All’inizio di quest’anno abbiamo pubblicato un post che ambiva ad aprire un “forum laico”, cioè uno spazio di discussione sul web, per l’evento del Sinodo Diocesano. Purtroppo l’invito in pratica è caduto nel nulla. Lo constatiamo con dispiacere, in quanto nei fatti crediamo ci sia uno sdoppiamento tra gli argomenti che si discutono di persona e quelli che vengono proposti qui sul nostro sito. Venuto a conoscenza di questo documento, che giunge dalla parrocchia di San Giovanni Battista di Scapezzano, per la felice penna di Don Vittorio Mencucci, chiesta l’autorizzazione a pubblicarlo, ci è sembrato potesse essere un contributo prezioso per innescare quel “forum laico” che resta ancora nelle nostre aspirazioni. (gm)
- Nella nostra società è facilmente costatabile un allontanamento dalla chiesa sia in campo culturale (vedi l’atteggiamento critico ai discorsi dell’autorità), sia nel campo del costume (vedi la moralità sessuale).
- E’ percepibile una certa tensione tra la tradizione cristiane e la coscienza moderna, per lo più affrontato con piccoli cedimenti o compromessi, compensati da un rilancio mediatico, senza un ripensamento che recuperi l’originaria esperienza cristiana.
- All’interno stesso della chiesa c’è tensione tra lo spirito profetico, attento ai segni dei tempi, e l’istituzione statica nelle sue forme codificate. In particolare va ripensato il rapporto tra spiritualità e corporeità, i nuovi segni per delimitare il limite tra la morte e la vita nel dilemma tra l’accanimento terapeutico e l’eutanasia.
- Si costata la scristianizzazione della scuola come conseguenza della cristianizzazione della società.
- Genera un senso di smarrimento il diverso atteggiamento delle parrocchie o dei singoli preti di fronte a questioni importanti, come la comunione ai divorziati risposati.
- Non tutti concordano con questa analisi che sottolinea la crisi e sottolineando la validità del ruolo attuale della chiesa. Comunque tutti concordano che la situazione di crisi va vista come momento di crescita.
- Tutti sottolineano la necessità di una più profonda preparazione culturale e una più matura formazione personale, per superare il dilagante disinteresse e la disinformazione su cui si basano tante critiche alla chiesa.
- Si parla spesso di “valori” in termini generici, sarebbe opportuno insegnare con più insistenza, in forma divulgativa, quali specificamente sono.
- Riprendendo l’idea di fondo della “missione del popolo al popolo”, di fatto naufragata, va rilanciata una forma di evangelizzazione affidata ai laici ben preparati per entrare nelle concrete situazioni di vita.
- Si richiede un rinnovamento dei segni. Le idee si comunicano al popolo più con la visibilità dei segni, che con discorsi astratti. Ma i segni hanno senso se nascono da un contesto culturale ben chiaro, senza questo fondamento sarebbero una vuota messa in scena. Due esempi:
– annunciare il sinodo per comprendere il mondo moderno con una processione di stampo medioevale, in cui il vescovo incede solenne con la mitria, segno desunto dal vecchio testamento e dal paganesimo, rifiutato da Cristo e dalla comunità primitiva, ripristinato poi dal trionfalismo medioevale, significa giocare all’equivoco e rimanere fuori dalla modernità.
– Se il clero rinunciasse al denaro che si mescola con qualsiasi atto religioso (istaurando un sistema di offerte “libere” e autonome in una cassa comune, come contributo alla vita della comunità), sarebbe un segno per indicare lo stile di vita della comunità cristiana che nasce dal dono gratuito di Dio e nella gratuità testimonia la fede e un diverso senso della vita umana, in netto contrasto con la logica del capitalismo. Il medioevo ha saputo creare la sintesi tra il cristianesimo e la sua cultura e ha saputo esprimere questo sistema con segni coerenti e forti; noi non sappiamo costruire una nostra sintesi, sappiamo solo ripetere sempre più stancamente quel sistema con qualche incoerente rattoppo di modernità. Per cui gli stessi segni diventano insignificanti. - Anche se questi problemi oltrepassano la dimensione dell’orizzonte diocesano, possono rappresentare punti di riferimento per suggerire e orientare le piccole scelte.
