Io invece oggi non sciopero

Non nego che spesso provo gusto a fare il bastian contrario. Preciso però che non lo faccio per partito preso, ma in quanto, avendo assommato diverse stagioni, anzi diciamola tutta quando s’è doppiata da un pezzo la boa del mezzo secolo, è inevitabile divenire almeno un po’ più scafati. Questo per me vuol dire non prendere sempre per oro colato la linea, le proposte che vengono cavalcate a furor di popolo.

Quella d’attualità è la proposta dei tre (Alessandro Gilioli, Guido Scorza ed Enzo di Frenna) di protestare contro il decreto del ministro Alfano mi ha incuriosito soprattutto perché ho visto che è stata raccolta da molti, anzi dalla generalità dei blogger. Non poteva essere altrimenti in quanto viene paventata una grave minaccia di fondo : la censura appunto. Altrettanto perché nella maggior parte dei casi è giusto protestare; infatti diceva mio padre “piove governo ladro”. Tanto per comprendere che questo spirito, un tempo dei “sudditi” oggi dei cittadini, in genere fa si che una legge, per buona che sia, possa essere sempre e comunque migliorata.

Quella che non condivido è la modalità prescelta per la protesta, una via tutta in discesa, facile facile, con in più lo show in piazza che per qualcuno, anche di mia conoscenza, offre il massimo dell’euforia. Veniamo a cosa faranno oggi i nostri amici: protesteranno con un giorno di “sciopero”, sciopero che consiste nell’astenersi dallo scrivere, o meglio dall’aggiornare le pagine dei propri siti. Questa proposta è la più facile ed accoglibile da tutti, anche da chi, grafomane e logorroico, vorrebbe comunque scrivere e pubblicare a tutte le levate di sole. Possiamo immaginare che alla disperata il fanatico scriverà comunque, e poi, seppur con gran sacrificio, rinvierà la pubblicazione al giorno successivo!

Ammetto che sarei stato meno diffidente sui contenuti della protesta se lo “sciopero” fosse stato, al contrario, un invito a scrivere tutti, ma proprio tutti, ed anche molto, per sottolineare l’iniziativa ed i contenuti della protesta. Magari avendo così il coraggio di assumersi precise responsabilità. Infatti uno dei lati deboli di questa fetta del mondo è, a mio avviso, quello del perdurante anonimato di cui ancora non so rendermi ragione. Spero che qualcuno in disaccordo con questa mia tesi voglia fornirmi elementi tali da farmi cambiare idea: avrebbe la mia gratitudine.

Andando alla sostanza dei fatti, cioè a quanto dovrebbe pioverci addosso come disposizione legislativa, mi permetto di non analizzare i particolari, ma di cercare di comprenderne lo spirito ispiratore. Capire avendo la presunzione di come dovrebbe essere in un paese civile, possibilmente in tutto il mondo, un sistema di media, di comunicazioni, di confronto evoluto e non una giungla in cui prevalga soltanto la sopraffazione. Si, lo ammetto, io sono per le regole. Vivendo in una società così composita, sono perché ci siamo poche regole, molto chiare, ma su tutto. Queste dovrebbero essere naturalmente le più libertarie possibili, ma occorre che dei punti essenziali ci siano. Mi pare che così sia, tant’è vero che, anche per materie e settori assai differenti, sono da sempre e ogni giorno più convintamente antiproibizionista. Ed esserlo significa legalizzare informando, non vietare o proibire.

I blog, i siti web e le presenze in rete di tanti di noi (almeno per quel poco che afferisce alla mia esperienza) non sono nella più parte dei casi l’esatta copia del diario personale, cioè soltanto la versione on-line d’uno strumento d’altri tempi. Sono, grazie a Dio, qualcosa di più e di meglio. In molti casi sono veri esempi di giornalismo, nato dal basso, senza pretese e senza nascosti interessi. Così è, tanto che capita spesso (e me ne rammarico ancora per l’ennesima volta ) che vengano saccheggiate, dagli operatori della carta stampata, le stesse notizie ed anche le immagini senza il minimo garbo, sfuggendo anche all’elementare correttezza di dar “notizia della fonte”.

Del tutto comprensibile a me sembra però che si protesti se quel determinato comma di quell’articolo richiede una esatta, pedissequa equiparazione delle nuove regole, con quelle in vigore per la carta stampata. Questo sì. Se ad esempio serve una rettifica, se si chiede una smentita, se si offre anche l’opportunità di una puntuale correzione non si può pretendere che il blog di Pinco Pallino, il computer del giovanotto di provincia, sia presidiato H24 e gestito come se fosse la redazione del Corriere della Sera.

