Fra non molto saremo di nuovo chiamati alle urne per le elezioni della Provincia di Ancona. Da più settimane, sulla stampa locale, si parla di chi sarà il prossimo Presidente. Per sceglierlo, c’è chi vuol fare le primarie di coalizione, chi invece solo degli iscritti ai partiti. Poi sappiamo benissimo che chi decide saranno le segreterie politiche: un presidente a me, un assessore a te, e tutto finisce lì.
Il popolo votante decide sempre meno: trova, già stampato sulla scheda, il nome del candidato che i partiti hanno scelto: o vota per quello o va in bianco. L’elettore, di fatto, non ha alcuna possibilità di scegliere la persona che lo possa rappresentare, visto che persino nelle primarie vengono presentati due candidati e non una lista, che invece offrirebbe una scelta ben più ampia. Ma fermiamoci qui. Oggi limitiamoci a parlare dell’Ente Provincia.
Nel 1970 siamo stati chiamati ad eleggere, per la prima volta, i Consigli Regionali. Dopo 22 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, finalmente nasceva l’Ente Regione. Il cavallo di battaglia di molti politici dell’epoca fu: finalmente, quando saranno in funzione le Regioni, potremo abolire le Province, ormai inutili. In effetti l’Ente Provincia, nella sua dimensione di organo politico e di rappresentanza istituzionale, già allora non aveva più ragione d’essere nell’ambito della Costituzione riformata. Tuttavia, anziché essere abolite, nel corso degli anni le Provincie sono addirittura aumentate di numero: negli anni ’60 erano 92 (novantadue), nel 2006 siamo arrivati a 109 (centonove).
Ogni tanto l’idea di abolire le Province torna a galla e viene riproposta, recentemente anche dall’attuale Viceministro dell’Economia, Vincenzo Visco, all’atto del suo insediamento. Ma puntualmente essa viene accantonata, a causa del forte interesse della classe politica a non turbare equilibri acquisiti e a non rinunciare a quella fetta di potere. Per questo sono passati 37 (trentasette) anni e l’Ente Provincia è ancora li. Anzi, in Parlamento esistono decine di disegni di legge che prevedono di istituirne altre.
Eppure ci sono mille ragioni per abolire le Province, e quindi per impedire che ne nascano di nuove. Per ogni nuova Provincia che nasce, oltre che l’Amministrazione Provinciale, occorre istituire una nuova Prefettura, una Questura e molti altri apparati ad essa collegati.
Non finisce qui: oltre all’Ente Provincia in se, esiste l’UPI (Unione Province Italiane), associazione che rappresenta tutte le province italiane, dotata di Presidente, Vicepresidente, Direttore generale, Segretario e tanti altri uffici con altro personale. Poi esiste l’Unione Regionale delle Province, una per ogni Regione (ad esempio l’UPIMarche è quella marchigiana), con altro personale alle dipendenze.
Che ce ne facciamo di tutto questo?
Le varie competenze che oggi hanno le Province (manutenzione delle strade, controllo della caccia e pesca, ecologia, protezione civile ecc.) sono sicuramente indispensabili, e di sicuro non vanno abolite. Ma la domanda vera è: sono indispensabili un Consiglio Provinciale, un Presidente, tanti assessori ed altrettanti uffici? Noi concordiamo con quanto scrisse, l’estate scorsa, Gianfranco Fabi, nel suo articolo su Il Sole 24 Ore intitolato “Trovare il coraggio di abolire le Province“. Ciò che va abolito deve essere l’apparato politico, con i relativi costi, il relativo staff e le relative consulenze. Tutte le competenze che oggi sono delle Province possono essere prese in carico dalle Regioni e dai Comuni.
Ad ogni campagna elettorale quasi tutti i partiti in competizione propongono di diminuire la spesa pubblica destinata alla politica (il famoso costo della politica). Poi, passata la festa, gabbato lo santo. Dopo le votazioni tutto rimane come prima, anzi, dopo poco tempo, scattano nuovi aumenti retributivi per tutti gli eletti, dai parlamentari europei giù giù fino a sindaci ed assessori comunali.
A noi sembra che togliere una significativa componente di questa spesa, e cioè il personale politico e para-politico nelle 109 Province italiane, sia una riforma economicamente conveniente (addirittura a costo zero per lo Stato) e dal forte impatto simbolico. L’alternativa, cioè lasciare le cose come stanno, significa subirne conseguenze impopolari, come tasse sempre più alte e servizi indispensabili più carenti, oltre che favorire l’allontanamento dalla politica dei cittadini, che, se debitamente informati, mal tollerano lo spreco di denaro pubblico.
