Ogni tanto mi recavo a Roma, negli anni ’80, per incontrare uno dei miei più cari amici, un prete originario delle nostre terre, “esiliato” nella capitale. Uno dei pochi che aveva scelto di “fare il prete sul serio”.
Quando l’incontravo, la prima battuta che sparavo al volo era sempre rivolta nei confronti del suo vicino di casa, monsignor Paul Marcinkus. Questi andava spesso sulla spiaggia di Palidoro, laddove insigni esponenti delle alte gerarchie vaticane trascorrono in una casa-albergo le vacanze estive. Marcinkus era da tempo un nome molto noto, anzi decisamente chiacchierato, ma il mio amico si affannava sempre nel controbattermi. Forse lui Marcinkus lo aveva visto soltanto da lontano e, malgrado le tante voci, riteneva che fosse una gran brava persona.
Non si racconta così, e purtroppo carte e documenti inoppugnabili sembrano dimostrarlo, nel libro che ho appena letto: “Vaticano S.p.A., da un archivio segreto la verità sugli scandali finanziari e politici della Chiesa“, opera di Gianluigi Nuzzi, inviato di Panorama, ma in precedenza giornalista che ha lavorato al Corriere della Sera ed a Il Giornale. Pubblicato da “Chiare Lettere” nell’aprile di quest’anno, il volume assomma a 280 pagine. Queste sono organizzate in due parti; la prima sviluppata in otto capitoli, la seconda in tre. Molto utili sono senz’altro le cinque pagine con “l’indice dei nomi”.
Questo libro l’ho ricevuto in regalo qualche settimana fa da Anna Maria, una carissima amica. Credo che me lo abbia regalato perché con lei condivido diverse passioni civili ed altri interessi culturali. Me lo ha consegnato al margine di un incontro pubblico con l’astro nascente della politica cittadina, sussurrando, per non disturbare:” L’avresti comperato anche tu…vedrai che ti piacerà!” Così è stato.
Al piacere di leggere posso dire che s’è aggiunto, magari solo per me, un certo senso di sbigottimento, comunque una reazione incerta, uno stato d’animo che non saprei come definire. Durante la lettura mi sono sentito molto spesso nei panni d’altre persone, di personaggi importanti, di gente che conta. Addirittura ho provato ad immaginare quali sensazioni potrebbe avere il Papa se volesse e potesse leggerlo, e mi sono rammaricato per lui che sicuramente non avrà tempo e modo per farlo. Mi son calato, seppur a fatica, nei panni di qualche cardinale o di alti prelati, di quelli che contano in Vaticano; però non sono riuscito mai a giungere alla medesima risposta. Come mi sarei comportato, cosa avrei fatto al loro posto?
Premetto che questo libro nasce da un “archivio sterminato di documenti riservati ed inediti” (oltre 4.000 copie di bonifici, contabili bancarie, bilanci segreti dello IOR, lettere e verbali). Quindi è un volume che non può essere riassunto in una sorta di “digest“, magari ben dissezionato in una pur articolata recensione. E’ una lettura che stimola tante domande. Mi son chiesto perché mai questo monsignor Renato Dardozzi (ordinato prete a cinquantuno anni compiuti!), che per almeno vent’anni è stato custode fedelissimo e silenzioso della vita finanziaria della chiesa cattolica, abbia deciso di esprimere, quale sua ultima volontà, una decisione testamentaria così rivoluzionaria. Quella di rendere pubblici questi documenti riservatissimi, e lo ha fatto per di più con questa secca motivazione: “affinché tutti sappiano quanto è accaduto“.
C’è una domanda che mi ha un po’ perseguitato in questi giorni, e tutt’ora non mi lascia tranquillo, perché non riesco a capire. Anche soltanto per gli aspetti più burocratici e legulei, tutti questi dati, questi numeri, queste operazioni, alla fine tutte queste accuse non meriterebbero una possente difesa? Se fossero campate in aria, se fossero un frutto avvelenato di un archivio truffaldino perché mai le persone coinvolte, almeno quelle che ancora son qui su questa terra (non poche e non di second’ordine), non hanno chiesto ai giudici di procedere per diffamazione, non si sono attivati con istanze di sequestro per il volume, non hanno sguinzagliato avvocati ed allertato tribunali a difesa della loro onorabilità?
