Non è una firma qualsiasi quella di Guido Gentili. E’ lui che ha scritto ieri (2 settembre) a pagina 12 de Il Sole 24 Ore: “Abolire le Province una occasione da non perdere“.
Due sole colonne di una chiarezza esemplare. Ci piacerebbe sfidare chi ha opinioni contrapposte, perché no i politici eletti nei Consigli Provinciali o i loro Presidenti, ad argomentare contro, a portare convincenti motivazioni opposte. State certi però che non lo farà nessuno!
L’articolo di Gentili è stringato ed evidenzia subito l’essenziale; al secondo paragrafo sbatte in cinque righe le cifre delle spese. Ricordiamo però che le motivazioni degli abolizionisti riaffiorano ora, giustamente, in quanto si è aperto il tavolo del federalismo e gli “inciuci” sono già in fase di avanzata contrattazione. Non aiuta molto pensare che il tema dell’abolizione è presente anche nel programma della PdL ed in una significativa dichiarazione, fatta in campagna elettorale, dal leader Silvio Berlusconi.
Con gli amici del Nord-Est di aboliamoleprovince.it, anche il nostro Popinga ha condotto una importante battaglia per far circolare queste idee e questa proposta ed ora, negli ultimi mesi, per la non facile iniziativa della raccolta firme necessarie per depositare la proposta di legge di iniziativa popolare.
Oggi “Il Sole 24 Ore” ci da una spinta. Speriamo così che molti più cittadini comprendano come la classe politica, in genere, tende a perseguire obiettivi legati ai propri immediati interessi. E tutti purtroppo hanno assessori e consiglieri provinciali da proteggere. Quindi spetta a noi cittadini rimboccarci le maniche per “decostituzionalizzare” le Province. Come? Firmando e facendo firmare la proposta di legge.
Metto a caso, su uno dei tanti nostri post sull’abolizione delle province, la notizia di oggi, 5 luglio 2011.
Potete andare al sito della Camera dove si è discusso dell’argomento http://www.camera.it/187 oppure leggere questo articolo de “Il Messaggero” http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=155092&sez=HOME_INITALIA per verificare come la proposta, all’art. 1 determinante!, è stato bocciata con 225 voti contrari, 83 a favore e ben 240 astenuti.
No comment da parte mia. Invece mi piacerebbe che se fosse sopravissuto qualcuno dei partecipanti alla vecchia battaglia ora si facesse vivo.
C’è ben poco da dire… se PD e PDL non votano a favore dell’abolizione le province rimarranno lì in eterno. C’è solo da ringraziare quegli 83 parlamentari del Terzo Polo e dell’IDV che, coerentemente, hanno votato per la soppressione.
Personalmente credo che gli Enti siano decisamente troppi troppo costosi e che sarebbe ora (passata) di intervenire nella loro riduzione anzichè pensare a bloccare contratti ogni anno.
Anche i micro-Comuni andrebbero eliminati.
Il resto deve funzionare. E bene.
Consapevole di un loro diverso e non sempre credibile o condivisibile passato, credo che, al momento, Terzo Polo ed IDV insieme sarebbero quello che più mi rappresenta. Staremo a vedere da qui al 2013.
Dimenticavo: nel mio piccolo mondo ideale, una cosa che abolirei in Parlamento è l’astensione.
Se uno non ha un parere sull’abolizione delle province, che se ne stia a casa anzichè fare politica. Se invece è un giochino tattico…che se ne stia a casa lo stesso. Qualunque sia il motivo, o sì o no. Basta con questa cosa assurda dell’astensione.
Come LorenzoMan anche io credo che “anzichè pensare a bloccare contratti ogni anno” solo delle grandi riforme potrebbero dare quel colpo d’ala che serve. E circa l’astensione mi pare che la regola del Senato sia più che giusta: astenersi equivale a votare contro.
Esiste anche un problema di scarsa informazione che scivola nella demagogia. Quando si chiede di abolire le Province o qualunque altro Ente, bisogna dire anche a chi si intendono passare le competenze, come gestire il personale e qual’è, al netto di ciò che deve essere assorbito da un altro Ente, il risparmio reale, che probabilmente coinciderà con il costo “politico”.
Le competenze sono spesso trasferite alle province dalle regioni: queste potrebbero tenere per sè o trasferire, se più opportuno, le stesse ai comuni.
Da qui nascerebbe la più totale inutilità di tutto l’apparato di eletti in provincia.
Se Gabriele ha chiarito, lo spero, i dubbi di LorenzoMan mi sia consentito di aggiungere che solo che da qualche grossa riforma strutturale – e questa potrebbe esserne una – c’è speranza di rimettere in sesto il sistema. Forse crediamo che le “finanziarie” che limano a una parte e magari aumentano le accise, come sempre fatto, dall’altra potranno raddrizzare l’economia e le istituzioni?
Che le cose vadano e, spero, andranno come dice Gabriele è fuori dubbio. Però leggendo gli appelli dei vari partiti e movimenti (www.aboliamole.it), è tutto troppo poco chiaro.
Non so se qualcuno di voi ne è a conoscenza, ma mi piacerebbe conoscere il dato relativo al costo del solo apparato politico delle province italiane: quanto costano gli oltre 100 inutili presidenti di provincia italiani? E le centinaia di assessori? Le migliaia di consiglieri?
La prima osservazione da fare è che si tratta di un “livello di governo” in più, con tutto quello che ne consegue. E’ però giusto porre la questione dei costi dell’apparato politico dove, tanto per rammentare, ricordiamo che su 110 Presidenti di Provincia, 40 sono al PD e 36 al PdL. Così si capisce meglio anche il recente voto alla Camera! Credo che i dati si possano “pescare” dal libro di Silvio Boccalatte, edito dall’Istituto Bruno Leoni, di cui ho scritto la recensione qui http://scaloni.it/popinga/in-libreria-abolire-le-province/
Purtroppo non riesco a ritrovarlo in questo momento; anzi temo addirittura di aver regalato l’ultima delle numerose copie che acquistate. Se qualcuno tra i lettori lo ha sottomano potrebbe però darci un aiuto.
Nel libro di Silvio Boccalatte che Gianluigi qualche tempo fa gentilmente mi aveva regalato, è stimato per l’anno 2007 un costo politico, dei 4207 politici “provinciali” pari a 115 milioni di euro; in media ogni politico costa 27,4 mila euro l’anno.
Non male per essere inutili!
Si stima inoltre che a fronte di un totale di 134 province, il costo salirebbe a quasi 150 milioni di euro l’anno; il tutto, va ripetuto, è il solo costo delle “retribuzioni” dei politici.
Per non parlare delle Prefetture e di tutto quello che costa insediarle e mantenerle.
Credo che i comitati anti-province dovrebbero portare avanti la loro azione citando proprio i dati del risparmio “politico-istituzionale”, lasciando perdere dipendenti, bollette, ecc.
Due precisazioni sul mio punto di vista in materia:i costi diretti, come evidenzia Gabriele, sono alti, ma non è esercizio difficile fare un elenco delle voci,non un stima, di quelli che discendono da questo tipo di organizzazione. Per di più con tanto evidente disparità, per quanto sentito dire, se sono diversi anche di 5-6 volte da provincia a provincia. Come mai?
Non sono uno scudiero delle Prefetture, caro Lorenzo, ma un minimo di presenza sul territorio del “governo centrale” ci vorrà pure. Però per salvare “la barca che affonda”, se dipendesse da me, sarei aperto a ridiscutere tutto. Senza inventare niente, magari soltanto copiando qualcosa dall’organizzazione di altri stati.