Immagino subito che come obiezione qualcuno degli amici mi farà osservare che esistono da sempre le norme del Codice Penale, che c’è ad esempio il Garante della Privacy e perché no anche quelle antidiluviane entità che sono gli ordini professionali. Il sottoscritto però ha in mente alcuni esempi che vanno dalle sperequazioni di un insulto verso un magistrato, risarcito con diverse centinaia di migliaia di euro, a quello invece sputato contro un cristiano qualsiasi valutato, dopo anni di processi, anche meno di 500 Euro! Oppure penso al caso locale, ben noto ad un nostro collega che per veder risolte le sue grane con il gestore di un sito web s’è rivolto con indubbia enfasi ed ineccepibile documentazione a chi di dovere. Però, a tutt’oggi, con le regole in vigore, ci sembra sia davvero “cornuto e mazziato”!

64 pensieri riguardo “Io invece oggi non sciopero”

  1. E’ nato prima l’uovo o la gallina?
    Il decreto sulle intercettazioni è nato perchè si sapeva che certe cose sarebbero uscite o sono uscite prima che venisse approvato il lodo Alfano?
    Mha, io una cosa la so e bene: se nessuno ha niente da nascondere,  allora foto, registrazioni, video e telecamere non doverbbero spaventare.
    Magari non eccederei nelle telecamere: odio il Grande Fratello, soprattutto se non mi pagano per esserci.

  2. Penso, caro Gaspa, che il tuo durissimo giudizio sul mio post, o meglio sulla mia opinione che era e resta contraria allo sciopero, pecchi appunto di quella stessa anomalia che anche tu denunci. Cioè l’andare “nella direzione del branco”.
    Purtroppo ne ho raccolto una buona prova solo successivamente, ma temo che anche tu non sia andato a leggere niente da quella fonte che cito e linko, cioè Daniele Minotti ed i suoi amici. Daniele Minotti non è un avvocato qualsiasi; per quel che a me risulta, oltre l’autore del celebre “minottino” manuale indispensabile (e gratis) per i blogger, è uomo di scienza ed esperienza nel settore.
    Quindi, se non hai letto e trovato delle bestialità, anche tu sei restato con il branco. Questo spesso ha ragione per i suoi numeri, non per la sostanza intrinseca delle scelte che affronta. Ho invitato quanti fossero interessati all’argomento a verificare se è vero che la rettifica sarebbe richiesta solo a chi ha una testata registrata (siti informatici che per analogia soggiacciono alla legge del 1948), quindi del tutto simili ad un giornale. Esattamente come avviene da mezzo secolo per la legge sulla stampa, quindi solo nel mondo dei giornalisti.
    Tutto ciò mi lascia abbastanza tranquillo perché non è illogico ritenere che un blog non sia un prodotto editoriale, tant’è vero che non esiste l’obbligo di registrazione. Vero?
    C’è poi un altro aspetto del tuo dire (o non dire) che mi sorprende e lasciami anche scrivere m’addolora. Questa contrapposizione frontale con Gabriele che ora giustifichi con la non risposta sul “caso Saccà”. Beh ! allora Gaspa anche io t’ho detto dopo il commento 27, con il mio 28, che andavi fuori dal seminato. E Saccà lo era, mi pare. Si, perché se si discute di blog e criticabili misure legislative per il WEB non ha senso parlare di altre puttanate governative….cosa dovrei scrivere allora io che ho un diavolo per capello a causa della folle scelta di ritorno al nucleare? Io per questa storia delle centrali ho sprecato diversi anni della mia vita e potrei dartene prova.
    Va bene che anche Gabriele, in genere molto calmo, stavolta con il commento n. 49, è andato sul pesante. No ragazzi, se voi scivolate sulla rissa posso assicurare entrambi che …cercherò prima possibile una consulenza in proposito. Debbo solo recuperare una mia vecchia conoscenza: si tratta di un valente psicologo.

  3. Ci sono 2 o 3 commentatori che ormai si limitano a scrivere i soliti commenti, parlando di ventose, di specchi, dell’essere patetico e sciocchezze simili solo perchè non hanno mezzo argomento di merito da controbattere.
    A me sembra che patetici siano loro, visto che non hanno altro da dire se non usare toni poco educati quando va bene ed offensivi alcune volte.
    Non sono permaloso, l’ho detto mille volte quindi me ne frego, anzi confermano quello che penso e scrivo: se non mi si controbatte nel merito forse vuol dire che ho ragione.
    Basta rileggere tutti i commenti dall’inizio fino a qui; poi vediamo chi ha voglia di ragionare e chi scrive solo sciocchezze!