Passi per i morti come Sindona, Calvi che non possono farlo o per quei vivi, come il sen. Giulio Andreotti che da sempre ha scelto che va bene qualunque cosa si dica purché si parli di lui.
C’è però un vasto elenco di nomi illustri, cosi vasto che non è facile scegliere una citazione anche se a me ha colpito il nome di Franzo Grande Stivens, legatissimo a Gianni Agnelli, e persona chiave nella difesa dello IOR. Si potrebbero citare, prendendoli anche a caso, quegli strani contatti con Francesco Saverio Borrelli nel 1993, o quanto dichiarato – però solo nel 2007 – da un altro personaggio assai noto, Giampiero Fiorani. Il ruspante banchiere cattolico che si è “ricordato” di un versamento di 30 miliardi delle vecchie lire su un conto estero. Si da il caso che il richiedente fosse allora il Cardinal Castillo Lara, deceduto solo pochi mesi dopo questa deposizione.
Nella seconda parte del volume, terminate le carte di monsignor Dardozzi, l’Autore presenta una nuova inchiesta che, dagli intrighi finanziari, sembrerebbe far emergere una rete di trame politiche. Queste sarebbero state ordite al fine di organizzare un nuovo partito di centro, essenziale come riferimento politico dopo la caduta della Democrazia Cristiana. In questo giro, quindi, sarà inevitabile incontrare il cardinal Camillo Ruini, ma non mancheranno sul fronte laico uomini come il presidente della Federcalcio Antonio Matarrese o agganci, in qualche modo assai strani, con la periferia del paese, la truffa della Banca Vallesina, un banca mai nata, che finisce prestissimo in tribunale. L’operazione però era riuscita a sfilare dalle tasche di un gruppo di seicento sottoscrittori parecchi miliardi.
Considerati gli anni in cui si svolgono questi fatti, e visti purtroppo documenti della Guardia di Finanza, si ha modo di credere che anche il “Colle” sapesse molte cose sulle vicende e sui programmi di questi faccendieri. Oscar Luigi Scalfaro forse avrebbe qualcosa da raccontare, visto che il comandante generale della Guardia di Finanza dell’epoca, Rolando Mosca Moschini, era salito al Quirinale per riferire in proposito.
Caro Gianluigi,
se non lo sapessi domani sera Venerdì 26 giugno alle ore 21,30 a San Rocco, Meetup Senigallia e Mezza Canaja organizzano un incontro con l’autore del libro, Gianluigi Nuzzi.
Caro Gianluigi,
per un impegno che non posso proprio rimandare non potrò esserci e mi dispiace non poco, spero che tu possa andare e registrare tutto. Dopo aver letto il libro ho più certezze di prima…..sai a cosa mi riferisco!
Forse sarebbe il caso di passarlo a Don Peppe non credi?
Cattolicesimo, mercato del pesce spirituale, ma da mo’, mica per niente c’è stato il protestantesimo e le eresìe medievali prima. Noi itaGliani siamo solo indietro di 500 anni…
http://www.uaar.it
E vedi come vanno le cose Gianluigi vanno che poi e mai prima vengono dubbi certezze e tanti tanti perchè inanellati l’un l’altro si arriva allora alla conclusione che una giustificazione ed anche un perchè lo si trova sempre.
Forse non ricordi per ragioni anagrafiche quando l’Espresso usciva ,era l’epoca ultima del formato lenzuolo,diviso e costruito in tre parti ben distinte.C’era il contenitore,chiamiamolo così,la parte esterna insomma ove collaborava Carli con lo dovuto pseudonimo che tutti sapevano , portato dal giovane Scalfari,la relazione annuale della Banca d’Italia commentata e spiegata anche per i zucconi come me,gli articoli ben divisi di politica sempre laica per fortuna,la pagina di Camilla, mai troppo rimpianta,gli spettacoli ,l’arte tutta in ogni suo contesto dalla rappresentazione umana a quella spiegata anche dall’Argan,eppoi veniva a parte ma sempre inserito , l’ultimo nato : l’Espresso colore,formato tabloid,in cui trovavi viaggi culturali e guerre , quelle sempre ( americani ovunque per portare la loro democrazia).
