6 – E’ il giorno dell’isola di Skye. Le previsioni della BBC sono state chiare: pioggia, pioggia, pioggia fino a meta’ pomeriggio. In caso di pioggia torrenziale la grafica della BBC indica un’area verde e oggi Skye e’ costellata di aree verdi. Non a caso una delle aree piu’ piovose di tutta la Gran Bretagna. Nonostante l’evidenza scientifica il gestore del nostro B&B (lo spione) ci assicura che troveremo tempo bello perche’ quelli del meteo non ci hanno mai capito niente… Partiamo. Cielo nerissimo. Prima pioggia gia’ sul ponte che conduce all’isola. La parte sud dell’isola e’ un susseguirsi di montagne, vallate, fiordi, torrenti. Scarsissima presenza umana. Il paesaggio e’ davvero fantastico. Le nuvole che nascondono le cime delle montagne aggiungono un tocco di mistero.
Raggiungiamo il nord dell’isola (lunga circa 80km), segnalato dalle guide per le sue “stranezze geologiche”, schivando le pecore se ne stanno beatamente in mezzo alla strada, padrone incontrastate della loro isola.
Prima sosta: Old Man of Storr, un pinnacolo roccioso alto 50m (come un palazzo di 15 piani) che mi ricorda il menhir di Obelix. E che Marco1 ribattezza simpaticamente “la tega”. Per raggiungerlo dobbiamo inerpicarci per circa un’ora lungo un sentiero scosceso in mezzo alle nuvole, finche’ non ci appare in tutta la sua maestosita’. Ma arrivati in cima le nuvole si diradano e inizia a piovere: ci aspetta un’ora di discesa sotto pioggia battente, arriviamo alla macchina fradici. Ma le viste sul mare e le isolette vicine sono indimenticabili.
Seconda sosta: dopo esserci asciugati e cambiati i vestiti zuppi d’acqua ci dirigiamo alla Kilt Rock, uno strapiombo di roccia a picco sul mare cosi’ ribattezzato per la somiglianza con le pieghe del tipico gonnellino scozzese. Piove. Cielo sempre piu’ nero.
La terza sosta prevista sarebbe un’altra delle “stranezze”, ma non ci arriviamo perche’ lungo la strada ci coglie uno scroscio cosi’ violento che il tergicristallo non basta piu’ a garantire la visibilita’. Vatti a fidare dello spione… La strada in alcuni punti e’ diventata un fiume. Preferisco accostare e aspettare che passi la buriana.
Terza sosta: Portree, capoluogo dell’isola. Piove. Dopo esserci rifocillati, visitiamo il porticciolo dominato da una fila di casette variopinte. Un tocco di colore nel grigio dell’estremo nord.
Quarta sosta: Distillerie Talisker. Sono circa le 16 e come da previsioni BBC ha smesso di piovere e sta rischiarando. E’ troppo tardi per il tour guidato della distilleria, non per un assaggino. Ci incuriosisce il torrentello di scarico verso mare che emana odore di whisky…
Raggiunta Armadale nell’estremo sud dell’isola torniamo sulla terraferma con il traghetto. Passiamo la sera risolvendo un qui pro quo con un titolare di B&B che millantava una nostra prenotazione, spacciandoci un suo errore per “Highland’s ospitality”…
7 – E’ il penultimo giorno del nostro viaggio e, finalmente, c’e’ il sole! Una intera giornata di sole, dopo lo sprazzo di 3-4 ore di Edimburgo. Ci aspetta la cosiddetta “Strade per le Isole”, una cavalcata di 80km, lungo la costa da Mallaig a Fort William, famosa per ospitare alcuni degli scorci piu’ fotografati di Scozia.
Prima sosta: Mallaig, ameno porticciolo animato solo dall’arrivo di un nuovo traghetto. Sul tetto di ognuna delle belle casette a ridosso del porto c’e’ un gabbiano appollaiato.
Seconda sosta: Loch Morar, dimora del secondo mostro piu’ famoso di Scozia dopo Nessie, ma anche qui niente bestione. Che il whisky dia allucinazioni?
Terza sosta: Silver Sands of Morar, stupende spiagge di sabbia bianca che nemmeno ai Caraibi… L’acqua in compenso e’ gelida, ma c’e’ un pazzo che sta pescando immerso fino alla cintola. Potere riscaldante del whisky?
Quarta sosta: Arisaig, sonnolento (forse perche’ e’ domenica mattina?) porticciolo. L’unico segno di vita e’ un piccolo spaccio di generi alimentari. Livia si presenta alla cassa per pagare una bottiglia di whisky, ma e’ gentilmente invitata a riporla sugli scaffali: e’ domenica, niente alcolici in questa parte del mondo…
Quinta sosta: Glenfinnan, luogo caro al popolo scozzese poiche’ qui Bonnie Prince Charlie inizio’ il suo tentativo, fallito, di riconquistare la corona britannica. Il monumento commemorativo dice poco al turista italiano, ma lo scenario e’ spettacolare col fiordo da un lato e il viadotto ferroviario (altro set di un Harry Potter) dall’altro.
Sesta sosta: Neptune’s Staircase. Si tratta del sistema di chiuse che collegano il canale di Caledonia all’Atlantico. Molto interessante, ma non so se tutti hanno apprezzato.
Settima sosta: Fort William. Lo scenario, con lo sfondo del Ben Nevis, il monte piu’ alto di Gran Bretagna, e’ suggestivo, ma del forte nessuna traccia. Marco2 paga a Marco1 un pacchetto di patatine causa scnfitta a briscola a 59… Tanti negozi per turisti. E noi ci adeguiamo…
In serata ci dirigiamo verso sud, attraversando paesaggi dapprima brulli e maestosi come la Glen Coe e poi piu’ boschivi e dolci nelle Lowlands.
8 – Dopo la notte passata nello sperduto villaggio di Aberfoyle, ma con una bellissima locanda, ci apprestiamo al lungo viaggio verso l’Inghilterra con destinazione finale aeroporto di Durham Teesside.
Colazione leggera con haggis, piatto nazionale scozzese a base di interiora di agnello… A dir la verita’ Livia e’ stata l’unica coraggiosa…
Facciamo due brevi soste lungo il tragitto, nel segno del moderno e dell’antico.
A Falkirk, ancora in Scozia, visitiamo un avveniristico sistema che consente il passaggio di imbarcazioni tra canali situati a diversi livelli (diciamo che si tratta delle “chiuse del Duemila”). Ci si puo’ chiedere a cosa serva visto che i canali britannici sono in disuso, ma in compenso i turisti sono tanti.
La seconda sosta e’ in Inghilterra a visitare le rovine del Vallo di Adriano nel loro scorcio piu’ suggestivo. Ma comincia presto a piovere ed e’ ora di ripartire e non c’e’ cosi’ tempo di vedere il sicomoro immortalato nella scena iniziale del Robin Hood di Kevin Costner.
E siamo cosi’ alla conclusione del nostro viaggio. Che dire?
Bei posti (soprattutto la costa atlantica), bella compagnia, cibo cosi’ cosi’.
E portate il k-way…