A proposito di libertà dei cattolici…

L’8 marzo ho letto su Vivere Senigallia un intervento del prof. Gianfederico Tinti (responsabile cultura del coordinamento comunale Forza Italia) sulla libertà dei cattolici. Tinti sposa le posizioni della Curia senigalliese e del vescovo Mons. Orlandoni: bisogna rifiutare un «coinvolgimento diretto o indiretto del clero nelle questioni politiche, perché la missione della Chiesa riguarda la dimensione sociale, la concretezza delle situazioni di disagio, la vicinanza agli “ultimi”, l’aspetto caritativo dell’esistenza».

La Chiesa, continua Tinti, deve prendere «distanza dagli schieramenti in campo, perché al giorno d’oggi nulla sarebbe più disdicevole e controproducente di certo clero sindacalizzato e politicizzato, […] che tessa la trama del do ut des nel buio di qualche canonica; no, la scelta politica e amministrativa spetta al laicato, che, alla luce dei valori fondamentali cristiani […] opera le sue scelte in libertà di coscienza».

Vorrei fare alcune osservazioni semplici semplici.
Innanzitutto una curiosità: quelle frasi valgono solo per Senigallia oppure sono vere in generale? Perché delle due l’una: se ciò che vale per Senigallia non vale per l’Italia, si spieghi il perché; altrimenti ne deduco che il prof. Tinti non la pensa come le gerarchie vaticane e c’è da aspettarsi qualche sua dura critica verso di loro. Mi sembra, infatti, che nel nostro Paese l’andazzo non sia esattamente quello che il prof. Tinti dipinge nel suo articolo.

Un esempio recente.
Lo scorso 17 gennaio, a Bari, la Conferenza Episcopale Italiana, per bocca del suo presidente cardinale Camillo Ruini, ha ribadito la legittima e sacrosanta contrarietà alla modifica della legge 40/2004 sulla procreazione assistita; per i prossimi referendum la CEI ha invitato i cattolici ad «avvalersi di tutte le possibilità previste». A cosa si riferiva il cardinale? A chiarire il concetto, per chi ancora non lo avesse capito, ci ha pensato lo stesso Ruini il 7 marzo, con un’esplicita «indicazione di non partecipare al voto». «Non si tratta in alcun modo», spiega il prelato, «di una scelta di disimpegno, ma di opporsi nella maniera più forte ed efficace ai contenuti dei referendum e alla stessa applicazione dello strumento referendario in materie di tale complessità».

Passi pure la solita tiritera sul fatto che la materia è troppo complicata per i referendum, il Paese si spacca, la gente non capisce. La storia dimostra (ad esempio col divorzio) che quando la gente è stata messa in condizione di decidere non solo ha capito ma ha votato con libertà di coscienza, laicamente. Il Paese non si è spaccato, e soprattutto i cattolici hanno saputo distinguere tra le proprie convinzioni religiose e le leggi dello Stato. Per inciso, la complessità o la semplicità di una materia la decide Ruini?
Non m’interessa neppure discutere se sia giusto o sbagliato non andare a votare. Il discorso ci porterebbe lontano: bisognerebbe capire come mai l’astensione ai referendum è legittima – e lo deve essere, ovviamente – però poi alle elezioni, quando si tratta di poltrone e rimborsi elettorali, bisogna fare una “scelta di campo” e correre tutti alle urne. Ma lasciamo stare.
Rinuncio anche ad entrare nel merito dei 4 referendum sulla procreazione assistita, che voteremo in primavera. Si tratta di questioni di coscienza che afferiscono alla Vita e alle vite concrete di milioni di persone. Sperando che l’informazione sia adeguata, ognuno farà la propria riflessione e sceglierà.

Per il momento, mi interessa “solo” una questione di forma. D’altra parte, cosa sono la legge e la legalità, se non anche e innanzitutto forma?
L’articolo 2 del Concordato Lateranense dice che «la Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione». Queste e non altre sono le materie di intervento riconosciute alla Chiesa e ai suoi organi.
Con ciò non si sta togliendo alla Chiesa il diritto di diffondere i precetti della morale cattolica; non la si vuole privare della facoltà di sostenere che l’embrione è una persona e in quanto tale portatore di diritti; tanto meno si nega ai cattolici la libera manifestazione del pensiero. Sarebbe da pazzi solo pensare cose del genere. Qui si sta dicendo che non spetta alla Chiesa né alla CEI entrare nei meccanismi politici e legislativi dello Stato italiano, e mettere il naso nei dettagli tecnici del voto referendario, prescrivendo agli elettori il comportamento da tenere: se votare, come votare, o se andare al mare.
Prof. Tinti, tutto ciò non le pare un «coinvolgimento diretto o indiretto del clero nelle questioni politiche»? Quella che Lei chiamerebbe «distanza dagli schieramenti in campo» a me sembra piuttosto una militanza esplicita e faziosa.
In un altro paese, un paese con un minimo di coscienza laica, non ci avrebbero nemmeno provato. Si sarebbero perlomeno alzate delle voci, l’opinione pubblica se ne sarebbe accorta e indignata, molti avrebbero fatto notare l’indebita ingerenza. Il Governo avrebbe inviato una nota formale di protesta al segretario di Stato Vaticano.
Invece niente, tranne qualche voce isolata sui quotidiani. Evidentemente oltre Tevere sanno di potersi permettere queste uscite, sanno che gli andrà bene, che nessuno gli chiederà conto di nulla. Ma se lo fanno è anche perché hanno paura: tanta è la loro fiducia nell’unità dell’elettorato cattolico che temono persino di farlo esprimere.

