Dieci anni persi

E’ davvero incredibile, una vergogna per la città: uno scandalo lungo dieci anni! Quella landa desolata del gran parcheggio a ridosso della città è sotto gli occhi di tutti. Si tratta di una struttura che appare strategica per molteplici attività commerciali, ricreative e ricettive, ma che di fatto risulta davvero ignorata. Un’area di cui si sono fatti belli gli amministratori comunali quando l’hanno promossa al grado di “parcheggio scambiatore” a seguito della recente “rivoluzione del traffico”; un’area che appare purtroppo con un aspetto lunare.

La causa dello scandalo, di questa vergogna è molto semplice da indicare. E’ appunto trascorsa la bellezza di dieci anni, dieci lunghi anni, da quando è stato inaugurato il “Centro commerciale Molino”, dieci anni perduti per sempre, sprecati senza alcun costrutto. Infatti non c’è un filo di verde. Meglio dire che gli alberelli, allora posti a dimora sono restati come allora; anzi buona parte giace li stecchita e la maggioranza appare oggi gravemente e forse irrimediabilmente compromessa.

Vegetazione nel parcheggio del centro commerciale Vegetazione nel parcheggio del centro commerciale Vegetazione nel parcheggio del centro commerciale

Nell’ottobre scorso si è doppiata appunto la ricorrenza del decennale, due lustri dall’inaugurazione in pompa magna del complesso commerciale senza – ci pare – che sia stata evidenziata la ricorrenza. Un po’, anzi tanta vergogna! Trascorsi dieci anni l’aerea compresa nell’ansa del fiume Misa, che un tempo era caratterizzata da campi intensamente coltivati, lussureggianti per l’ottimo terreno e per la ricchezza d’acqua, è un arido piazzale cementificato. Dovrebbe servire, anzi serve, come parcheggio, ma non offre quelle caratteristiche che avrebbero fatto degli immensi piazzali delle vere aree di sosta. Aree confortevoli e qualificate come sarebbe estremamente utile anche al tipo di attività che si svolgono nel centro commerciale e nelle attività di contorno.

Proprio facendo riferimento alle caratteristiche pregresse della zona anche un profano avrebbe scommesso che le piante messe allora a dimora non avrebbero incontrato difficoltà. Certo è stata banditesca la scelta, sempre quella di massimo profitto, anzi immediato profitto (per chi li ha impiantati), di non aver predisposto adeguate protezioni alla base e di aver lesinato anche sulle opere di sostegno dei fusti. Che poi le radici si trovassero così a mal partito lo avrebbero potuto prevedere solo gli ignoti esecutori dell’impianto che, a giudicare dagli insuccessi della crescita, debbono essere stati davvero dei barbari.

A chi è stato sul posto, anche solo poche volte e magari di fretta per un appuntamento “di tipo autostradale” o solo la sera per andare al cinema, saranno apparse evidenti le condizioni di quanto ora non riesco ad illustrare come vorrei con queste immagini. Alberelli rachitici, mutilati, trascurati, sofferenti, al limite estremo della sopravvivenza e senza alcuna speranza per il futuro.

Vegetazione nel parcheggio del centro commerciale Vegetazione nel parcheggio del centro commerciale

Sarebbero invece stati, a dieci anni di distanza, dei bellissimi esemplari verdi, un gran ristoro ed un immenso capitale, in una area di parcheggio sempre più frequentata. L’uomo avrebbe assecondato la Natura e questa gli avrebbe restituito cento, mille volte di più!

Chiediamoci chi sono questi uomini sciocchi, ignoranti, presuntuosi e trascurati da essere così ciechi fino al punto di non accorgersi, per ben dieci anni!,  che quelle vite messe a dimora andavano anche  curate ed assistite perché si manifestassero.  Avremmo potuto avere quest’oggi un’area di parcheggio qualificata e funzionale evitando così la situazione da forno crematorio che regolarmente si manifesta nei giorni soleggiati, meglio ancora durante  la lunga stagione estiva.

Vorrei aggiungere – per fornire un confronto decisivo – che in un ristorante senigalliese aperto ex novo soltanto tre anni fa l’annesso parcheggio consentiva già, nella trascorsa  stagione estiva, di sistemare le auto sotto la chioma di alcuni esemplari di gelsi e/o altre specie di rapida crescita. Un vero sollievo benefico è l’ombra di questi alberelli.

