Continua l’intervista che Popinga ha realizzato con Lanfranco Pace, giornalista de Il Foglio e La 7.
Possiamo permetterci il lusso di pagare, con la nuova riforma delle pensioni, qualcosa come 10 miliardi di euro in 10 anni a chi una pensione buona ce l’ha già, a garanzia del proprio attuale tenore di vita, mentre io, trentenne, so già che sicuramente ne avrò una che con difficoltà arriverà al 40% del mio ultimo stipendio?
Si, però posso dire una cosa? Questi discorsi sulla pensione mi fanno pensare a mia madre che diceva sempre: “Ma avrai una buona pensione?” Io vi giuro ho versato i contribuiti in Francia e non so a chi li ho versati e quanto ho versato. So solo che in proporzione, siccome era una redazione giovane, la preoccupazione maggiore era la disoccupazione. Quindi avevamo versato più alle casse della disoccupazione che alle casse pensione. Quindi probabilmente avrò una pensione di trecento euro se va bene, aggiungendo quello che posso versare come contributo all’INPS come free lance se arrivo a 500 mi posso considerare fortunato.
Ma che mi frega della pensione! Il mio modello di vita resta Montanelli che lavorò fino al giorno prima di morire. Finché ti assiste la testa… E’ chiaro che la mia è una condizione in qualche modo fortunata, particolare che non vale per tutti coloro che lavorano. Però avere un’ottica di questo tipo… alla pensione ci penserò! Voglio guadagnare tanti soldi da farmi un contratto di assicurazione privata che mi da’, dal momento in cui decido di andarmene in pensione, 5.000 euro al mese. Me li vado a guadagnare, vado a cercare i diamanti, l’oro, vado per filoni, per giacimenti, vado ovunque a cercare di guadagnare tanti soldi da non pormi il problema della pensione. L’idea della pensione mi intristisce a 60 anni, figurarsi a 20. Pensare in termini di pensione a vent’anni capisco che è un modo saggio di governarsi e di vivere, mi fa tristezza.
Oggi la vera differenza di classe è fra chi ha la casa e chi non ce l’ha, tra i proprietari di casa ed i non proprietari di casa. Perché, a parità di merito e di reddito individuale, tra un operatore di call center e un insegnante, oppure tra un impiegato e un ricercatore, di cui uno ha la casa e l’altro non ce l’ha, la differenza di reddito e di possibilità di vita è abissale, soprattutto in città. Il vero muro di discriminazione è la proprietà della casa, perché a Roma una casa di proprietà significa 2500-3000 euro di reddito in più. Non è poco!
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