Curare, curare, curare

(…segue) Se le persone chiedono l’eutanasia perché soffrono, la risposta al dolore non è l’eutanasia, bensì le cure palliative. Il termine deriva da ‘ pallium’, che vuol dire mantello, e fa riferimento al gesto di S. Martino di Tours, che non potendo fare altro, donò metà del suo mantello al bisognoso, e S. Martino è il Patrono delle cure palliative. Tali cure possono controllare il dolore nel 90% dei casi e oltre, e, nei pochissimi casi in cui non ci riescono, il dolore può essere eliminato mediante la sedazione.

Secondo la definizione dell’O.M.S., è fondamentale affrontare e controllare il dolore, gli altri sintomi e le problematiche psicologiche, sociali e spirituali. L’obiettivo delle cure palliative è il raggiungimento della migliore qualità di vita per i pazienti e per le loro famiglie. Così facendo, le cure palliative affermano il valore della vita e considerano la morte un normale processo. Non intendono né affrettare né allontanare la morte, ma offrono un sistema di sostegno alla vita del paziente e dei suoi familiari, fino alla morte.

Né accanimento terapeutico, né eutanasia!

Anche l’accanimento terapeutico è malvagio e quindi va evitato. Ma non praticare terapie o sospenderle perché configurano un accanimento terapeutico è ben diverso dal praticare l’eutanasia. Per terapia si intende ‘la branca della medicina che tratta dei mezzi e delle modalità usati per combattere le malattie’.

Dunque, alimentazione, idratazione e la stessa ventilazione meccanica non sono terapie: infatti non combattono una malattia, bensì soddisfano il bisogno di mangiare, di bere e di respirare un bisogno che non è una malattia, bensì una caratteristica di tutti.

E’ vero che per la nutrizione-alimentazione artificiale viene usato un mezzo artificiale-tecnico, chiamato sondino, ma anche il biberon per i bambini è un mezzo tecnico. Interrompere queste pratiche significa far morire di fame e di sete o di soffocamento un essere umano che, tra l’altro, anche in stato ‘vegetativo’, è possibile che provi dolore.

Un malato, inoltre, può lecitamente desiderare ancora un po’ di tempo per ottemperare a doveri familiari o personali e quindi può chiedere il prolungamento della sua vita anche con mezzi sproporzionati. Se fosse malvagio vivere grazie ad una macchina, allora dovremmo distruggere non solo i pace-makers, ma anche tutte le macchine che consentono di sopravvivere a chi vuole farlo.

Ricordiamo che lo stesso Prof. Mario Melazzini, Presidente dell’ Associazione S.L.A., della cui malattia egli stesso è colpito, non potrebbe vivere senza la PEG, che gli permette di idratarsi e di nutrirsi. Quindi, moralmente sbagliato è l’accanimento mediante una macchina, non l’uso in sé di una macchina!

E non è necessario essere cristiani per svolgere questo argomento contro il suicidio, tanto è vero che si trova anche in autori non cristiani, come Pitagora, Socrate, Platone. Come dice Kant, ‘mentre le cose hanno un prezzo, gli uomini hanno una dignità’, cioè non hanno prezzo, e noi siamo tenuti a rispettare incondizionatamente la dignità umana: quest’ultima viene distrutta da suicidio ed eutanasia. La dignità umana è la preziosità dell’uomo, è il valore incommensurabile dell’uomo e risiede nell’esserci, cioè nel suo esistere, non nel suo esercitare determinate operazioni e non solo nel suo essere libero.

Si parla spesso di dignità della vita, ma è meglio parlare di dignità dell’uomo, perché la dignità è una proprietà dell’uomo più che della vita dell’uomo. Del resto non esiste la vita, ma esiste in concreto solo il vivente, in questo caso appartenente alla natura umana. La dignità dell’uomo è indipendente dalle condizioni di vita in cui egli versa, dalle qualità della sua vita: in nessuna condizione l’uomo perde la sua dignità.

