Referendum: voterò Sì

Dopo aver ascoltato gran parte dei dibattiti su questo referendum confermativo, ho maturato la convinzione di votare SI al quesito referendario per le ragioni che andrò ora ad esporre.

Innanzitutto sono rimasto molto spiazzato dalle dichiarazioni dei vari leaders che hanno preso posizione nel dibattito di questi giorni: paradossalmente ascoltando le ragioni dei sostenitori del NO ero invogliato a votare SI e, viceversa, ascoltando le ragioni del SI ero invogliato a votare NO.

Quando Bossi ha parlato di “ultimo mezzo democratico” per attuare la devoluzione, quando Berlusconi ha dato le solite patenti di illegittimità a chi non la pensa come lui stesso, quando ho sentito Buttiglione dire davanti a Fassino che era giusto votare SI perchè tanto il centro-sinistra avrebbe poi avuto ben 5 anni per cambiare il testo eventualmente approvato dagli italiani, ero stato quasi persuaso a protendere per il NO.

Quando però sento gli esponenti della sinistra affermare che bisogna votare NO, perchè poi ci pensano loro a modificare la costituzione cercando delle “ampie maggioranze” mi cadono letteralmente le ginocchia pensando che, dieci anni addietro, avevo sentito le stesse identiche parole alla vigilia della formazione della commissione bicamerale presieduta da Massimo D’ Alema.

Cosa ci fa pensare OGGI che le STESSE IDENTICHE PERSONE le quali non sono riuscite a trovare un accordo  10 anni fa, possano trovare “larghe intese” su una cosa talmente imortante come la costituzione quando non riescono ad accordarsi praticamente su nulla?

Insomma siamo tutti d’accordo che sia necessaria una riforma della costituzione (o sbaglio?); sul come e sul quando ci sono due possibilità: votando SI c’è una tempistica certa, votando NO si rimanda tutto alle calende greche (chi vivrà vedrà).

-Voterò SI perchè i parlamentari saranno ridotti dagli attuali 945 a 768 (meno 19%), che non è una diminuzione drastica, ma è comunque qualcosa visto che ogni parlamentare costa allo Stato circa 20.000 Euro al mese e dunque, in questi tempi di austerity, il risparmio non è irrisorio.

Inoltre verrebbe superato l’attuale bicameralismo perfetto che è, contemporaneamente, uno spreco di tempo e di soldi poichè le stesse leggi devono affrontare degli iter lunghissimi e devono essere votate più volte dalle stesse persone.

-Voterò SI perchè in tutte le moderne democrazie il premier ha dei poteri più forti rispetto a quelli detenuti oggigiorno dal capo del governo italiano.

Il fatto che il Primo Ministro possa nominare e revocare i membri del suo governo mi sembra un requisito essenziale, così come mi sembra essenziale un diverso bilanciamento dei poteri tra premier e parlamento. 

Oggi il più piccolo partito può minacciare e ricattare il capo del governo e si rischia una crisi ad ogni evento inaspettato (come accadde al primo governo Prodi con la guerra in Kossovo).

Questo status quo non mi sembra ideale in un paese in cui la governabilità è un requisito fondamentale per garantire stabilità (almeno nei 5 anni di legislatura).

-Voterò SI perchè io vedo la “Devolution” non come una malattia, ma come un mezzo per responsabilizzare di più i centri di potere locali.

Faccio un esempio: la Sanità. I sostenitori del NO affermano che con la riforma ci saranno 20 sanità diverse.

Quello che non vedono tali signori è che le 20 sanità esistono già!!! Potendo scegliere, voi vi fareste operare di appendicite a Milano o a Messina, dove sono morte diverse persone per banali infezioni prese durante e dopo banali operazioni?

Io non avrei il minimo dubbio. Ma sorge spontanea una domanda: perchè certe regioni gestiscono il denaro proveniente dallo Stato in maniera così profondamente diversa?

La risposta che mi sono dato è solo una: scarsa responsabilità a livello locale dei soldi che vengono elargiti a pioggia dal “centro”.

Io posso spendere 100, ma anche se spendo 150 o 200 non ho grossi problemi tanto so per certo che lo Stato coprirà il buco che ho creato.

Decentrando le responsabilità non dovrebbe più essere così. Infatti se io -manager- ho 100 e spendo 150, il politico che mi ha messo in quella posizione sarà costretto ad alzare le tasse ai suoi corregionali ed alle successive elezioni dovrà spiegarlo agli elettori (che difficilmente lo rivoterebbero). Così facendo i politici non avranno più possibilità di mettere nei posti di comando i loro amici, ma dovranno scegliere gente più competente se vogliono avere speranze di mantenere le loro poltrone!

Sono invece meno d’accordo  sulla devoluzione dell’organizzazione scolastica e su altri aspetti, ma comunque al referendum bisogna scegliere tra un SI e un NO e per quel che mi riguarda i motivi per votare la riforma sono preponderanti rispetto a quelli che mi spingerebbero a bocciarla.

 

  

2 pensieri riguardo “Referendum: voterò Sì”

  1. lucida analisi complimenti  Gaspa ! analisi molto lucida e difficilmente confutabile. Peccato che abbia "postato" un commento pochi minuti fa sul precedente intervento, come m’ero ripromesso fare da ieri sera. In fretta e senza guardare, altrimenti avrei sottoscritto idealmente il tuo pezzo.

  2. Si, per cambiare. Si, per cambiare.
    Ho ascoltato, anzi letto, in questi giorni una dichiarazione di Prodi che assicura di far scendere i deputati a 400, se farà lui la modifica costituzionale. Qualcosa a proposito di federalismo fiscale mi sembra abbia dichiarato quale suo impegno, con convinzione, una voce che conta: Massimo D’Alema.
    Benissimo.
    Mi chiedo però con quale maggioranza i due vorrebbero approvare queste loro riforme, data l’evidenza dei numeri di cui dispongono. Forse credono che un analogo referendum confermativo vedrà  “l’altra metà del paese” pronto ad esprimere  quel si che oggi loro non vogliono?  
    Ecco la mia netta impressione è che solo approvando questa riforma – nient’affatto perfetta – sia la via pratica per raggiungere quel traguardo. Si quel traguardo che la Commissione presieduta dal liberale Aldo Bozzi doveva già perseguire ben un quarto di secolo fa.

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