Sono assolutamente d’accordo.
Probabilmente non andrò a votare per le prossime (inutili) elezioni provinciali… o se lo farò, annullerò la scheda scrivendo: “le province sono enti inutili e vanno abolite”!
Se tutti facessimo così….
Non ho ancora letto un recente libro, intitolato «II costo della democrazia. Eliminare sprechi, clientele e privilegi per riformare la politica», pubblicato da Mondatori. Gli autori, i senatori Cesare Salvi e Massimo Villone, diessini, hanno anche depositato tre disegni di legge in sintonia con quanto da loro esposto nel volume. Sono proposte di legge che consentirebbero di ridurre sensibilmente i costi della politica, facendo risparmiare alle casse dello Stato ogni anno più di 6 miliardi di euro. Tra le misure richieste c’è l’abolizione delle province, la riduzione a 600 del numero dei parlamentari (400 deputati e 200 senatori) e l’introduzione di un tetto di 40 membri per il governo, tra ministri e sottosegretari.
Lasciatemi dire che se alla conclusione che suggerisce Franco Scaloni in questo post sono giunti anche due senatori, con esperienza di diverse legislature, docenti universitari ed esponenti politici di rilievo la proposta non è affatto peregrina. Ai loro compagni, agli esponenti locali di questo partito, nonché di altre forze politiche vorrei chiedere se sono delle schegge impazzite. Chissà mai se le loro opinioni rispettano una qualche intenzione all’interno dei partiti, visto che gli ultimi a parlare pubblicamente di abolizione delle province furono gli uomini del PRI, nel lontanissimo 1985.
caro Andrea,
mi trovi totalmente d’accordo. Il costo di strutture lobbizzate dalla politica, come sono le Province, ricade sulle nostre spalle. Funzioni e personale possono passare a Comunità Montane (… altro ente quasi inutile) e Comuni, ri-avvicinando l’apparato burocratico al cittadino ed eliminando sprechi, incarichi e politicanti da noi stipendiati.
Ad majora
David
Abolire le Province?
Ma qualcuno si riconosce nelle Regioni?
Forse gli abitanti del Capoluogo!
Le Regioni sono enti che emanano norme non necessarie (come se non fossero sufficienti quelle esistenti) e, al 70% del proprio bilancio, servono a gestire il carrozzone della Sanità.
Per il resto delegano e controllano finanziamenti.
Ecco, a che servono le Regioni, distanti dai Comuni e dai Cittadini.
Forse molto meno distanti dai politici.
Blues le regioni svolgono, o almeno possono e devono svolgere un ruolo importante, in questo paese; la prospettiva necessaria è quella di avere sempre un maggiore federalismo inteso come attribuzione di maggiori responsabilità alle regioni; in questo modo le regioni più efficienti vengono premiate e quelle meno efficienti sono costrette a mettersi “in riga” sull’esempio delle altre.
Le leggi regionali non sono inutili, la Costituzione prevede che le regioni abbiano potere legislativo e dunque le loro leggi possono essere fatte più o meno bene ma non vanno a sovrapporsi a quelle già esistenti.
Altro discorso riguarda le materie sulle quali le regioni sono chiamate a legiferare; qui si apre tutto in problema di divisione di competenze tra Stato e regioni abbastanza caotico che, per colpa della veramente indecente riforma costituzionale fatta dal centro sinistra nel 2001 ha causato, oltre ad un gran caos, il blocco di molte attività e ha intasato di ricorsi la Corte costituzionale.
Ridisegnando però l’intero sistema si può riordinare la situazione; per la vicinanza al cittadino che tu giustamente citi, la parte del leone la svolge il comune; a dire il vero io non sento l’ente provincia come vicino, almeno non più di quanto non lo sia la regione.
Il problema è che siamo in Italia!
Le Province sono state identificate come il molock da demolire.
Perchè?
Perchè è molto più facile lavarsi la coscienza spuntando l’iceberg piuttosto che mettere le mani dove in effetti gli sprechi non si contano.
In effetti le Regioni, enti senza storia e lontane dai cittadini, sono l’esempio lampante degli sprechi.
Consulenze, nomine, contributi e prebende varie non riescono a nascondere un impianto burocratico da far paura al buon Kafka.
Però sono governate dai cosiddetti “Governatori”: mai termine fu peggio utilizzato di così.
Chi di voi si è mai recato in Regione?
A me, prima di cambiar lavoro, mai m’era capitato in 35 anni di vita.