Terry Wallis, un ragazzo statunitense entrato in coma nel luglio 1984 si è risvegliato dopo 19 anni e si è rimesso in contatto con la realtà e ha cominciato a parlare. Anche Jan Grzebski si è risvegliato dopo 19 anni: dopo l’incidente traumatico i medici gli avevano dato solo 2 o 3 anni di vita, mentre solo la moglie aveva creduto nel suo risveglio e ha avuto ragione.

Non sono poche le persone che, che dopo un lungo stato di coma si sono risvegliati e hanno raccontato di aver sentito tutto quello che veniva detto intorno a loro, anche se impossibilitati ad entrare in relazione con il mondo esterno…

La medicina ha il compito di lottare incessantemente e senza risparmiarsi contro ogni malattia, perché l’essenza della medicina è la cura. E il prendersi cura del paziente è sempre possibile. Inoltre sono e saranno sempre più possibili terapie all’avanguardia che potranno dare rinnovate speranze, terapie già in sperimentazione e in applicazione. La storia della medicina e dei suoi progressi è il frutto della benedetta ostinazione di generazioni di medici, che, di fronte a malattie inguaribili, hanno lottato senza tregua. Se i medici dell’800 avessero optato per l’eutanasia o per il lasciar fare alla natura, oggi molte malattie non sarebbero state sconfitte e non vivremmo così a lungo.

Occorre quindi molta prudenza prima di affermare che una certa condotta medica è ‘accanimento terapeutico’. Se il medico è ippocratico, egli agirà sempre secondo scienza e coscienza per curare, alleviare le sofferenze e mai volendo la morte del paziente

28 pensieri riguardo “Curare, curare, curare”

  1. Il soggetto in stato vegetativo è persona:La persona umana per il solo e semplice fatto di esistere è un bene, è un valore;è questa sua bontà,il suo valore intologico.(mons.Carlo Caffarra)Difendere l’uomo: percjhè? come?

  2. perchè, cosa vorresti fare? eliminarlo? come i nazisti? e, di grazia, da cosa si stabilisce lo stato “minimo” per cui si è degni di sopravvivere?

  3. Sono argomenti delicati. Quando se ne parla occorre pensare a quante persone stanno vivendo il dramma sulla propia pelle ed ai loro familiari. In qualità di cristiano, mi sento di dire che è dio che da la vita e solo a lui spetta di toglierla. Ma poi ogni caso è una storia a se, e va valutata caso per caso. Accanimento terapeutico no. Ma è possibile alleviare le sofferenze, per accompagnare ad una dolce morte il malato quando è irreversibile.

  4. Allora Sig. Gabriele, stabiliamo la materia del contendere. lei parlava di eutanasia o di accanimento terapeutico? sono due diverse situazioni.Il suo discorso altrimenti è vago.

  5. A me sembra che alcune persone non abbiano ben chiara la differenza tra suicidio, eutanasia ed accanimento terapeutico.
    In parole povere, parlano a vanvera se non a sproposito (non c’è un riferimento specifico verso i post di questo thread).
    Dico a Gabriele2 che se è Dio a dare la vita, non vedo perché debbano essere dei macchinari prodotti dall’uomo a tenere artificialmente in vita dei moribondi.
    Diciamo che queste speculazioni sono paradossali: la Chiesa non accetta la fecondazione artificiale, perché non naturale, mentre esige che persone come la Englaro vengano tenute in vita in modo assolutamente artificiale!
    Un paese mediamente libearale dovrebbe dare la libertà di scelta, almeno nelle cure di fine vita od in quelle palliative, ad ogni singolo individuo.
    E non sto parlando nè di eutanasia, nè di suicidio.

