Pochi minuti sono trascorsi dall’«Habemus Papam» televisivo.
Il Cardinale Castillo Lara: “è la persona ideale, spero di non sbagliarmi”.
Vespa azzarda: “le riforme di sinistra le fanno quelli di destra”.
A San Pietro una ragazza, tra le prime intervistate, conclude secca: “è una scelta che non mi piace”; il giornalista mette una pezza: “è normale, bisogna aspettare” e poi sospende le domande in diretta, si ripiegherà su quelle confezionate per il telegiornale delle 20.
Dalla piazza poi qualcun risponde: “sono deluso”; un altro semplicemente che “non è male”; un uomo, pochi minuti dopo, confessa: “speravo in un Papa latino-americano”.
Complessivamente ho percepito delusione dalla piazza, rassicurazione dai giornalisti, speranza da parte di tutti.
Dicono sia persona cordialissima e disposta al dialogo, teologo eccellente, professore di lunga esperienza, colto, gran lavoratore. Forse questo basterà.
Di certo, abituati al Grande Karol, ci colpisce la Sua gestualità, ridotta e composta, il Suo linguaggio, formale e accademico, ed anche i Suoi messaggi, tanto ortodossi quanto freddi.
C’è da sperare che almeno i Papa-boys (su di noi non c’e’ speranza), tra un canto Gregoriano e una messa in latino, non esagerino con gli sbadigli.