Una bella platea di giovani, come si conviene al Liceo Scientifico “E. Medi” di Senigallia, ha dato pieno riscontro all’iniziativa voluta dalla professoressa Eleonora Carbonari.
Con “Memorie di un testimone – La campagna italiana di Grecia (1940-1941)“, al centro di questa significativa occasione è stato il professor Giuseppe Amati, già preside del Liceo Classico “Perticari”, che ha combattuto sul fronte greco la Seconda Guerra Mondiale, prima con le nostre truppe e poi con i partigiani. Oggi lucidissimo pensionato, con il grado di Generale, ricorda con umanità ed incisività quegli anni e quelle straordinarie esperienze.
Dopo il saluto del Preside, prof. Lucio Mancini, ha svolto la relazione di fondo lo storico dell’Università di Teramo, professor Costantino Di Sante, mentre la nostra concittadina professoressa Lucia Marcheselli, docente di lingua e letteratura neogreca all’Università di Trieste, ha approfondito gli aspetti dell’occupazione e della resistenza in Grecia.
Un cittadino greco, nella vita ingegnere e per passione storico, autore del libro “Divisione Pinerolo, storia della resistenza e del suo martirio”, Xaralampos K. Alexandrou, ha chiuso la mattinata con una carrellata di immagini e ricordi che hanno reso onore a quanti dal settembre 1943 al dicembre 1944 hanno vissuto questa immane tragedia.
Siamo lieti di ospitare i podcast che permetteranno l’ascolto delle relazioni e degli interventi.
Grazie Gianluigi,
sei sempre prezioso ed appena arriverà il mio amico dell’altra stanza provvederò a registrare quanto hai cortesemente raccolto.
Intanto ti ringrazio solo che io sono sempre in debito con te.
Tanti fraterni auguri per ogni tuo pensare ed agire.
dario.
Ho sviluppato ed ascoltato con molto interesse assieme ai colleghi del Centro quanto da te rimesso.
Penso che Eleonora potrà con calma magari sviluppare l’appreso del misfatto storico.
Noi stiamo montando e prepariamo un posto ove mettere il tutto assieme alle altre guerre nei nostri archivi.
Spero vivamente di poter tornare giù quanto prima
almeno due parole
è un peccato avere amici preziosi così lontano
ancora grazie Gianluigi,
dario
io sono ingrato e presuntuoso ho ringraziato gianluigi chè conosco e basta.
Ma giustamente mi hanno ripreso chè dietro a Popinga c’è quel bravissimo Scaloni dalle forti capacità sempre prezioso ed allora chiedo scusa e ringrazio anche lui per l’ottimo materiale che ci ha rimesso.
e non è giusto che girino simili materiali preziosi ed ancora non ci sia stato alcuno che abbia messo la propria disponibilità a cpmmentare e raccontarci fatti e misfatti illustrati ai ragazzi del liceo senigalliese.
Appena potrò cercherò da parte mia di ricontattare Lucia Marcheselli a Trieste e Costantino di Sante quì a Padova.
Grazie Popinga tutto,
dario.
Quest’anno, il 7 di aprile, è il 70° anniversario dell’invasione dell’Albania da parte delle “8 milioni di baionette” del Dux. Albania che fu usata come base per lanciare l’aggressione alla Grecia l’anno seguente.
Ovviamente:-) nessuno qui commemorerà l’evento: i fascistoidi per un residuo di pudore, i sinistroidi perché fu l’unico caso in cui le sullodate “8 milioni di baionette” riportarono una vittoria (anche se nei confronti di un paese con poco più di 1 milione di abitanti in tutto, ma tant’è), gli altri perché…nun gliene po’ frega’ de meno.
Non credo, non ci fu alcuna vittoria: l’Albania era già italiana dal 1939 con un’occupazione incruenta, mentre l’assalto alla Grecia, mal curato e nato dal desiderio di farsi valere nei confronti dell’alleato tedesco (che già aveva messo sotto scacco mezza europa) ebbe come risultato una serie di controffensive greche vincenti (grazie anche al supporto della Gran Bretagna): addirittura l’esercito greco respinse l’esercito italiano e entrò in territorio albanese!
La situazione era arrivata ad un assurdo tale per cui Hitler fu costretto ad impedire che questo frangente venisse usato dalla gran Bretagna per mettere una testa di ponte nei balcani, facendo arrivare truppe tedesche dalla Jugoslavia e dalla Bulgaria per occupare la Grecia.
Questo gli comportò una grossa deviazione, con conseguente ritardo fatale, per le operazioni d’assalto alla Russia.