  6. Sig. gaspa
    sempre gentile lei…
    simpatico, poi il fatto che, dopo aver affermato “A me sembra che alcune persone non abbiano ben chiara la differenza tra suicidio, eutanasia ed accanimento terapeutico.” scriva “Un paese mediamente libearale dovrebbe dare la libertà di scelta, almeno nelle cure di fine vita od in quelle palliative, ad ogni singolo individuo.
    E non sto parlando nè di eutanasia, nè di suicidio.”

    Delle due l’una: nell’incipit si riferiva a se stesso o ha problemi con la logica? tertium non datur!

  7. Torniamo al tema principale. Su un punto mi sembra si possa concordare: suicidio, omicidio del consenziente, accanimento terapeutico, interruzione delle cure, cure alternative, cure palliative ed eutanasia: sono concetti giuridici e morali differenti.
    E quindi, ripeto la domanda e la sottotitolo a pag.777 (per i non capenti /gaspa)
    di cosa stiamo parlando?

  8. Forse prima di chiederci di quale dei concetti da lei indicati stiamo parlando, bisognerebbe capire cosa di preciso siano tutti questi concetti, altrimenti si fa solo una gran confusione.
    Del resto nemmeno nel mondo scientifico, come in quello giuridico, c’è chiarezza in merito.
    Dal mio punto di vista la libertà di coscienza è la sola ipotesi praticabile; pensare di poter imporre misure generali è velleitario oltrechè, sempre secondo me, sbagliato.
    Uno Stato con la S maiuscola deve tutelare la vita dei cittadini ma deve anche porre un limite al di là del quale la decisione, proprio perchè personalissima, deve essere lasciata ad ogni coscienza.
    Tutto sta nell’individuare quel confine al di là del quale ognuno deve essere libero di scegliere; per me una vita se non può essere minimamente vissuta non può essere spacciata per tale.
    Mi ha fatto molto riflettere sapere che ci sono persone che, pienamente consapevoli ma completamente immobili da anni su di un letto in ospedale, hanno tentato di uccidersi cercando di ingoiare un piccolo microfono che avevano per “parlare” (ammesso che quelle che escono siano parole).
    In casi come questi mi sembra abbastanza chiaro che sia giusto lasciare quella persona libera di non soffrire più.
    Più una questione tocca l’intimo della persona e della vita, più sono dell’idea che nessuno Stato possa permettersi di decidere per ognuno di noi.
    Per me il discrimine è dato dalla qualità della vita; se ragioniamo diversamente, cioè su cosa è accanimento terapeutico (l’alimentazione parenterale si o no?) e su cosa è eutanasia non andiamo lontani.
    Per me non avere alcuna possibilità di interagire col mondo non è vita.

  9. “Del resto nemmeno nel mondo scientifico, come in quello giuridico, c’è chiarezza in merito.”

    Sbagliatissimo. Il diritto prevede tutto e quello che non è previsto… normalmente è lecito.

    “Dal mio punto di vista la libertà di coscienza è la sola ipotesi praticabile; pensare di poter imporre misure generali è velleitario oltrechè, sempre secondo me, sbagliato.”

    Ancor peggio. Mio caro amico, esistono dei diritti che per loro natura sono indisponibili ossia non sono nella libera disponibilità del titolare.

    “più sono dell’idea che nessuno Stato possa permettersi di decidere per ognuno di noi.”

    ecco, lo dicevo io. Mi spiace caro amico ma è lo Stato che, proprio in quanto portatore di interessi collettivi e superiori può e DEVE regolamentare e decidere.

    le faccio un esempio io in nome di questa asserita libertà decido di drogarmi… bene
    ma questa decisione ricade sulla collettività, come costi per curarmi, ad esempio, oppure come pericolosità qualora decidessi di guidare sotto l’influsso di stupoefacenti o, peggio ancora di esercitare la professionbe di medico chirurgo.

    Come vede non è sempre tutto cosi’ semplice.

    “Per me il discrimine è dato dalla qualità della vita” me lo sentivo.
    Alcune sere or sono rileggevo un simpatico libro di fantapolitica. Si ipotizzava che Hitler avesse vinto la seconda guera mondiale. Un bambino, figlio di un ufficiale di polizia, spiegava al proprio padre di come fosse giusto e buono eliminare un handicappato.la qualità della sua vita era davvero infima.