  4. Ho risposto nel merito al post 48.
    Poi sei intervenuto tu per rigirarmi puerilmente le critiche che ti ho sempre fatto io.
    Potresti avere un po’ di originalità almeno in questo e farmi delle critiche diverse…
    Chiedo troppo?

  5. Abbiamo dovuto aspettare il commento 48 (il primo che hai scritto era il 27!) per leggere 2 righe nel merito; se comunque rileggi tutti i commenti (di merito) precedenti trovi le risposte alle tue sbagliate affermazioni; rileggili con attenzione e vedrai che ho scritto 3 o forse 4 volte che secondo me il termine dei 2 giorni andrebbe rivisto, aumentandolo.
    Forse Gaspa non hai capito una cosa semplice: le critiche che tu mi fai possono tranquillamente esserti riferite, perchè pecchi prorio in ciò che rimproveri agli altri.
    Una critica diversa te l’ho sempre fatta: fai troppe polemiche ed entri poco nel merito; di me non si può dire lo stesso.

  6. Il termine non c’entra una beneamata fava!
    La comunicazione dovrebbe avvenire in maniera ufficiale e non per “e-mail”.
    Le sanzioni sono spropositate, visto che non si parla di diffamazione.
    La legge è ridicola e ridicoli sono i suoi difensori.
    I blog non sono dei giornali, ma sono un mezzo di espressione, quindi censurare i blog non significa andare contro il diritto di cronaca, ma contro la libertà di espressione degli individui.
    Insomma un’altra legge liberticida.
    Gabriele hai perfettamente ragione: pensavo tu fossi disonesto intellettualmente, invece la diagnosi è molto più grave.

  7. A parte il tono che come sempre di educato ha ben poco, continuo a risponderti tranquillamente, come ho sempre fatto e restando al tema: se rileggi i commenti vedrai che hai toccato un altro punto su cui possiamo essere d’accordo, già evidenziato da LorenzoMan, quello della comunicazione: io sono per una comunicazione ufficiale, ovvero a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, il solo mezzo certo e dimostrabile (se non si utilizza la posta elettronica certificata).
    L’ultima parte del commento non è di merito ma offensiva (ancora una volta) quindi la lascio perdere; trai pure le tue conclusioni unilaterali tanto se non vuoi ascoltare (o meglio leggere) nemmeno le cose identiche che diciamo, io posso farci poco.
    Penso che la tua idea di libertà di espressione sia alquanto distorta, visto il tenore dei tuoi commenti: la libertà di espressione dovrebbe incontrare il limite della dignità altrui, che spesso tu sorpassi, visto che sei molto vicino ad un altro limite: quello della querela.
    Io aggiungo il limite dell’educazione e del buon senso (che non rilevano giuridicamente), ma non posso pretendere che tutti facciano lo stesso.

  8. Torno anch’io a commentare per diversi motivi. Dapprima il fatto che mi risulta incomprensibile come non possa essere costruttivo il confronto tra Gaspa e Gabriele. Pur convinto che tra voi due, cari ragazzi, possa esistere e persistere una valutazione differente sull’intera questione ho l’impressione – absit injuria verbis – che Gaspa abbia schedato Gabriele come suo antagonista politico e quindi non voglia concordare con lui nemmeno quando la pensano allo stesso modo. Lo dico con totale franchezza e spero di specificarlo meglio con quanto scriverò ora ad ulteriore integrazione della risposta ai quesiti che Gaspa (48) ha posto direttamente a me. Mi scuso se fino ad oggi non avevo risposto con la dovuta completezza, ma ora anche grazie a quanto scrive precisando che si tratti di una legge liberticida (58), oppure al 27 dove non esita a dire che “vogliono chiudere i blog”.
    Da parte mia mi permetto di insistere sulla interpretazione data da Daniele Minotti, che ho citato e riportato almeno un paio di volte; purtroppo solo nei commenti perché al momento di scrivere il post purtroppo conoscevo, per mia colpa, questi dati. Cosa dice Minotti? Riassumendo brutalmente afferma che i blog non rientrerebbero nei “siti informatici” così definiti dalla legge che, con tale termine, infelice quanto si vuole, ma così è!, indicherebbe tutti quei siti che essendo registrati sono del tutto analoghi alle tradizionali testate giornalistiche. Che il blog di Gaspa o quello dove scrivo io non siano testate giornalistiche è certo. E’ vero che talvolta ci sono tentazioni di mettere nel carniere qualche scoop, qualche piccola inchiesta: questo però è fisiologico per molti di noi che non pigiano sulla tastiera credendo che la stessa sia l’evoluzione del loro diario.
    Quando al 58, sempre Gaspa, parla dei blog come “un mezzo di espressione” e tali lo sono di certo, forse dimentica che anche le scritte sui muri lo sono. Ecco io non vorrei che questi mezzi d’espressione divenissero poi oltraggiosi, come talvolta accade per i muri della nostra città. Nessuno ricorda che per mesi e mesi sono stati imbrattati da una mano ignota (ma poi non tanto!) con scritte che insultavano un certo geometra P., reo di aver turlupinato una ragazza. Volete le foto? Le ho e le posso pubblicare così vi renderete conto che, oltre l’onorabilità del ben noto geometra, hanno rovinato anche muri e taluni di indubbio pregio!
    Usare i blog per esprimersi va bene, ma nei limiti della decenza e dell’educazione corrente. Mi direte che “c’è sempre un giudice a Berlino” e questo è certo in uno stato di diritto. Però sappiamo altrettanto bene, caro Gabriele e caro Gaspa, che se dovessimo far ricorso alla magistratura non faremmo che peggiorare il già tragico quadro. Mi pare che sia fresca di stampa la notizia che un giudice addirittura definito “secchione”, certo al di sopra di ogni sospetto, Clementina Forleo, è stata accusata dal Procuratore Generale di Milano di aver lasciato in arretrato ben 4.752 fascicoli.

