Il processo sommario è roba da giacobini. E in tempi d’antipolitica, si fa presto a condannare un rappresentante delle istituzioni, rovinandone vita e reputazione. Così, prima di giudicare, abbiamo voluto capirci di più ed intervistare l’Onorevole Pierluigi Andalusi, tesoriere del Partito dell’Alternativa (PdA), recentemente investito da accuse di appropriazione indebita di soldi del finanziamento pubblico al suo partito.
* * *
Popinga: … E pensare, onorevole Andalusi, che già nel ’78 si tentò di abrogare il finanziamento pubblico con un referendum…
Andalusi: Era solo demagogia. Non era giusto abrogare il finanziamento pubblico, perché senza finanziamento pubblico i partiti avrebbero rubato.
P: A me pare che i partiti rubassero anche con il finanziamento pubblico: Tangentopoli le dice niente?
A: Quello era il sistema, così facevan tutti. Lo disse bene Craxi in Parlamento, nella celebre chiamata in correità.
P: Ah, capisco, si rubava per non sentirsi emarginati. Un po’ come quando, da adolescenti, ci si fa lo spinello di gruppo e chi rifiuta passa da asociale. Ma, ammesso e non concesso che rubassero tutti, è sicuro che se tutti sono ladri allora nessuno è ladro?
A: Se tutti sono ladri, significa che va riformata la legge sui furti.
P: Se lo dice Lei che è un giurista, ci credo. Ad ogni buon conto, poi, nel ’93 il finanziamento pubblico fu abrogato veramente, con un altro referendum.
A: Non cambio idea: anche quello fu un errore, gravissimo.
P: Sì, ma allora perché il suo partito, Onorevole, non si schierò apertamente per mantenere la legge?
A: E che eravamo matti ad esporci pubblicamente, facendo campagna per il “No”?! C’era mezzo Parlamento inquisito, Di Pietro sventolava le manette, la Lega il cappio, ci avrebbero linciato in Piazza Montecitorio. E poi che sarà mai perdere un referendum? Il mese dopo si fa un’altra legge che dice esattamente il contrario del referendum. Gli italiani hanno la memoria corta. Non ricorda cosa successe col Ministero dell’Agricoltura? Basta cambiare nome e il gioco è fatto.
P: E infatti…
A: … Infatti nel ’94 cambiammo nome al giocattolo. Non più “finanziamento pubblico”, ma “rimborso elettorale”. “Rimborso” fa più presa, suona meglio: non mi dica che Lei non ha diritto al rimborso dell’albergo, quando va in trasferta per lavoro.
P: Rimborso sostanzioso, nel vostro caso, mi pare…
A: La democrazia costa, caro Lei. E poi quella è solo una parte, il resto è su base volontaria: col meccanismo del 4 per mille, chi vuole può destinare soldi ai partiti. Le famose “dazioni liberali”, autentico e concreto segno di fiducia tra eletto ed elettore.
P: Onorevole, per il 4 per mille firmano in 4 gatti. I volontari sono sempre stati pochi: sarà per questo che vi siete “aggiustati” la legge in corsa?
A: Nessun aggiustamento, solo un adeguamento al costo della vita e alle dinamiche di una società aperta come la nostra.
P: E come mai prendete i rimborsi elettorali sempre e comunque per cinque anni, anche quando la legislatura ne dura solo due?
A: Immagini di essere un ristoratore. Se Lei cucina degli spaghetti alla carbonara e poi il cliente ne mangia solo mezzo piatto, il conto glielo fa pagare intero o no?
P: Mah, intanto a uno che scarta mezza carbonara farei pagare il conto doppio, per punizione. A parte gli scherzi… senta… ma tutti ‘sti soldi, poi, vi servono davvero per far politica, per le assemblee, l’attività sul territorio, la comunicazione? Questi 13 milioni di euro che ha sottratto alle casse del partito dovevano servire alla politica del partito, oppure a Lei per gli affari suoi?
A: Non necessariamente le due cose sono in contraddizione. E non mi riattacchi la solfa del conflitto d’interessi, cerchiamo di non essere ipocriti per favore. Nessuno campa d’aria.
P: Si figuri se menziono il conflitto d’interessi, ormai l’espressione è caduta in disuso. Ma rimaniamo sul concreto: i soldi, insomma, li restituirà?
A: Una metà, molto volentieri. Gli altri purtroppo non li ho più.
P: Quindi solo 6 milioni rivedremo. Cioè, se io rapino una banca, mi beccano e poi al Commissariato dico che mezzo bottino me lo tengo, secondo Lei quelli sono d’accordo?
A: Se è gente di buon cuore, sì, perché no? Teniamo tutti famiglia, giovanotto. Chi è senza peccato…
P: Buono a sapersi. È un peccato che Vallanzasca non ci abbia mai pensato… Senta, a questo punto si dimetterà da parlamentare? Il partito non le sta facendo pressioni?
A: Non ne vedo il motivo. Non me ne andrò, perché credo nel primato della politica. Sono un eletto del popolo e il popolo ha sempre ragione.
P: Veramente quello era il cliente…
A: Cliente o non cliente, non ho intenzione di cedere alla gogna mediatica. E poi, in tutta sincerità, sento puzza di giustizia a orologeria.
P: A orologeria? In che senso, scusi?
A: Le pare un caso che tutto ‘sto putiferio sia scoppiato adesso, con lo spread in discesa e un clima di collaborazione tra le forze politiche? Noi ci chiamiamo Partito dell’Alternativa e dunque lungi da me attaccare la magistratura, come fa l’altro schieramento… ma ad un certo punto, mi consenta, qualche sospetto viene…
P: Ma lo sa che in Germania le carriere politiche finiscono per una tesi di laurea copiata? E in Inghilterra un ministro dell’interno s’è dimesso per 70 sterline di film porno messi in rimborso spese? 70 sterline.
A: Quei film con le donne nude che fanno le zozzerie? Che depravato il ministro! Ben gli sta: queste porcherie si pagano care. Io ‘ste cose non le faccio, sono persona specchiata io!