I Signori del Clima

Tim Flannery - I Signori del Clima (Corbaccio, 2006) - copertina

Tim Flannery è uno scienziato-esploratore australiano che ha già pubblicato diversi libri ed articoli di una certa notorietà (con CorbaccioL’ultima tribù”); ha insegnato ad Harvard; è stato per sette anni direttore del South Australian Museum; attualmente è docente della Macquarie University, dove segue un progetto di ricerca sui cambiamenti climatici; presidente dello State Science Council e della Sustainability Roundtable, un organo consultivo sullo sviluppo sostenibile, Flannery è anche rappresentante australiano della National Geographic Society.

Il suo libro “I Signori del Clima” (Corbaccio, 2006) si apre riprendendo la teoria di Gaia proposta nel 1979 da James Lovelock, secondo il quale la Terra è un unico organismo e l’atmosfera che la avvolge è da considerarsi l’estensione di un sistema vivente, come la pelliccia per un gatto o le penne per un uccello, con funzioni di interconnessione e termoregolazione.

L’atmosfera è il filo conduttore di quest’opera, e l’autore riassume le proprietà di questo indispensabile involucro in modo brillante. E’ di grande efficacia la descrizione dell’andamento della concentrazione della CO2 nell’atmosfera, che dà un’idea sia del suo inesorabile aumento a causa dell’attività umana, sia della “respirazione” stagionale della Terra.

Nel recente documentario di Al GoreUna scomoda verità” vengono presentati, per buona parte, gli stessi dati del libro di Flannery, anche se con fini che oltrepassano l’ecologia per arrivare alla vera e propria propaganda elettorale.

Attraverso lo studio di campioni di ghiaccio estratto dalle profondità della Terra è possibile conoscere la composizione dell’atmosfera e quindi le condizioni del clima fino a circa 700.000 anni fa. Dalla comparsa dell’attività industriale, agli inizi del secolo XIX, si è avuto un progressivo aumento dei gas serra, CO2 in primis, con effetti così decisi sull’andamento climatico del pianeta da spingere diversi importanti studiosi, fra i quali Paul Crutzen, premio Nobel per le ricerche sul buco nell’ozono, a proporre l’introduzione di una nuova era geologica, dall’inequivocabile nome di Antropocene, che avrebbe inizio proprio con la rivoluzione industriale, ma secondo alcuni databile addirittura a partire dalle origini dell’agricoltura, in particolare quella umida, come nelle risaie dell’Asia orientale, circa 8.000 anni fa.

Quanto alle cause dell’aumento dei gas serra, l’autore si sofferma particolarmente sull’uso dei combustibili fossili – petrolio, carbone e gas – che, quando vengono bruciati, liberano nell’atmosfera quello stesso carbonio sottratto ad essa molti milioni di anni fa dagli organismi viventi. Il carbone è il combustibile fossile più abbondante e più diffusamente distribuito sulla Terra e viene anche chiamato “sole sepolto”, in quanto deriva dai resti fossilizzati di piante cresciute nelle paludi milioni di anni fa. Se il XIX secolo è stato quello del carbone, il XX è stato quello del petrolio, risorsa meno abbondante del primo, con una distribuzione più irregolare e molto più difficile da trovare. All’inizio del XXI secolo, il gas naturale – ultimo della triade fossile – formato per lo più da metano, ha superato in importanza il carbone e si pensa che farà lo stesso nei prossimi decenni con il petrolio. Purtroppo non viene dedicato nel libro adeguato spazio alle altre fonti di gas serra come gli allevamenti, che, secondo un recente rapporto della FAO citato anche dall’economista Jeremy Rifkin, sono ancor più responsabili degli stessi trasporti.

Flannery ricorda che nel 1986 l’umanità ha raggiunto la capacità di sostentamento della Terra, e che da oltre vent’anni il bilancio ambientale del pianeta è in deficit, ossia stiamo erodendo il capitale di base con uno sfruttamento eccessivo della pesca, dei pascoli, delle foreste, dell’atmosfera e delle risorse disponibili. Dall’inizio della Rivoluzione industriale si è verificato un riscaldamento globale di 0,63 °C, la cui causa principale è un aumento di CO2 atmosferica da circa tre parti su 10.000 a poco più meno di quattro. Buona parte dell’incremento nell’uso dei combustibili fossili ha avuto luogo negli ultimi decenni, e nove dei dieci anni più caldi mai registrati si sono avuti dopo il 1990.

