Giovedì siamo andati dagli ebrei ortodossi, anzi ultra-ortodossi. Una piccola modifica del programma, appena terminata la visita ai luoghi santi (la Via Dolorosa e la Basilica del Santo Sepolcro) ci porta al quartiere limitrofo dove, da tanti elementi, ci si accorge subito d’essere in un altro mondo.
Il primo impatto all’ingresso è con una grande scritta che sommariamente invita a non curiosare e tanto meno a fare fotografie. Eravamo stati avvertiti: prima di tutto niente abiti succinti sia per le donne che per gli uomini, e nessuna ripresa video e neanche fotografie: si sarebbe potuto verificare, senza preavviso, una scomposta reazione degli abitanti. Nei fatti avremmo potuto essere presi a sassate!
Siamo nel quartiere: edifici molto degradati rispetto alla cura ed anche al lusso di altri quartieri di Gerusalemme. Balconi chiusi da inferriate, anche all’ultimo piano (si dice per la sicurezza dei bambini) e dappertutto tanta biancheria ad asciugare.
Ancora un primo aspetto degli abitanti: uomini con gli abiti neri ed il cappello a larga falda, lunghe barbe, donne con le gonne fino a terra e con i capelli, coperti da una stretta cuffia. Che sia questo anche l’abbigliamento per il lavoro ci è parso subito un po strano, ma quando abbiamo visto gente che trasportava mobili in tale tenuta, come se niete fosse, ce ne siamo convinti. Molti rifiuti dappertutto; immondizie all’aperto dentro agli scarrabili della nettezza urbana, ma anche sparse in tutti gli angoli. Poi le vetture nella quasi totalità vecchie e malandate, con tanti bimbi di tutte le età rigorosamente vestiti con gli abiti della tradizione. Un particolare facile sempre da osservare i due lunghi boccoli che scendono dalle tempie, secondo una antichissima tradizione biblica.
Quali sono le attività di questi ebrei ortodossi? Sembra che le loro giornate siano quasi esclusivamente occupate dallo studio del “libro” e che non si occupino d’altro. Per di più sono esonerati dal servizio militare, passaggio fondamentale nella vita di tutti i cittadini israeliani. E’ pur vero che nel 1999 alcuni volontari sono entrati nell’IDF (esercito israeliano) non senza però creare subito qualche serio problema alla tradizionale efficienza delle forse armate di questo paese.
Tornando ad osservare e ad informarci sulla vita del quartiere di Mea She’Arim apprendiamo che il sabato, per il rispetto integrale del riposo festivo, le vie d’accesso vengono addirittura sbarrate. Al tramonto del venerdì suona una sirena e dal quel momento tutte le attività, e quindi anche la circolazione stradale, senza eccezioni di sorta!, viene inibita. Se per caso dovesse entrate un’auto nel quartiere interdetto, non esitano ad assicurarci che verrebbe presa a sassate. Così ci racconta la nostra guida e gli esperti accompagnatori.
Di fronte a tanto massimalismo ed a una così drastica intransigenza mi sono sentito, e così credo sia accaduto anche ai miei compagni di viaggio, profondamente preoccupato e forse anche un po’ depresso.
Però alla fine del giro, mentre eravamo fermi ad un semaforo, una giovane ragazza, più o meno vestita come noi, sentendoci parlare in italiano ci ha chiesto da dove venivamo. Ha parlato con noi per un paio di minuti; lei veniva da Viareggio ed era in Iraele con l’intenzione di restarvi. Certo, ha subito specificato in altri quartieri ed in altre situazioni.
Con ciò si è accesa una concreta speranza in noi: l’esempio del massimalismo ortodosso non scoraggia il resto della popolazione. Non mortifica le speranze di un giovane che a poco più di vent’anni, aspira a costruire il suo futuro su questa “terra promessa”.
Buongiorno.
Ho provato molta pena nel leggere questo articolo. Siete stati accompagnati nel nostro quartiere da persone che non esitano a diffamarci con questa fandonia delle sassate. Avete accettato questa diffamazione e la divulgate su Internet senza neanche controllarla. Cosa importa a voi del nostro onore? Cosa importa a voi se in tanti leggeranno il vostro sito e crederanno a questa infamia?
