Olive ed olio: dalla madre terra alla tavola

Non chiedetemi perché, o meglio se volete chiedetelo pure, ma la risposta potrebbe essere lunga e complessa. Tra le tante passioni che danno contenuto alla mia vita c’è anche quella per l’olivo e per l’olio.
Se posso mi informo, leggo e qualche volta ho anche scritto su questo argomento. Lo faccio per condividere con altri questo genere di interessi, ma – lo ammetto subito – anche per rendere meno frequenti e probabili le gravi e perduranti disinformazioni in proposito.

E ‘incredibile come un prodotto che da millenni è sulla mensa dell’uomo, e che tutti i giorni costituisce elemento essenziale della nostra alimentazione, possa essere vittima di così tanta e radicata disinformazione. Quali saranno i motivi? Per di più, proprio nella nostra regione, le Marche, abbiamo non poche eccellenze nei campi dell’informazione, della ricerca e della divulgazione sull’argomento. Un mistero come ciò possa accadere; un mistero che non va accettato passivamente e quindi, anche con questo contributo cerco di contrastarlo.

Secondo lo spirito del sito dai molti interessi, il nostro Popinga, cominciamo con il podcast di un convegno. Trattasi di una giornata di studio organizzata ad Ascoli Piceno, nella storica sede dell’Istituto Tecnico Agrario Statale “Celso Ulpiani”. Qui si sono riuniti quattro indiscussi esperti della materia che hanno proposto dati assai interessanti sulle olive da tavola, sull’olio estratto dalla varietà “Ascolana Tenera” e più  in generale sugli aspetti nutrizionali del frutto e dell’olio.

Ha moderato l’incontro ed introdotto i lavori il dr. Antonio Ricci, il direttore scientifico della rivista Olivo ed Olio (del Sole 24 Ore), mentre tre relazioni sono state svolte dal p.a. Mario De Angelis sul tema: “Tradizione ed innovazione nella deamarizzazione delle olive da tavola”; dal Dr. Luciano di Giovacchino, già ricercatore del CRA-ISE di Pescara sulle “Caratteristiche chimiche ed organolettiche dell’olio vergine di oliva cv Ascolana Tenera” ed infine dal Professor Giuseppe Caramia, Primario Emerito di Pediatria dell’Ospedale Salesi che ha presentato una interessante carrellata di immagini e risultati scientifici sul tema: “Olive ed olio vergine di oliva nella corretta alimentazione”.

Su questo ultimo tema Popinga ospiterà prossimamente altri specifici contributo, opera del medesimo autore. Per ora, buon ascolto.

8 pensieri riguardo “Olive ed olio: dalla madre terra alla tavola”

  1. Sarebbe bello se nella nostra Provincia di Ancona incominciasse a venire valorizzato la Raggia, magari un giorno si arriverà al riconoscimento dop per l’olio monovarietale di Raggia.

    Purtroppo il lavoro che è stato fatto per vitigni e vini non si è attuato anche nel settore dell’olio, e pensare che la nostra regione può vantare non poche eccellenze, mi viene in mente il frantoio Gabrielloni tanto per dirne uno che si distingue a livello mondiale per i suoi prodotti di qualità. Ma anche nella mia Castelleone di Suasa c’è il frantoio Cestini di grande qualità. Ma ce ne sono moltissimi altri.

    Accanto ad alcune eccellenze andrebbe esteso e valorizzato questo nostro patrimonio che è l’olio di oliva, sarebbe una buona cosa per il settore primario che più andiamo avanti e più è “messo peggio”.

    Saluti!

  2. Vorrei sapere se possibile (sono circa due anni che aspetto notizie) se il sistema T.H.O.R. funziona, se il prototipo in sicilia è mai entrato in funzione: è una bufala? O cosa?. Io sarei interessato al sistema se avessi certezze. Grazie in anticipo se m’inviaste una risposta, solitamente non risponde mai nessuno. di Clemente

  3. Al commento fuori post (o anche fuori posto!) di Carlo Di Clemente rispondo comunque qui. Le sue curiosità sono anche le nostre; per questo abbiamo continuato ad interessarci e speriamo di poter scrivere qualche notizia interessante quanto prima.
    Se lui avesse dati ed informazioni saremmo lieti di condividerli qui su Popinga. Comunque a presto risentirci sull’argomento.

  4. @ Gianluigi
    anche se fuori post, e me ne scuso, sarei anche io curioso di conoscere i risultati finali del THOR e tu sai il perchè!!
    Una domanda sull’olio però vorrei portela…dicono che un olio vergine di oliva diciamo discreto, accettabile, dovrebbe costare sui 6/8 € al litro. Nei super mercati lo si trova a 3 €. Che cosa c’è sotto ?? Speculazione sul prezzo per quello più caro o l’ olio venduto nei supermarket non è vergine o non è italiano, o è fatto con oli non di oliva, o che altro?
    Un grazie anticipato per la risposta.

