(segue…) Arrivati ad Annaba abbiamo gli stessi identici problemi con le tasse ed i burocrati, ma il guaio più grosso è che si rifiutano di venderci la benzina.
Dopo quasi un paio d’ore di discussioni e contrattazioni da Algeri arriva un ordine inaspettato: “Dategli la benzina necessaria, i tre italiani sono in transito e devono lasciare il paese.“
La benzina avio diventa quindi immediatamente disponibile.
L’aereo viene rifornito a secchi, letteralmente, fino a che non raggiungiamo la quantità necessaria.
Lasciamo Annaba e gli AN-2 che operano sul posto, ed a bassissima quota ammiriamo le dune sulla spiaggia deserta che si avvicina al confine tunisino.
Saliamo di quota per contattare “Tunis approach” prima dei confini FIR e non resistiamo alla tentazione di “bombardare” l’ostile paese a colpi di banane gettate dal finestrino, da 5000 piedi di quota!
Siamo a Tunisi
C’ero già stato alcuni anni prima, sempre in volo dall’Italia con un C-182.
Devo dire che ho subito notato un miglioramento dall’ultima volta: l’aeroporto, le strade, anche la gente, sono molto più europei che nord-africani. Fa piacere vedere questi miglioramenti.
Dormiamo in città, vicino a la Medina.
La mattina seguente ripartiamo per l’Italia, vorremmo arrivare in un giorno solo fino a Fano.
Anche qui tra piano di volo, tasse e dogana perdiamo delle ore preziose. La benzina costa 2€ al litro, vorremmo andare a Palermo per rifornire, ma scopriamo che non hanno Avgas disponibile. L’unica alternativa è Catania, ma l’autonomia del SD ci permetterebbe solo un piccolo margine in caso fosse necessario dirottare.
Essendo Catania l’unico aeroporto siciliano dove si può fare dogana e Avgas allo stesso tempo, non abbiamo scelta.
Ancora mare: attraversiamo di nuovo il Mediterraneo da Tunisi alla Sicilia, seguendo il tratto più breve. Poi sorvoliamo l’isola fino a Catania. (continua…)
1 Commento
1. Popinga&hellip (12 Aprile 2008, 11:04 pm) :
[…] (segue…) Benzina, tasse, etc… tutto procede a rilento; non si può andare al terminal a piedi, la polizia in auto passa al parcheggio ben tre volte. A loro diciamo che, provenendo dall’estero, crediamo di dover fare dogana: cadono dalle nuvole, ci scrutano, ci chiedono chi siamo, chiamano per radio la centrale e promettono di ritornare al più presto. La quarta volta minacciamo di decollare senza aver fatto dogana, con gran scandalo della poliziotta a bordo dell’auto. Si è fatto troppo tardi, siamo costretti a fermarci per la notte. Catania è una bella città, ma ci rattrista il fatto che le lungaggini burocratiche non siano finite in Nord-Africa. […]
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