(Pubblichiamo, a puntate e in versione integrale, il racconto apparso sul numero 103 – ottobre 2007 – di Aviazione Sportiva, Editoriale Olimpia)
Il nome “Gli Adriatici” prende immodestamente spunto dalle crociere “atlantiche” di Italo Balbo con i suoi S-55 X che ebbero enorme successo e grandi risultati.
Con il piccolo C172 I-FFSD non si può pensare all’Atlantico, ma una traversata dell’Adriatico, si!
Così è nato il nome, la trasvolata da Ancona a Losinj è stata “necessaria” per battezzare il SD e il suo equipaggio: “Gli Adriatici”.
Da qui in poi il piccolo C-172 è stato protagonista di molte avventure e “conquiste”, la prima, e forse la più ardita è descritta qui di seguito.
Alla conquista della Spagna
Il piano è semplice, colpiremo le popolazioni pirenaiche di sorpresa, con attacco su due fronti.
Le “truppe di terra” sbarcheranno a Barcellona con veicolo Renault Espace, di colore rosso, a 7 posti, mentre gli intrepidi aeronauti raggiungeranno l’obbiettivo in volo con il SD.
Equipaggio terrestre: Livia, Nicoletta, Liliana.
Intrepidi avionauti: Carlo, Marco, Guido.
Vigilia del primo giorno
Come volo di collaudo e per un buon auspicio, effettuiamo il sorvolo del Santuario di Loreto (la Vergine Protettrice degli Aviatori) visto che gli ultimi lavori di manutenzione hanno comportato la sostituzione di tutti i 6 cilindri del Cessna!
Giorno primo
Con la benedizione della Madonna di Loreto, dalla costa adriatica (aeroporto di Fano) il SD si leva in volo, con destinazione Roma Urbe.
Giunti a Roma si forma l’equipaggio definitivo Carlo, Marco, Guido. Si caricano i bagagli e si sbrigano le ultime pratiche burocratiche che mi inducono incautamente ad affidare la mia carta d’identità a Carlo (mentre io rifornisco). Finita la burocrazia partiamo per la Corsica, aeroporto di Calvì.
Sono il più giovane a bordo, ma sono anche il pilota più esperto, è quindi mio dovere, per la sicurezza dell’equipaggio, proibire categoricamente il “passaggio basso” che avrebbero voluto effettuare sulla casa di un loro amico al mare, a nord di Roma. Ci serve quota per passare dall’Elba alla Corsica. Lasciando Orbetello alle spalle; un ricordo va ad Italo Balbo ed ai suoi Atlantici.
Calvì: In poco più di due ore siamo in Corsica, l’aeroporto è in una vallata e gli aerei di linea fanno manovre a vista “assurde”, per mettersi in finale.
L’ufficio traffico è deserto, l’unico interlocutore è un computer, per il meteo e i piani do volo. Il bagno è fuori dell’area doganale quindi chiedo a Carlo la mia carta d’identità affidatagli a Roma.
Dal suo sguardo, misto tra bambino preso a rubare le caramelle e del tipo “lo so ma non te lo dico” nasce una risposta improbabile: “Te l’ho ridata a Roma, no??”
Sapremmo poi, dopo affannose ricerche, che la mia carta d’identità è stata ritrovata abbandonata nell’ufficio traffico dell’Aeroporto dell’Urbe.
Non posso andare in bagno, ma grazie alla vescica di ferro che mi ritrovo tengo duro fino la prossima destinazione. Sperando sempre di non essere intercettato dalla polizia di frontiera. (continua…)
Vorrei solo comunicare che gli aerei utilizzati da Italo Balbo per le traversate atlantiche erano degli idrovolanti bimotori SIAI Marchetti S.55 X e non dei trimotori terrestri SIAI Marchetti S 79 Sparviero, due aerei di tipologia e concezione totalmente differenti; naturalmente la mia è solo una precisazione, per una più esatta valutazione storica. Cordialmente
La redazione di Popinga ringrazia Mauro Petrucci per la giusta e e tempestiva precisazione.
Abbiamo subito effettuato la correzione e chiediamo scusa ai lettori per la macroscopica svista sfuggita a Marco, ma passata inavvertitamente anche sotto i nostri occhi. Ci consola soltanto che anche l’amico Rodolfo Biancorosso, dinamico direttore di Aviazione Sportiva,all’epoca della pubblicazione non se ne sia accorto!