Ho scelto volutamente un titolo abbastanza provocatorio per descrivere le mie sensazioni derivanti dalla visita ad uno dei luoghi più “santi” e venerati del cristianesimo.
Il Santo Sepolcro mi è sembrato infatti una vera e propria gabbia in cui il cristianesimo è rinchiuso in cattività sia in maniera fisica, sia a livello metafisico.
A livello fisico, quello che colpisce un cristiano non propriamente “ortodosso” o praticante, è la ghettizzazione delle varie comunità cristiane e l’equilibrio instabile, ovvero lo “status quo“, che ne regola i rapporti ed il possesso degli spazi.
Questo “status quo” si esplicita in una serie di regole, la cui applicazione è estremamente rigida e non ammette neanche la più piccola deroga.
Il possesso degli spazi è talmente conteso che non è ammesso nessuno sconfinamento, neanche per le pulizie quotidiane, durante le quali, recentemente, é scoppiata una violenta lite tra religiosi di differenti confessioni cristiane.
il Santo Sepolcro è a tutti gli effetti un “condominio” in cui i vari condomini non sono eguali tra loro: i più potenti si accaparrano gli spazi migliori, mentre i meno potenti (o meno prepotenti) sono relegati ai margini, come avviene per gli esponenti della chiesa etiope, alloggiati in un cortile fatiscente fuori dalla basilica.
La gabbia è anche metafisica in quanto gli insegnamenti del nostro signore Gesù Cristo vengono bellamente ignorati e superati dalle beghe terrene di coloro che dovrebbero diffondere il suo vangelo tra le genti.
La fratellanza di tutti gli uomini (figli di Dio) è messa da parte, mentre vengono accentuate solo le differenze esistenti tra le varie comunità.
Inoltre, in questo grande reliquiario, la fede cristiana è ridotta ad una adorazione delle icone, degli “oggetti sacri” e dei “luoghi sacri”.
Il “mistero della fede”, ovvero la morte e resurrezione di Gesù Cristo, diventa una mera adorazione di tre sassi:
– uno su cui è stata posta la croce (il Golgota).
– uno su cui è stato deposto il corpo del Messia dopo la sua morte (tra l’altro la pietra è stata più volte sostituita e risale al XVIII secolo).
– uno, racchiuso da una instabile cappella, che secondo la tradizione è il sepolcro di Gesù Cristo, donato da Giovanni di Arimatea, da cui il Messia è risorto nel giorno della Pasqua.
In definitiva il Santo Sepolcro sembra un luogo in cui la spiritualità si è trasformata in feticismo, e che rappresenta il paradigma della complessità medio-orientale e delle difficoltà di convivenza non solo tra differenti fedi.
Qui l’ecumenismo, tante volte auspicato da Papi come Giovanni Paolo II, finisce dove inizia il contatto diretto tra le diverse chiese che pregano lo stesso Dio e lo stesso Messia.
La mia impressione finale è dunque totalmente negativa, in quanto il Santo Sepolcro non presenta elementi artistici di grande importanza e perchè sembra un enorme reliquiario di una idolatria.
Il complesso non trasmette certamente la grande sensazione di “santità” che dovrebbe scaturire da un luogo così importante per la religione cristiana, mentre sembra più una gabbia che racchiude molti dei problemi del cristianesimo in tutte le sue molteplici sfaccettature.
Delle liti fra preti delle diverse confessioni cristiane ne abbiamo avuto notizia a suo tempo.
Per quanto riguarda il feticismo delle reliquie basta pensare a quello che vogliono fare della salma di Padre Pio. Io non ho consuetudine con i preti ma il mondo e l’Italia in particolare sono presenti reliquie e pezzi vari di santi e beati nonche di Nostro Signore. In questo momento mi viene in mente l’esposione di san Pier Damiani al convento dell’Avellana …
Per contro ci sono tanti preti che definire santi forse è poco e ci sono tante cose belle al mondo che come diceva qualcuno di cui non ricordo il nome ” se usassimo il tempo per ringraziare Dio del bene avuto non ne avremmo più per lamentarci delle cose brutte.