Vittorio Mencucci
Sarei davvero interessato a sapere se questo “esperimento” per un dibattito su temi di sostanza, ma fuori delle sedi canoniche, ha qualche possibilità di sviluppo. E’ un’idea azzardata?
Comunque vedremo presto se il tentativo, anzi l’opportunità che è così offerta, deve essere considerata morta in partenza, oppure no. Quindi almeno per me sarà più facile la conferma di quelle considerazioni che alle volte si fanno, in modo del tutto generico, tanto per scambiare quattro chiacchiere con gli amici.
L’articolo offre diversi spunti di riflessione, vorrei prendermi un po’ di tempo per cercare di articolare bene il mio pensiero. Credo, però, di poter affermare che la Chiesa dovrebbe occuparsi un po’ di più di spiritualità e meno di politica. Quando vado in Chiesa vorrei non assistere a comizi elettorali.
Proprio le prime righe di questi “spunti di discussione per il sinodo” trovano, a mio avviso, profonda e documentata sintonia nello “Scisma Sommerso” l’ottimo testo di Pietro Prini. Il longevo filosofo, scomparso di recente è stato da noi ricordato su Popinga il giorno della sua morte, il 28 dicembre dello scorso anno.
A me impressiona il fatto di come la gerarchia finga d’ignorare quanto sempre più profondo è il divario tra le coscienze dei fedeli e la dottrina ufficiale della Chiesa. Un rischio di “scisma” che anche Enzo Bianchi, non uno qualsiasi!, ammette che ci sia davvero. I nostri della Diocesi se ne sono accorti?
Non so se questo esperimento avrà qualche possibilità di sviluppo ma a me l’argomento interessa particolarmente. Mi piacerebbe incontrare Don Vittorio Mencucci, pensi si possa fare Gianluigi? Sarebbe utile per pensare ad organizzare qualcosa in futuro.
“Andate e predicate a tutte le genti“.
Più o meno mi sembra di averla sentita così!
Certo allora non c’era Internet, però mio Dio, che oggi tutti i tuoi discepoli fuggano dalla “rete” come se fosse un terribile maleficio non me lo sarei mai aspettato. Oppure per discutere di certi argomenti occorre ancora l’imprimatur?
beh…, essendo capitato qui per caso, lascierei solo i miei saluti (non eravamo d’accordo di sentirci ogni trent’anni?)
Il documento di Don Vittorio Mengucci, che conosco e stimo da molto tempo, e’ molto lucido e sono d’accordo su tutto.
La mia impressione e’ che in questo tempo, particolarmente in questo pontificato, la Chiesa cattolica sia in difesa, oltre che dei suoi principi, anche e soprattutto dei suoi privilegi. Addirittura rivendica come diritti quelli che sono privilegi (come il sostegno finanziario dello stato, le esenzioni fiscali, il finanziamento delle scule cattoliche, tutto il regime concordatario). Lo spirito profetico ne risulta naturalmente appannato. Mi consolo con le posizioni della Chiesa sul tema immigrazione, che fanno un po’ da argine alla xenofobia montante, puntualmente rispolverata in tempi di crisi economica.
Le posizioni su questioni importanti come fine vita, sessualita’, omosessualita’, coppie di fatto, segnano una distanza secondo me molto grande e crescente dalla coscienza della maggior parte dei cattolici. Credo che questo stia determinando la disaffezione di molte persone.
Mi trovo a pensare che, come gli USA hanno toccato il fondo con Bush e ora hanno trovato nuova speranza con Obama, anche la Chiesa ha bisogno di “un Obama” per risollevarsi. Infatti non mi pare che un rinnovamento “dal basso” sia realistico oggi.
Daniele
Provo a capire perchè del Sinodo e della discussione auspicata per lo stesso nessuno mostri in questa sede qualche evidente interesse.
Se a margine di un convegno di storici, oggi a palazzo Antonelli (Brugnetto di Ripe) per il 250° anniversario dell’elevazione al Cardinalato del Conte Nicola Antonelli, c’è stato un “rosario solenne” e poi anche una Messa con indulgenza plenaria (come si legge sull’invito) temo che il Sinodo Diocesano serva davvero a poco!