Noi ebrei abbiamo subito Faraone, Nabucco, Tito. Abbiamo subito le crociate, l’Inquisizione, i nazisti. Siamo ancora qui. Oggi subiamo l’odio gratuito da parte di quei cari nostri correligionari che hanno avuto la premura di parlarvi male di noi. A tutti questi oppressori abbiamo sempre risposto e continuiamo a rispondere non con le sassate ma con l’arma dei saggi, la pazienza. Questa è la nostra forza, che fa sì che a differenza degli altri noi ci siamo ancora.
E alla prossima visita, venite a trovarci ancora: ma non come si visita una riserva indiana. Venite a casa, chiaccherate con noi e vedrete che siamo esseri umani anche noi, e che noi, invece, i sassi li subiamo su di noi da 3300 anni, anche su Internet. E anche se il nostro stile di vita è diverso dal vostro, forse la prossima volta ci dedicherete un ritratto meno stereotipato, caricaturale e diffamatorio di quello qui sopra.
Saluti.
JAZ
Noi abbiamo descritto ciò che abbiamo visto e la nostra guida era un ebreo di origine italiana che oggi è cittadino israeliano.
In più ci siamo fermati a discutere con un ebreo ortodosso originario di Milano che vive proprio a Mea She’Arim ed anche con una giovane ragazza ebrea italiana.
Insomma abbiamo descritto quello che è passato sotto i nostri occhi e ciò che ci hanno raccontato non dei nazisti o dei fondamentalisti islamici, ma degli ebrei israeliani.
Noi le sassate non le abbiamo prese, ma sicuramente il clima nei confronti dei visitatori non è propriamente amichevole e tollerante, come dimostra la prima foto.
Dire inoltre che il quartiere è triste, malandato, lugubre soprattutto a causa delle inferriate alle finestre, non significa certo affermare che è popolato da mostri inumani.
Noi non ci siamo inventati nulla e non vogliamo diffamare nessuno, magari potreste essere più aperti verso i visitatori ed accoglierli con delle guide ortodosse che spieghino realmente il vostro modo di vita!
Grazie per la vostra risposta.
Ma è la conferma di quello che dico: non avete solo descritto ciò che avete visto, avete descritto ciò che vi hanno detto i vostri ciceroni. E anche ciò che avete visto, lo restituite con la visione negativa che vi hanno inculcato. E il fatto che essi siano ebrei o israeliani non li rende meno antisemiti degli altri gruppi che citate. E sassate non ne avete prese? È normale, non ci sono, ma loro ne parlano sempre. Ma come è possibile che crediate così facilmente il male riguardo agli altri? Pensate in coscienza: è possibile che tutto quello che fa la comunità degli ebrei fedeli alla loro tradizione sia sbagliato? Che perfino quando fanno il servizio di leva creino grattacapi all’esercito?
Questo vostro post è orribile. Il mio popolo ha subito le peggiori torture da parte dei vostri antenati: persecuzioni, discriminazioni, roghi di sinagoghe e di libri sacri, crociate, inquisizione, torture e uccisioni. Coercizioni e leggi razziali fino a pochi decenni fa. Non dico sia colpa vostra, per carità, ma sentire prediche dal questo pulpito perché noi “addirittura” (apriti cielo) non usiamo la macchina di sabato è il colmo. Felice è la comunità, il cui unico crimine è di non circolare in macchina di sabato. E di mettere le inferriate alle finestre dei piani alti per proteggere i bambini, perché abbiamo famiglie numerose (ma forse abbiamo dei motivi nascosti e molto cattivi, visto che aggiungete “si dice”). È vero, non abbiamo nemmeno delle guide per guidarvi nella nostra riserva indiana. E nel suo quartiere, signor Gaspa, ci sono le guide, caso mai io volessi visitarlo?
Se sapeste di chi avete parlato male! Una comunità piena di bontà e di buone azioni, di solidarietà e di beneficenza. Che ama gli altri, che non commette un solo crimine. L’unica città in Israele senza stazione di Polizia è Bnei Berak, 150.000 abitanti utra-ortodossi: non ce n’è bisogno. Da voi esistono città di questa taglia senza che mai un cittadino commetta un crimine? In 60 anni dalla fondazione dello stato, su centinaia di omicidi, nessuno è mai stato attribuito a un ultra-ortodosso. Una comunità fondata sul rispetto degli altri, sull’onestà, sulla pazienza, sul servizio dell’Eterno, che è D-o di bontà e vuole il bene di tutti.