X Gabriele: ti faccio un esempio, dalle mie parti esiste un parco naturale, anzi due a dir la verità poichè il fiume che lo divide funge da confine tra due Regioni. Ebbene, i due parchi seguono ciascuno proprie leggi regionali di tutela della natura. Magari hanno anche norme differenti in materia di inquinamento luminoso o acustico. Ti sembra una cosa normale?
Potremmo anche andare avanti con gli esempi se è per questo.
Tu dici che la Costituzione attribuisce alle Regioni il potere legislativo. Vero, così come la Costituzione prevede l’esistenza delle Province. Però nulla è immutabile!
Io, personalmente, al di la’ dell’Ente, identifico le mie radici nella Provincia in cui abito (ed abito in un capoluogo). L’entità regionale è quanto di più distante dal mio essere.
E chi lo dice che la prospettiva necessaria di avere un maggior federalismo corrisponda con l’attribuzione di maggiori responsabilità alle Regioni?
E’ uno schema come un altro.
Finora, mi sembra che a fronte di nuove competenze le Regioni si siano limitate a trattenere ampia parte delle entrate, trasferendo invece l’esercizio delle funzioni in delega alle Province.
In Italia sarebbe meglio sfoltire le leggi esistenti invece che crearne di nuove, in ogni caso l’attività legislativa specifica potrebbe essere attribuita ad una delle due camere quando finalmente finirà il bicameralismo perfetto!
In ogni caso le Regioni sono e rimangono dei carrozzoni distanti dai cittadini, almeno di più di quanto non lo siano state le Province in questi 200 anni di storia.
Nessuno dice che la regione sia vicina ai cittadini, che nelle regioni non ci siano sprechi e tutte le altre cose purtroppo vere che sono state scritte.
Vorrei chiarire che non c’`un odio, almeno da parte mia, nei confronti dell’ente provincia in quanto tale; l’odio, se di questo si puo’ parlare, e’ rivolto all’inutile moltiplicazione dei livelli di governo.
Una proposta sensata la si potrebbe fare all’opposto, ovvero si potrebbe dire che, essendoci tra la provincia e la regione un possibile ente di troppo, le regioni potrebbero essere eliminate mantenendo in vita solo la provincia.
Per quanto riguarda l’esempio del parco di Marco F. non penso che la questione sia diversa se ci son di mezzo le province… se ora se la vedono 2 regioni ci sono immischiate necessariamente 2 province diverse, trattandosi appunto di regioni diverse.
Ripeto: le regioni sono lontane dai cittadini come anche lo sono le province; personalmente mi sembra che nell’attuale sistema sia piu’ facile rinunciare alle province se analizziamo le competenze che hanno le une e le altre.
Il problema egli sprechi lo vedi in regione, in provincia, in comune ecc. Purtroppo le famigerate consulenze (tanto per fare un esempio di spreco) inutili le danno le regioni ma anche le province cosi’ come i comuni, per non parlare dello Stato centrale.
So bene che le province sono previste dalla Costituzione, ma faccio notare che a volerla applicare tutta la nostra carta, dovremmo istituire anche le citta’ metropolitane (ho tremato quando il ministro Lanzillotta del pd diceva di istituirle, per fortuna non e’ poi successo).
Concludo dicendo che, dato per certo che le regioni possono essere un esempio negativo, le province nel 90 per cento dei casi servono prevalentemente per gli equilibri politici; questo e’ quello che mi pare di vedere almeno nella mia provincia.
Sul tema poi della riforma costituzionale… sono perfettamente d’accordo con l’abolizione del bicameralismo perfetto. A dire il vero, per come la vedo io, il discorso delle province si inserisce in un grande disegno di riforma delle istituzioni che tocca tutti i livelli.
Con un senato federale, ad es. una volta abolite le province si potrebbero ridurre i costi delle regioni e ovviamente ridurre i costi dello stesso Parlamento; andrebbe via l’inutile conferenza Stato regioni e cose del genere.
Quello che e’ certo e’ che la vicinanza al cittadino la garantiscono i comuni.
Quasi dimenticavo… ringrazio le persone che stanno scrivendo questi commenti per il loro interessamento ad un tema per me importante.
Non capisco perche’ gli altri commentatori di Popinga, i quali sembravano veramente convinti del tema e veramente intenzionati a battersi, pur nel piccolo dei dibattiti, siano scomparsi, anche con i loro commenti.
Mah, se non ho niente di interessante da dire, io preferisco stare zitto.
Sulle province siamo completamente d’accordo e quindi non vedo che altro potrei aggiungere, se non darti un appoggio in questa battaglia.
