Risparmio energetico in edilizia

Partendo dalla constatazione che il 40% circa di tutti i consumi di energia primaria in Italia è dovuto all’edilizia e recependo la direttiva europea 2002/91/CE sul rendimento energetico degli edifici, è stato approvato il D.L. 192/05, ed il successivo D.L. 311/06, allo scopo di ridurre i consumi di energia necessaria per il riscaldamento, raggiungendo così anche l’obiettivo di riduzione di emissioni di gas serra.

La legge stabilisce pertanto dei valori limite alla trasmittanza U (espressa in Kwh/m2 k) per ogni tipo di superficie che separa l’interno dall’esterno di un edificio e che per le nuove costruzioni devono essere rispettati a partire da 1° gennaio 2006.

Detti limiti diventano ogni anno più severi fino al 1° gennaio 2010 e devono essere rispettati anche per ristrutturazioni integrali o ampliamenti che superino il 20 % del volume dell’edificio, ma limitatamente alla parte relativa all’ampliamento.

I valori di U cambiano inoltre in funzione della zona climatica di appartenenza del Comune ove il fabbricato è ubicato.
L’Italia è stata suddivisa in sette zone climatiche da A ad F contraddistinte da un intervallo di Gradi Giorno (GG).

Ad esempio la A arriva fino a 600 GG, la zona D va da 1401 GG a 2100 GG e la F oltre 3000 GG, dove i GG indicano la somma annuale delle sole differenze positive tra la temperatura convenzionale fissata in 20 °C e la temperatura media esterna giornaliera.

I Comuni appartenenti alla zona A sono i più caldi e viceversa, i Comuni appartenenti alla zona F sono i più freddi. Per ogni Comune d’Italia è stata individuata la relativa zona climatica; Senigallia, ad esempio appartiene alla zona D con 1737 GG.

Di seguito la tabella con i valori limite di trasmittanza per le strutture opache verticali.
Esistono tabelle analoghe per le strutture opache orizzontali e strutture trasparenti quali finestre e vetrate.

 

Valori limite della trasmittanza termica U delle strutture opache verticali espressa in W/m2 K
Zona climatica Dall’1 gennaio 2006
U (W/m2 K)
Dall’1 gennaio 2008
U (W/m2 K)
Dall’1 gennaio 2010
U (W/m2 K)
A 0,85 0,72 0,62
B 0,64 0,54 0,48
C 0,57 0,46 0,40
D 0,50 0,40 0,36
E 0,46 0,37 0,34
F 0,44 0,35 0,33

Tanto per avere un termine di paragone una parete esterna di un edificio costruito negli anni ’60 ha una trasmittanza U di circa 1,114 W/m2 K.

Come si può vedere i limiti di trasmittanza diventano progressivamente più bassi fino al 1° gennaio 2010 e sono più bassi per le zone climatiche più fredde rispetto a quelle più calde. Ciò vuol dire che una casa costruita a Livigno sarà più costosa di una analoga casa costruita a Siracusa.

La legge definisce inoltre un valore limite per il consumo di energia primaria invernale EPlim dove per energia primaria s’intende quella messa a disposizione dal combustibile utilizzato.

Questo significa che non basta calcolare le dispersioni di calore dovute alla trasmittanza delle pareti rivolte verso l’esterno dell’edificio, ma bisogna anche tener conto delle dispersioni per ventilazione e degli apporti eventuali dovuti alle pareti esposte all’irraggiamento solare. Non solo, ma per poter risalire al fabbisogno di energia primaria è necessario tener conto anche del rendimento di combustione della caldaia.

La tabella seguente definisce i valori limite di EP in Kwh/m2 anno a seconda delle diverse zone climatiche e del rapporto superficie volume S/V dell’edificio.

Rapporto di forma dell’edificio S/V Zona climatica
A B C D E F
Fino a 600 GG a 601 GG a 900 GG a 901 GG a 1400 GG a 1401 GG a 2100 GG a 2101 GG a 3000 GG oltre 3000 GG
<0,2 10 10 15 15 25 25 40 40 55 55
>0,9 45 45 60 60 85 85 110 110 145 145

Anche questi valori subiranno una riduzione a partire dal 1° gennaio 2008 ed un ulteriore riduzione a partire dal 1° gennaio 2010.