Ma a voi sono bastate poche frasi dei vostri ciceroni e la visita di un quartiere povero per rendervi “preoccupato e forse anche un po’ depresso”. A me deprime la facilità con la quale è stato possibile per le vostre guide darvi un’immagine negativa di noi, senza nemmeno darci una chance di dire la nostra. E invece anche noi avremmo tante cose da dire su di loro, ma non siamo come loro e non lo facciamo.
Lei caro Paz dice che questo post è orribile. Io lo trovo semplicemente il migliore e più interessante, dei tanti altresì interessanti che spesso trovo su Popinga.
Non credo che nel quartiere del signor Gaspa ci sia un cartello all’ingresso che recita “I gruppi che passano attraverso i nostri dintorni offendono parecchio i residenti, per favore fermate tutto questo…”.
Le guide possono aver detto ciò che vogliono ma i nostri amici di Popinga hanno provato brutte sensazioni e ostilità sulla loro pelle. Non sono degli stupidi e nemmeno dei faziosi e quindi credo ad ogni singola parola scritta da Gianluigi nel suo post e da Gaspa nel suo commento.
Lei PAZ invece è la stessa vittima del suo “vittimismo storico”, vittimismo che attanaglia voi ortodossi e gli estremisti palestinesi che avete bisogno della guerra e dello scontro per alimentare il vostro fanatismo religioso.
Fate una cosa nel quartiere di Mea She Arim, chiudete le porte di ingresso e vivete nel vostro “splendido” isolamento così nessuno potrà più fare delle relazioni negative su questo luogo che voi per primi contribuite a rendere ostile.
Sono io l’autore del post sovrastante e ringrazio dapprima il “sassaiolo” (poi divenuto Jaz, mi pare) per i commenti. Vorrei rassicurarlo prima di tutto: correggerò quegli errori che lui sarà in grado di provare ed ammetterò pubblicamente d’aver preso un abbaglio se mi fornirà elementi inoppugnabili di riscontro. Al momento i suoi commenti mi consentono di precisare ciò che ho visto, quello che ho appreso sul posto e riscontrato magari a seguito di qualche fugace lettura.
Aggiungo un grazie sentito all’amico “Gaspa”, il nostro Francesco G., che essendo stato del gruppo, per è anche l’autore della prima foto (quella relativa alla scritta all’ingresso del quartiere, da leggere) si è espresso con precisione e competenza.
Quanto alla possibilità della sassaiola, evento che colpisce l’immaginazione di molti lettori, cito testualmente da pag. 123 della Guida di Israele (Lonely Planet. Edizione novembre 2007): “ … in alcuni casi si potrebbe addirittura arrivare al lancio di pietre”. Ben s’intende che il rischio è riferito a chi non tiene un comportamento consono ai costumi del quartiere. Sono anche questi, così ho letto nella guida, ”Non si può camminare tenendosi a braccetto, né per mano …”, in strada s’intende. Un comportamento che sarà pure inviso a queste persone, ma non riesco a credere così riprovevole da meritare censura.
Quanto alla presenza di ultraortodossi nell’esercito, sempre dalla medesima guida si apprende che, solo nel 1999 venne costituita un’apposita unità nell’IDF. Per dimostrare agli ebrei religiosi che “i loro figli potevano prestare servizio nell’esercito senza sacrificare la loro devozione per la Torah” venne loro concesso ulteriore tempo libero “per le preghiere e per le lezioni di religione”. Fu anche costruita una nuova “caserma per soli uomini, con tanto di sala mensa interamente kasher”. Malgrado tutte le possibili attenzioni furono sorpresi alcuni membri del movimento ultranazionalista Kach “a prendere a sassate i palestinesi dentro le loro automobili”. Ancora nel 2005 (dopo il disimpegno da Gaza) furono scoperti “due soldati che piazzavano una finta bomba nella stazione centrale di Gerusalemme” . Nel 2006 un soldato di origine americana si “suicidò in una moschea nella valle del Giordano” perché si è ritenuto che avesse “ fallito il tentativo di uccidere i musulmani in preghiera”. E’ indubbio che questi siano gli aspetti negativi; mentre sappiamo che questi stessi soldati, nella loro gran parte, si sono guadagnati rispetto e considerazione in numerose missioni ed occasioni di conflitto.
Infine vorrei dire che non sono così pessimista da veder nero dappertutto. Mi troverei a disagio se dopo un giro in questo quartiere tacessi perché ricordo Faraone, Nabucco, inquisizione e nazisti. Dico solo che a noi, gente qualsiasi, spero di media cultura, di costumi occidentali resta difficile comprendere ed ancor più giustificare tutti gli integralismi. Non solo quello particolare, in bianco e nero, del quartiere di Mea She’Arim.