Era un giornale che ti faceva sentire il polso della natura umana e sapevi meglio da che parte erano i ladri ed i santi.
Saranno stati i numeri e la mia difficile coesistenza con gli stessi sarà stato l’indice che il giovane Eugenio attorniato da La Malfa ,padre,e gli ultimi superstiti del Partito d’Azione, fatto è che l’altra riva del Tevere fu sempre chiacchierata e arrogante impartiva spartiva sempre nel suo solo proprio interesse i posti ed i pensieri ove nascevano monete come si racconta in Pinocchio.
Odio e amore divisero il nostro paese uscito dalla guerra senza troppo disonore-dipende dai punti di vista-e le Finanze del Vaticano benedissero assolvendo uomini e fatti che si conoscevano dettarono argini alla classe politica che portò l’Italia ad ubbidire sempre senza dignità alla parte vincente guidata da uomini(?)che parevano personaggi usciti da films che stava male far vedere all’estero.
Banche e banchieri padroni del Vapore diceva Ernesto Rossi sempre con lo stesso liso vestito fecero senza paura della legge(uguale per chi?) i loro interessi benedetti anche dal clero che rappresentava la unica Verità.
Caro Gainluigi l’ho presa lunga la storia per ricordare che si sapeva tacendo quanta poca dignità ebbe ‘sto Paese in cui si sono mescolati odori e puzzi di tonache e merletti.
Sai e cerchi di far capire , ma è dura, cosa significa essere persone dabbene con nomi e cognomi.
Cari saluti e sempre tanta stima
da Padova,
dario.
Caro Gianluigi, e di cosa ti meravigli? La Santa Romana Chiesa è pur sempre fatta di uomini, peccatori come tutti noialtri, mica di angeli..E poi, è solo la Storia che si ripete: si dice che il primo “banchiere” della prima comunità cristiana composta da 13 persone, un certo Giuda Iscariota, per poter coprire un “buco” che aveva fatto nel bilancio comune non trovò di meglio che vendere addirittura il Capo della comunità ai nemici per 30 denari!
Beh, qui si parla di Vaticano, dunque di roba religiosa, pertanto spero che il mio amico Mazzufferi non chieda la mia testa:-) per aver io “deviato” parlando qui di islam.
Oggi il quotidiano “Libero” pubblica nella pagina delle lettere questo mio commento ad un aspetto del reportage di quel giornale sulle recenti elezioni in Albania:
“Da albanese ho apprezzato il reportage di Renato Farina sulle elezioni in Albania (“Libero” del 30/06/09). Non leggevo da tempo sulla stampa italiana descrizioni dell’Albania tanto corrispondenti alla realtà, specie sulla natura liberale ed “europea” dell’Islam albanese, il che, detto da un cattolico come Farina, è garanzia di verità. Vorrei aggiungere due cose. La frase “la religione nazionale è l’albanesità”, citata da Farina, è di un altro cattolico, Pashko Vasa, poeta albanese e uomo politico dell’800 ed è suffragata dal fatto che nell’ Albania a maggioranza islamica i cristiani (ortodossi e cattolici) non erano semplicemente “tollerati”, bensì considerati “fratelli” e la loro religione era ed è rispettata dalla maggioranza e viceversa. E – parere personale – che le elezioni le vinca Berisha o Rama tutto ciò non cambierà e non cambierà neanche la voglia dell’Albania di integrarsi nell’UE.”.
Adesso che pure Renato Farina – che di certo non è un “islamofilo” – scrive questo dell’islam albanese, “qualcuno”:-) si convincerà finalmente che io non scrivo fregnacce in materia? Temo di no:-).