    E mi perdoni gabriele.. chi è che decide quale è il livello minimo e tollerabile?

    Infine le consiglio di rivedere le sue ” fonti” “i ha fatto molto riflettere sapere che ci sono persone che, pienamente consapevoli ma completamente immobili da anni su di un letto in ospedale, hanno tentato di uccidersi cercando di ingoiare un piccolo microfono che avevano per “parlare””

    quei piccoli “microfoni” in realtà si chiamano trasduttori e vengono collocati sul collo. Difficilmente una persona paralizzata può ingoiare quel marchingegno che, solo nel suo immaginario (ed in quello del latore della legenda metropoLLitana -da pollo chi ci crede – ) è collocato immediatamente vicino le labra.

    Quindi, riformulo la domanda: di cosa stiamo parlando?
    di eutanasia?
    di omicidio del consenziente?
    di accanimanto terapeutico?
    di interruzione cure o di cure palliative?

  10. Non so bene quando si possa parlare di accanimento terapeutico. Del resto, sull’argomento ci sono posizioni discordanti persino tra i grandi luminari della medicina. Non intendo esprimermi sul concetto di eutanasia si o eutanasia no. Ci sono tanti casi che andrebbero visti uno ad uno. Intendevo chiedere una conferma a quanti ne fossero a conoscenza, se quando il malato è irreversibile, sofferente, e purtoppo ancora lucido, credo si possa alleviare la sofferenza somministrando tipo dei calmanti o antidolorifici?!

  11. “Del resto, sull’argomento ci sono posizioni discordanti persino tra i grandi luminari della medicina.”

    No. le posizioni discordanti riguardano l’opportunità dell’accanimento e non la sua definizione.
    La medicina è una scienza probabilistica ed in questo ambito esistono protocolli terapeutici ben precisi.

    “quando il malato è irreversibile, sofferente, e purtoppo ancora lucido, credo si possa alleviare la sofferenza somministrando tipo dei calmanti o antidolorifici?”

    Alleviare la sofferenza è appunto l’ambito delle cd cure palliative ossia quel sistema tipico delle cliniche svizzere degli anni 50/60…. ma la cura palliativa non è eutanasia e neppure interruzione di terapie essenziali ma costituisce unicamente l’abbandono “UMANO” dell’accanimento terapeutico. Non si insiste nel curare ma solo nel rendere meno fastidioso il trapasso.

  12. Per prima cosa se vuoi parlare con me inizia ad avere un tono maggiromente rispettoso caro il mio ali baba.
    Per seconda cosa se vieni a fare il saccente parlandomi di diritto caschi proprio male mio caro amico, conosco il diritto come te se sei laureato in giurisprudenza o meglio se non lo sei.
    Per terza cosa, le mie fonti sono più che attendibili e non sono leggende metropolitane, avendomene parlato una persona a me molto vicina che lavora con quelle persone (e con quella dell’esempio in particolare).
    Le tue argomentazioni sono estremamente generiche e formali e a volte alquanto confuse.
    “il diritto prevede tutto e quello che non è previsto… normalmente è lecito”: e quando non rientriamo nel normalmente lecito che facciamo? Sei così diretto ma poi commetti errori, vuoi creare categorie nette e chiudere il sistema ma poi fallisci nel tuo tentativo.
    Il diritto è frutto di scelte che hanno una loro origine politica e sociale.
    Le categorie che oggi abbiamo si dimostrano insufficienti davanti a tali problemi.
    Una nuova regolamentazione è necessaria, secondo me.
    Una regolamentazione che lasci libertà di coscienza, sempre a mio avviso, è la scelta migliore.
    Se fossi meno nevrotico nel ragionare su questi temi, arriveresti a capire che anche lasciando libertà di scelta su una materia così delicata, lo Stato interviene e decide.
    Concludo con una “clausola di stile” (se conosci il diritto sai cosa sono): come puoi leggere nei miei commenti, su questi temi in particolare non ho pretese universalistiche, ma antepongo sempre poche parole del tipo “a mio parere” o “secondo me”.
    Poi questo è uno Stato strano… non si possono imporre trattamenti obbligatori (quindi una persona è libera di non curarsi) e non si è poi liberi di morire in pace.
    P.s. nelle tue elucubrazioni giuridiche non ti venisse in mente di tirare fuori il TSO, non c’entra nulla!