“… A tutti questi oppressori abbiamo sempre risposto e continuiamo a rispondere non con le sassate ma con l’arma dei saggi, la pazienza…”.
Pazienza che però sembrerebbe evincersi poco dai messaggi, signor Jaz.
Con la pazienza sarebbe semplicemente bastato dire che non è effettivamente così, che la guida magar iha fornito un suo personale personale punto di vista e cose del genere.
Poi, personalmente, preferisco vedere le cose con i miei occhi, e al contrario di quanto lei afferma un resoconto come quello che ho letto ha suscitato in me un minimo di interesse a vedere di persona, se mai verrò in Israele.
Saluti
Vabbé. Liberi a voi di credere a chi volete. Io non ho fatto che il mio dovere di dirvi quello che so sulla gente con cui vivo da tantissimi anni. Se per voi la povertà è lugubre, beh, allora siamo lugubri. Se per voi è ostile essere un po’ stufi di avere gente che si apposta davanti alle finestre del pianterreno per fotografare la gente in casa sua, beh, scommetto che alcuni italiani che abitano al pianterreno si stuferebbero presto anche loro.
Mi sia consentito comunque correggere un ulteriore abbaglio nel messaggio che il signor Gianluigi ci ha appena scritto. Gli ultra-ortodossi (come veniamo spesso chiamati) e gli ultra-nazionalisti del movimento Kach sono gruppi completamente diversi e dalle concezioni di vita diametralmente opposte. Non ci potete attribuire i loro bombaroli. Sarebbe come imputare ai vostri gruppi religiosi (ciellini o simili, non me ne intendo) le bombe di Ordine Nuovo o di altri gruppi extra-parlamentari di estrema destra in Italia. Essere ultra-nazionalisti è il contrario di quello che siamo noi, che non siamo nazionalisti nemmeno un po’, nemmeno riconosciamo lo stato d’israele, allora figuriamoci se mettiamo le bombe con gli ultra-nazionalisti o se facciamo attentati contro musulmani in preghiera: attribuirci i misfatti degli ultra-nazionalisti con cui non abbiamo alcuna idea in comune è un’accusa veramente fuori luogo. Capisco che cercate di trovare un supporto alle accuse gratuite che ci avete rivolto. Ma ora da sassaioli siamo diventati bombaroli (sebbene di una bomba finta) e “uccisori di musulmani in preghiera”. Quale sarà la prossima accusa che ci muoverete? Non mi interessa la polemica, vi porgo solo il mio sincero invito a non forumlare accuse di cui non siete a conoscenza: vi ritrovereste ad accusarci ancora una volta di fatti inesistenti o (come nell’ultimo messaggio) di colpe degli altri. Per persone che si auto-definiscono “di media cultura” la prudenza nelle accuse è secondo me un dovere. E se facessi io come il signor Gianluigi e credessi a tutto ciò che si legge nelle “fugaci letture”, non avrei il rispetto e l’amicizia che ho per l’Italia e per gli italiani, che non sono per niente come gli stereotipi che si leggono all’estero…
E se mai ci fosse bisogno di ripeterlo: tutti gli ebrei ultra-ortodossi condannano senza alcun dubbio le “gesta” del movimento Kach e in particolare gli atti ultra-nazionalisti violenti. Ancora una volta, siamo religiosi, non nazionalisti, e le due cose sono quanto mai opposte, almeno secondo noi. Noi non faremmo male a una mosca. E con loro non c’entriamo niente, zero. Saluti.
JAZ
Non ci sto a litigare! Con Lei come con gli altri, caro Jaz, vorrei discutere costruttivamente. Come ho già scritto sono pronto a fare ammenda degli errori eventualmente commessi, però senza alcuna premeditazione, nella stesura del post. Altrettanto m’aspetto da parte sua per i commenti precedenti se riuscirò a dimostrare che non ho scambiato lucciole per lanterne.
Comincio io dalle ammissioni. Non sapevo che i signori del movimento Kach sono ultra nazionalisti e quindi, come Lei specifica, di “concezioni di vita diametralmente opposte”. Adesso però mi dica lei: costoro non vivono nel quartiere da noi visitato. Dove si trovano? Sono separati dagli altri ? Come si riconoscono? Mi dica anche, se vuole aiutarmi a comprendere, come si può operare per farli ravvedere o per renderli innocui o per isolarli?