Oggi il Monte Lieto era bellissimo e più bello domenica scorsa un sentiero pieno di fiori sul Motette che abbiamo chiamato “il giardino di Dio.
saluti e baci come si usa dire
Probabilmente ad una persona di fede la sensazione di santità viene trasmessa; ritengo sia una questione del modo in cui e dell’ottica dalla quale quei luoghi che state visitando vengono visti.
Mah, a me capita che più cerco spiritualità e più trovo materialismo.
Ma se tu ritieni che idolatrare una pietra del 1800 o venerare la salma di Padre Pio con la maschera di silicone fatta da Madame Tussaud denoti grande spiritualità, io alzo le mani e mi arrendo.
Ricordo solo che Mosè, tornando dal monte Sinai dopo aver ricevuto i comandamenti da Dio, trovò che gli ebrei veneravano un vitello d’oro e li fece girovagare 40 anni per purificarli prima di raggiungere la terra promessa.
Parola del Signore.
Non dimenticare, una famiglia musulmana ha le chiavi a questo museo di Cristianità.
Voltaire ha parlato una buona verità qui:
“Chiunque abbia il potere di farti credere delle assurdità ha il potere di farti commettere delle atrocità.”
Ho scritto della famiglia musulmana nell’altro post sul Santo Sepolcro.
In realtà il mio post era unico, ma è stato spezzato per ragioni editoriali.
Tutti i cristiani con un po’ di sensibilità e senso del sacro si rendono conto benissimo delle contraddizioni che si vivono nella Terra Santa (e non solo). E chi lo nega! Nessuno, a meno che non sia un po’ fuori di testa, venera le pietre del Santo Sepolcro. Semmai, se è ancora concessa un po’ di spiritualità, quei luoghi significano tanto per ciò che hanno ospitato, nonostante le incrostazioni della storia. Il padre Custode Pizzaballa, tra le teste più illuminate del Medioriente, racconta tutta la fatica della ‘gestione’ comune dei luoghi cristiani ma racconta tanto, tanto altro. Ci sono esperienze ecumeniche molto belle, c’è un lavoro quotidiano di promozione umana, educazione e solidarietà di cui quasi nessuno parla. In Israele ci sono luoghi più suggestivi, carichi di spiritualità, certo. A me, comunque, entrare nella piccola edicola del Sepolcro suscita sentimenti di grande umiltà, di speranza. E vedere faccia a faccia tutte le fatiche del cristianesimo di oggi, fa venire ancor più voglia di andare all’essenziale, di pensare anzitutto alla mia coerenza… perché Dio non è proprietà di nessuno.
Certamente, tutti meritano il premio Nobel.
Quello che volevo dire lo ha espresso probabilmete meglio di come saprei fare io Laura; probabilmente una vera persona di fede in un luogo religioso non si ferma a guardare l’estetica ma cerca di “ascoltare” la spiritualità che in certi luoghi sembra esser presente nell’aria; il sottoscritto che non è persona di fede, quando è entrato in luoghi importanti della fede cristiana ha notato una particolare atmosfera spirituale.
Secondo me, visto che parliamo di fede e di religione, dobbiamo staccarci dall’aspetto materiale-estetico del luogo (creato ad hoc da certi uomini) e provare a concentrarci sull’aspetto spirituale, ammesso che questo sia possibile.
Beh certo, se uno va col paraocchi, sicuramente non vede nulla…
Io penso che, come ha detto Valeria, se Gesù andasse oggi al Santo Sepolcro, scaccerebbe tutti via a bastonate.
Ma comunque ognuno è libero di pensarla come vuole.
Una volta si diceva: “quidquid recipitur, ad modum recipientis recipitur”
Forse Gesù non caccerebbe nessuno, ma piangerebbe. Credo dovremmo farlo anche noi.
Si dice anche: dopo aver lavato il bambino, non buttate via il bambino e l’acqua sporca.
Non abbiate paura di provocare: ci fa riflettere e ci aiuta a trovare il coraggio, l’onestà, di riconoscere le storture, le aberrazioni.
Ma spero che queste non intacchino il mistero: Cristo è morto, è stato sepolto ed è risorto.
E questo mistero ha attraversato la storia e l’attraverserà nonostante gli uomini (compresi quelli di Chiesa).