Viviamo a Tel Aviv l’ultima serata del nostro viaggio. L’albergo è sulla spiaggia e quindi, durante la cena, ci siamo goduti un bel tramonto sul mare. Spettacolo inusuale per chi come noi marchigiani gusta il sole sulle acque soltanto all’alba.
Il ritorno in patria, previsto in piena notte, aveva comunque riportato la nostra attenzione ai temi italiani. In particolare risaltava un argomento d’attualità, legato al vertice della FAO; questo si collegava molto bene alla nostra esperienza di viaggio. Giunto a Roma per questa assise internazionale il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, non aveva perso l’occasione della eccezionale visibilità di questa tribuna internazionale per ribadire una delle sue più terribili idee. Letteralmente: “Israele sarà cancellato dalle carte geografiche“.
Mentre in attesa dell’imbarco si gironzolava tra i bagagli girava sulla bocca di molti tra noi una battuta, che tale voleva essere: ” Speriamo che ci diano almeno il tempo di prendere l’aereo per Milano“. Non so se qualcuno abbia mai pensato che i nostri amici israeliani li sono e li restano, sempre, qualunque follia passi per la testa ed esca dalla bocca di Mahmud! Giunti a Milano, poche ore dopo, abbiamo aggiornato (anche grazie ai soliti ritardi delle ferrovie) le informazioni su quanto avvenuto scorrendo i giornali del 4 giugno, nonché quelli dei giorni precedenti che non avevamo visto.
Grazie al Riformista, a Polito, a Caldarola, per l’iniziativa del giorno precedente, 3 giugno, a Roma, a Piazza del Campidoglio. Iniziativa che ha raccolto molte e significative adesioni, e che ha visto all’opera i “volenterosi della libertà” come ben ci racconta Peppino Caldarola che forse, non a caso, è stato nostro compagno di viaggio nel marzo 2007, per “Incontro a Gerusalemme”. Dalla cronaca apprendiamo che il momento più intenso della serata sembra sia stato vissuto quando alle 21, per un quarto d’ora, il Sindaco Alemanno ha fatto spegnere tutte le luci del Campidoglio. Un chiara e forte testimonianza nei confronti del tiranno iraniano. Lo stesso però ha trovato comunque “pelosi consensi” da altri italiani, quando all’Hotel Hilton ha incontrato un folto gruppo di imprenditori, solleticati dalle opportunità di espandere le loro relazioni con Teheran dimentichi che l’Iran è sempre nella lista nera dell’Occidente. Anche altre testate, in questo caso La Stampa di Torino, hanno sottolineato gli aspetti più deprecabili del regime islamico. Lo hanno fatto magari solo con un trafiletto, il cui titolo però dice tutto: “Otto donne in attesa d’essere lapidate“:
A voler “cancellare Israele dalle carte geografiche” non è purtroppo che sia nelle intenzioni del solo presidente Ahmadinejad. Abbiamo raccolto uno spunto dal Jerusalem Post dello stesso giorno (4 giugno) che riprende un recente studio, un rigoroso lavoro scientifico, dell’Istitute for Monitoring Peace and Culturale Tolerance in School Education. Questo affronta di nuovo un vecchio tema, un argomento che sembrava superato dopo la scomparsa di Arafat ed i nuovi orientamenti politici di Abu Mazen. Di nuovo Israele non esiste nelle carte geografiche su molti libri scolastici degli studenti palestinesi. Inoltre gli ebrei vengono equiparati a “serpi assassine“, accusandoli al contempo di discriminazioni razziste verso i palestinesi. Su questi testi viene usato un termine, il cosiddetto “zibat“, che sottolinea l’aspetto religioso della lotta contro Israele. Così come nei libri redatti solo pochi anni fa, ai tempi di Arafat, si enunciava esplicitamente il concetto di “martirio”, paragonando la follia suicida addirittura ad una festa di nozze.
La firma di Piero Ostellino che tratta questo argomento merita certo il link che segue: http://www.corriere.it/editoriali/08_giugno_04/ostellino_editoriale_la_bella_protesta_17f1b8d4-31f4-11dd-a39e-00144f02aabc.shtml