In Turchia oltre 1 milione di manifestanti ha sfilato per le vie di Ankara per difendere la laicità dello Stato democratico fondato da Atatürk contro la minaccia del partito islamico guidato dal premier Erdoğan.
Il Parlamento turco deve infatti eleggere il presidente della Repubblica che riveste un ruolo istituzionale molto importante ed è garante della laicità repubblicana dello Stato.
Il premier vorrebbe invece fare eleggere dalla sua maggioranza il suo delfino, Abdullah Gül, uno degli esponenti filo-islamisti del suo partito, ma questa stessa maggioranza parlamentare gli ha voltato le spalle votando contro la candidatura di Gül.
Anche l’esercito ha espresso apertamente il suo dissenso minacciando addirittura un golpe militare per difendere le fondamenta laiche dello Stato.
Il popolo invece gridava slogan del tipo “Né Sharia, né golpe, vogliamo la democrazia”.
Insomma in qualche paese del mondo il valore della democrazia laica è sentito più che in Italia, dove i vescovi si permettono di scrivere cose come:
«Il fedele cristiano è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l’insegnamento del Magistero» [e pertanto] «non può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società»
In queste righe c’è l’esplicita teorizzazione del magistero papale come fonte unica del diritto.
In pratica i politici cattolici devono seguire per filo e per segno la parola del Papa come se fossimo in una monarchia assoluta o in uno stato fascista.
Ma in Italia quasi nessuno, a parte Pannella e Boselli, si lamenta o pensa di organizzare delle manifestazioni in difesa della laicità dello Stato, visto che ormai il Papa è diventato l’unico punto di riferimento ideologico di quasi tutta la classe politica italiana (diciamo almeno del 70-80% dei parlamentari, da Rutelli fino a Alessandra Mussolini).
Credo che la migliore risposta, nemmeno tanto paradossale, sia questa.
Poi la menano col fondamentalismo laicista. Ma mi chiedo: chissà come la prenderebbero quelli che ce l’hanno coi laicisti, se si sentissero chiamare cattolicisti?