Ancora circa le mie “fugaci letture” (ammetto che ad una guida turistica non riservo attenzioni particolari) mi tolga una curiosità. Perché mai Lei e la gente del suo gruppo, del quartiere di Mea She’ Arim, non dedicate un attimo di tempo e d’energie per ottenere la rettifica di quelle che sono ritenute notizie false o errate. Di solito autori ed editori di guide turistiche sono lieti di segnalazioni e correzioni, se ci sono elementi per farle. Altrimenti come vede l’errore si perpetua e si diffonde non solo per me, che ripeto mi ritengo di media cultura e quindi più esposto di quelli che si trovano ad alto livello, ma anche forse per altri che ingenuamente attingono alla medesima fonte. La Guida di Israele Lonely Planet è tradotta in molte lingue e quindi credo che di conseguenza abbia anche una diffusione assai estesa.
Aggiungo, per toccare un ulteriore punto, che Le chiedo di essere preciso,anzi inappuntabile, quando cita tra virgolette delle affermazioni che vengono dal mio testo. Io non ho mai scritto “uccisori di musulmani in preghiera”. Non l’ho scritto perché sul libro non c’è. Ho ricopiato solo che un soldato si “suicidò in una moschea nella valle del Giordano>” perché gli inquirenti, a posteriori quindi, hanno ritenuto che avesse “ fallito il tentativo di uccidere i musulmani in preghiera”.
Infine spero che altri che hanno partecipato al viaggio (si noti bene promosso dall’associazione Amici di Israele!) e magari anche gli organizzatori o la stessa guida, vogliano farci conoscere le loro impressioni sulla visita del quartiere.
Quanto all’impressione, espressa da Gaspa che il quartiere sia “lugubre” credo che la si possa anche documentare con qualche foto. Gaspa, che è un buon fotografo, le ha messe tutte in rete e magari ci fornirà il link esatto per vederle. Magari il termine riferito al quartiere è un po’ forte, ma che sia allegro, festante e ridente mi sento proprio di escluderlo. Però se coloro che lo abitano ci si trovano bene nulla, assolutamente nulla da eccepire sui loro gusti.
Ovviamente il mio termine era incorretto: la sua impropria accusa non era di “uccisori di musulmani in preghiera” ma il tentativo di commettere questo atto; cioè di averne l’intenzione, cosa altrettanto orrenda che farlo veramente. Ovvio, nessun ebreo osservante e normativo dovrebbe poter sopportare l’idea della violenza verso qualcun altro, cosa assolutamente vietata dai nostri testi, che guidano ogni nostro passo, o almeno dovrebbero.
Non so dove potrà trovare i signori estremisti di Kach, sospetto che siano un po’ sparsi, con una concentrazione più densa nei territori detti “occupati”. Ma ammetto che questi signori non fanno parte del mio quotidiano e non saprei dirle come trovarli. Non saprei nemmeno come redimerli, visto che me lo chiede. Io mi occupo con un certo successo di aiutare i diseredati, ma non ho alcuna competenza nel calmare i facinorosi, attività ben diversa. Lei, signor Gianluigi, ha vissuto gli anni 70 in Italia? Sarebbe stato capace di redimere i terroristi delle Brigate Rosse o di Ordine Nuovo? Calmare giovani criminali parecchio convinti della loro dottrina è una scienza che non posseggo per niente, non saprei nemmeno da dove cominciare. Soprattutto se queste persone, anziché lasciarsi guidare dalla saggezza dei testi della Bibbia, li usano e ne abusano per giustificare le loro idee che in realtà non provengono dai testi sacri, ma da dottrine nazionalistiche e totalitaristiche di altri popoli e di altri tempi. Guardi, è duro parlare con chi non sente, io preferisco parlare con chi può ascoltare e capire.