La legge stabilisce infine che tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere dotati di un attestato di qualificazione energetica, o certificazione energetica, che lo inquadra dal punto di vista del consumo di energia primaria secondo la tabella sottostante che si assomiglia molto a quella delle classi di consumo degli elettrodomestici:

Categoria di consumo di calore

A partire da 1° gennaio 2009 la certificazione energetica sarà necessaria anche per gli edifici esistenti nel caso si voglia vendere od affittare l’appartamento pena l’annullamento dell’atto.

Perché le certificazioni energetiche possano essere confrontabili fra di loro dovranno essere redatte da un tecnico abilitato secondo una metodologia ben precisa e ripetibile, definita dai decreti attuativi della legge.

In pratica il calcolo effettuato sullo stesso edificio da due tecnici diversi deve portare alla stessa categoria energetica.

Qualche considerazione pratica

Un ipotetico intervento di riqualificazione energetica di un edificio dalla categoria F alla categoria D con una superficie di 100 m2 comporta una riduzione di consumo di 7000 Kwh anno. Poiché il costo del Kwh termico è di circa 0,15€ e il rendimento di una caldaia convenzionale è circa il 70%, avremo un risparmio di spesa di circa 0,15×7000/0,7 = 1500€ l’anno.

Si tenga presente che un appartamento di 100 mq all’ultimo piano costruito negli anni ’60 può avere una dispersione di calore, dovuta alla sola trasmittanza delle pareti, di circa 160 Kwh/m2 anno.

Di questa circa il 30% dipende dalle finestre, circa il 40% dal soffitto ed il restante 30% dai muri esterni.

Dimezzando la dispersione delle finestre, installando quelle a doppio vetro, e dimezzando la dispersione del soffitto con adeguato isolamento, si può ottenere una riduzione della dispersione di calore totale di circa il 35% cioè passare da 160 Kwh/m2 anno a 104 Kwh/m2 anno con un guadagno di 56 Kwh/m2 anno a cui corrisponde un risparmio di 56x100x0,15/0,7= 1200€/anno.

Un intervento come quello appena ipotizzato può costare circa 25-30.000 € e con il risparmio annuo di 1200 € ci vogliono più di 20 anni per recuperare la spesa.

Ma la legge prevede una detrazione fiscale del 55% in tre anni per le spese fatte per la riqualificazione energetica degli edifici.

L’investimento allora può risultare più attraente perché il tempo di recupero dell’investimento si dimezza.

Un commento su “Risparmio energetico in edilizia”

  1. Bellissimo articolo!
    Il 311 dovrebbe essere l’equivalente nel campo edilizio delle varie euro-X delle automobili. Dopo due decenni in cui le auto sono state continuamente migliorate in termini di inquinamento ed efficienza, ora è il momento di puntare ad un edilizia che produca abitazioni energeticamente efficienti. Il problema è che mentre la produzione di auto è concentrate nelle mani di poche centinaia di ingegneri, e le auto sono prodotte (e testate) in pochi modelli riprodotti poi in serie, per l’edilizia la situazione è molto più complessa: ogni casa ha un progetto a se stante che richiede un calcolo energetico ad hoc, e il rischio che in edilizia come spesso avviene si facciano “i furbi” è alto, in fondo chi è che va a controllare se l’edificio realizzato è effettivamente rispondente alla classe dichiarata nell’attestato qualificazione energetica (non certificazione, la cert. è rilasciata da terzi, la qualificazione da chi ti fa la casa: la differenza è sostanziale)???

    Il bello è che tutti potranno farlo: alla fine dell’anno si vanno a vedere le bollette e si potrà fare un rapido raffronto (spannometrico) tra quanto consumato dall’edificio e il fabbisogno teorico, con denunce a seguire per i geometri/ingegneri che non riuscendo a progettare e produrre edifici efficienti vorranno spacciarli come tali.

    Purtroppo (anzi per fortuna 🙂 ) il ciclo di vita degli edifici (40-50 anni come minimo) è molto superiore a quello di un automobile (10 anni), per cui gli effetti di queste norme ricadranno su un periodo di lungo termine, ma prima o poi si deve cominciare a fare le case con un minimo di criterio.

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