  5. @ Franco Giannini
    Prima di tutto, come scritto sopta, sul THOR sto cercando aggiornamenti e riferirò. Interessa anche me la prosecuzione della storia in quanto ci sono diversi aspetti da chiarire su questa fase. Infatti siamo ormai fuori dalla sperimentazione ufficiale del CNR.
    Quanto all’olio, caro Franco, spero che riusciremo a pubblicare diversi interventi che già abbiamo in programma e cosi speriamo che si chiariscano molti dubbi ed incertezze. Saranno anche scritti elementari, ma come accennavo, la superficialità ed anche la disinformazione per questo prodotto è piuttosto spinta. Giusti i prezzi da te indicati posso solo dire che l’olio extra vergine d’oliva deve essere prodotto assolutamente con le olive. Sulla qualità di queste … ci sono interi volumi. Che l’olio non sia italiano, specie quando viene commercializzato a quel prezzo, è quasi certo. Finalmente sembra che dovrà essere indicata la provenienza, ma a tutt’oggi Tunisia, Grecia, Spagna, etc. fanno il mercato di questa larga fascia di prodotto. Per essere più preciso, tolte le ipotesi di imbrogli che pur ci sono (alcuni dubbi mi sono caduti sotto gli occhi!) vorrei dire che l’olio è un po’ come il vino. Si può commercializzare vino ad un euro il litro, oppure lo si acquista a prezzi doppi, tripli, quadrupli ed anche molto di più. Dipende tutto dalla qualità. La massa dei consumatori d’olio secondo me si trova ancora all’età della pietra. Non dico che tantissimi non riconoscono i pregi, ad esempio il fruttato, l’amaro, il piccante, etc, ma molti non percepiscono nemmeno i difetti (anzi taluni li considerano atavicamente dei pregi!) come sono il cosiddetto riscaldo, l’avvinato, la morchia, il rancido, etc. A presto gli approfondimenti.

  6. In particolare per Franco Giannini che chiedeva lumi in proposito traggo da un lancio di adn kronos di ieri, giovedì 22 gennaio 2009, quanto segue:
    L’origine obbligatoria in etichetta “dovrebbe essere una realta’, tra circa una settimana per l’olio extra vergine di oliva”. Lo ha garantito il Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia in un’audizione alla Commissione agricoltura della Camera dando conto dello sviluppo del provvedimento a livello Ue.
    Zaia ha riconosciuto che “non è stato un suo merito in quanto ho seguito l’alveo del mio predecessore, Paolo De Castro”. Sulla partita dell’etichetta d’origine obbligatoria per gli alimenti made in Italy, che il ministro ha portao all’attenzione del Consiglio agricolo Ue, “si gioca gran parte della nostra attività – ha affermato – stiamo facendo ricerca e innovazione ma non riusciamo a difendere i nostri prodotti sul mercato”. Quella dell’etichetta per l’olio è un’esigenza forte sentita dai produttori olivicoli italiani che stanno sopportando una pesante crisi, vessati dalla concorrenza di paesi come Grecia, Turchia, Spagna.
    Il ministro quindi ha garantito che saranno effettuati “sequestri non solo sulle navi ma anche sugli scaffali dei punti vendita, laddove viene venduto come made in Italy olio venduto a 3 – 3,5 euro al litro, che sicuramente non può essere italiano. Occorre mettere fine a queste frodi”.

  7. Caro Gianluigi,
    ti ringrazio per la tua informazione. Anche se mi rimane fortemente il dubbio che le parole servono a ben poco, soprattutto quando escono dalla bocca dei politici.
    Mi spiego: che l’ etichetta per l’olio sia un’esigenza, è indubbio, in principal modo per i consumatori. Per i produttori mi resta un punto di domanda. Produttori quali?? Per me, ma è solo un mio parere, produttore è colui che si alza il mattino presto, va sui campi, sta alle intemperie,ha i calli sulle mani e una volta raccolto il frutto del suo lavoro, lo elabora dentro la sua proprietà e lo vende. Non è un produttore, bensì un semplice (si fa per dire)industriale, colui che compera le olive da chi e dove vuole, le lavora dentro la sua industria, al limite neppure conoscendo le cose basilari legate a questo lavoro come le varie qualità di olive, i periodi di raccolto, o il metodo migliore per la potatura delle fronde. Il suo lavoro è il solo raggiungimento del Business che si ottiene sempre e principalmente con altri accorgimenti più remunerativi.
    Il produttore, non conosce le procedure delle bolle d’importazione,di sdoganamento, o in che cosa consiste o serva una lettera di credito, come si opera con tutti i problemi legati all’import o export, mentre l’industriale ne è maestro. Del resto è questo il suo lavoro principale.
    Ecco, basterebbe mettere un controllo sulle importazioni di queste olive e vedere dove finiscono. Molte di quelle ditte che una volta erano sinonimo di qualità, senza fare nomi e località (basta andare in un super mercato sullo scaffale degli olii e divertirsi), oggi “producono” tutte a prezzi di 3 o poco più €. La qualità la si trova solo (o quasi) dal privato, magari inzaccherandosi le scarpe per arrivarci, che produce poco ma genuino e buono.

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