L’autore dedica tutta la seconda parte del libro ad un’ampia panoramica dei danni, in corso e prevedibili, provocati dal riscaldamento globale, a cominciare dagli allarmanti mutamenti che si stanno verificando ai poli, per proseguire con quelli a carico della grande barriera corallina e di numerose specie del pianeta, come il rospo dorato del Costa Rica, la prima per la quale si è dimostrata, ormai da quasi trent’anni, l’estinzione per effetto del cambiamento climatico. Per le stesse precipitazioni, a livello globale, si stanno registrando profondi cambiamenti nel loro regime, con una marcata tendenza all’estremizzazione degli eventi meteorologici.

La terza parte è spesa da Flannery per descrivere e sottoporre a critica i più recenti modelli di previsione, elaborati per valutare cosa potrebbe accadere al pianeta nei prossimi decenni a seguito del riscaldamento, con particolare riguardo agli eventi maggiormente paventati dal mondo scientifico come l’interruzione della Corrente del Golfo, il tracollo delle foreste pluviali dell’Amazzonia ed il rilascio di metano, gas serra molto più dannoso della stessa CO2, dal fondale marino.

Il libro prosegue con il racconto della vicenda dei clorofluorocarburi (CFC), dei danni arrecati da questi allo strato di ozono e della lotta intrapresa, circa vent’anni fa, con il protocollo di Montreal per impedirne la distruzione e consentirne il ripristino. Un ampio spazio è poi dato al Protocollo di Kyoto, alla sua storia e alle difficoltà che ancora incontra nella ratifica da parte degli Stati maggiormente responsabili dell’immissione di gas serra in atmosfera, come gli USA e l’Australia.

La parte conclusiva del libro riassume le diverse soluzioni prospettate dal mondo scientifico per ridurre il riscaldamento globale, fra le quali l’autore presenta in maniera critica le ipotesi di sequestrazione della CO2 nelle acque oceaniche e nelle profondità della terra, la forestazione ed anche l’uso dell’idrogeno. Esistono circa una quindicina di differenti tecnologie, sostiene Flannery, che potrebbero avere sinergicamente un ruolo decisivo: l’eolico, il solare termico, il fotovoltaico ed anche altri modi per generare energia rinnovabile, come camini solari e sfruttamento di onde e maree. Quanto al nucleare l’autore ricorda che lo stesso ideatore dell’ipotesi di Gaia fece nel 2004 un appello, criticato fortemente dal mondo ecologista, per una massiccia espansione della produzione di energia nucleare in tutto il mondo, ritenendola come l’unica opzione disponibile per arrestare il procedere così rapido del mutamento climatico. I fattori che rendono particolarmente sgradito il nucleare all’opinione pubblica sono la sicurezza, lo smaltimento delle scorie e le bombe ma, nonostante ciò, Cina ed India probabilmente procederanno su tale via perchè attualmente non hanno altre alternative alla loro fame di energia. Un’altra opzione per la produzione continua di energia viene segnalata da Flannery ed è la geotermia: nei deserti del South Australia, a quasi quattro chilometri dalla superficie, è stato scoperto un deposito di granito a 250 °C, che si stima possa soddisfare tutte le necessità energetiche dell’Australia per ben 75 anni.

La decarbonizzazione dei sistemi di trasporto è indicata come il primo passo verso la soluzione al riscaldamento globale per proseguire con quella della rete elettrica. L’autore conclude il suo lavoro indicando, se pur molto sommariamente, al lettore alcune azioni quotidiane da intraprendere per poter iniziare a contribuire consapevolmente al contenimento della crisi climatica in corso.


Tim Flannery - I Signori del Clima (Corbaccio, 2006) - copertina

Tim Flannery
I signori del clima. Come l’uomo sta alterando gli equilibri del pianeta
Edizioni Corbaccio, 2006

Link: la scheda del libro su IBS, BOL.it e Amazon (quest’ultima in inglese)

Un commento su “I Signori del Clima”

  1. ciao…
    insomma, apparte il libro, che sembra molto interessante…
    il film di Al Gore me lo consigli o no?
    essendo totalmente ignorante in materia, come punto di partenza un film è sempre digeribile di un libro “tecnico” …
    ma se è solo uno spot elettorale…

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