Olio d’oliva: dalla leggenda alla scienza /1 (Cenni storici)

Il prof. Giuseppe Caramia, Primario Emerito di Pediatria e Neonatologia Azienda Ospedaliera Materno Infantile “G. Salesi” – Ancona, è l’autore di questo lavoro (che pubblicheremo in successive puntate).  Ci ha concesso la facoltà di trarre dall’originale, redatto per una pubblicazione scientifica di prossima uscita su una rivista internazionale, una “versone ridotta, divulgativa omettendo anche  le precise e numerose referenze bibliografiche.  Lo spirito che ci ha spinto è quello di fornire ai nostri lettori, come abbiamo avuto già modo di scrivere , quelle nozioni che ” sarebbero indispensabili per qualsiasi buon consumatore di questo prezioso prodotto “.
Per accedere ad altri dati ed alle pubblicazioni del professor Caramia indichiamo i siti seguenti:

Iniziamo con la prima parte che consiste in excursus di carattere storico.

Cenni storici
Per una tradizione lontana, che si perde nella notte dei tempi, l’olio d’oliva extra vergine è stato sempre considerato una sostanza a metà tra l’alimento ed il medicinale e, molto verosimilmente, fin dall’inizio è stato usato anche a scopo terapeutico . La storia dell’olivo sembra aver avuto inizio nell’Età del Rame nel IV millennio a.C. quando l’uomo, alla caccia e alla pesca, associò una qualche attività agricola e, da un cespuglio spinoso con frutti piccoli, nocciolo grande e poca polpa, l’olivo selvatico, ricavò un liquido denso, untuoso, benefico, gradevole, migliorando poi, nel corso dei secoli, le piante e il loro frutto.

Così le olive ed in particolare l’olio d’oliva oltre che per scopo alimentare, è stato usato da stregoni, sacerdoti, sciamani, fattucchieri e dai primi medici per ripulire e favorire la guarigione delle ferite, per ridurre dolori, per massaggi muscolari ed articolari nei guerrieri e nei lottatori con lo scopo di recuperarne la funzione. Quello che Omero (IX-VIII a.C.) chiamava “oro liquido” è stato ritenuto indispensabile anche per la cura delle ustioni, delle dermatiti, per preservare la cute dai raggi solari, per i sofferenti di stomaco, fegato, intestino.

Nei Giochi Olimpici, iniziati nel 776 a.C., ai vincitori delle varie gare veniva consegnato come premio, ed in onore della dea Atena, un ramoscello di olivo, in segno di fratellanza e di pace, e delle anfore, le anfore Panatenaiche ripiene di olio di prima qualità, il primo olio “certificato”, per curare il loro corpo e la loro prestanza fisica e per nutrirsi.

L’importanza dell’olio nell’antichità emerge anche dal fatto che Solone, uno dei sette grandi saggi, emanò nel VI sec. a.C. la prima legge per la tutela dell’albero dell’olivo per cui chi tagliava un albero d’olivo veniva condannato a morte, e Tucidide nel V secolo a.C. sosteneva che “i popoli del Mediterraneo erano usciti dalla barbarie quando avevano imparato a coltivare l’olivo e la vite”.

Anche Ippocrate (460-377 a.C.), padre della medicina occidentale, ha tenuto in notevole considerazione l’olio d’oliva e successivamente Cicerone (106 a.C – 43 a.C.) ricordava gli aspetti salutistici del “ pinguis liquor olivae”, Virgilio (70 a. C.- 19 a. C.) l’olio prodotto dai “dolci olivi” verosimilmente del “mite lago di Garda”, e Plinio il Vecchio (24-79 d.C.) annoverava nella sua Historia Naturalis, ben 48 medicamenti a base di olio d’oliva.

Sotto l’impero di Settimio Severo (146-211 d.C.) si diffuse l’abitudine di distribuire gratuitamente dell’ olio alle masse popolari urbane abitudine che si protrasse fino al IV-V secolo tanto che sotto Costantino (IV sec. d.C.) nella capitale esistevano 250 forni per il pane e ben 2300 distributori di olio.

Le numerosissime anfore che contenevano l’olio, molte delle quali venivano importate dalla Spagna, quando si rompevano venivano portate ad una “discarica” la discarica dei cocci (dal latino testa testae) formando un immenso cumulo che, nel corso de secoli è diventato enorme ed oggi è il Monte Testaccio.

