L’intervista ai giovani soldati

Foto con alcuni giovani soldati dell'IDF

Siamo stati un po’ martellanti nel porre, a diversi soggetti (anche a militari attualmente in servizio) la questione che a noi sembrava di una indubbia rilevanza e di qualche pratica consistenza. Con tanti armati in giro, con tante armi a disposizione può essere che non siano frequenti, come verrebbe da pensare, se non casi di utilizzo improprio anche soltanto incidenti dovuti alla materiale circolazione delle “bocche da fuoco”?

La risposta, all’unisono, è stata: no! Primo elemento evidenziato nelle risposte di tutti gli interpellati la questione dell’addestramento di questi giovanissimi ragazzotti. “Sono addestrati”; “conoscono bene le armi”; “sanno quel che debbono fare”.
Abbiamo anche insistito per sapere se, almeno dalla cronaca, si conoscono fatti che possono risultare quali conseguenze di usi impropri, di dimenticanze, di improvvisi casi di depressione e/o di vera pazzia. No, sempre no è stata la risposta. Certo non abbiamo potuto consultare dati ufficiali e statistiche qualificate, ma a livello di percezione pubblica, in questo paese, le armi danno ed offrono sicurezza.

Poi magari insistendo perché ci venga raccontato qualcosa nel dettaglio, qualche episodio di vita vissuta vien fuori che questi ragazzi in armi si sono dimostrati utili, addirittura indispensabili in vari casi di emergenza alle stazioni dei bus o sulle strade. L’emergenza magari era motivata soltanto da un bagaglio abbandonato o dalla comparsa di qualche individuo dal comportamento sospetto. Si deduce che costoro hanno acquisito una discreta capacità di valutare il pericolo, se poi sono in grado di scorgere ed apprezzare segni minimi, particolari qualificati, ma alle volte davvero marginali, in un crogiuolo composito come quello di questa terra. Qui c’è di tutto e proveniente da ogni luogo.

Non può tacere il turista, il turista che racconta fatti marginali di cronaca quotidiana, di fronte ad uno scenario che si è globalizzato da anni. Oramai sono troppo similari i passi, le procedure per l’accesso ad una chiesa con quelli analoghi per entrare in un aeroporto. Risulta sempre più incomprensibile come si possano guardare in cagnesco gli ebrei ortodossi con i cattolici romani, o un mussulmano con un druso, un armeno con un copto. Gente che dice di credere nello stesso Dio. Uomini che hanno rappresentanti del loro paese, del loro governo seduti sugli stessi banchi al Palazzo di Vetro. Nazioni Unite? Incredibile almeno il nome se poi, come sempre purtroppo accade, gli uomini sono divisi.

Un commento su “L’intervista ai giovani soldati”

  1. Questa intervista mi fa tornare alla mente un vecchio articolo di Popinga i cui commenti ruotavano sulla stessa questione delle armi e del loro utilizzo da parte di personale addestrato.

    Grazie agli autori del viaggio che, almeno virtualmente, m’hanno fatto rivivere un anno trascorso da quelle parti.

    La cordialità di sempre

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