Firmare per l’abolizione delle province, perché? Firmare una semplice proposta di legge di iniziativa popolare, può essere anche un atto di semplice testimonianza. Lo è nei confronti di una vasta classe politica che merita poco e che anche oggi stenta a cambiare. Una classe sempre numerosa e vociante che spesso afferma di voler cambiare, che ciancia di grandi innovazioni, ma che poi lascia da anni tutto esattamente com’è.
Chi volesse firmare la proposta, sulla quale abbiamo già raccolto un buon numero di adesioni in poche ore trascorse nel centro cittadino, può recarsi, con un documento d’identità, presso l’U.R.P., Ufficio Relazioni con il Pubblico, del Comune di Senigallia. Si trova in piazza Roma, a piano terra, a sinistra guardando il palazzo; lo stesso è aperto dal lunedì al giovedì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.15 ed il venerdì dalle 8.30 alle 12.30.
Dicevamo all’inizio che una proposta di legge, una delle tante proposte sottoscritte – come prevede la Costituzione – da 50.000 elettori, può essere anche un gesto di partecipazione civile, senza particolare cognizione della materia. Però a noi di Popinga, che sull’argomento abbiamo ospitato interventi e sviluppato un buon dibattito da oltre un anno, ci piacerebbe suscitare anche qualche approfondimento. Così oltre che sul nostro sito che è tribuna aperta per interventi e commenti, è possibile anche leggere e studiare la documentazione prodotta dagli amici veneti di www.aboliamoleprovince.it
In particolare consigliamo di analizzare l’articolato rapporto dell’EURISPES (un ente senza fini di lucro che realizza studi nel campo della ricerca politica, economica, sociale anche per imprese, enti ed istituzioni nazionali ed internazionali). Da questo studio balza subito all’occhio come il fabbisogno finanziario delle Province, per la gestione corrente, sia quasi raddoppiato nel corso degli ultimi sette anni, raggiungendo i 9,3 miliardi di euro nel corso del 2006. Infatti nel corso degli ultimi venti anni, i conti economici hanno mostrato un incremento sensibile delle spese, generando un fabbisogno finanziario solo in parte coperto dalle maggiori entrate. La conclusione dello studio, che appare quindi una delle migliori argomentazioni a favore dell’intervento di modifica costituzionale, porta a queste conclusioni:
Nell’ipotesi in cui il personale delle Province (pari a 62.778 tra dirigenti e impiegati), venisse re-impiegato in altre Amministrazioni o Istituzioni locali, l’abolizione delle Province consentirebbe, quindi, un risparmio complessivo pari a 10,6 miliardi di euro nel solo 2006, dal momento che verrebbero meno tutte le altre voci di spesa attuali.
Con queste cifre appare superfluo qualsiasi commento aggiuntivo.
Andate a firmare, subito e passate la voce.
Su “La Stampa” di oggi Mattia Feltri, raccontando i cento giorni del governo Berlusconi, giustamente chiede:”Le province, che dovevano essere cancellate, sono sempre lì dov’erano“. Tema che anch’io mi pongo. Vorrei che ce lo chiedessimo tutti, possibilmente andando a firmare la pdl di iniziativa popolare. Voi l’avete fatto?
ABOLIAMO LE PROVINCE!
(http://spaziolibero.blogattivo.com)
Il tema dell’abolizione delle province non è nuovo e non può liquidarsi in poche righe (comunque la si pensi). Come ogni riforma istituzionale di rilievo che intacca posizioni di potere consolidate, questa è destinata in ogni caso a far discutere e a dividere tra sostenitori e denigratori.
Anche se ancora non in grado di assumere una posizione chiara e definitiva in merito (mancandomi sufficienti basi di giudizio), la mia idea è favorevole all’abolizione delle province.
Perché? Innanzitutto perché la Politica in Italia costa troppo ed occorre iniziare a fare i tagli mirati e le razionalizzazioni dovute. Ovviamente l’abolizione delle province dovrebbe essere solo il primo ed il più clamoroso dei tagli che la Politica si dovrebbe dare (dubito, però, che ciò accada, in quanto le province sono una riserva di poltrone e potere che fa comodo sia alla Destra che alla Sinistra, in specie a quella Sinistra radicale che -esiliata dal Parlamento- non vorrebbe perdere l’ennesima sede di rappresentanza politica!).