  13. Per quelle che sono le mie conoscenze scientifiche e di diritto in materia, preferisco starne fuori, e non addentrarmi così nello specifo in certi discorsi, non ne verrei fuori. Tuttavia da un punto di vista pratico, chiedo a chi voglia parlarne: voi se doveste lasciare un testamento biologico, cosa vorreste decidere per la vostra sorte in una situazione di irreversibilità o di un ipotetico stato vegetativo? E se foste uno stretto parente?

  14. Sig.Gabriele, mi sembra di aver parlato con toni rispettosi verso la persona, come è mia abitudine, il che non implica, naturalmente,accettare passivamente le fregnacce che questa possa eventualmente esprimere.
    Pur riconoscendo il valore legale di una laurea devo tuttavia rammentarle che non tutti i laureati sono eguali…. quindi sia meno supponente; lei ha detto che non esistono definizioni giuridiche, io ho affermato che “il diritto prevede tutto” e non ha “vuoti”. Se vulnus c’è l’onere di dimostrarlo spetta a Lei o, per caso, la sua millantata laurea le permette di ribaltare l’onere probatorio?

    “Il diritto è frutto di scelte che hanno una loro origine politica e sociale.”
    bene, in 24 righe è l’unica affermazione che mi sento di poter riconoscere come valida”; una buona media! I miei dubbi si dipanano man mano che parla. Lei è un figlio del ’68, o meglio lo è la sua laurea

    “Le categorie che oggi abbiamo si dimostrano insufficienti davanti a tali problemi.”

    ma va la? solo che lei parla di “problemi” ed ancora non ha definito il tema decidendum. Spero non eserciti la professione di avvocato, in particolare civilista. Un ricorso o una citazione generica tendono ad essere mal digeriti dal giudicante 🙂

    “Una nuova regolamentazione è necessaria, secondo me.”
    regolamentezione di cosa? Mi perdoni, inizio a pensare di essermi rincoglionito: di cosa stiamo parlando? l’ho chiesto piu’ volte ma mi è sfuggita la risposta o probabilmente non l’ho compresa.
    Siamo a quota 15 post ed ancora non è stato in grado di dire e definire la materia del contendere.

    “Se fossi meno nevrotico nel ragionare su questi temi, arriveresti a capire”

    e meno male che ero io ad usare toni irrispettosi….

    “arriveresti a capire che anche lasciando libertà di scelta su una materia così delicata, lo Stato interviene e decide.”

    ma va la?

    “antepongo sempre poche parole del tipo “a mio parere” o “secondo me”.”

    una bella tesi difensiva. Spero anche che lei non sia penalista. Due anni or sono la Cassazione ha avuto modo di ricordare come anche l’anteporre il “secondo me” non costituisca scriminante in caso di reati (e non mi tiri fuori i reati d’opinione, la prego!).

    lei evidentemente confonde libertà di parola con libertà di fregnaccia. Anche il diritto costituzionale le è alieno!

    “Poi questo è uno Stato strano… non si possono imporre trattamenti obbligatori (quindi una persona è libera di non curarsi) e non si è poi liberi di morire in pace.”