Quanto al problema di correggere la disinformazione nei confronti degli Ebrei ortodossi, le farò un esempio. Quanti stereotipi ci sono contro l’Italia e gli Italiani? Pigri, indolenti, pasticcioni, inaffidabili, e perfino ladri e imbroglioni. A volte questi stereotipi sono promossi dagli italiani stessi: l’ha visto il film in cui Totò vende la fontana di Trevi a un turista americano? E lo vedrà Gomorra? Ecco, quante cose negative uno straniero può pensare sul Belpaese e sui suoi cari abitanti… eppure, chi di voi si occupa di scrivere alle guide turistiche, ai siti Internet, alle case editrici, ai giornali stranieri, ai blogs, eccetera? Credo che pochi o nessuno si occupino di questa cosa. E se una nobile nazione come l’Italia non si preoccupa più di tanto della sua immagine (si veda l’incredibile disastro del famoso portale italia.it), come vuole che un gruppo di privati, per di più non facoltosi e neppure organizzati, scrivano a tutti i vari Lonely Planet e affini? Noi conduciamo una vita dedicata al servizio del Signore, alla famiglia, allo studio, alle buone azioni e bisogna anche lavorare per campare. A Lonely Planet, se lo lasci dire, da noi non ci pensa nessuno. Quanto poi al fatto che l’origine delle accuse più infamanti contro di noi siano nostri correligionari, beh, sono panni sporchi, sporchissimi, che a differenza di loro noi preferiamo lavare in famiglia. Ma come ha ormai capito, la fonte più amichevole per scoprire cose su di noi, ebrei osservanti, non sono gli “Amici di Israele”, né la stampa israeliana, né le guide turistiche israeliane, né tutte le persone con cui abbiamo le origini in comune ma che purtroppo ci riservano molte amarezze. Peccato, ma vorrei non dirle di più, noi non ci comportiamo come loro.
Saluti
JAZ
Ho trovato questa pagina casualmente cercando informazioni su Mea Shearim.
Sempre casualmente ne ho trovata un’altra a questo indirizzo:
http://www.trumpetofsalvation.com/fileadmin/testimonies/ita_Mea_Shearim_2.pdf
Sarei ben contento di leggere una precisazione o una smentita.
Marcello Cicchese
Rispondo a Marcello Cicchese, al precedente commento. Ho aperto il link segnalato, e consiglio a tutti di farlo in quanto il pezzo scritto da Matthias è senz’altro una testimonianza che fa riflettere. Tra l’altro coincide con quanto c’è stato raccontato da altre persone, anche israeliani, degni di fede. Se noi non abbiamo avuto, per fortuna, nessuna esperienza diretta così spiacevole, non significa certo che in questo quartiere purtroppo non ci siano anche dei pericolosi estremisti.
SAlve,
sono stato a Mea She’Harim ad agosto 2009. Inizialmente ero un poco preoccupato, per via della lettura della citata Lonely Planet. Mi sono premunito di essere un cittadino ancor prima che turista, evitanto curiosità eccessiva e fotografie. Diciamo che mi sono sentito osservato, ho avvertito la sensazione di essere non ben accetto. Ma penso sia normale, sono senzazioni a caldo e probabilmente errate. Quello che però ho visto dopo mi ha dato parecchio da pensare. Era in corso una manifestazione, un qualcosa che ha richiesto l’ intervento di un centinaio di militari. Era in corso una protesta da parte di queste persone, che ripetutamente gridavano e spintonavano i militari accorsi. Il tutto per un ora circa, con ultraortodossi che giungevano dalla città e attraversavano la strada infischiandose del traffico, del semaforo, delle indicazioni date da militari di passare ai lati della carreggiata. Certo che se il comportamento è questo , mi da molto da pensare. La città è di tutti, tutti dobbiamo contribuire a renderla vivibile. Mi pare Mea She’Harim voglia essere diversa, quasi una riserva dove solo gli ultraortodossi vogliano vivere. Capisco il fastidio di vedere persone di diversa religione, ideali, modi di vestire o passeggiare, ma bisogna anche capire e accettare gli altri. Le città sono nostre, di tutti indistintamente. Se non vi è libertà di camminare, in gonna o con il burqa, questa libertà viene meno.
Io ci sono appena stata insieme a mio padre 87 enne ed è stata un esperienza emozionante in senso assolutamente positivo!
Buonasera,
sono appena tornata da Gerusalemme, città bellissima, e mi è capitato di fare una passeggiata a Mea shearim con il mio ragazzo. Io ero vestita con un abito lungo di colore nero e, nonostante fosse agosto, ho indossato un golf per rispettare la tradizione che vuole che le donne non girino con le braccia scoperte. Ebbene, mentre stavamo semplicemente camminando siamo stati rincorsi da un gruppo di bambini che ci ha insultati e ci ha tirato sassi e bottiglie. I genitori non si sono mossi per fermarli.
Non ho ulteriori commenti da fare perché per me l’episodio, di una gravità inaudita, parla a solo.