Perché eliminare proprio le province? Perché, dopo la costituzione delle regioni e la riforma del Titolo V della Costituzione, a livello locale le province sono l’ente con minori competenze (poche funzioni ed intermedie tra comuni e regioni) e più inefficiente nel rapporto costi-benefici. Del resto, deve far riflettere che l’Italia è l’unico Paese occidentale (ripeto, l’unico) in cui esistono ben tre livelli di governo territoriale sub-statale (comuni, province e regioni).
Perché è possibile eliminare le province? Perché, data la natura delle loro competenze, è ipotizzabile prevedere nuovi meccanismi istituzionali (in loro sostituzione) che garantiscano minori costi, maggiore efficienza decisionale e pari rappresentatività dei territori.
Fra le tante proposte configurabili, mi permetto di proporne una: perché non abolire le province e sostituirle a livello regionale con un nuovo organismo, che potrebbe chiamarsi “Consiglio Regione-Comuni”. Mi spiego meglio: delle competenze attualmente spettanti alle province molte si potrebbero affidare ai Comuni o alle Regioni, le restanti (quelle per l’esercizio delle quali sarebbe insopprimibile un coordinamento specifico con i territori) potrebbero affidarsi ad un Consiglio Regione-Comuni.
Da chi dovrebbe essere composto tale organismo? Per non moltiplicare i costi istituendo nuove cariche, questo potrebbe essere:
– composto da due rappresentanti per ogni provincia: i sindaci degli attuali capoluoghi di provincia più un ulteriore indaco per comprensorio provinciale eletto da un’assemblea dei sindaci della rispettiva provincia;
– e presieduto dall’assessore regionale agli enti locali (che vedrebbe aumentate le proprie funzioni, il proprio ruolo e -nel contempo- la propria responsabilità).
Un organo unico, quindi, in sostituzione della molteplicità delle province esistenti, dalla composizione snella, con maggiore capacità decisionale e comunque rappresentativo di tutte le istanze provenienti dal territorio.
Questa, ovviamente, è solo una delle possibile proposte realizzabili: quel che conta è comprendere che “è immaginabile un’Italia senza province!”.
Abolire le province è un progetto sensato, utile e che può migliore l’efficienza del governo territoriale. Perché si ottenga questo risultato, naturalmente, occorre che la Politica abbia la forza, il coraggio e la competenza di realizzare un progetto chiaro, efficiente e razionale di riforma istituzionale, anche contro i suoi stessi interessi particolari. E’ proprio questo, però, l’obiettivo più difficile da realizzare…
Gaspare Serra
(http://spaziolibero.blogattivo.com)
Cari amici,
attualmente in Italia vi sono 104 Province (e di altre 26 è stata formalmente richiesta l’istituzione).
Nel solo 2006, la spesa complessiva delle Province italiane è stata pari a “13 miliardi di euro”: le Province costano ad ogni cittadino circa “1.712 euro” all’anno (importo quasi pari all’intero prelievo delle imposte sui redditi!).
Dai dati della stessa Unione delle Province Italiane (UPI), risulta che dei bilanci provinciali:
– ben il “73%” se ne va in spese correnti (per il mantenimento delle Province stesse: personale, affitti, bollette, spese di rappresentanza, auto blu, ecc.)
– mentre soltanto il “27%” in investimenti (servizi forniti ai cittadini: manutenzione strade, scuole, ecc.).
Ciò vuol dire che ben “3/4” dei soldi spesi dalle Province servono al mantenimento dello stesso ente!
Così stando le cose, le province appaiono solo un bel “carrozzone” buono a distribuire posti di lavoro per gli amici degli amici (dei politici)!
Per questo (ed altri motivi), abbiamo fondato il gruppo-facebook “ABOLIAMO LE PROVINCE !!!”.
Se vuoi conoscere le nostre PROPOSTE E PROSPETTIVE CONTRO SPRECHI E INEFFICIENZE DELLA “CASTA” DELLA POLITICA, visiona anche tu il manifesto programmatico del gruppo.