    Ecco… una bella frase!!! ma che significa. ce la traduca, cortesemente. le ricordo ancora una volta che l’onere di dimostrare incombe su chi afferma…

    “elle tue elucubrazioni giuridiche non ti ”

    le mie elucubrazioni giuridiche? e meno male che sarei io ad usare toni e parole irrispettose.
    Avrà notato che ho usato sempre il lei. Lo preferisco, vuoi per rispetto, vuoi per distacco. Se vuole proprio posso anche darle del “tu” ma, la prego, anzi TI prego, continua (inizia) a darmi del Lei.

    Ma a fine post mi rendo conto di aver commesso un geavissimo errore, supponendo di avere a che fare con un avvocato. Errore indotto dalla sua ostentata laurea. leggendoLa, altrimenti, non mi sarei spinto a tanto.,,
    ho scartato altre ipotesi, fra cui quella che lei fosse un magistrato. Spero ancora più vivamente di no. Una sentenza vaga, priva di motivazione ed ove presente illogica sarebbe ben piu’ grave di un atto di citazione privo di causa petendi e con un petitum vago.

    .

  15. “Per quelle che sono le mie conoscenze scientifiche e di diritto in materia, preferisco starne fuori, e non addentrarmi così nello specifo in certi discorsi, non ne verrei fuori”

    ecco bravo… si tenga fuori dal diritto. dopo tanto tempo e soldi sprecati… meglio tardi che mai.

    Seguita a non definire il tema del discorso però inizia a restringere il campo.

    benissimo. prima potevamo immaginare una sua ignoranza totale adesso il campo della sua ignoranza inizia ad essere piu’ circoscritto: andiamo dall’irreversibilità (accanimento terapeutico) allo stato vegetativo.

    e dopo 15 post ancora non si è capito di cosa si stia parlando! ah, no.. l’ha scritto: non vuole addentrarsi e preferisce tirarsi fuori, tenendosi nel vago.

    Inizio davvero a sentire la mancanza di Ritvan. Lui almeno limitava le proprie cognizioni giuridiche attribuendole ad un corso e non ad una laurea!

    Apprezzi il buon Gabriele che non ho scritto dove “secondo” me, ha conseguito la sua laurea… avrei scritto…. all’asilo cip e ciop.

  16. Gabriele lei è una sorpresa continua!

    ho deciso di dare una seconda lettura ai suoi ultimi post (ma senza tralasciare i precedenti)

    Atteso che io non è che frema dal desiderio di “parlare con lei” e che stavo rivolgendomi ad altre persone (lei è intervenuto successivamente), ribadisco la mia disponibilità al dialogo. Sia solo un pochino meno supponente e cerchi, se vuol esser rispettato, di rispettare il prossimo (le ho indicato in quante occasioni lei ha mancato). Se, infine, desidera che il rispetto venga esteso anche alle sue idee, si premuri di dimostrarle.

    “Per terza cosa, le mie fonti sono più che attendibili e non sono leggende metropolitane, avendomene parlato una persona a me molto vicina che lavora con quelle persone (e con quella dell’esempio in particolare).”
    bene, lei appartiene a quella neppur tanto rara categoria di persone che pur non essendo medici, discettano di medicina perchè una volta son stati malati, perchè un loro amico è medico 8e di malati ne ha visti tanti) o perchè lo zio della portinaia una volta si è ammalato.

    I miei piu’ sinceri complimenti!

  17. ALI BABA’, le faccio rispettosamente notare che ci sono 2 gabriele diversi. Uno è GABRIELE e basta, l’altro che sarei io, GABRIELE 2. Rilegga i commenti, e faccia bene caso a chi appartengono, e poi magari faccia sapere se ce l’ha anche con me, perchè io non l’ho mai nominata, nemmeno indirettamente. Cordialmente la saluto.

  18. interessante. sono in due. come le ciliege, i carabinieri, i c…..
    evidentemente ali baba non se ne è accorto. Eppure doveva essere evidente: il secondo gabriele non solo ha un vistoso 2 MA DICEVA COSE opposte all’altro!
    Mi preoccupa solo una cosa: non c’è due senza tre…..