Gentile Ritvan Shehi, nessun cittadino italiano che abbia il senso dell’onore, ha dimenticato l’onta dell’invasione dell’Albania compiuta dall’Italia fascista nel 1939. Ciò che è stato, è stato per sempre, per dirla con le parole del grande poeta italiano Giuseppe Ungaretti. Sicuramente si farà la commemorazione anche di quel tragico evento, ne sono convinta. Oggi siamo in molti a muoverci nella direzione della ricerca della verità storica, anche se è un cammino difficile e non privo di ostacoli. L’incontro di sabato 28 marzo al Liceo Medi di Senigallia sulla Campagna Italiana di Grecia ha voluto evidenziare l’azione militare del nostro concittadino Generale Giuseppe Amati che dopo l’8 settembre 1943 si è unito con i suoi uomini ai partigiani greci dell’ELAS (Esercito Popolare di Liberazione Nazionale)offrendo un importante contributo alla Resistenza Greca. Ascolti, comunque, l’intervento del Prof.Costantino Di Sante sulle occupazioni italiane dei Balcani..
—-Non credo, non ci fu alcuna vittoria: l’Albania era già italiana dal 1939 con un’occupazione incruenta…Daniele_Sole—-
“Incruenta” lo dici tu. Il Glorioso Esercito Del DVX che sbarcò in Albania quel 7 aprile del 1939 fu inchiodato per alcune ore sulle spiagge di Durrës (Durazzo), Vlorë (Valona) e Shëngjin (San Giovanni) sotto il fuoco dei reparti albanesi della Guardia Costiera e di alcuni volontari. I quali pare non abbiano tenuto conto delle raccomandazioni del Re d’Albania di fare solo una resistenza simbolica – tanto per dire al mondo civile che gli albanesi non gradivano l’occupazione – e si fecero quasi tutti massacrare. Uno di questi fu Mujo Ulqinaku, un mio lontano parente, sottuficiale della Guardia Costiera, che morì dilaniato da una granata di mortaio mentre stringeva ancora fra le mani la sua mitragliatrice dalla canna bollente. Il suo monumento – eretto ai tempi del comunismo – si trova ancora sulla spiaggia di Durazzo…..Si vede che gli storici di qui avranno tanto da fare per insegnare certe verità storiche….
Gentile Prof. Carbonari
La ringrazio della cortese risposta.
Sì, per dirla anche alla napoletana “chi ha avuto, ha avuto, ecc.,….”:-) e noi albanesi non abbiamo mai preteso e non pretendiamo p.es. che l’Italia ci costruisca autostrade aggratise come riparazione:-). Però, certe verità storiche – che da noi si conoscono bene e qui per niente (vedere anche il mio commento precedente)- vanno insegnate: potrebbero costituire/rinforzare – fra l’altro – ponti d’amicizia fra i due popoli.*
Come p.es. la vicenda dell’assassinio del Generale Enrico Tellini (che qui nessuno – a mia conoscenza- sa perché sia avvenuto e per opera di chi, mentre in Albania questo si sa benissimo) o l’ospitalità e la protezione concessa – a rischio della vita – dai contadini albanesi a quei circa 20 000 soldati italiani che dopo l’8 settembre ’43 decisero di dire basta alla guerra, sia da una parte che dall’altra.
Resto a sua disposizione per ogni altro eventuale chiarimento.
Cordiali saluti
Ritvan Shehi DMV
Roma
* – Così magari qualcuno:-) si convincerebbe che non siamo un popolo composto solo da papponi, rapinatori di ville e anche da agenti della famigerata Sigurimi (vero Mazzufferi?).
ancora da ste parti!
il commento precente era Per Ritvan.
…questo succede a non scrivere “incruenta” con il virgolettato…
..e in ogni caso, proprio per quanto scrive Ritvan, vale la pena di ricordarla come vittoria, come lo stesso Ritvan suggeriva nel commento n.4?
Non ho voluto fare repliche in sede di conferenza anche perché condividevo sostanzialmente lo spirito degli interventi e ritenevo di aver già abusato del tempo concessomi: lo faccio ora in questo meritorio forum, in cui ritrovo con piacere interlocutori già noti.
Ribadendo un convincimento già espresso in un forum sulle vittime innocenti di Gaza,secondo me la violenza o l’ingiustizia non deve mai “fare il paio” con un’altra, ma deve essere sempre considerata al singolare, dal punto di vista della vittima, tanto più se innocente, sia essa un profugo, un deportato, un profugo-internato, o anche un militare, che rischia la vita per servire il suo paese e obbedire ad ordini superiori che talvolta non condivide, pur senza possedere il coraggio o l’intelligenza necessari per diventare obiettore.
