tira ci potranno crescere solo le tamerici spelacchiate che mettono a crescere un secolo.
Basta! Mi fermo qui perché non sono un architetto, un urbanista, un tuttologo.
Mi piace questa città dove son tornato a vivere, e dove ho desiderato farlo tutta la vita. Non vorrei che cambiasse in peggio, o almeno si discostasse poco da come era una volta.
Notavo che questo post, in tre giorni, ha totalizzato zero commenti.
Normale, visto che non si parla di Berlusconi, o c’è dell’altro?
In realtà c’è poco da dire perchè nel post si dice poco. O meglio si sollevano tante questioni senza risolverne nemmeno una.
Modo di fare diffuso che comprende la piantumazione del lungomare, le sculture, l’ex Sacelit…
Poi l’autore chiude “lavandosene le mani” perchè non è architetto o urbanista.
Proprio in questo periodo si discute del Progetto Portoghesi (che a me non piace) ma se ne discute senza proporre altro. Un pò come succede per il candidato del PD: a nessuno sembra piacere ma nessuno sembra conoscere una possibile alternativa.
Io, invece, credo che in questa città le teste pensanti non manchino e credo che, se anziché perder tempo in inutili chiacchiericci, cercassimo, anche attraverso esperti in materia, delle soluzioni alternative proponibili, potremmo davvero dare un contributo al miglioramento del nostro futuro, rispetto a quello che viene disegnato dall’alto.
Forse è tempo di cambiare atteggiamento, è ora di smetterla di perdere tempo a litigare sulle cose che ci dividono al solo scopo di difendere la casacca che indossiamo o una presunta coerenza che in molti non abbiamo e che non sempre serve a granchè.
E’ ora di provare a discutere di ciò che abbiamo in cumune, di quello in cui siamo d’accordo.
Da quando frequento i blogs dei miei concittadini ho conosciuto, non solo “virtualmente”, persone davvero valide e preparate, spesso divise solo (e sottolineo “solo”) dall’appartenza vera o presunta a questo o quell’altro schieramento politico, ma che convergono su molti temi.
Sarà utpistico ma credo che questa forza non debba essere sprecata.
Chissà che non siamo in grado di trovare un botanico che suggerisca una pianta diversa dal tamericio per il nostro lungomare…
Amaro vero da innervosirsi se si ha l’anima urtata ed allora resta il troppo poco apparente immergersi in un desiderato libro
dario.
Ma si, in fondo pensare alla salvaguardia del proprio fegato è la cosa migliore.
Ci affacciamo alla finestra, diamo un’occhiata fuori, due minuti di sano disgusto, qualcun’altro a cui dare la colpa e poi chiudiamo per bene le tapparelle.
Eppoi stasera c’è la Champions…
Sul progetto Sacelit Italcementi aleggia un equivoco di fondo: quell’area è privata e la gestione pubblica è limitata ad un accettabile Piano d’area approvato nel 2005.
Tolto di mezzo questo equivoco, restano poche cose da fare per il blogger, il commentatore o l’Amministratore: controllare che il Piano d’area sia rispettato e impedire (con opinioni o atti amministrativi concreti) che l’intervento edilizio debordi dal suo ambito per investire la porzione di Città che lo circonda. O che tradisca lo spirito del Piano d’area con delle soluzioni speculative. Guidare con mano ferma alcune scelte del progettista è una cosa a portata dell’Amministrazione. Una cosa che a mio parere non è stata neanche tentata.
Una scelta del progettista è stata quella di frantumare i circa 13.000 mq di verde previsti nel Piano d’area (circa la metà del parco di Piazza d’Armi) in una miriade di aiuole spartitraffico aggiunte ad un’area verde di circa 4.000 mq, poco più di un giardino condominiale, spacciato per un parco urbano. Se per voi i giardini Catalani sono un parco urbano, quell’area verde vi soddisferà, altrimenti ciccia.
L’Amministrazione ha abbozzato, perchè la firma sul progetto è di Portoghesi.
Un altro punto in cui il Piano d’area è stato disatteso sono le infrastrutture d’ingresso alla lottizzazione, con la ridicola rotatoria della stazione, una soluzione da cavernicoli, e non mi dilungo oltre. La rotatoria si è resa necessaria in seguito a verifiche tecniche, ma al momento dell’approvazione del Piano d’area nessuno aveva verificato alcunchè. In questo caso l’Amministrazione ha completamente disatteso ai suoi compiti di tutela e governo del territorio, lasciando che i problemi di viabilità dell’intervento edilizio venissero risolti all’esterno, in un’area critica quale è quella della stazione e della Rocca. Qui non c’è la firma di Portoghesi, c’è soltanto un’Amministrazione che ha apparecchiato la Città secondo i voleri dell’ultimo arrivato, a cui non sembrerà vero di disporre a suo piacimento del territorio.
Vi sarebbero altre cose di cui parlare, altre scelte da contestare (albergo 5 stelle, centro civico, interlungomari, sottopassaggio pedonale) ma non voglio dilungarmi, anche perchè molte cose sono state già scritte.