Ad onore del vero, bisogna dire che in questa campagna elettorale ho sentito solo il PDL schierarsi apertamente per l’abolizione delle province.
Bene, in caso di una vittoria della destra, spero che questo punto sia messo subito all’ordine del giorno.
Anche Di Pietro, mi sembra, sia favorevole all’abolizione delle province; la battaglia la vedo dura ma mi sembra di aver capito che almeno si pensa di bloccare l’istituzione di quelle nuove province, per le marche vedi Fermo.
Abolirle sì ma accorpare i Comuni. Da noi in Lombardia sono oltre 1.800 , di cui alcuni , come Morterone ( LC)
di 35 abitanti! Io abito a Malgrate , per venire a lavorare al centro di Lecco attraverso, a piedi, 4 ( quattro) Comuni diversi: Malgrate, Valmadrera. Galbiate fraz. Ponte Vecchio e Lecco. In mezz’ora, ripeto a piedi. Come possano sopravvivere e fornire servizi ai cittadini entità comunali microscopiche, come la stragrande maggioranza dei Comuni lombardi, è un mistero. La stessa Milano, tutti gli urbanisti lo sanno, costituisce un agglomerato urbano di 7 milioni di abitanti che va dai laghi a Bergamo. Un agglomerato suddiviso in 6 province e circa 600 Comuni.Invece di affrontare il problema , recentemente, si è addirittura costituita la Provincia di Monza e Brianza, con un capoluogo che è solo un quartiere, neppure tanto periferico, della Grande Milano.
Eppure in Toscana, sempre per fare un esempio, il Comune di Montalcino è di 231 KM quadrati, quello di Gubbio è esteso quanto la nuova Provincia di Monza. Se in Lombardia vi fossero un centinaio, soltanto, di Comunità che accorpano i comunelli attuali tutto andrebbe meglio: trasporti, urbanistica, servizi e le spese sarebbere molto più basse. Ma che farebbero i politici locali? Chiedere a loro di intervenire è come chiedere ai tacchini di prevedere molti cenoni di Natale in più.
I costi della politica iniziano dall’alto: dal Parlamento. Se si diminuisse di 1.000 € (solo!) ciò che percepisce un parlamentare al mese, si avrebbe a disposizione 900 mila € al mese in più.
Il Consigliere Provnciale di privilegi non ne ha: non va in aspettativa perché il solo gettone di presenza percepito in Consiglio non può bastare, gli si rimborsano sono le spese per viaggi inerenti alla sua carica…
I tagli si fanno sempre sui piccoli che sono già poveri.
I dipendenti statali e pubblici sono gli unici che pagano le tasse senza evadere…
Non ho più parole… Siamo ancora qui a farci prendere in giro da quelli che il portafoglio ce l’hanno pieno!
Io dico che se si vuole tagliare, bisogna iniziare dall’alto e dai grossi!
Gentile Maria,
non credo che dobbiamo tenerci enti inutili solamente perché costano poco.
Se servono li teniamo, e cerchiamo di farli funzionare al meglio e al minimo del costo.
Se non servono togliamoli, a prescindere dal loro costo (che non è comunque trascurabile).
Ricordo a Maria che non sono solo i dipendenti statali e pubblici a pagare le tasse senza evadere!
Tra questi ci metterei anche i lavoratori dipendenti del settore privato, che hanno la trattenuta alla fonte esattamente come gli statali e, se posso permettermi di dirlo, sono anche molto più produttivi!
Se poi si parla di una categoria come i professori, bisogna ricordare che lì si annidano grosse sacche di evasione fiscale.
Alzi la mano chi ha mai ricevuto una ricevuta fiscale per delle lezioni private, che, ad oggi, costano anche 40 Euro all’ora (senza tasse).
Se c’è un settore da riformare in Italia, è proprio quello del Pubbligo Impiego, dove si annidano ancora forti privilegi.
Vedi Maria il problema, come hanno detto già gli altri non è quello del minor costo rispetto ad altri enti, che poi è minore ma non irrisorio, ma riguarda l’inutilità.
Nei miei commenti precedenti ho detto più volte che il sistema va riformato nel complesso, partendo non da qui o da li ma da tutto il sistema: via il bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari, abolizione dei loro provilegi, riduzione del numero dei consiglieri regionali e abolizione dei loro privilegi, eliminazione delle province, delle comunità montane ecc, riduzione infine del numero dei consiglieri comunali.
Se siamo onesti non possiamo nasconderci che queste persone stanno spesso li a scaldar la poltrona che qualche dirigente di partito ha dato lor; ovviamente non son tutti così ma in provincia specialmente servono ben a poco.