La conclusione di questa segnalazione, anzi più una riflessione aperta al confronto che altro, non può esimersi dall’additare al pubblico ludibrio i colpevoli di tanta ostinata trascuratezza. Forse non sarebbe il caso, visto che in questo periodo si è parlato a sproposito di Corte dei Conti di valutare la possibilità che questo invece sia un caso?

Se necessario spero che questa ultima parte sarete voi a farla, amici miei. Se non altro perché sapete di una lunghissima sequela di proposte e polemiche, davvero lunga, oramai vicina al mezzo secolo.

Dove dirigere gli strali se non nei confronti degli amministratori? Di chi la responsabilità per quanto avvenuto? Perché cancellare, dimenticare, fingere di ignorare questo bilancio così negativo? 

Ancora una volta, dopo tanti anni, mi chiedo perché mai i nostri politici, sia quelli al governo che gli altri dell’opposizione, poco o nulla hanno sempre fatto per la gestione di questo grande ed insostituibile patrimonio che sono appunto le risorse vegetali in città.

Un’ultima sottolineatura: il fatto è ancor più grave in quanto ad incidere pesantemente su questi errori, su queste colpe interviene il fattore tempo: dieci anni per un albero sono un tempo lunghissimo. Così anche per la vita di un uomo. Quindi dieci anni persi pesano, pesano come un macigno legato al collo di chi ne porta la responsabilità.

3 pensieri riguardo “Dieci anni persi”

  1. Piano del verde urbano

    Mi sembra che per i nostri polmoni verdi si sia sempre operato "a caso", o perchè c’era da rifare il marciapiede di turno, o per il re-styling di qualche via o palazzo …

    Adesso, con la nuova legge regionale per la "tutela" del nostro patrimonio vegetale (la pessima L.R. n. 6/2003), ogni Comune dovrà predisporre un piano/regolamento del verde urbano, dedicandovi più risorse e maggiori attenzioni di quanto fatto fino ad oggi.
    Non lasciamo che la gestione di questo e dei futuri strumenti di pianificazione locale venga affidata ai "soliti" geometri, architetti ed ingegneri (senza nulla togliere alla loro professionalità e serietà), perchè ci sono figure seminote ai più, come naturalisti, agronomi, biologi, che forse, dico forse, potrebbero impostare un green-management diverso dalla politica dell’incuria  che ha segnalato il sig. Gianluigi.
    Ovviamente la gestione del verde e degli angoli di natura ancora rimasti in città dovrà avere pieno sostegno da parte dell’Amministrazione (leggasi risorse e strumenti), altrimenti … neanche Jean Gionò (*) potrà cambiare la situazione attuale.

    David

     

    (*) Jean Gionò. L’uomo che piantava alberi.Salani Editore

    vedi anche: http://emporio.parks.it/product_info.php?products_id=246

  2. altro che piano…qui siamo all’età della pietra!

    Non posso che essere d’accordo sul commento: si è “sempre operato a caso” per tutto il verde urbano, sia per quello esistente che per i nuovi impianti.  

     Però devo dire a David che anche operando “a caso” ci vorrebbe tanto poco a non perdere dieci anni, un tempo lunghissimo e prezioso. Chi ha letto Jean Gionò lo sa bene. Questo è un immenso  capitale così scioccamente dilapidato, un vero furto delle risorse civiche.

    Responsabili sono gli amministratori: precedenti ed attuali, senza  se e senza ma! Amministratori che però non perdono un’occasione per ammantarsi di ecologia, per cianciare d’ambiente, per dipingersi di verde, per essere moderni e democratici.

    Purtroppo mi sembra che anche nostra città abbia assunto costose consulenze, diversi signori e signore che si qualificavano come esperti. Visti alla prova meriterebbero d’essere radiati dagli albi professionali (quando ne avessero i titoli per l’iscrizione).

                La discussione sulla legge regionale poi la facciamo un’altra volta; ed anche per questo argomento il mio giudizio, per forza di cose, sarà durissimo e non farà sconti a nessuno.

     Gianluigi

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