  19. Caro ali baba, oltre a non essere particolarmente sveglio (non ti sei accorto che io sono Gabriele e l’altro commentatore è Gabriele 2) i tuoi toni da saccente mi ricordano molto quelli del tuo amico Ritvan.
    Per quanto mi riguarda preferisco non perdere tempo in discussioni inconcludenti con persone come te (o come lei, se preferisce la terza persona singolare).
    Non dovendo dimostrare nulla, ma volendo solo discutere in maniera costruttiva, evito di replicare alle accuse più o meno ridicole che mi sono state mosse.
    Dico (anzi ripeto) che da quando Ritvan e i suoi fedeli inseguitori hanno fatto il loro ingresso in questo blog, ne hanno decisamente peggiorato il livello delle discussioni; peccato.
    Concludo dicendo che contestare ogni singola parola, dal punto di vista formale o sostanziale (quando va bene!) è, a mio modestissimo parere, segno di frustrazione o, peggio, di paranoia.
    Buona giornata mio caro.

  20. ps il livello del blog è basso anche grazie a personaggi come gabriele che confondono termini giuridici ben precisi ed esprimono nozioni giuridiche vaghe ed assai confuse.
    Come ha detto Ali…. per fortuna non è un avvocato. Sai che ridere nel leggere una citazione priva di petitum e con causa petendi vaga, contraddittoria e non dimostrata.

  21. Evidentemente di quello che ho scritto non hai capito una mazza amico mio, ma non te ne faccio una colpa.
    In fondo i vostri nick (il tuo in particolare) sono abbastanza eloquenti.
    Faccio qualcosa di meglio che non ostentare la laurea, evito di parlare con persone di questo calibro.
    Tanti saluti

  22. gabriele, passo al “tu” che ti è tanto caro! ma sei davvero presuntuoso oltre che maleducato ed arrogante! Davvero sei convinto di aver detto delle verità cosi’ profonde da risultare di difficile comprensione? Una persona educata avrebbe il dubbio di essersi spiegata male. Tu no. Sei fortemente convinto che siano gli altri a non aver capito una mazza.

    Invitato a fornire fonti e spiegazioni, preferisci la fuga. credimi… neppure al primo anno di giurisprudenza sono cosi’ impreparati; almeno non sono arroganti!

    Ti invito, per l’ultima volta, a definire il tema del discorso: di cosa si sta parlando?

    la tua fuga o la mancata risposta indicheranno a qualsiasi lettore chi sta nel torto.

    Per il momento posso solo dirti che solo un IMBECILLE par tuo, dopo aver offeso piu’ volte ed in un solo post invita l’interlocutore a moderare i toni!

    Lorenzo man
    interessante la sua necessità di aggiungere il MAN al nick. Si è mai chiesto il perchè di questa scelta? Ritvan, con tutti i suoi difetti, vale mille volte lei e lo dico dopo aver cercato nei vari post qualcosa di originale ed intelligente ascrivibile al nick “lorenzoman”. Inutile dire di aver cercato a vuoto. Al massimo puo’ fare da spalla e tipi come gabriele ed al grido “vieni avanti, cretino”!

  23. @Ali Baba e testadipirla: ma perché non seguite Ritvan e andate a strtftvdntlcl?
    Caro Alì, il mio post #5 è chiarissimo e, poiché non comprende neanche i seguenti, la invito a ripetere le scuole elementari.
    Lorenzo Man è semplicemente l’abbreviazione di Lorenzo Manfredi e non chissà quale idiozia le sia passata per i due neuroni ancora funzionanti.
    E comunque ognuno è libero di scegliersi il nick che ritiene più opportuno senza doversi giustificare con uno a cui piace la compagnia di 40 ladroni.
    Infine Gabriele ha perfettamente ragione a non continuare a discutere con due ceffi come gli amici di Ritvan, dato che discutere con gli idioti è solo una perdita di tempo.
    PLONK.

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