Nel medio evo il “monacus infirmorum” delle abbazie, medico e speziale, usava preparati a base di olio per curare scottature e gonfiori, dolori e ferite, infezioni ginecologiche e di vario genere: molte di queste indicazioni terapeutiche sono state codificate nel X-XII secolo negli scritti della Scuola Medica Salernitana, prima scuola medica dell’occidente.

Le cose non sono cambiate durante il Rinascimento quando in tutte le farmacie non mancava mai il vaso dell’Oleum in quanto all’olio venivano riconosciute proprietà nella cura delle cardiopatie, della febbre, come ipotensivo, antidiabetico, emolliente, diuretico.

Fino a tutto l’ottocento l’olio d’oliva è stato usato anche per curare otiti, dermatiti, eczemi, come blando purgante e, fino a pochi anni fa, prima della disponibilità della vitamina D, gli anziani agricoltori lo impiegavano ancora per massaggiare i bambini rachitici, per cospargere le gengive colpite da piorrea, per le nevriti, per le distorsioni, per estrarre le spine da sotto la pelle, per curare il mal di pancia, per ammorbidire i duroni dei piedi e, con erbe revulsive, per prevenire la caduta dei capelli.

Oggi si ricorre ancora a certi accorgimenti di un tempo, nei quali l’olio d’oliva extra vergine costituisce un elemento fondamentale. (continua)

5 pensieri riguardo “Olio d’oliva: dalla leggenda alla scienza /1 (Cenni storici)”

  1. Quello che a me risulta è che sia gli atleti delle Olimpiadi, iniziate nel 776 a.C. e quindi molto prima (circa 2 secoli) dei Giochi Panatenaici, sia quelli che partecipavano a questi ultimi, venivano premiati con delle anfore piene d’olio d’oliva.
    Le anfore dovevano essere molto simili e, molto verosimilmente, poichè i giochi Panatenaici erano nella Grecia antica più prestigiosi di quelli Olimpici, le anfore sono state successivamente indicate da qualche studioso con tale termine anche se non corretto.
    Infatti le anfore di cui vi accludo la figura, e indicate come “Panatenaiche”, sono state reperite a Taranto e sembra siano state date all’atleta e medico Icco (che doveva essere di tale zona) fondatore della Ginnastica medica e della Dieta dell’atleta, in quanto vincitore di tre gare (non avevo annotato quali perchè a quel tempo era un aspetto che non mi interessava) alla 77 Olimpiade nel 472 a.C.
    Questo è quanto ho trovato nella ricerca di dati storici sull’olio d’oliva nell’antichità.
    Vivissime cordialità e grazie per la precisazione.
    G. Caramia
    Anfore panatenaiche

  2. —–…i giochi Panatenaici erano nella Grecia antica più prestigiosi di quelli Olimpici….Giuseppe Caramia—-

    Ehmmmm….non per fare il pignolo:-), però, nel link wikipediano citato da accurimbono è scritto (grassetto mio-ndr): Per i cittadini ateniesi i Giochi Panatenaici erano la competizione più prestigiosa, anche se in realtà non erano importanti come i Giochi Olimpici o i Giochi Panellenici.”

  3. Sullo stupendo ritrovamento dell’Atleta di Taranto segnalo questo link:http://www.culturaitalia.it/pico/modules/event/it/event_0444.html?regione=puglia&T=1229159267085C'è una spiegazione dettagliata del ritrovamento e delle anfore (4 di cui solo 3 integre). Le discipline in cui si era distinto sono “una corsa con la quadriga, un incontro di pugilato, il salto con gli halteres (pesi di piombo) e il lancio del disco, le ultime due specialità del pentathlon”.Segnalo che a Suasa è stato ritrovato ed ora è esposto al museo, un frammento di affresco con una raffigurazione identica a quella dipinta sull’Anfora Panatenaica con la scena di pugilato… A proposito l’olio era utilizzato anche come unguento dagli stessi atleti, famoso è lo “strigile” strumento utilizzato proprio per questa operazione/rituale, ma mi sa che sono andato fuori tema… :)W l’olio d’oliva!

  4. Pingback: Popinga

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