  9. C’è anche un risvolto positivo della medaglia che va a favore dei blogs nel senso che in mancanza di richiesta di smentita, si potrà affermare che quanto scritto è vero!
    Il che eleverebbe un tantino i buoni blogs su cui aleggia sempre il beneficio del dubbio.
    Risintetizzo il mio pensiero: se uno scrive un insulto (non se sbaglia l’età anagrafica) tipo “LorenzoMan è interista” è giusto che mi sia data la possibilità di richiedere smentita in tempi brevi (non 48 ore ma nemmeno un anno) o un risarcimento.
    Metodo della richiesta di smentita: raccomandata con ricevuta di ritorno o posta elettronica certificata.
    Personalmente ritengo che la sanzione debba essere proporzionale all’entità del blog, perchè il danno alla ma immagine, di fatto, lo è.
    Non mi sento di parlare di censura, perchè la censura (non ricordo se qualcuno l’ha già detto) è un atto preventivo.
    In realtà i bloggers possono pubblicare qualunque cosa, ma se ne devono assumere la piena responsabilità.
    Il problema, semmai, viene da una eventuale richiesta di smentita su qualcosa di opinabile.
    Mi viene in mente (tanto per fare un esempio leggero) l’idagine di Serena sulla Biowashball.
    Lei l’ha provata ed ha pubblicato i pro ed i contro.
    E se l’Azienda le avesse chiesto una smentita minacciandola di pretendere un risarcimento?

  10. Quanto scrive sopra Lorenzo Man è di assoluto buon senso. Questo  non significa purtroppo che così saranno in futuro le disposizioni di legge in itinere (o solo nella mente di alcuni nostri legislatori).
    Da parte mia non considero chiuso lo scambio d’idee, se ci atteniamo all’argomento ed evitamo le risse, quindi mi fa piacere citare tal quale una opinione che prendo dal noto blog di Massimo Mantellini. Ovviamente questo è il link per andare a leggere (chi lo volesse) anche i molti ed interessanti commenti che vi compaiono.

    17 luglio

    Dove eravate?

    Enzo di Frenna sullo sciopero dei blogger:

    Lo dico subito: sparo a zero. Lo sciopero dei blogger indetto il 14 luglio ha avuto successo in Rete (1.600 iscritti!), ma molto meno in piazza Navona. C’erano 200 persone. Ora mettiamo da parte i supporter di Di Pietro, quelli di Sinistra e Libertà, quelli di “Per il Bene Comune”, gli amici degli organizzatori, qualche curioso che si è fermato mentre passeggiava, alla fine chi ci rimane? Dove erano gli utenti della Rete che hanno risposto all’appello per il “sit in” in piazza? Io ho contato solo due blogger puri (nel senso che non erano giornalisti). E il resto? Dov’erano i tantissimi blogger – oltre 1.200! – che avevano aderito a Diritto alla Rete? Dov’erano i 286 partecipanti su Facebook che avevano confermato la loro presenza in piazza? In pratica, fantasmi. ”

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