Ma una cosa vorrei che sia chiara: criticare il progetto non comporta l’obbligo di fare proposte alternative, perchè stiamo parlando di un progetto privato che doveva sottostare (senza eludere) un preciso Piano d’area approvato in Consiglio Comunale con il voto della Maggioranza e l’astensione dell’Opposizione. Una cosa che metteva d’accordo tutta la Città, ma che in buona parte è stata disattesa, con l’avvallo dell’Amministrazione Comunale.
C’è vita su questo pianeta!!
Una domanda: sarebbe stato tecnicamente possibile, ed in qualche modo utile, intervenire 5 anni fa quando il Piano d’area non era stato ancora approvato?
E nel caso lo fosse stato, fino a che punto? Anche al punto di far cambiare “destinazione d’uso” a tutta o a parte dell’area?
(Ovviamente per le risposte colazione pagata al Matt domattina ;))
LorenzoMan termina il suo primo commento con una domanda relativa alle Tamerici del lungomare. Non posso trattenermi da un pur breve commento e dato che di questi argomenti me ne sono occupato per almeno quarant’anni ricordo solo che già nel lontanissimo 1976 chiesi a due amici, botanici di chiara fama, di fare un sopralluogo a Senigallia. I professori Francesco Corbetta ed Aldo Brilli-Cattarini consegnarono gratuitamente una specifica relazione in materia per il nostro Comune. Restò di fatto ignorata…forse perchè non avevano chiesto nemmeno una lira di compenso! Vedremo se prima o poi Popinga riuscirà a mettere in rete qualcuno di questi documenti storici.
Il Piano d’area ha fissato dei parametri per la lottizzazione: area edificabile, area verde, parcheggi, viabilità interna ed esterna (di massima), edifici da tutelare, edifici di uso generale, percentuale di appartamenti residenziali (25%) sul totale ed altre cose.
Era un buon Piano d’area e il progettista ha fatto il suo lavoro in base a quanto stabilito nei parametri.
Però, quando il progettista trasforma il verde previsto in una sommatoria di orticelli, l’Amministrazione DEVE intervenire.
Quando il progettista prevede un hotel a 5 stelle in una città che a fatica mantiene quelli a 4 stelle, l’amministrazione deve chiedersi se questa sia una scelta congrua o il trucco per avere un maxi residence da 99 microappartamenti da 40 mq. Il Piano d’area parlava di “strutture alberghiere” non di hotel a 5 stelle. Strutture alberghiere sono anche degli onesti 4 stelle che hanno tutti i comforts, compreso il centro benessere, con dei costi ancora abbordabili.
Se non sbaglio l’unico 5 stelle delle Marche si trova ad Ascoli Piceno e non è che navighi in buone acque. Persino il Grand Hotel di Rimini ha rischiato grosso ed è stato salvato da un ex dipendente arricchito.
Quando il progettista prevede una piazza ovale chiusa di 3000 mq e parla di “apertura verso il Centro Storico” l’Amministrazione si deve chiedere come possa essere “aperta” una piazza chiusa in tutti e quattro i cantoni.
Quando il progettista ignora i problemi della viabilità perchè l’Amministrazione gli mette a disposizione una fetta di territorio invece di obbligarlo a risolverli all’interno della sua proprietà, l’Amministrazione si deve chiedere se abbia fatto il massimo per tutelare il territorio che è di TUTTI.
L’Amministrazione non si è fatta nessuna di queste domande, ha frettolosamente approvato un progetto di seconda mano, scolastico e superficiale, e lo ha presentato con la pompa e l’enfasi tipica dell’agenzia immobiliare che ti deve vendere un tugurio in prestigiosa posizione.
Ripeto: il Piano d’area era buono, ma la sua applicazione sarà pessima. Domattina ore 8,30 Matt bar.
E come diceva Jerry Calà in “Vado a vivere da solo entrando in un appartamento squallido e vuoto senza il minimo arredo….
“..e questo sarebbe l’appartamento semi ammobiliato? E se c’era un portacenere cos’era lussuosamente arredato?”…
Domani sarò in Ancona, ma la colazione ti aspetta lì. (simpatica la barista!). Grazie.
oh grazie per la colazione, sei stato di parola! Se vuoi ti racconto anche la storia della Complanare, dalle origini ai giorni nostri! :o)
Ci sto! Ogni racconto una colazione. Poi passiamo al Parco della Cesanella! Passerò alla storia come il primo corruttore alimentare di blogger …
@Gianluigi: aspetto anche te… 🙂
Vengo anch’io, grazie! Allora va per sabato 3, oppure fate sapere. Forse per la complanare dalle origini, ed altre vicende del secolo scorso, posso essere anch’io di qualche utilità. Almeno cercando nei documenti d’archivio.
Domani non ci sono, e poi la colazione del sabato è un rito tutto particolare… sulla Complanare forse inizio una campagna d’informazione alternativa alla “fanzine” comunale…
Se Gianluigi volesse partire dalle origini del problema ai primi progetti di circonvallazioni – tangenziali, credo che troverò tutto molto interessante…
Stabilite un giorno e fate sapere per mail. Sono molto interessato anch’io.