Nel caso dei militari italiani o tedeschi del secondo conflitto mondiale, occorrerà quindi distinguere fra miliziani o SS, politicizzati, e gli altri componenti dell’esercito ed ulteriormente distinguere, in entrambi i settori, i normali combattenti dai criminali di guerra.
Ma la guerra non è una partita di calcio,non si vince per superiorità numerica o buona sorte, coloro che veramente combattono con le armi in mano o ne subiscono le letali conseguenze perdono sempre!
Oh, mancava il contributo del fan senigalliese della pacifica Hamas a questo dibattito…
Chissà se nel frattempo si è studiato qualche libro sulla storia della Palestina, invece di fare disinformazione.
PS noi italiani dovremmo anche ringraziare i “non-obbiettori” alleati che con fucili e cannoni ci liberarono dal fascismo nella IIGM.
Sarebbe meglio che il Gaspa invece di continuare a “spararle grosse” (non ho mai difeso “la pacifica Hamas”, semmai le pacifiche vittime palestinesi)provveda lui a rispondere alla mia replica sulla storia della Palestina (visto che ad oggi non è stato ancora in grado di farlo), utilizzando… se possibile un linguaggio più pacifico e conciliante, giacché lo scrivente, che non a caso si firma con il proprio nome e cognome, spera di studiare su altri libri di storia, ma non ha mai voluto fare disinformazione, semmai controinformazione laddove l’informazione sembrerebbe o sarebbe carente.
PS: gli obiettori sono purtroppo una minoranza tendenzialmente pacifistica e la guerra anche quando è giustificabile, come nel caso della resistenza contro gli invasori, costituisce sempre un male, sia pur necessario, che nessuno quindi si dovrebbe augurare di sperimentare, anche quando prevede o auspica di uscirne “vincitore”.
Dare notizie storiche sbagliate non è controinformazione, ma solo disinformazione (si mente sapendo di mentire) o peggio ignoranza (si mente inconsapevolmente ma colposamente).
E ricordo che nel caso dell’Italia della IIGM, ad essere giustificata fu proprio l’invasione anglo-americana che pose fine ad un ventennio ancora rimpianto da diversa gente in Italia.
Se alcuni popoli si scelgono determinate leadership, non possono lamentarsi delle conseguenze.
Si è proprio così, ma la cosa non mi riguarda!
Mah, quelli che hanno letto l’articolo sulla Palestina nel giornale Vivere Senigallia possono farsi una idea.
—-x Ritvan: ancora da ste parti! Malih—-
Sì. E’ un blog assai interessante, nonché “democratico”* (quest’ultimo è il requisito principale che io, da commentatore, pretendo).
* Ovviamente non inteso nel senso di “vicino al PD”:-)
Gentile Dott. Ritvan Shehi, trovo molto interessante la sua idea di interpretare la conoscenza della verità storica come mezzo per “costituire e rinforzare ponti di amicizia tra i due popoli”, quello albanese e quello italiano nel caso specifico; personalmente estenderei questa categoria interpretativa a tutti i popoli che hanno vissuto esperienze di guerra così laceranti. Quando potrà, sarò lieta di saperne di più sulla vicenda del Generale Enrico Tellini e sugli eventi del 7 aprile 1939 in Albania.
Cordiali saluti
Eleonora Carbonari
Sto sviluppando tutto quanto sino ad ora pervenuto chè la mia idea di poter raccogliere tutta la documentazione inerente l’incontro di cui all’oggetto pare in senso positivo avere avuto ogni benestare del Centro Studi Luccini di Padova pertanto vi prego non disperdere il Materiale chè il 9 maggio sarò giù a Senigallia ove spero incontrare gli amici interessati chè saremmo onorati di conservare nei nostri Archivi Storici quanto più possibile per costituire anche un Fondo di quanto in discussione
Per contatti e sviluppi in Padova fidiamo nella collaborazione del Prof.Costantino di Sante e dei colleghi di Facoltà di Storia.
Fraterni saluti.
dario.
Gent.ma Prof. Carbonari
Anche per non tediare gli altri frequentatori di questo blog penso sia meglio che lei mi indichi un indirizzo email in cui io possa spedirle quel che so – da umile dilettante della Storia d’Albania – sui temi di suo interesse.
Cordiali saluti
R.S.
Ritengo l’articolo di Lucia Marcheselli assolutamente originale e prezioso per chiuque voglia conoscere la verità storica quale ci è rivelata dalla voce dei grandi della letteratura: un approccio emotivo e coinvolgente che lascia un segno profondo nella memoria del lettore.
Grazie, Lucia
Eleonora Carbonari