Israele ed Italia: 60 anni di democrazia con prospettive diverse

Ferve in questi giorni in Italia un dibattito serrato sulla riforma del modello contrattuale finalizzato ad una nuova capacità produttiva volta allo sviluppo del Sistema Paese.

Confindustria chiede un costo del lavoro più basso e livelli contrattuali decentrati; il Governo detassa gli straordinari, noi sindacato chiediamo stipendi netti volta ad aumentare la capacità di guadagno, non solo del salariato, ma della classe media, pesantemente penalizzata in questi ultimi dieci anni. Tutto questo non solo è giusto dal punto di vista sociale, ma dovrebbe aiutare la ripresa dei consumi interni e il rilancio dell’economia dell’Italia. E’ veramente questo il nodo da sciogliere?

Una notizia emersa dalle discussioni durante la mia permanenza nello stato di Israele rischia, a mio avviso, di rendere meno pesante e perentorio il dibattito sopra citato. Contrariamente che nel nostro paese, in Israele, a fronte di una forbice salariale omogenea tra i vari comparti merceologici, si verifica una fortissima “impennata” salariale nel comparto della Ricerca.

Potrebbe essere questa la chiave di volta prioritaria e la risposta idonea al drammatico stallo che sta vivendo la nostra società economica e sociale, e di conseguenza il nostro sviluppo.

Rinunciando a stimolare gli investimenti nel comparto Ricerca, penalizzando gli addetti con precarietà lunga e bassi salari, l’Italia, infatti, non è più riuscita a “formare, a suscitare, ad accogliere una classe creativa” favorendo l’uscita di “cervelli” maturi e giovani, verso Paesi che sulla ricerca hanno basato la gestione delle tecnologie del futuro. Invertendo la tendenza la Ricerca potrebbe fare da traino anche agli altri scenari rilanciando non solo la competitività, ma anche la capacità di guadagno degli addetti.

Il nostro futuro, sostiene Attali nel suo ultimo “lavoro” dipende da come riusciamo ad usare “ora” le innovazioni tecnologiche che abbiamo a disposizione e come sapremo condividere finalmente con gli altri le nostre capacità creative.

Il risultato potrebbe portare finalmente ad una “iperdemocrazia” planetaria a beneficio di tutti.

Lamberto Santini
Segretario Confederale della UIL

Un commento su “Israele ed Italia: 60 anni di democrazia con prospettive diverse”

  1. Sono pienamente d’accordo. Ma in Italia si procederà mai verso questa direzione…? Sono sfiduciata. 🙁

    Quanto a Confindustria, che chiede un costo del lavoro più basso…. (ancora!!!??????), sarebbe ora finalmente che qualcuno dica che è responsabile dello sfascio del nostro Paese, insieme a criminalità organizzata e politica di malaffare….
    I nostri industriali che fino a ieri, cioè prima dell’introduzione del principio di libera concorrenza in Europa, godevano di prebende, vantaggi, e favori vari da parte dello Stato italiano, non sanno proprio come fare senza assistenzialismi. Siccome, l’assistenzailismo non è concesso, in base alle norme europee, ecco che, come se non fosse bastato finora lo sfruttamento di precari e stagisti, chiedono a gran voce costo del lavoro ancora più basso, in una gara al ribasso con i Paesi del Terzo Mondo…! Invece di investire in alte professionalità, formazione e, come gustamente detto, ricerca, in modo da aumentare il lavoro qualificato che possa portare ad una produzione altrettanto qualificata, la SOLA che possa permettere all’Italia di essere veramente competitiva sui mercati internazionali, cosa fanno gli industriali di casa nostra…? Per ottenere profitti sempre più alti, invenstendo però meno di zero, e dando prova di una miopia imprenditoriale veramente impressionante, spremono i lavoratori a più non posso in mansioni sempre meno qualificate, autofinanziandosi a spese dei lavoratori stessi e delle loro famiglie (è ora che qualcuno lo dica e che cavolo!!!), investendo in formazione una cifra pari a zero!! E opponendosi con veemenza a nuove leggi sulla sicurezza sui luoghi di lavoro!

    Che importa dopotutto se di questo passo l’Italia finirà per competere con le Isole Comore? Che importa se l’economia del nostro Paese sarà completamente sfasciata? Che importa se le professionalità che tutto il mondo ci invidia (ricercatori, artigiani, operai altamente specializzati, creativi e artisti vari) verranno completamente cancellate dal nostro Paese?
    Quello che conta è che loro abbiano i loro lauti profitti in tasca, possibilmente nel più breve tempo possibile…. anche a costo di compromettersi da soli il loro stesso futuro…..!!!!!!!!!!!
    Business is business, dopotutto!

    Io invece vorrei che questa masnada di imbecilli venissero cacellati dalla faccia del Pianeta Terra, non solo del nostro Paese….
    Gente che ha una capacità di “vedere” il futuro pari a quella di una talpa con la cataratta!

    Il male di questo Paese è la squallida e meschina classe dirigente che ci troviamo…. Confindustria in testa, Marcegaglia compresa.
    Grottesche figure, caricature di loro stesse….

    Ah, dimenticavo… visto che oggi è la Festa della Repubblica e quest’anno ricorre anche il 60° anniversario della Costituzione italiana, questa sconosciuta, sarebbe bene ricordare l’art. 41 che dice:

    (1)L’iniziativa economica privata è libera.
    (2)Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

    Sembra un’amara presa in giro, vero?

    Perfino sotto il fascismo l’economia era un po’ più umana…
    visto che in nome del corporativismo economico gli imprenditori erano obbligati a perseguire anche il bene della Nazione e non solo il loro…..

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