Nota: Quest’articolo è stato anche pubblicato il 10/03/2005 su Vivere Senigallia.

7 pensieri riguardo “A proposito di libertà dei cattolici…”

  1. L’articolo mi da’ l’occasione

    L’articolo mi da’ l’occasione di ribadire l’iniquita’ del quorum al 50%, che trasforma il (legittimo) non voto in un rotondo NO.
    Non a caso Ruini considera l’astensione il modo di "opporsi nella maniera più forte ed efficace ai contenuti dei referendum".
    Ormai e’ costume abituale opporsi ad un referendum standosene a casa, sommando cosi’ la fisiologica quota di astensione ai veri voti contrari.
    Quando una squadra si e’ guadagnata il diritto di giocare, la partita inizia sullo 0-0, non sul 2-0.
    Una volta raccolte le firme di presentazione, per opporsi al contenuto di un referendum si vota NO. Chi se ne sta a casa non deve essere contato.

    1. Dal discorso del cardinale Dal discorso del cardinale Camillo Ruini ai parroci di Roma, 10 marzo 2005:

      "Si é scelto di non votare per due motivi. Il primo è la maggiore probabilità di successo, perché molti si astengono in ogni caso e dunque c’è già una quota di astenuti alla quale ci si va a sommare. L’altro motivo è la contrarietà a usare il metodo del referendum in materie così complesse…
      Ai sacerdoti spetta il compito formativo di motivare l’atteggiamento dei fedeli, fino alla scelta concreta del non voto… sia nei contatti personali, sia negli incontri che si convocano a questo scopo, e sempre con un’orientazione che direi missionario, cioè motivando i fedeli che vengono sempre ai nostri incontri, perché a loro volta cerchino di convincere anche gli altri."

      1. ma perchè non rispettate le ma perchè non rispettate le decisioni altrui? se la gente decide di non votare non e liberissima di farlo?
        E i cristiani che considerano sbagliato addirittura aver proposto questo referendum, perchè dovrebbero avallare la legittimità con la loro presenza?
        Penso che se i radicali presentassero referendum che non tocchino l’etica e la morale, nessun cardinale direbbe una parola a riguardo.
        …o sono rimasti cosí a corto di argomenti che solo possono fare scalpore andando contro l’etica?
        …mi sa che la prossima volta presenteranno un referendum per abolire le carcerazione dei pedofili…

        1. Ho trovato un bellissimo sito

          Ho trovato un bellissimo sito alla "Don camillo".
          http://www.barby25.com 
          si tratta di un sito cattolico da guerra.

          Consigliato per i cattolici! (okkio che la proprietaria ha la delicatezza di un rinoceronte, proprio come don camillo del resto, ma è giusta e coerente

          Sconsigliato per i Komunisti e dintorni. Ha una tecnica micidiale per loro… la logica. Inoltre conosce tutte le loro armi psicologiche e sa come reagire.

        2. L’astensione e’ legittima L’astensione e’ legittima, quanto il voto.
          Io contesto il quorum, che, come ho cercato di spiegare, e’ un’altra cosa.

  2. pensavo… ma non vi sembra

    pensavo… ma non vi sembra che sia ora di modificare la legge sull’ammissione dei referendum?
    al tempo in cui fu fatta la popolazione italiana ammontava a circa 25 milioni.
    Ora siamo in 60 milioni.
    io direi che 500.000 firme sono troppo poche per permettere un referendum.
    Secondo me dovrebbe essere almeno il 2% della popolazione a proporre il referendum, ovvero 1.200.000 firme.
    non lo trovate giusto?
    Quanto ci vengono a costare i referendum dei radicali?
    Se un partito propone un cambio giusto e corretto, non credo che abbia difficoltà a trovare 1.200.000 firme.
    I radicali invece hanno fatto enorme fatica a raccoglere la miseria di 500.000 firme questa volta, eppure non mi sembra che non se ne parli alla TV e nei giornali… ergo: il popolo non è daccordo nel fare questo referendum.
    Mettere uno sbarramento al 2% non limiterebbe certo la libertà, ma filtrerebbe (con risparmi evidenti) il rumore dei soliti scontenti.
    Immaginiamo che un partito voglia raccogliere firme per indire un referendum su l’abolizione di una tassa
    ingiusta… chi non firmerebbe?
    che ne pensate?
    (ovviamente ai radicali non piacerà questa mia proposta… ma sono disposto ad assumerlo )

    1. D’accordo ad elevare le firme D’accordo ad elevare le firme necessarie; io pero’ mi spingo oltre: permettiamo di firmare/votare a distanza, sfruttando seriamente le potenzialita’ che ci offre la tecnologia; del resto via Internet posso controllare il mio conto corrente, disporre bonifici e fare acquisti in sicurezza, perche’ non posso votare?

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